GENNAIO
XXXI. GIORNO
Sopra l’Amor del Prossimo.
« In hoc cognoscent omnes, quia Discipuli mei estis, si dilectionem habueritis ad invicem. — In questo conosceranno tutti che siete miei Discepoli, se avrete amore l’uno per l’altro » (Vangelo di Giovanni 13. 35).
I.
Considera qual distintivo sia quello, onde il Signore ha voluto, che i suoi Discepoli, cioè i Cristiani, siano ravvisati dal rimanente di tutto il Genere umano. Non i miracoli, non la scienza, non la saviezza, non alcun’altra di tante prerogative, ch’essi posseggono; ma la dilezione scambievole : «In hoc cognoscent omnes, quia Discipuli mei estis, si dilectionem habueritis ad invicem. — In questo conosceranno tutti che siete miei Discepoli, se avrete amore l’uno per l’altro ». Vedi però, che privilegio è mai quello, il quale ha sortito, fra tutte l’altre virtù, questa carità benedetta: essere la propria divisa di un Cristiano! Non basta questo solo a far sì, che te n’innamori?
II.
Considera, che mentre questa dilezione ha da essere il distintivo de’ Cristiani, conviene per infallibile conseguenza, ch’ella non sia una dilezione ordinaria, ma grande assai, cioè maggiore di quanta n’abbian fra loro tutti i Maomettani, tutti i Gentili, tutti i Giudei, tutti i non seguaci di Cristo: perchè altrimenti ella non sarebbe bastante a farli discernere, dove omne animai, come l’Ecclesiastico disse, «diligit simile sibi. — Ogni animale ama il suo simile » (Ecclesiastico o Siracide 13, 19). E pure Cristo non solo volle ch’ella fosse bastante a farli discernere, ma a farli anche discernere immediatamente, infallibilmente, e presso qualunque popolo. Immediatamente, e però disse: «In hoc — in questo » non « ex hoc — da questo »: infallibilmente, e però disse: «cognoscent — conosceranno » e non « conjicient — conghiettureranno » : presso ogni popolo, e però disse « omnes — tutti », non « plurimi — moltissimi ». Figurati dunque tu, qual sorte di dilezione egli ha mai richiesta. Sicuramente una dilezione sceltissima, sublimissima, sovrumana, e tal, che non possa nè pur venire imitata sì agevolmente da’ suoi contrarii, come vengon talvolta imitate certe altre virtù propriissime de’ Cristiani, l’umiltà, la pazienza, la povertà, la rara austerità della vita; che come l’oro, trovano anch’esse sulla terra più d’uno, che le falsifichi. Pare a te, che tal sia la tua?
III.
Considera, che difatti ha Cristo ottenuto ciò che bramò; cioè, che questa dilezione fosse il segno, per cui discernere i suoi seguaci dagli altri: onde più volte dissero attoniti gl’idolatri fra loro, favellando de’ Cristiani: «Videte quomodo se invicem diligunt. — Osservate come si amano l’un l’altro ». E così è certo, che questo detto di Cristo: « In hoc cognoscent omnes etc. — In questo conosceranno tutti ecc. », non solo fu precetto, ma predizione: «cognoscent — conosceranno»: non essendosi mai veduti in veruna Setta quegli eccessi di Carità, che in tanto numero hanno usati sempre i Cristiani, non sol fra loro, ma ancora a prò dei più implacabili loro persecutori, servendoli cordialmente in tempo di peste, ricomperandoli schiavi, ristorandoli, ricoprendoli, e dichiarandoli fin eredi talvolta dei proprii beni, nell’atto stesso, che ricevevano di loro mano la morte. Va pur tu discorrendo per quante Religioni mai sieno al Mondo, nessuna potrà mai vantare atti simili a quelli della Carità Cristiana.
IV.
Considera quanto bene ha provveduto il Signore con tal precetto alla Chiesa sua, mentre ha voluto che tutti in essa « dilectionem habeant ad invicem — si amino scambievolmente », e che però tutti anche siano collegati fra loro in perfetta unione: che ciascuno ami tutti, che tutti amino ciascuno, sicché mai non si abbia a strappare quel forte vincolo, con cui da principio gli strinse. Ma qual fu questo vincolo? Sai tu quale? Un vincolo triplicato, che è il più gagliardo: « Funiculus triplex difficile rumpilur. — Una cordicella a tre fili si rompe diffìcilmente (Qoèlet 4, 12). E tal fu quello che ebbero « ad invicem — scambievolmente » tutti i suoi primi fedeli: d’intelletto, di voleri, di usanze. D’intelletto, che però dicesi che « erant cor unum — erano un sol cuore » per l’unità della fede: di voleri, che però dicesi, che « erant anima una — erano un’anima sola » (Atti degli Apostoli 4, 32) per l’unità delle brame: di usanze, che però dicesi, che « habebant omnia communia — avevano tutto comune » (Ibidem), per la uniformità delle operazioni. Se i Cristiani tuttavia collegati in sì bella forma si contentassero di non avere scambievolmente altra gara, fuor che in amarsi, chi mai potrebbe agguagliare la lor potenza? Ma non può credersi quanto una lega tale dispiaccia all’Inferno. E però non è maraviglia se in tanti modi egli si affatichi a distruggerla. Certo è, che dove dovrebber tutti essere più solleciti di serbare unitatem spiritus, come l’Apostolo disse, « in vinculo pacis — l’unità dello spirito mediante il vincolo della pace » (Lettera agli Efesini 4, 3), sono oggidì più feroci le ribellioni, le rotture, le scisme. Infelici Cristiani, che non conoscono di che alto bene si privino in disunirsi! Ma come ardiscono di chiamarsi Cristiani? Quei solamente son tali, che hanno l’insegna de’ seguaci di Cristo: «Dilectionem habent ad invicem — hanno amore scambievole ».
V.
Considera qual sia la cagione, per cui i Cristiani vengono a perdere questa dilezione scambievole, che fu loro sì raccomandata da Cristo. La cagione è, perchè non amano Cristo. Non vedi tu ciò che succede nel circolo? Quanto più le linee si accostano al loro centro, tanto stanno più unite fra loro; quanto più se ne scostano, tanto più ancor si dividono in infinito. Or questo è ciò, ch’anche accade nel caso nostro. Se ci trovassimo tutti uniti in Gesù, pensando a lui, parlando di lui, procurando di dare in tutte le cose sol gloria a lui; qual dubbio c’è, che ci troveremmo unitissimi ancor fra noi? Ma noi amiam lui pochissimo; e però non è maraviglia, se pochissimo an-r cora tra noi ci amiamo. Fa dunque ciò ch’io ti dico: studiati in prima di acquistare un affetto svisceratissimo al Signor tuo. Allora tu bramerai pur di mostrarglielo in qualche forma. Ma non sapendo ciò che potere di bene mai fare a lui, ch’è ricco di tutto; che t’avverrà? Che tu ti volga a procurare di farlo almeno a coloro in cui benefichi lui. E tali sono i tuoi prossimi.