INTRODUZIONE
Un piccolo museo di ICONE può apparire poco inutile o non necessario, se lo si considera fine a se stesso, ma nel nostro caso è la terza realizzazione di un cammino di fede iniziato nel 1997 con l’apertura della mensa per i poveri e di una piccola cappella.
Infatti, tutto dipende da Dio e quindi tutto deve partire dalla preghiera.
Da 24 anni, la preghiera accompagna la mensa o meglio la mensa e i suoi volontari sono il frutto della preghiera. La biblioteca, riconosciuta dal Ministero della Cultura il 9 Giugno 2022, il secondo frutto.
Terzo frutto, il museo di ICONE.
L’uomo ha bisogno di mangiare perché ha un corpo, ma ha bisogno di capire che anche lo spirito ha necessità di essere nutrito. “Se hai due pezzi di pane, uno regalalo ai poveri, l’altro vendilo e compra due giacinti, per nutrire con la loro bellezza la tua anima”, dice Benigni nel suo commento ai 10 comandamenti. Guardare ogni singola icona, significa ripercorrere la storia della Salvezza. Nessuna icona è fine a se stessa ma permette di contemplare i momenti fondamentali di tale storia, li fa rivivere ai nostri occhi, ancora una volta, non è infatti una semplice immagine ma luogo della Divina Presenza.
Il visibile dell’Invisibile.
Angelo Mariani
Una finestra sul Divino.
L’anello di congiunzione fra l’umano e il Divino.
Le icone, divise in tre categorie, occupano spazi differenti :
- Della Madonna : a destra, nella seconda sala.
- Di Gesù : a sinistra nella seconda sala.
- Dei Santi : al centro della seconda sala e negli spazi disponibili compresa la prima sala appena entrati.
Ogni icona ha un numero e una scheda con il soggetto. A sinistra, in fondo, una scrivania con mensole contenenti libri sulle icone, catalogati nella biblioteca. Il visitatore può sedersi e sfogliare il testo che ritiene opportuno. Può scrivere al computer le sue osservazioni. Dopo un anno, la descrizione sarà rivista. Potranno entrare solo due persone per volta.
RESTAURO
Tutte le ICONE sono state catalogate e restaurate dalla ditta:
GABBANTICHITÀ di Donatella Arch.Gabba
ANTIQUARIATO – MODERNARIATO – RESTAURI
TORTONA(AL) – S.S. per Voghera, 41-43
tel. 0131 975604 gabbantichita@gmail.com
www.gabbantichita.com
Descritte
Da Mariani Angelo
Controllate dal parroco della chiesa russa ortodossa
Denis Baykov
Testo corretto da
Vittorio Lanteri Laura
IL RESTAURO DELLE ICONE
Prima di procedere a qualsiasi tipo di intervento di restauro, ma in particolar modo nel caso di icone sacre di alta epoca, sono fondamentali lo studio e l’analisi approfondita dell’opera d’arte: preliminare, dunque, la ricerca storico-artistica per cercare di contestualizzare l’opera e poi un’attenta diagnosi dello stato di conservazione, esaminando con cura le forme di alterazione e degrado presenti e, se possibile, individuandone le cause; la programmazione di eventuali analisi diagnostiche, nel caso dovessero rivelarsi necessarie e, infine, la pianificazione delle operazioni di restauro necessarie, limitandole strettamente alle zone in degrado.
I prodotti per il restauro sono stati scelti rispettando i materiali e la tecnica tradizionale dell’icona, indagando il tipo di legno utilizzato per la tavola e le traverse, lo strato di preparazione presente (solitamente costituito da gesso e colla); i pigmenti minerali e organici utilizzati e il rispettivo legante (quasi sempre il tuorlo d’uovo, ma anche l’olio, alla fine del XIX secolo e nell’epoca sovietica) e infine lo strato di protezione superficiale. L’olio di lino cotto è la vernice finale più usata per rendere brillanti i colori e le dorature, ma è anche frequente l’utilizzo di resine naturali, quali dammar, mastice, copale, ambra, sandracca e in base alla finitura utilizzata saranno scelti i solventi utilizzabili per la pulitura.
Icona n°3 (seguendo la catalogazione iniziale) e particolare dei sollevamenti dello strato pittorico, rilevati durante lo studio dello stato di conservazione.
Alcune delle icone della raccolta Don Mariani sono rivestite da una “cornice” protettiva metallica (riza), spesso incisa con temi decorativi anche a carattere religioso e quindi parte integrante e complementare dell’opera d’arte.
Il metallo (stagno, bronzo e argento) può essere dorato o argentato, a volte smaltato, filigranato, o incastonato con pietre e perle artificiali, semipreziose o preziose. Le lamine metalliche vengono inserite anche come elemento decorativo ed enfatizzano determinate figure della rappresentazione (ad. es. le aureole sul capo della Madonna, del Bambino e dei Santi).
La maggior parte delle icone russe di questa prestigiosa collezione è stata realizzata con la tecnica della pittura a tempera su massello di legno, oppure su tela incamiciata in massello di legno.
La foglia d’oro è quasi sempre presente (per riprodurre l’aureola di angeli e santi e come colore dello sfondo) ma in alcune icone è stata utilizzata la foglia d’argento ricoperta con gommalacca a imitazione dell’oro.
In casi di dubbio, per diagnosticare con esattezza, il restauratore può ricorrere ad uno studio più approfondito, avvalendosi delle rispettive analisi diagnostiche non invasive, di cui accennato e, se necessario, di campionamenti mirati.
Apprese tutte le informazioni necessarie avvalendosi di indagini diagnostiche non invasive o con campionamenti mirati si procederà eseguendo le operazioni di restauro inerenti ai problemi individuati, che possono riguardare il restauro della tavola stessa, spesso soggetta a deformazioni, attacco di microrganismi e spaccature, all’incollaggio di parti staccate, al risanamento e consolidamento dello strato di preparazione e/o dello strato pittorico, all’ appianamento dei sollevamenti, all’integrazione delle lacune presenti e al ritocco pittorico.
FASI DI RESTAURO
Retro dell’icona
– Lo stato conservativo e il restauro della tavola
L’essenza di legno utilizzata, il taglio, la stagionatura, il modo con cui le assi sono state assemblate fra di loro e le condizioni ambientali (temperatura, umidità, luce,…) sono fondamentali nell’influenzare lo stato conservativo di un’icona nel tempo.
Scegliere di impiegare una essenza dura come il noce, il castagno o il faggio o una tenera quali il pioppo o l’abete, significa avere come risultati finali dei prodotti ben diversi fra loro dal punto di vista della resistenza e della sensibilità alle molteplici variazioni di temperatura e umidità dell’ambiente. Le spaccature di un’asse lignea possono interessare in modo parziale o totale una tavola e la causa può attribuirsi a un ciclo di stagionatura del legno non completato o a una scelta poco ponderata delle assi impiegate per costruire il supporto, ma possono formarsi anche per una non corretta costruzione della tavola o per un eccessivo imbarcamento di uno degli elementi costituenti la tavola.
Particolari che evidenziano la fessurazione della tavola e il danno arrecato dagli insetti xilofagi.
In alcuni casi prima di iniziare qualsiasi operazione di risanamento del retro dell’icona è stato necessario proteggere il lato frontale dipinto con una velinatura che prevede l’incollaggio di un foglio di carta giapponese a diretto contatto con la pittura. L’adesivo utilizzato deve sempre esser ragionato in base alla composizione chimica dei materiali costituenti l’icona. Si dovrà dunque avere l’accortezza di utilizzare dei prodotti che siano chimicamente incompatibili con i materiali sottostanti, in modo da evitare interazioni chimiche. Solitamente per fissare la carta giapponese si utilizza la colla animale, facilmente rimuovibile con un tampone imbevuto in acqua calda ma questa scelta risulta rischiosa nel caso in cui l’icona sia realizzata con tempera e dorature a bolo, molto sensibili all’acqua e quando lo strato superficiale di protezione (costituito da olio di lino e/o resine naturali) risulti compromesso. In questi casi si è utilizzato il Ciclododecano, un fissativo e protettivo temporaneo, che non richiede alcuna operazione per la sua rimozione, avendo la proprietà di evaporare in breve tempo dall’applicazione.
Pulitura del retro della tavola e il trattamento con biocida
Anche per i retri delle icone è stato fondamentale eseguire i test di pulitura, per individuare il tensioattivo o solvente e/ o miscela di solventi idonei in grado di rimuovere il deposito coerente e incoerente, senza alterare il colore del supporto o la patina originale. In alcuni ci siamo limitati a una pulitura a secco, utilizzando ad esempio bisturi, spugne wishab o ulteriori strumenti che prevedono un’asportazione meccanica, senza la necessità di ricorrere a un solvente.
Il trattamento contro gli organismi biologici, quali insetti, muffe o funghi del legno prevede un iter differente in base all’entità del danno: nel caso in cui i tarli fossero ancora attivi è opportuno l’isolamento della tavola lignea creando una camera anossica: la mancanza di ossigeno favorisce il decesso dei tarli e dunque la conseguente possibilità d’iniezione del biocida con apposite siringhe. Nei casi in cui l’attacco di tali organismi è stato particolarmente aggressivo, la tavola risulta molto spugnosa e disgregata ed è stato quindi necessario un consolidamento del legno tarlato con un prodotto, come il Paraloid B72, (resina acrilica), diluito in solvente (solitamente acetone), effettuando più passaggi, con percentuali di diluizione differenti, in modo da favorire la penetrazione all’interno dei fori di sfarfallamento.
Nei casi in cui si sia riscontrata una proliferazione di muffe superficiali, siamo intervenuti con la nebulizzazione di biocida (Preventol)
Risanamento delle spaccature e estrazione dei chiodi arrugginiti
Alcune spaccature delle tavole sono state risanate mediante l’inserimento di tasselli lignei, stagionati e della stessa natura del supporto, a sezione triangolare, profondi circa 3/4 dello spessore del legno e non più lunghi di 8/10 cm. L’incollaggio dei tasselli o la semplice giunzione di una spaccatura può avvenire con colla vinilica o colla di caseina. Avvenuta l’essiccazione del collante, si procede ad abbassare la parte eccedente dei tasselli con uno scalpello, fino al piano della tavola, infine basterà levigare leggermente con carta abrasiva. Nei casi in cui è stato necessario estrarre chiodi metallici arrugginiti infissi nel legno abbiamo bagnato con un po’ di petrolio il punto di inserimento del chiodo e dopo circa mezz’ora si è potuto procede alla sua rimozione con movimenti di trazione della tenaglia, leggeri e rotatori.
Fronte dell’icona
Consolidamento e risanamento dello strato preparatorio e pittorico
Le eventuali velinature sono state rimosse subito dopo l’intervento sui retri in modo da poter procedere con il consolidamento e la fase di pulitura.
Nei casi in cui le icone presentavano sollevamenti, rigonfiamenti o disgregazione dello strato preparatorio (levkas) o pittorico abbiamo eseguito l’operazione di consolidamento con appianamento dei sollevamenti grazie all’utilizzo di colla animale, colla di storione, sciolta a bagnomaria e fatta penetrare al di sotto del sollevamento per mezzo di una siringa (usufruendo dove possibile di un foro già presente) e favorendo la riadesione della scaglia attraverso il calore del termocauterio, interponendo un film in poliestere (Melinex) per evitare il diretto contatto con la superficie pittorica.
Icona n° 39: consolidamento dei sollevamenti a mezzo di una siringa con colla animale e termocauterio, con interposizione di film in poliestere (Melinex siliconato)
La pulitura
E’ l’operazione più complessa per ogni genere di opera d’arte: essa infatti deve limitarsi ad effettuare una rimozione del deposito incoerente e coerente presente, che compromette la leggibilità corretta della rappresentazione, ma preservando ed evitando di intaccare la patina originale dell’opera.
Nel corso degli anni un dipinto può essere stato verniciato più volte, quindi, per prima cosa, bisogna alleggerire lo strato di protezione con una sverniciatura leggera che ridoni il senso di profondità e di trasparenza alle velature: è fondamentale che l’eliminazione della vernice ossidata e ingiallita venga eseguita in modo controllato e limitato in quanto il pittore ha volutamente scelto i colori tenendo conto delle proprietà della vernice che avrebbe steso a completamento della sua icona.
Abbiamo quindi eseguito i test di pulitura, per individuare il tensioattivo o solvente e/ o miscela di solventi idonea, applicati con pinze e tamponi leggermente imbevuti oppure tramite supportante (quali gel rigidi o polpa di carta). Anche per le superfici dipinte, in alcuni casi, ci siamo limitati a una pulitura a secco e anche l’eliminazione di eventuali ridipinture è stata attentamente valutata caso per caso.
La stuccatura
Le stuccature sono state eseguite seguendo attentamente i limiti delle lacune, utilizzando un impasto costituito da una parte di colla animale a cui vengono aggiunte circa 10 parti di gesso di Bologna. L’impasto tiepido, viene fatto colare nella lacuna, con un pennello e una volta completata l’asciugatura si è levigata la stuccatura con carta abrasiva molto fine. Per lacune di piccole dimensioni siamo intervenuti con piccole stuccature a cera-resina addizionata a ossidi colorati.
Immagine di dettaglio di una lacuna prima e dopo la stuccatura con gesso e colla
Il ritocco pittorico e verniciatura finale
L’integrazione pittorica è stata eseguita sulle stuccature utilizzando colori a vernice reversibili che vanno mitigare il disturbo visivo percepibile e la tipologia di integrazione (mimetica o a velatura) è stata scelta in base alla dimensione delle lacune stesse. L’ultimo passaggio è dedicato alla verniciatura finale, eseguita con vernici acriliche (Spruhufilm Lukas, glanz, seidenglanz o mat) stese a pennello o nebulizzate sull’opera, in modo da garantire stabilità all’azione dei raggi UV e un aspetto estetico uniforme.
Icona n°42: particolare prima del restauro e durante l’integrazione pittorica
Immagine di dettaglio durante l’integrazione pittorica con con colori a vernice di altre icone