La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

VIII. GIORNO

Sopra la Beatitudine seconda: si discorre de’ mansueti.

« Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram. — Beati i mansueti, perchè questi possederanno la terra » (Vangelo di Matteo 5, 4).

 

I.

Considera, che a parlare nel senso proprio, mansueti son quelli, che facilmente reprimono i moti d’ira, cioè di quell’ardore che ci porta a fare risentimento di chi ci offese, ci offende, o ci vuole offendere. Vero è, che una tale facilità, se ben guardi, può nascere da tre capi. I. Da un puro lume naturale, che ti scuopre la gran deformità e ‘1 gran disordine, ch’è nell’ira, qualor ella non militi alla ragione, ma la disprezzi. E questa è virtù sì, ma virtù morale, che fu comune a molti ancor fra’ Gentili, a un Socrate, ad un Antigono, a un Anassagora, e ad altri tali, che furono mansueti, sol per vergogna di mostrarsi iracondi. II. Da un puro ossequio verso la legge di Cristo, il quale ti divieta con forme sì espressive, sì enfatiche, ogni vendetta : e questa veramente è virtù Cristiana, ma Cristiana ordinaria; perciocchè questa non fa, che quando tu sei costretto a reprimere un moto d’ ira, non patisca infinitamente. III. Da grande amor verso Dio, che ti fa per lui sopportar volentieri ogni offesa propria, e da grand’odio insieme verso di te, che non fa sentirtela. E questa finalmente è virtù, non solo Cristiana, ma ancor Eroica : e però questa ancora è quella virtù di cui qui si parla, perciocchè questa ti fa mansueto vero. Non ti dare a creder però, che quando Cristo qui disse: « Beati mites — Beati i mansueti », egli intendesse di chiamare Beati tutti quei mansueti che sono al mondo. Intese di chiamar tali quei che sono dotati di questa mansuetudine sì sublime, sì salda, pur ora detta : perchè in questa si trova la vera quiete. Vuoi tu sapere se possiedi così bel dono? Niuno mai saprà meglio dirtelo, che il cuor tuo : giacchè può essere, ch’egli sia come un piccolo Mongibello, che solo a sè è consapevole del suo fuoco. Oh quante volte affetti ancora tu la mansuetudine, ma non l’hai ! « Beati mites. — Beati i mansueti ». Non è beato chi sa apparir mansueto, ma chi sa essere. E questo al mondo è di pochi.

II.

Considera come questa mansuetudine, detta dianzi, è segno eccelso di predestinazione. Prima, perchè ti rende simile a Cristo, il quale si pregiò tanto di tal virtù, che da questa prese il suo titolo. « Dicite filiae Sion: Ecce Rex tuus venit tibi mansuetus — Dite alla figliuola di Sion : Ecco che il tuo Re viene a te mansueto » (Vangelo di Matteo 21, 5). Secondo, perchè ti preserva da infiniti pericoli di peccare, mentre ti preserva dall’ira,’ch’è un vizio capitalissimo : « Qui ad indignandum facilis est, crit ad peccandum proclivior — Chi è facile a dare in escandescenze, sarà più proclive a peccare » (Proverbio 29, 22), sì per ragion di ciò, che l’irato ha per oggetto, ch’è la vendetta, più dolce all’uomo del mele; e sì per ragion dell’impeto, con cui trascorre a volerla, ch’è da insensato : « Perdis animam tuam in furore tuo. — Tu laceri l’anima tua nel tuo furore » (Giobbe 18, 4). Terzo, perchè ti porge una disposizione indicibile a quella grazia, che ti facilita il bene, mentre ti mantiene in un’alta tranquillità: « Mansuetis dabit gratiam. — Sarà data la grazia ai mansueti » (Proverbio 3, 34). Quindi è, che quando Cristo qui disse: « Beati mites, quoniam ipsi possidebunt Terram — Beati i mansueti, perchè questi possederanno la Terra », non intese per Terra questa ch’è posseduta ancor dai feroci, ancora dai furibondi. Intese quella, dove questi orgogliosi non hanno luogo, intese il suo Cielo Empireo. Ma lo chiamò con questo nome di Terra, perchè come allor tra gli Ebrei, il Serpente di bronzo significava il Salvatore posto in Croce, il Mare significava il Battesimo, la Manna significava l’Eucaristia, e ciascun’altra figura valeva a significar, benché oscuramente, il suo figurato; così la Terra, che tante volte s’eran udita promettere, volea significare tra loro il Cielo : « Dixi: Tu es spes mea: portio mea in terra viventium. — Dissi: Tu sei mia speranza, mia porzione nella terra dei vivi » (Salmo 142, 6). « Sustinentes Dominum haereditabunt Terram. — Quelli che aspettano il Signore, saranno eredi della Terra » (Salmo 37, 9). « Benedicente ei haereditabunt Terram. — Quelli che a lui daranno benedizione, saranno eredi della Terra » (Salmo 37, 22). E più chiaramente ancor a nostro proposito : « Mansueti autem haereditabunt Terram. — I mansueti poi saranno eredi della Terra » (Salmo 37, 11). E questo è quel luogo proprio, a cui Cristo qui alluse nel suo discorso: se non che, dove il Salmista avea detto « haereditabunt — saranno eredi », Cristo disse: « possidebunt — possederanno » : perchè nell’età minore potevasi bensì ereditar la beatitudine celestiale, ma non se ne poteva pigliare ancora il possesso. Comunque siasi. Vedi tu come guadagnisi il Paradiso? Si guadagna col cedere. Tu sei avvezzo a mirare che questa terra, ch’hai sotto i piedi, guadagnasi tutto dì per via di litigi, di contenzioni, di conflitti, di pugne asprissime. Non ti figurare però, che per egual via guadagnisi ancora quella, ch’è sulle stelle. Quella si guadagna per via di mansuetudine, cioè con cedere a tutti: Beati mites, quoniam ipsi possidebunt Terram. E questa è l’altra ragione, per cui qui Cristo si valse d’una tal formola: per render più ammirabile il suo linguaggio.

III.

Considera qual sia la ragione per cui avendo Cristo già detto nel primo luogo « Beati pauperes — Beati i poveri », soggiunse nel secondo « Beati mites — Beati i mansueti ». La ragion fu, perchè la prima cosa di cui i poverelli abbiano di bisogno, è di apparecchiarsi ad essere disprezzati. Mercè, che tale è il costume del mondo insano : stimare gli uomini, come si stimano i metalli, ed i marmi : per lo splendore : « Dives locutus est, et omnes tacuerunt. Pauper locutus est, et dicunt: Quis est hic? — Il ricco parla, e tutti stan cheti. Parla il povero, e quelli dicono : chi è costui? » (Ecclesiastico o Siracide 13, 28, 29). E però bisogna, che chi ha voluto lasciar il tutto per Dio, si armi in primo luogo di un’alta mansuetudine, affin di resistere a quegli scherni, e a quegli strazi che tosto gli sovrastano. Vero è, che questo è loro ancora più facile, s’essi vogliono, mercè l’obbligazione, da cui sono liberi, di sostenere i puntigli vani di mondo. E però ancora dopo la povertà immediatamente si aggiugne la mansuetudine, perchè troppo disdice vedere un povero, massimamente di spirito, altiero, rigido, riottoso, insolente : Pauperem superbum. Se dunque tu sei povero di necessità, hai a disprezzare di essere disprezzato. Se sei di volontà, l’hai anche ad amare : perchè hai da amar tutto ciò, che va connesso per conseguente allo stato da te voluto.

IV.

Considera qual sia la ragione, per cui quello, che sopra tutto ti gioverà a vincer l’ira, ch’è un’Idra di tanti capi, è amare il disprezzo. La ragion è, perchè questo la uccide con un sol colpo. Ama il disprezzo, ed eccoti mansueto. E che sia così: chi son coloro contro di cui tu sei solito di adirarti più fortemente? sono forse tutti quelli, che ti offendono gravemente? No : perchè se tu conosci che.chi ti offende ha ragion d’offenderti, come fa il principe, il padron, il ministro, allora che ti punisce per alcun fallo da te commesso, tu ti raccomandi sì bene, ti affliggi, ti attristi, ma non ti adiri. Allora ti adiri quando tu apprendi di essere disprezzato. E così se uno ti offende per ignoranza o per inconsiderazione, tu non ti adiri, o almen ti adiri pochissimo, cioè quanto credi ch’altri mancasse al suo debito di por mente a ciò che facea. Più ti adiri con chi ti offende trasportato da un impeto di furore; ma neppure in tal caso ti adiri in sommo. Allora in sommo ti adiri, quando chi ti offende, ti offende industriosamente, e lo professa, e lo pubblica, e se ne gloria, perchè questi mostra anche in sommo di disprezzarti. Fa dunque com’io ti dico. Ama il disprezzo di te : e così non ti adirerai nè punto nè poco, quando ti vedrai disprezzato. Ma tu non l’ami. Perchè è vero, che tu talor ti disprezzi da te medesimo con parole di umiliazione, ma non puoi patire di essere disprezzato, neppure con parole simili a quelle, ch’hai di te dette. Se ciò è disprezzarsi, sicuramente ciò non è amare il disprezzo, com’è necessario per esser mansueto. Pensa però spesso alle offese che hai fatte a Dio : e allora sì, che conceputo un santo odio contro te stesso, non solo amerai di essere disprezzato, ma stupirai come tutti non ti disprezzino.

V.

Considera come a questa seconda Beatitudine corrisponde quel Dono il quale s’intitola di Pietà. Nè è maraviglia : perchè la Pietà giova altresì sommamente affine di conseguir la Mansuetudine. E ch’è Pietà, se non che quella virtù, la quale c’inclina a riconoscere Dio come nostro Padre, e a tenerlo, e a trattarlo da tale con vero ossequio? Ora se tu riconosci Dio come tale, non sai ben ancora, ch’egli ti regola con singolar provvidenza, che ti assiste, che ti ama, e che però quanto egli intorno alla tua persona permette di disastroso, tutto è per tuo pro maggiore? E come dunque ti alteri così presto ad ogni disastro, il qual ti succeda? Questo è mancar di pietà, perchè questo è mancare di ossequio al Padre. Se uno ti offende, se uno ti mortifica, se uno ti maledice, perchè può tanto? Perchè tuo Padre il permette. E tu nondimeno ti adiri, come se il tuo Padre di ciò non sapesse niente? « Dimitte eum ut maledicat: Dominus enim praecepit ei ut malediceret David: et quis est qui• audeat dicere, quare sic fecerit? — Lasciate ch’ei maledica : ( di’ ancora tu col re Davidde di qualunque tuo Semei che ti schernisca) : imperciocchè il Signore gli ha ordinato di maledir Davidde : e chi ardirà di domandargli conto del perchè così faccia? » (Secondo libro di Samuele 16, 10). Questo è atto di pietà vera : e questo ti agevolerà la mansuetudine al maggior segno.

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