La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

AGOSTO

 

VIII. GIORNO

Il peccato veniale non è un male sì piccolo, che non debbasi sommamente fuggire.

« Qui spernit modica, paulatim decidet. — Chi sprezza le cose piccole, a poco a poco cadrà nelle grandi » (Ecclesiastico o Siracide 19, 1).

 

I.

Considera, come qui non dice il Signore, che chi commette de’ peccati veniali, a poco a poco caderà ne’ mortali; ma chi gli sprezza : Qui spernit, perchè, chi è, ch’ogni giorno non ne commetta? « Non est homo justus in terra, qui faciat bonum, et non peccet. — Non vi ha sulla terra uomo giusto, il quale faccia il bene, e non pecchi » (Qoèlet 7, 21). Ma altra cosa è commetterli, altra è sprezzarli. Colui gli sprezza, il quale non se ne piglia sollecitudine, quasi che nulla sia necessario guardarsene per salvarsi. Sei per ventura tu ancora di questi miseri? Oh in che pericolo vivi, se così è, di perderti eternamente! Mentre questo è detto infallibile del Signore : Chi sprezza le colpe piccole, a poco a poco caderà nelle grandi : Qui spernit modica, paulatim decidet, cioè « decidet a perfectione — cadrà dalla perfezione », « decidet a pietate — cadrà dalla pietà », « decidet a probitate — cadrà dalla integrità » : « decidet, in una parola, decidet a statu gratiae in statum peccati — cadrà dallo stato di grazia nello stato di peccato ». Così spiegano i Sagri Interpreti. Che val però, che sian piccole le fessure, che accadono in un vascello là su per l’alto, se disprezzatele portano tanto male, quanto le grandi? Quelle istesse, per piccole che siano, costituiscono il vascello in istato di perdizione, non prossimo veramente come le grandi, ma almen rimoto, mentre a poco a poco dànno adito ad acqua tale, che lo subissi : « In pigritiis humiliabitur contignatio. — Per la pigrizia il palco (della casa) darà giù » (Qoèlet 10, 18).

II.

Considera, che tre sono le ragioni, per le quali afferma il Signore : « Qui spernit modica, paulatiin decidet — Chi sprezza le cose piccole, a poco a poco cadrà nelle grandi ». L’una si tiene dalla parte dell’uomo, l’altra dalla parte del Demonio, l’altra dalla parte di Dio : e tutte e tre sono al pari terribilissime a chi vi pensa. La prima tiensi dalla parte dell’uomo : perchè chi sprezza il mal piccolo si fa due pregiudizi di sommo peso. L’ uno è, che perde a poco a poco il timore, che lo ritiene dal grande; e l’altro è, che gli accresce l’inclinazione, che ve lo spigne. Perde il timore, perchè non producendo le colpe piccole così immediatamente i lor tristi effetti, come gli producono le grandi, ma producendoli con un modo piuttosto simile a quel di una lima sorda, avvien, che l’uomo dopo alcun tempo comincia a persuadersi, che tali colpe per verità sieno colpe, che nulla nuocono. E ,così poi fatto animoso, non sol non dubita di persistere in esse con gran franchezza, ma trascorre ànche in ultimo ad aggravarle, tanto che gli arrecano morte. Il veleno mostra di subito il male che apporta; e però ciascuno lo schiva : le frutta acerbe no ‘1 mostrano, se non che lentissimamente:, e però alcuni anche giungono ad appetirle con avidità singolare. E pure a lungo andare le frutta acerbe son abili a dar morte quanto il veleno; se non che il veleno la dà per quelle ree qualità, ch’egli ha in se medesimo : e le frutta per quelle, che col tempo esse vengono a generare. Così avviene nel caso nostro. Poi, siccome l’uomo sprezzando le colpe piccole, perde il timore, che lo ritarda dal male, così ad egual passo accresce l’inclinazione, che ve lo spinge; perciocchè questo altro in ciascuno non è, che la concupiscenza scorretta. Ma chi non sa che una tale concupiscenza, quanto più ottiene, tanto più sempre diviene ardita nel chiedere? Ella è similissima al fuoco : « Concupiscentia quasi ignis exardescit. — La concupiscenza qual fuoco si accende (Ecclesiastico o Siracide 9, 9): e però come il fuoco da principio ha bisogno di chi lo attizzi, anche in un campo di stoppie, affinchè si sfami, ma quando poi con quel primiero alimento, che si vide somministrare, ha pigliate forze, diviene sì incontentabile, che vuole anche ingoiar ciò, che gli è negato: così la concupiscenza ha talor bisogno dapprima di chi la irriti, tanto è modesta: ma quando poi si è veduto dar ciò, che brama, oh come è insaziabile! « Numquam dicit sufficit. — Mai non dice basta » (Proverbio 30, 16): sempre chiede, sempre cerca, sempre imperversa; e finchè ell’ha che sperare, non si quieta mai: « Anima calida, quasi ignis ardens, non extinguetur, donec aliquid glutiat. — L’animo focoso come una ardente fiamma, non si calmerà prima di aver divorato qualche cosa » (Ecclesiastico o Siracide 23, 22). A ciò si aggiugne, che in progresso di tempo, il piacere, ch’ ell’ ha nelle colpe piccole, è piacere usato, e così poco sensibile. Ch’altro le rimane però, se non cercarne un maggiore nelle colpe gravi? Argomenta tu dunque, se verun uomo, per quello, che a lui si spetta, possa lungamente astenersi da colpe gravi, mentr’egli è già tanto innanzi, che nulla omai più riguardasi dalle piccole. Questo è lasciare al puledro la briglia lenta, e tuttavia voler, che mai non trascorra dal buon sentiero.

III.

Considera la seconda ragione, ch’ è quella che tiensi dalla parte del demonio : perché il demonio ha trovato qui ciò che vuole. E chi non sa, che questo sempre è il suo stile; chieder il maggior male, che sia possibile; ma chiederlo a poco a poco? Se da principio addimandasse adulterii, furti, furori, assassinamenti, chi sarebbe, che subito nol discacciasse da sè qual nimico aperto? Però non altro da principio egli chiede, che qualche tratto di amicizia più libero del dovere, qualche attacco alla roba più smoderato, qualche affetto alla riputazion più sollecito, qualche infedeltà più politica, che maligna; e così, fatta ch’lia breccia in un cuore incauto, non terne punto di non doverlo poi vincere a’ primi assalti. Che fai tu dunque, qualor ti avvezzi a commettere francamente di molte colpe, perchè le stimi leggiere? Togli al demonio tutta la prima fatica, ch’è la più ardua. Però non altro gli resta, che proseguir con grand’animo la vittoria, che tu da te medesimo già gli doni, mentre ti spogli di tutte quelle trincee, dov’egli aveva a logorar di ragione i suoi primi sforzi. « Projecit Israel bonum — Israele ha rigettato il bene », con abbandonar quella vita più divota, più retta, più religiosa, ch’ei già menava: « Inimicus persequetur eum — E l’inimico lo perseguiterà » (Osea 8, 3), finché lo tiri anche ad una, che sia di scandalo.

IV.

Considera la terza ragione, la quale tiensi dalla parte di Dio; perchè non è fra tutti i Sagri Dottori chi non affermi, che Dio gastiga i peccati minori, con la permission de’ maggiori. E’ vero, ch’egli non procede a una pena così tremenda, se non dopo aver già premesse di molte salutevoli ammonizioni (come usa l’agricoltore, che non permette, che l’albero lussureggi come a lui piace, se non dappoi che indarno egli ha consumato a pro d’esso ogni cura amante). Ma quando scorge, ch’egli non è stato udito, lascia che l’uomo finalmente assecondi tutti i suoi desidèri anche più scorretti. « Non audivit populus meus vocein meam, et Israel non intendit mihi. — Il mio popolo non ascoltò la mia voce, ed Israele non mi credette » (Salmo 81, 12). Però che siegue? « Et dimisi eos secundum desideria cordis eorum — Ed io li lasciai andare secondo i desideri del loro cuore »; sicchè i meschini « ibunt in adinventionibus suis — cammineranno a norma de’ loro vani consigli », tanto che arrivino al termine, dove porta un cammino sì libero, qual è il loro, e sì licenzioso, ch’è l’impenitenza finale. Non ti voler dunque abusare della bontà del Signore, con dir fra te: Tollererà le mie colpe pazientemente, perchè son piccole. Non voler dico abusartene, perchè queste colpe medesime, che son piccole, a lungo andare riescono intollerabili, per l’eccesso con cui più e più sempre vengono accumulate. Al che par proprio che Dio volesse alludere, quando disse: « Ecce ego stridebo subter vos, sicut stridet plaustrum onustum foeno. — Ecco che io sotto di voi striderò, come stride un carro sotto il peso del fieno » (Amos 2, 13). Hai tu osservato ciò che succede nel caricare, che talor fanno i villani, que’ loro carri? Quando essi gli hanno a caricar di tronchi, di tufi, di pietre gravi, van con sommo riguardo di non eccedere in caricarli; ma quando gli hanno a caricar là nel prato di fieno secco, gli aggravano d’una mole sì smisurata, che dà stupore: ond’è che i carri stridono spesso assai più sotto un fieno tale, che sotto i sassi. Non dire adunque, le mie colpe son tutte simili al fieno, sono leggiere: perchè se sono leggiere, son anche troppe: e Dio per esse striderà sotto te, di te lamentandosi, che l’aggravi, che l’affatichi, che ti abusi della piacevolezza, ch’ei mostra nel sopportarti; e se per esse non ti toglierà la sua grazia, come fa subito per le colpe mortali, ti toglierà la sua protezione, privandoti giustamente di quegli aiuti speciali, e soprabbondanti, senza de’ quali verrai di breve anche a perder la sua grazia. Queste sono le tre ragioni per cui succede, che « Qui spernit modica, paulatim decidet — Chi sprezza le cose piccole, a poco a poco cadrà nelle grandi », non « subito — subito », ma « paulatim — a poco a poco » : e a queste tre si riducono tutte l’altre, che da te tu puoi divisarti.

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