FEBBRAIO
VIII GIORNO
Qual timore deve accompagnare la vita del Cristiano.
« Homo sapiens in omnibus metuet, et in diebus delictorum attendet ab inertia. – L’uomo saggio temerà in tutto, e ne’ giorni de’ peccati si guarderà dalla negligenza» (Ecclesiastico o Siracide, 18, 27).
I.
Considera, quanto sia proprio di un uomo savio il temere, perchè chi più sa, più conosce ancora i pericoli, che ci sono nella via del Signore, dove mai nessuno è sicuro sino alla morte, cioè sino al termine della medesima via. Ma nota che non dice « de omnibus metuet – temerà di tutto»; ma « in Omnibus metuet – temerà in tutto ». Perchè quanto alla vita passata, quando tu hai fatte le debite diligenze per confessar giustamente ogni tuo peccato (che pur non sono eccessive) e hai procurato di aver un vero pentimento, e un vero proposito; hai da temere bensì fin a un certo segno, ma più hai ancor da sperare. Che però si dice: « de propitiato peccato noli esse sine metu.– Del peccato rimesso non esserne senza timore» (Ecclesiastico o Siracide 5, 5). Non si dice « sis cum metu – sta con timore», ma « noli esse sine metu – non esserne senza timore», che è un termine più rimesso. Sempre qualche timor ha da rimanertene, ma non sommo. Il sommo timore hai d’avere in quell’opere, che tu fai di presente, per farle giuste. Vero è, che non vuol essere un timor servile, qual è quello degli schiavi, che attendono a remar bene, per timor di non esser bastonati. Vuol esser un timor casto, qual è quello, che pruovano quei figliuoli, i quali temono la separazione dal Padre, come il maggior male, che lor possa succedere.
II.
Considera quale ha da essere quell’effetto, che in te deve produrre questo timore, ch’è « timor Domini sanctus, – il timor santo del Signore» (Salmi 18, 10). L’effetto ha da essere, che tu « attendas ab inertia – ti guardi dalla negligenza», massimamente « in diebus delictorum — ne’ giorni de’ peccati». Questo timore ha da fare, non che tu si scrupoloso, cioè che temi dove non è da temere; ma che si cauto, ma che si circonspetto, ma che stii molto bene sopra di te, « attendas – ti guardi »; nè solamente « attendas a peccato – ti guardi dal peccato », ma parimente « ab inertia – dalla negligenza ». Oh quanto ciò è d’importanza. Tutti guardi dal peccato, ma non ti guardi dall’ozio, dalla tiepidezza, dal tedio, dalla pigrizia, che ti rendono tanto men pronto al bene. Se resti di far bene, tieni per indubitato, che dovrai quanto prima trascorrere a far del male. Questa è la pessima qualità della nostra natura viziata. Quando non riceve una violenza notabile, che la freni, va qual cavallo indomito al precipizio.
III.
Considera, che questa attenzione singolarmente ricercasi « in diebus delictorum – ne’ giorni de’ peccati», per la maggior facilità, che allor v’è di lasciarsi giù trasportare dalla corrente. Ma quali sono questi « dies delictorum – giorni de’ peccati», se non sono quelli appunto, che adesso corrono, nominati di Carnovale? Questi son quelli, nel quali par che sia lecito di pensar solamente a sfogare il genio, a cicalare, a crapolare, a saltare in maniera pazza, a vaneggiar negli amori, a usar delle audacie, e rinnovare nella Cristianità le sciocchezze del Gentilesimo. E però adesso sì, che ti bisogna attendere da dovero « ab inertia – dalla negligenza» a non esser pigro al bene, a non tralasciare le tue divozioni, gli esami generali, gli esami particolari, la lezione di qualche libretto santo, perchè è facilissimo, che tu ancora con gli altri trascorri a precipitare. «Homo sapiens in omnibus metuet, et in diebus delictorum.– L’uomo saggio temerà in tutto, e ne giorni de’ peccati», cioè « in diebus – ne’ giorni», come un’altra lettera legge, «peccato dicatis – consecrati al peccato » (che tali paiono questi) « attendet ab inertia – si guarderà dalla negligenza ».
IV.
Considera di vantaggio, che « dies delictorum – giorni de’ peccati» sono quelli, nei quali regnano Principi, i quali favoriscono il vizio, o almeno non lo puniscono: « dies delictorum – giorni de’ peccati» quelli, ne’ quali signoreggiano tra i Popoli delle scisme, ribellioni, rovine, fazioni pubbliche: «dies delictorum – giorni de’ peccati» quelli, ne’ quali sia nella comunità, dove vivi, sottentrato il rilassamento, senza che chi presiede sia più bastevole a farvi riparo alcuno. Ma sopra tutto sta pur sicuro, che « dies delictorum – giorni de’ peccati» sono per te quei tempi, ne’ quali vanno le tue cose con molta prosperità, o per la buona sanità, che tu godi, o per le ricchezze, o per gli applausi, o per le adulazioni, o per altro, che recar ti possa occasione d’insuperbirti. Allora è quando è più facile, che ti dimentichi del Signore, quasi che poco n’abbi allor di bisogno; e però allora conviene, che più che mai « attendas ab inertia – ti guardi dalla negligenza», con darti al bene, sì per non irritare Iddio con l’ingratitudine, sì perchè stai tra pericoli allor maggiori di perderti: avvenendo nella navigazione della vita mortale tutto l’opposto, di quel che avvenga nelle altre. Nelle altre si va più sicuro col vento in poppa, ma in questa allor si va maggiormente a pericolare: e però allor più che mai « in omnibus metue – temi in tutto», raccomandandoti sempre a Dio, come si fa negl’imminenti naufragi.