NOVEMBRE
V. GIORNO
Degl’ Ipocriti.
« Simulatores, et callidi provocant iram Dei, neque clamabunt, cum vincti fuerint. — I simulatori, e i dissimulatori provocano l’ira di Dio, e ridotti in catene, non alzan la voce a lui » (Giobbe 36, 13).
I.
Considera come lo studio d’alcuni è rivolto a simulare artificiosamente quelle virtù che non sono in loro, o pure (se non sanno arrivar a tanto) a dissimulare astutamente i lor vizi. I primi sono qui detti « Simulatores — Simulatori », i secondi « Callidi — Dissimulatori ». E sì degli uni, come degli altri si afferma, che « provocant iram Dei — provocano l’ira di Dio ». Non dicesi soltanto che se la meritano, merentur iram Dei: perciocchè questo è comune di quanti peccano, eziandio per poco sapere, come avea fatto il S. Re Giosafatte, allora che contrasse affinità, ed amicizia con l’empio Acabbo, a puro distruggimento degl’ infedeli : « Impio prabes auxilium, et his qui oderunt Dominum, amicitiae jungeris, et idcirco iram quidem Domini merebaris ; sed bona opera inventa sunt in te, eo quod abstuleris lucos de terra Juda etc. — Tu dài aiuto a un empio, e stringi amicizia con gente che odia il Signore, e per questo ti meritavi l’ira del Signore; ma si sono trovate in te delle buone opere, perchè tu hai spiantati i boschetti dalla terra di Giuda ecc. » (Secondo libro delle Cronache 19, 2) ma si dice che ancor la provocano, provocant iram Dei: perciocchè questi ipocriti maledetti non peccano giammai per poco sapere, essendo i più di loro scaltriti in sommo, ma peccano per malizia : e però peccando non sol si meritano, come ogni peccatore, l’ira di Dio, ma di più la provocano; perchè fidati del loro accorto operare, dimostrano ardita mente di non temerla, con dir talora a coprirsi, che Dio gli fulmini, s’è punto vero ciò che lor viene apposto, che gli spianti, che gli subbissi, che lor non faccia godere più bene alcuno : « Rogant judicia justitiae, appropinquare Deo volunt — Provocano i giudizi della giustizia (che sono quei giudizi, i cgiali si dovrebbono temer tanto, e non provocare), vogliono esser vicini a Dio », con accostarsi a’ Sacramenti ancor essi frequentemente, con intrudersi nelle Congregazioni, con insinuarsi ne’ Chiostri, come se anch’essi fossero giusti veri, e non ingannevoli: « Quasi gens quae justitiam fecerit, et mandata Dei sui non dereliquerit. —Come gente che abbia esercitata la giustizia, e non abbia abbandonati i precetti del suo Dio » (Isaia 58, 2). E che credi tu? (quando mai fossi dal demonio tentato a proceder in simil forma) credi per avventura di poter ingannare gli occhi di Dio, come inganni quelli degli uomini? Agli occhi degli uomini è facile di far sì, che il sepolcro fin d’un adultero, morto in seno alla druda, sembri un altare, tanto può al di fuori abbellirsi con ricchi marmi di paragone, o di porfido. Ma Dio che vede al di dentro, sa quel che v’è: « Homo videt ea quae parent, Dominus autem intuetur cor. —L’uomo vede le cose, che dan negli occhi, ma il Signore mira il cuore » (Primo libro di Samuele 16, 7).
II.
Considera come la gente si crede che oggidì al mondo si trovino pochi ipocriti: ma non è vero. Ve ne sono pur troppi. E quanti sono, che se non fingono quelle virtù che non hanno, vantano almeno quelle pochissime ch’hanno, più del dovere, e le amplificano, e le aggrandiscono, a simiglianza di que’ mercanti falliti, che con mettere in mostra sull’uscio della bottega quel poco ch’hanno, pretendono parer ricchi! E questi sono simulatores anch’essi: perciocchè fingono di far bene maggiore di quel che fanno : « simulantes longam orationem. — Col pretesto di lunghe orazioni » (Vangelo di Luca 20, 47). E quanti pur sono, che se non possono dissimulare interamente i lor vizi, tanto son ornai manifesti, si aiutano ad indorarli con mille scuse, e non danno mai d’essi la colpa a sè, ma fanno come quel ladro, il quale allora trionfa, quando benchè colto talora col furto in mano, sa tuttavia tanto ben trasformarsi, e tergiversare, che la corte lo lascia libero, e va in sua vece a fermare chi non v’ha colpa! E questi sono ancor essi pur troppo callidi. « Callidus vidit malum — Il dissimulatore vide il male », o di discredito, o di disonore, o di altro, che sovrastavagli, « et abscondit se — e si nascose », per non portar quelle pene che a lui dovevansi : « Innocens pertransiit, et afflictus est damno — L’innocente (quando men vi pensava) vi passò, e n’ebbe il danno » (Proverbio 22, 3), col venire il meschino pigliato in cambio. E posto ciò ben tu scorgi, che tanto gli uni, quanto gli altri hanno a dirsi del pari ipocriti in rigor sommo. Conciossiachè quattro sono le specie d’ipocrisia, che i dottori assegnano. Simular il falso bene, e dissimular il vero male. Magnificar il noto bene, e scusar il noto male. E di costoro par a te che non ne abbondino in ogni parte con pregiudizio infinito di quella santa semplicità, ch’è costretta ad andar omai esule dalla terra? Piaccia a Dio, che piuttosto non sii tu medesimo uno di questi infelici pur ora detti, o che almen non cominci ad essere; tanta è la sollecitudine con cui studii di apparire in tutto miglior di quel che sei, or esaltando il tuo bene, or coprendo il male : Quid niteris bonam ostendere viam tuam ad quaerendam dilectionem? — Per qual motivo ti sforzi tu di far vedere che i tuoi andamenti son retti per guadagnarti amore? » (Geremia 2, 33). E’ vero che in far così ti puoi conciliare talvolta l’apprezzamento, l’applauso, come se ‘l conciliano i cigni, che hanno la piuma bianca, e la pelle nera. Ma che ti vale se tu frattanto vieni a provocar contro te lo sdegno di Dio? Simulatores, et callidi provocant iram Dei. Ond’ è, che quei cigni stessi che presso gli uomini godono il falso vanto di uccelli puri, presso Dio si annoverano tra gli immondi (Levitico 11, 18).
III.
Considera come di questi iniqui, o simulatori, o dissimulatori che sieno, si dice che provocano l’ira di Dio, perchè con irritarla fan sì, che sopra loro si scarichi con gastighi non sol gravi, ma anticipati. Iddio di natura sua suol procedere nel punire a passi lentissimi : « Expectat Dominus, ut inisereatur vestri. — Il Signore aspetta, affin di usarvi pietà » (Isaia 30, 18). Che però miri, che ad alcuni, per altro assai scellerati, differisce tanto la pena, che non gli viene a punir, se non dopo morte. Ma con gl’ipocriti fa di rado così. Gli suol punire anche in vita : perchè se in ogni genere la superbia gli dispiace all’ultimo segno, gli dispiace anche più quando si vuol per essa affettar quella santità che non si possiede. E qual è quel principe, che lasci mai nel suo Stato correre lungo tempo monete false? Ma se ciò in verun genere di monete men si permette, è in monete d’oro : perchè quanto il vero metallo è di maggior pregio, tanto il falsificato riesce al pubblico di maggior pregiudizio. Cosi avviene nel caso nostro. E però se di rado Dio lascia andare lungamente impuniti coloro, che si vogliono falsamente arrogar quella nobiltà, quel sapere, quel senno, quella potenza, di cui son privi : molto meno egli lascia andar impuniti quegli empi ipocriti, che vogliono falsamente arrogarsi la santità; ma quando appunto son arrivati a quel colmo di approvazione, e d’applauso ch’essi bramavano con la simulazion di più anni, fa scoprire le lor magagne segrete, per quelle vie di cui manco si sospettava, e gli confonde con ignominie improvvise, e talor anche con altre pene afflittive, di condannazioni, di carceri, o di solenni deposizioni dagli onori, che loro manda : « Ne fueris hypocrita in conspectu hominum, et ne scandalizeris in labiis tuis — Non essere ipocrita nel cospetto degli uomini, e non esser cagion di rovina a te stesso colle tue labbra » (Ecclesiastico o Siracide 1, 37), con ispacciare quella perfezion che non hai, o con inorpellar quelle imperfezioni, che sei nelle occorrenze tenuto a lasciar conoscere: « ne forte cadas — per non cadere » in qualche gran precipizio, « et adducas anima tux inhonorationem —e per non tirarti addosso l’infamia », quando già ti trovavi più accreditato, « et revelet Deus absconsa tua — e manifesti Iddio i tuoi segreti », non solo nell’altro mondo, ma ancora in questo, « et in medio Synagogae elidat te — e ti conquida in mezzo alla Chiesa », con farti dare uno stramazzone solenne che ti conquida, qual simulacro sbalzato di quella nicchia, che non si doveva al suo merito. E tu dall’odio medesimo, che Dio porta alla bontà finta, non dovrai muoverti sufficientemente ad averla in un sommo orrore? « Simulatores et callidi provocant iram Dei — I simulatori, e i dissimulatori provocano l’ira di Dio »; ti basti di saper questo per voler essere al contrario schiettissimo, e candidissimo in ogni affare.
IV.
Considera, che se quei flagelli, i quali Dio scarica su quest’iniqui simulatori, o dissimulatori già detti, dovessero servire a lor correzione, non potrebbe affermarsi con verità che quest’infelici, con tirarseli addosso, venissero a provocarsi l’ira di Dio. Perchè in tal caso l’essere loro flagellati, sarebbe indubitatissimamente per ciascun di essi una somma misericordia. Il mal è, che tali flagelli soglion servir loro il più delle volte a semplice punizione, non avvenendo che tra questi que’ perfidi si ravveggano. E però sempre riman anche più vero, che provocano sopra di sè l’ira Divina, provocant iram Dei, perchè non provocano quell’ira che fa scontare in questo mondo i supplicii proprii dell’altro, ma bensì quella, che gli fa incominciare. E questo è ciò, che si vuol significare quando qui si dice: « Simulatores, et callidi provocant iram Dei, neque clamabunt cum vincti fuerint — I simulatori, e i dissimulatori provocano l’ira di Dio, e ridotti in catene, non alzan la voce a lui ». Perchè ti devi figurare, che quand’Iddio manda a questi rei que’ gastighi accennati dianzi; non altro vuole, se non che porli qual Giudice alla tortura, affinchè confessino la furberia de’ lor modi, e non meno ancora dell’estasi, delle rivelazioni, de’ ratti, delle visioni, ch’han simulate, quando sieno mai per disgrazia arrivati a tanto. Ma eglino per contrario son sì gelosi del credito conseguito già da più anni, che stanno forti: « non clamabunt cum vincti fuerint — ridotti in catene, non alzeranno la voce a lui », non confesseranno l’ errore, non cercheranno pietà, non chiederan perdonanza, o se pur ciò faranno in lor cuore con voce bassa, no ‘I faranno a voce alta, che sia sentita da tutti quei, che gli sventurati ingannarono ancor da lungi: non clamabunt. E così piuttosto vorranno andare all’ Inferno. che confessare d’aver a torto affettata la santità: « Etiam acriter flagellati, fateri se peccatores refugiunt, quia sancii prius omnium opinione ferebantur; et quamvis se duci ad aeterna supplicia non ignorent, tales tamen cupiunt apud humana judicia remanere, quales se studuerunt semper ostendere. — Sebbene fortemente agitati, rifuggono dal confessarsi peccatori, perchè per lo innanzi erano stimati da tutti quali santi; e quantunque non ignorino che si riducono ai supplizi eterni, tuttavia desiderano rimanere presso l’opinione pubblica, tali quali si studiarono di sempre mostrarsi ». E s’è così, mira un poco a che può condurti questa infausta vaghezza di comparire quel che non sei, massimamente in genere di bontà. Se tu sei mendico di merito, non ti curar giammai di apparirne ben provveduto : e se ti conosci anche carico di diletti, noni’elirar di coprirli, ma di corre er « Vir impius procaciter db: firmat vultum suum — L’uomo empio fa sfrontatamente faccia tosta », come fe’ Giuda, che con un bacio pretese di coprir la sua fellonia, « qui autem rectus est, corrigit viam suam— ma l’uomo dabbene corregge la sua condotta » (Proverbio 21, 29), come fe’ S. Pietro, che con amarissime lagrime tanto la seguì a detestare, quanto egli visse.