La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

FEBBRAIO

V. GIORNO

Battaglia contro i nemici dell’Anima come debba sostenersi.

 

« Deponentes omne pondus, et circumstans nos peccatum per patientiam, curramus αd propositum: nobis certamen; aspicientes in Auctoren fidei, et Consummatorem Jesum: qui proposito sibi gaudio sustinuit Crucem соnfusione contempta.— Sgravatici d’ogni peso, e dal peccato che ci sta d’intorno, corriamo e mezzo della pazienza alla battaglia che ci è proposta: rimirando nell’Autore di nostra fede, Consumatore Gesù, il quale ricusato il gaudio propostoglisi, sostenne la Croce sprezzando la confusione» (Lettera agli Ebrei 12, 1, 2).

I.

Considera qual è questa battaglia, che i, è proposta, propositum tibi certamen. E’ quella senza dubbio, che tu sostieni contro di quei tre nemici così famosi che ti vogliono togliere i beni smoderato amore alla roba, smoderato amore ai piaceri, smoderato amore alla riputazione. Questa è la battaglia, che trovasi sulla Terra, comune a tutti. Sicchè quando i Demonii stessi tentano, non fann’altro, che levarti contro qualcun di questi nemici, che ti assalisca. Bisogna dunque animarsi a sì gran battaglia, e così non solo andare ad essa, ma corrervi, curramus: il che si fa quando la povertà, il dolore, il dispregio, che sono quelle contrarietà che succedono alla giornata, non solamente si accettano, ma s’ incontrano per mezzo della pazienza, per patientiam, cioè per mezzo di una disposizione invitta al patire: « Per patientiam curramus ad propositum nobis certam — Corriamo per mezzo dell pazienza alla battaglia, che ci è proposta.»

II.

Considera, che a far ciò bisogna, che tu in prima deponga glʼ impedimenti. Questi son due: « роndus, et circumstans nos peccatum — il peso e il peccato che ci sta d’intorno ». Pondus è il peccato commesso, che col suo peso ti tira all’altro peccato: circumstans peccatum è l’occasion di commetterne nuovamente, che hai forse intorno. E necessario dunque deporre il peso, e questo affine di correre alla battaglia. Perciocchè a correre, ch’è quanto dire ad incontrare i patimenti, ci vuole una virtù grande ma come vuoi tu sperarla, mentre le forze dal peccato si trovano tutte oppresse Ed è necessario di deporre ancor occasione, e questo affine di combattere virilmente. Perchè come mai, deposto il sol peccato, vuoi giugnere ad astenerti con qualche facilità dai diletti impuri, a macerarti, a mortificarti, a sprezzare i guadagni illeciti, a non curare grandezze, a non curar glorie, mentre stai sempre fra tanti contrarissimi allettamenti, che ti lusingano? Questa è follia. Mira dunque bene, in che stato ora ti ritrovi, e se sei disposto sì a correre, sì a combattere.

III.

Considera, che, deposti gl’impedimenti, bisogna che tu passi ad avvalorarti coll’esempio di Cristo, il qual ha voluto tanto patir per te. E ciò farà, che tu acquisti quella pazienza, cioè quell’invitta disposizione al patire, che si diceva. Rimira dunque chi è quel Signore, che tanto ha per te sofferto: Gesù medesimo, un Signore sì degno, un Signore sì delicato; e tu al solo guardarlo non ti rincori? Se ancor non sai meditare la sua Passione in modo più nobile, fa così: piglia in mano il tuo Crocifisso, e quivi « aspiciens in Auctorem fidei, et Consummatorem Jesum – mirando nell’Autore della fede, e Consumatore Gesù», considera quella faccia per te svenuta, quegli occhi così smorti, quelle ossa così spolpate, quelle membra tutte trattate sì crudelmente, sbranate, scarnificate, grondanti vivo sangue, e non dubitare; una tal vista medesima, benchè sola, dovrà bastare e a compungerti, e a confortarti. Questi è il Serpente di bronzo, che rimirato, ma fissamente, ha virtù di curar la tua debolezza. Però nota bene, che non dice: « aspiciens Auctorem — mirando l’Autore», ma «in Auctorem – nell’Autore», perchè non ti hai da fermare col guardo su quel solo esterno, che vedi per te sì lacero: hai da penetrare per quegli squarci medesimi nell’interno, e considerare, chi è quegli, che tanto tollera? Un Dio fatt’uomo.

IV.

Considera, che per tuo coraggio maggiore, questo Gesù medesimo è qui chiamato Autore della fede, e Consumatore, perchè chi ora è Autore in te della fede sopra la Terra, insegnandola all’intelletto, imprimendola nella volontà, confermandola con tanti diversi segni; ne sarà poscia in Cielo Consumatore, rimunerandola colla vision chiara di Dio, in cui finalmente la fede verrà a risolversi, cambiandosi in cognizione intuitiva, e così ancora per verità consumandosi. Ecco però che Gesù, e come Autor della fede, ha da rincorarti, e come Consumatore. Come Autore, per quello ch’ora promette, come Consumatore, per quello che poi darà.

V.

Considera, che s’egli ora a te propone una gran battaglia, non ti propone cosa a lui punto ignota. Gesù non era obbligato in vero al patire, siccome tu, necessitatovi dalla tua natura corrotta. Gli fu proposto (se volea) di godere in qualunque genere. Eppure egli, affin di precederti coll’esempio, « proposito sibi gaudio – propostoglisi il gaudio», lo ricusò, e in cambio delle ricchezze, che potea possedere sì copiose, si elesse la povertà, in cambio del diletto si elesse il dolore, in cambio delle dignità si elesse il dispregio; e questo è ciò che vuol dire « Sustinuit Crucem – sostenne la Croce ». Figurati, che tutta la vita del Redentore fu una dura Croce continua, su cui lo tennero questi tre suoi crudeli tormentatori, povertà, dolore, dispregio. Questi tre seco egli ebbe subito al nascere, questi seco al vivere, questi seco al morire. E tu per contrario gli fuggi tanto altamente? Bisogna far come Cristo, e andare ancora con grand’animo ad incontrarli, quando ne puoi star lontano: « ad certamen currere – correre alla battaglia».

VI.

Considera per qual ragione si dice, che in abbracciar questa Croce singolarmente sprezzasse la confusione. Certo è, che sprezzò altri mali gravissimi, sprezzò fame, sprezzò freddo, sprezzò sonno, sprezzò funi, sprezzò flagelli. Ma non fu quivi la più grave difficoltà; fu a sprezzare la confusione. Siccome però a far sapere, che Davidde trionfò degli eserciti Filistei, basta dir che vinse il Gigante; così a far noto, che Cristo superò facilmente tanti altri mali, basta dir che vincesse la confusione, massimamente si alta, qual fu la sua. Però bisogna, che contro questa tu parimente ti armi di più rigore. Ti sarà molto per servir Dio superare la povertà; ti sarà molto superare il dolore; ma più di tutto ti dovrà essere, superare il dispregio.

VII.

Considera, che non si dice, che Cristo superò il dispregio, si dice che lo sprezzò, confusione contempta; perchè questo è il modo di superarlo facilmente, sprezzarlo. Ciò che fa tanto temerti un poco di confusione è la troppa stima che hai de’ giudizi umani. Che importa a te quello che ti dice la gente? La vera stima è quella, che di te formasi in Paradiso tra gli Angeli, tra gli Arcangeli, al trono augusto delle tre Persone divine. A questa dunque bisogna, che tu riguardi. Quella degli uomini è vana, è instabile, è ingiusta, è ingannevole, è breve; lasciala andare, comunque siasi. Questo in una parola è ciò, che ci vuole a vincere facilmente la confusione, non l’apprezzare: Spernere sperni.

 

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