OTTOBRE
IX. GIORNO
Che il Demonio non ha autorità veruna sopra il Cristiano.
« Dixerunt Animae tuae: Incurvare, ut transeamus. Et posuisti ut terrazzi corpus tuurn, et quasi viam transeuntibus— Dissero all’Anima tua: Incurvati, aflinchè noi passiamo. E tu desti il tuo corpo come terra, e come strada a que’ che passavano » (Isaia 51, 23).
I.
Considera come si sono ritrovati talora de’ personaggi ancora eccelsissimi, i quali han servito a diversi barbari Re, infin di sgabello, con lasciarsi da loro calcar per fasto. Ma se l’han fatto, l’han fatto sforzati, siccome fu di un Imperator Valeriano, vinto in battaglia da Sapore il superbo, Re della Persia. Dove mai si troverà, ch’uno, il quale è padrone ancora assoluto di se medesimo, si contenti di prestare ad altri un ossequio così obbrobrioso? E pur questo è quell’ossequio, che tante volte hai tu prestato a’ demoni tuoi tentatori: « Dixerunt animae tuae: Incurvare, ut transeamus. — Dissero all’anima tua : Incurvati, affinché noi passiamo ». E tu ch’hai risposto? Nulla con le parole: ma tanto più dimostrando co’ fatti di avere a grado la loro istanza, « posuisti ut terram corpus tuum, et quasi viam transeuntibus — tu desti (di subito) il tuo corpo come terra, e come strada a que’ che passavano ». Ecco però come i demoni tentandoti non han tanto di autorità, che ti possano mettere i piedi addosso, se tu non vuoi: « Dixerunt anituae tuae: Incurvare, ut transeanius. —Dissero all’anima tua : Incurvati, affinché noi passiamo ». E perchè « dixerunt —dissero »? Perché non possono far mai sì, che t’incurvi a dispetto tuo. Possono eglino rappresentarti sì bene il loro desiderio, istigarti, incitarti, persuaderti, ma non possono violentarti. E conforme a ciò non affermasi qui di te, che « coactus es ponere ut terram corpus tuum — fosti forzato a dare il tuo corpo come terra », ma che a posuisti — tu desti »; perchè di tua liberissima volontà ti sei tu contentato di compiacerli. E mira se ti sei contentato assai facilmente. Non hai nemmeno aspettato, ch’essi a ciò ti strignessero con l’assalto di persuasioni, o istanti, o iterate. Ti bastò a compiacerli che te ‘I dicessero: « Dixerunt, et posuisti. — Dissero, e tu desti ». Tanto alla lor suggestione corrispose prontissimo il tuo consenso. E tu non ti confondi di te medesimo in ripensar, che tu Cristiano, il quale ti trovi in dignità tanto superiore ai demoni, quanto un figliuolo di Re è superiore a quei, che dal Re son tenuti schiavi, tu, dico, sii giunto a un segno di abbiettezza, di avvilimento, che supera ogni credenza? Oh che rossore dovrebbe essere il tuo! Tu da te stesso andarti a porre sotto le fetide piante di que’ diavoli, che a te toccava per altro di calpestare! « Conculca, anima mea, robustos. — Calpesta, o anima mia, que’ forti » (Giudici 5, 21).
II.
Considera come i demoni nell’ atto stesso, il quale fan di tentarti, vengono a confessare la tua dignità, mentre dicono che ti curvi: Incurvare, ut transeamus. E ch’è il curvarsi, se non che il volere da alto spontaneamente divenir basso? E questo è ciò, che pretendono i demoni da te nel tentarti al male: pretendono, che ti abbassi a prezzare i beni terreni, ed a procurarli, nulla più ricordevole dei celesti, per cui sei nato. Ma nota la lor malizia. Certa cosa è, che i demoni vogliono da te sempre il peggio che sia possibile : vogliono, che ti getti a terra prosteso sotto i lor piedi; che ponas ut terram corpus tuum; e pure solamente ti chieggono, che ti curvi: Incurvare. Perchè tal è la lor massima universale: addimandare un principio solo di male, che non par grande, un guardo, un ghigno, un affetto al pomo vietato, come addimandarono ad Eva. Tanto son certi, che se quel poco essi ottengono, ottengono tutto, merce la somma facilità, ch’ha ciascuno in passare nel male dal poco al molto : « Dixerunt animae tuae: Incurvare, ut transeamus — Dissero all’anima tua : Incurvati, affinchè noi passiamo » : e perchè a ciò tu non resistesti animoso, ecco a qual termine arrivasti poi di viltà, « posuisti ut terram corpus tuum, et quasi viam transeuntibus — tu desti il tuo corpo come terra, e come strada a que’ che passavano ». E non potevi tu contentarti di non fare altro di male, che quello solo il qual ti fu ricercato, che fu di curvarti a terra? Potevi, ma non volesti. All’incurvarti aggiugnesti ancora il prostrarti: ch’è quanto dire, aggiugnesti ogni gran peccato.
III.
Considera, che non solo aggiugnesti ciò, ma di più aggiugnesti lo stare fermamente a terra prostrato, non altrimenti che se a’ demoni volessi servir di terra, e di terra vile, qual è quella che si calpesta. Quindi è, che qui non si dice, che « posuisti in terram corpus tuum — tu ponesti in terra il tuo corpo », ma che « posuisti ut terram — lo desti come terra »; e affinchè sappiasi di qual terra si parli, si aggiugne subito, « et quasi viam transeuntibus — e come strada a que’ che passavano ». La terra erbosa, qual è quella di un prato, di una corte, di un campo, è terra senza dubbio ancor essa, ma di riserbo, dove però non si permette a chi vuole di mettervi i piedi sopra : quella dove ciò si permette con libertà, è solamente la terra di una via pubblica. Ed a questo medesimo d’ignominia sei tu voluto arrivare a far di te come una pubblica via, per cui fosse lecito a’ tuoi nemici lo scorrere innanzi e indietro quanto volessero, a tua maggior confusione. E tal è lo stato, a cui finalmente arrivano i peccatori : « Ponunt ut terram corpus suum —Danno come terra il loro corpo », col peccato attuale da lor commesso; « et ponunt quasi viam — e lo danno come strada », con l’abituale.
IV.
Considera come lo stato di peccatore abituale è quello, al quale i demoni veramente sospirano di ridurti, mercè la voglia ch’essi hanno di non levarti giammai di dosso i loro piedi per tutti i secoli. E pure da principia ti chieggono un puro passo : Incurvare, ut transeamus. Non sei però un insensato, se tu ti lasci ingannar con sì ria lusinga? Farai questo peccato, essi dicono, e dipoi ti confesserai. E con ciò sembra che puramente essi chiegganti di passare, non può negarsi. Ma fidati, e poi vedrai. Il passo che concedesti, diverrà come il passo di una via pubblica, cioè passo permanente, passo perpetuo, passo, che dovrà metterti a tanto di servitù, quanto la dimora. E tu vorrai lor concedere un passo tale? Ai nemici giurati, ai traditori, ai tiranni, agli assassini di strada non si dà passo. E tali sono i demoni tuoi tentatori, se sai conoscerli.