La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

LUGLIO

 

IV. GIORNO

Santa Elisabetta.

Qual torto si faccia all’anima costringendola ad ubbidire, dove non e’ nata che a comandare.

 

« Fili, in mansuetudine serva animam tuam, et da illi honorem secundum meritum suum.— Figliuolo, custodisci colla mansuetudine l’anima tua, e onorala secondo che ella merita » (Ecclesiastico o Siracide 10, 31).

 

I.

Considera qual sia quest’onore dovuto all’anima. E’ fare, ch’ella comandi, non ubbidisca. Questo è onore a lei sì dovuto, ch’è nata a questo. E’ nata a comandare come Regina, non ad ubbidire qual serva. « Sub te erit appetitus tuus, et tu dominaberis illius. — Il tuo appetito sarà sotto di te, e tu gli comanderai » (Genesi 4, 7). Mira però che sommo torto le fa, chi tutto dì la fa servire alla carne, anzi a qualunque suo parto ancora più sordido; servire alla gola, servire agli spassi, servire al sonno, servire anche alla libidine. Fili, non far così, « Fili, serva animam tuam — Figliuolo, custodisci l’anima tua » nel suo debito posto, ch’è di Regnante, e così « da illi honorem secundum meritum suum — onorala secondo che ella merita ».

II.

Considera, che questo onore qui detto, è l’onore intrinseco. V’è poi l’estrinseco, che consiegue all’intrinseco; ed è, che tu preponga l’anima tua, siccom’ella merita, a tuttociò, che vaglia meno di lei. E che è ciò? Tutto il caduco : perchè il caduco è manchevole, ed ella è eterna. « Da illi, adunque, da illi honorem secundum meritum suum. — Onorala secondo che ella merita », con prezzarla più dell’amicizia vana degli uomini, con prezzarla più della riputazione, con prezzarla più della roba, con prezzarla più della vita medesima corporale, che a te è sì cara. Questo è il suo merito. « Cuncta quae habet homo, dabit pro anima sua. — L’uomo darà tutto ciò che ha per l’anima sua » (Giobbe 2, 4). E come dunque ritroverassi chi con tanta facilità non tema fin di venderla all’inimico? Fili, non far così, che ti pentiresti. « Fili, serva animam tuam — Figliuolo, custodisci l’anima tua » da chi pretende rubartela per un niente, e così « da illi honorem secundum meritum suum — onorala secondo che ella merita ».

III.

Considera, che il sommo onore dell’anima non è però nè il farle tener lo scettro, come a Reina, nè preferirla a tutti i beni manchevoli della terra. Questo è un onor tale, che ognuno, per imperfetto che sia, è tenuto darglielo. Ve n’è un altro, ch’è proprio de’ più perfetti, ed è, che ancora in terra tu facciale goder Dio : « Anima mea illi vivet. — L’anima mia per lui vivrà » (Salmo 22, 31). Questo è il fine, per cui ella è stata creata. E perchè dunque vuoi per lo meno differirglielo all’altra vita? Daglielo ancora in questa più che tu puoi, con attendere all’Orazione, con pensare a Dio, con parlar di Dio, con trattare fra te più che puoi con Dio : « Vivemus in conspectu ejus. — Vivremo dinanzi a lui » (Osea 6, 3). E che bell’onore l’è questo se tu glie ‘l fai! Anzi quest’onore farà, che tu facilmente mantengale l’uno e l’altro de’ primi due. Perchè chi tratta molto con Dio, vilipende i sensi, e così non v’è rischio, che voglia ad essi soggettare mai l’anima come serva: e chi tratta molto con Dio, vilipende più parimente tutto il caduco, e così non ci è pericolo, che giammai l’anteponga al valor dell’anima. « Fili, dunque, serva animam tuam — Figliuolo, custodisci l’anima tua » dentro te stesso col raccoglimento interiore, che non la lascia vagare, come se fosse una vilissima fante, per ogni strada : Filia vaga (Geremia 31, 22). E così « da illi honorem secundum meritum suum — onorala secondo che ella merita ».

IV.

Considera, che qual mezzo ad ottener tutto questo più facilmente, il Savio ti raccomanda, che sii mansueto : In mansuetudine serva animam tuam. Nè devi prenderne maraviglia; perchè nessuna cosa più ti pregiudica a far dell’anima tua quella stima, che si conviene, quanto l’esser tu facile ad alterarti. E la ragion è perchè l’alterazione intorbida l’intelletto, e quando è grande, ancor l’offusca, e l’oscura : e in tale stato, come vuoi tu fare dell’anima quella stima, che si conviene? L’anima non si stima a forza di ciò, che dettano i sensi esterni, perchè anzi questi ti diranno sciaurati, che la disprezzi: si stima a forza di ciò, che dettati l’intelletto. E però vedi quanta ognor sia la necessità di tenerlo sgombro? E ciò fa la mansuetudine, con reprimere in tempo le alterazioni, che potrebbono sollevarsi. Quindi è, che ad ascoltare la verità, questa è la disposizione più ricercata; la mansuetudine : « Esto mansuetus ad audiendum verbum Dei. — Ascolta con mansuetudine la parola di Dio » (Ecclesiastico o Siracide 5, 13). Perchè questa è la disposizione più opportuna a conoscerla : tanto che, secondo Sant’Agostino, mansueti son quei, che non contraddicono punto alla verità: Non contradicunt verbo veritatis, perchè i mansueti più degli altri hanno scarico l’intelletto da tutti i nuvoli; e così data nel resto la parità, la conoscono più degli altri. Ecco dunque ciò che farà la mansuetudine. Ti manterrà l’intelletto purgato, e placido sì, che tanto più rettamente giudichi delle cose. E s’è così, non vedi quanto importa, che di proposito tu procuri non alterarti? Fili, in mansuetudine serva animam tuam. Se ti alteri, l’intelletto è già perturbato, mentre nessuna cosa perturbalo più dell’ira : « Turbatus est a furore oculus meus. — Per il furore l’occhio mio si è ottenebrato » (Salmo 7, 8). E in un tale stato non solo non darai all’anima tua quell’onore, ch’ella si merita, ma glielo toglierai: anzi la manderai, se bisogni, ancora a sbaraglio con sommo suo vitupero.

V.

Considera, come quella gloriosa Santa, che in questo dì più spezialmente si venera, lasciò mirabile esempio in tutto questo, che il Savio ti ha qui richiesto. Perchè chi può spiegar, quanto bene ella die’ sempre all’anima quell’onore, che deve darsele? O la consideri nello stato suo virginale, e quivi più che mai le die’ il primo onore, facendola comandare perfettissimamente al corpo ribelle. O la consideri nello stato suo coniugale, e quivi più che mai le diede il secondo onore, con preferirla, anche nella regia fortuna, che l’adulava, a tutto il caduco. O la consideri nello stato suo vedovile, e quivi più che mai le die’ il terzo onore, facendole di proposito goder Dio in una contemplazione non solamente quotidiana, ma assidua. Tutto questo poi singolarmente ella ottenne con la sua segnalata mansuetudine. Che però questa è quella virtù, nella quale ella si rende più cospicua, non solamente possedendola in sè, ma trasfondendola facilmente in altrui: tanta fu la forza ch’ell’ebbe in sedar gli animi tra di loro alterati. Però figurati, ch’ella ti miri dal Cielo, e che qual Madre amorevole ancor ti dica di bocca propria : « Fili, in mansuetudine serva animam tuam. — Figliuolo, custodisci colla mansuetudine l’anima tua », come ho fatt’io (che però godo adesso sì bella gloria), « et da illi honorem secundum meritum suum — e onorala secondo che ella merita ».

Archivio delle meditazioni