OTTOBRE
XXX. GIORNO
Mezzi per superare gl’impeti della collera.
«Sit autem omnis homo tardus ad iram. Ira enim viri justitiam Dei non operatur. — Sia ogni uomo tardo all’ira. Perciocchè l’ira dell’uomo non opera la giustizia di Dio » (Lettera di Giacomo 1, 19).
I.
Considera quanto sian frivole le tue scuse qualor tu dici, che se tu monti in collera facilmente, non puoi far altro : la tua natura è focosa. Se ciò valesse non dovrebbe dunque San Giacomo con legge sì universale qui dire a tutti, che all’adirarsi siàn tardi : Sit autem omnis homo tardus ad iram; ma dovrebbe anzi providamente distinguere sesso da sesso, stato da stato, complessione da complessione. Mentr’egli dunque non eccettua alCun uomo da una tal legge, segno è che ogni uomo può con la grazia giugnere a trionfare della natura, come ne giunse a trionfare in sè Davidde, il qual benchè fosse di natura sanguigna, e spiritosissima, forse anche più della tua, seppe fare atti di mansuetudine, tanto eroici, or verso Saulle, or verso Semei, or verso altri suoi nimici, che in riguardo di quelli singolarmente dimandò a Dio sull’ultimo de’ suoi giorni, che si degnasse di fargli misericordia : « Memento, Domine, David, et omnis mansuetudinis ejus. — Ricordati, o Signore, di Davidde, e di tutta la sua mansuetudine » (Salmo 132). Sai donde avviene però, che in egual modo tu non sai vincere ancor la natura tua? Perchè non ti piace il combattere. Fa ancora tu, come questo Re Santo medesimo, il qual dicea : « Persequar inimicos meos, et comprehendam illos, et non convertar donec deficiant. — Terrò dietro a’ miei nemici, e li raggiungerò, e non tornerò indietro finchè non siano consunti » (Salmo 18, 38). Piglia di mira ad abbattere questi moti di collera sregolata, che in te prevalgono. Non passi dì, che non ti esamini intorno ad essi con modo straordinario per non avvezzarti a sprezzarli. Qualor tu nell’atto medesimo te ne avvedi, fa tosto un atto contrario qual credi meglio, o di sommissione, o di scusa, per cui si sconti. Accusa ciascun d’essi ogni sera dinanzi a Dio con intenzione di confessarli a suo tempo dolentemente : pentiti, proponi, dimanda a Dio sopra tutto, che ti conceda di non trascorrere in così continue cadute. Fa dico tuttociò con perseveranza : e di poi vedrai, se soggiogata la natura ribelle, potrai tu pure dire alla fine col medesimo Davidde « Magnificavit Dominus facere nobiscum: fatti sumus laetantes. — Il Signore ha fatto cose grandi per noi : siamo inondati di letizia » (Salmo 126, 3). Che credi tu che volesse intender l’Apostolo quando disse : « Pax Dei exultet in cordibus vestris. — La pace di Dio trionfi ne’ vostri cuori »? (Lettera ai Colossesi 3, 15). Volea ch’una pace tale giugnesse un giorno a fare in te quella festa la quale è propria di chi ha riportata la palma : Pax Dei superet in cordibus vestris: così hanno letto più altri. Segno dunque è, che questa pace di Dio, la qual non è altro, che la tranquillità de’ costumi, l’affabilità, l’amorevolezza, la mansuetudine, può vincer la sua nimica, può vincer l’Ira.
II.
Considera, come l’Ira non è una passion di quelle, che dicon vizio, com’è la gola, l’accidia, l’alterigia, l’invidia, e più altre tali. E’ una passion naturale, comune a tutti, ancora agli uomini Santi. Ond’è, che l’adirarsi, assolutamente parlando, non è peccato. Fin di Cristo medesimo sappiamo più di una volta, che si adirò contro i Farisei : « Circumspexit eos cum ira. — Girò gli occhi sopra di essi con ira » (Vangelo di Marco 3, 5). E contro i violatori del sacro Tempio si adirò di maniera, che fatto un flagel di funi, gli andò a scacciare di là fin di propria mano. Peccato è l’adirarsi fuor di ragione, cioè o contro chi non si deve, o prima che non si deve, o più che non si deve, o in quello che non si deve. Però hai da figurarti che l’Ira è come un soldato datoci da Dio perchè militi alla ragione. S’egli non si muove a operare senza di questa, e l’ubbidisce, e la venera, buon soldato : allora è reo quando egli vuol disprezzarla. Ed eccoti donde avviene che qui non dice San Giacomo, che tu non ti adiri mai : Ne irascaris: ti dice solo che all’adirarti sii lento, tardus ad iram. Perchè quantunque sia l’Ira un soldato bravo, con tutto ciò tu non hai a valertene a tutte l’ore: ma solo in casi di estrema necessità. Mercè che quanto egli è bravo, altrettanto egli è fervido, e così non è tanto facile il regolarlo, dapoi ch’è chiamato in aiuto dalla ragione, quanto era non lo chiamare. Fa egli il più delle volte come Gioab, il quale andò con ordini aggiustatissimi ricevuti da Davidde suo Signore, intorno al temerario Assalonne, ch’erano di arrestarlo sì bene, di custodirglielo, di condurglielo, ma non di levarlo di vita : « Servate mihi puerum Absalon. — Salvatemi il figliuolo Assalonne ». E quando egli poi fu nel fatto, giudicò di saperne assai più di Davidde, e volle a tutti i patti, con tre acutissime lance passare il cuore al figliuol ribelle, per mettere più in sicuro il suo regno al padre. Così fa l’Ira. Quand’ella ha già l’arme in mano, facilissimamente trascorre i limiti che furono a lei prescritti dalla ragione, quasi che sian troppo angusti. E però dice S. Giacomo che tu sii tardo ad usarla : Tardus ad iram, cioè ad iram adhibendam: perchè non è da tutti il saperla tenere a segno. Di’ tu, per te medesimo, quante volte ti movesti da zelo a condannar qualche scandalo da te scorto, o da te saputo : ed alla fine eccedesti a parlar con poco rispetto del superiore, ch’era tenuto impedirlo, e non l’impedì? Vero è, che l’Ira non solamente è cattiva quando ella eccede gli ordini ricevuti dalla ragione, ma quando ancor non gli aspetta pazientemente, e fa come San Pietro, il quale dimandò al Signore nell’Orto se dovevasi mettere mano all’armi : « Domine, si percutimus in gladio? — Signore, adopreremo noi la spada? » E dipoi senza attender la risposta, vi mise mano : « Et percussit servum Principis Sacerdotum. — E ferì un servo del Principe dei Sacerdoti ». Però in tal caso quali sono le tue parti? Frenarla subito : « Sinite usque huc. — Basta così » (Vangelo di Luca 22). Se non la raffreni subito, allora pecchi, perchè la vuoi prima di ascoltar la ragione.
III.
Considera, che come San Giacomo disse, che qualunque uomo sia tardo a sdegnarsi; così poteva anche dir, che non sia veloce : tanto più che tale era stata appunto la formola, che aveva già usata il Savio tiell’Ecclesiaste : Ne sis velox ad irascendum. Con tutto questo non si è S. Giacomo contentato di ciò. Vuole, che non solamente tu non sii veloce a sdegnarti, ma che sii tardo : tardus ad iram. Perchè nella legge vecchia si condiscendeva un poco più a certe umane naturalezze. E la ragion era, perchè non v’ era ancor quel vigor di grazia, che Cristo nella nuova ci ha meritato con la sua morte. E molto più si dava campo anche all’Ira, perchè tutta quella era legge di minacce, di tempeste, di turbini, di gastighi, e però spesso veniva necessità di por l’Ira in opra. Ma la nuova non è così : è legge di amore. E perciò tu vedi, che quando quei due figliuoli del tuono, Giovanni e Giacomo, volevano far venir fuoco dal Cielo sopra i Samaritani, che avevano ricusato di dar ricetto a Cristo : « Domine, vis dicimus, ut ignis descendat de Cielo, et consumat illos? — Signore, vuoi tu che noi comandiamo che piova fiamma dal Cielo, e li divori? » Cristo gli rimproverò con dir loro, che non sapevano da quale spirito fossero a ciò sospinti : « Et conversus increpavit illos, dicens: Nescitis cujus spiritus estis — Ma egli rivoltosi ad essi, gli sgridò, dicendo : Non sapete a quale spirito apparteniate » : volendo con ciò inferire, ch’erano già passati i tempi d’Elia : « Filius hominis non venit animas perdere, sed salvare. — Il Figliuolo dell’uomo non è venuto per isperdere gli uomini, ma per salvarli » (Vangelo di Luca 9, 56). E così se anticamente bastava non essere allo sdegnarsi precipitoso : Ne sis velox ad irascendum: adesso bisogna ancor esser lento : tardus ad iram. Non credere adunque tu di procedere da perfetto Cristiano, se per sorte sei facile ad adirarti anche giustamente: perchè il zelo (ch’altro veramente non è che l’Ira santa, la quale non può patire di vedere al mondo trionfare l’iniquità) deve ben essere forte sì, ma soave: atteso che tale appunto fu quel di Cristo. Però fu scritto, che in lui non si sarebbe scorta mai nè tristezza, nè turbolenza : « Non erit tristis, neque turbolentus — Non sarà triste nè turbolento » (Isaia 42, 4) : non tristezza, perchè questa è propria di chi non ha forza di conseguire il suo fine, non turbolenza, perchè questa è propria di chi lo conseguisce, ma con tumulto. E così tu vedi come Cristo nel colmo del suo calore, che fu quando scacciò dal Tempio i violatori di sopra detti, mostrò un zelo e fortissimo, e soavissimo. Fortissimo, perché ottenne quel che volea, soavissimo, perchè fu tale sì quanto all’atto, sì quanto ai mezzi, sì quanto al modo. Se riguardi l’atto, non si curò di uccidere quei ribaldi, di ferirli, di fracassarli, ma sol di metterli in fuga. Se riguardi i mezzi, si valse a ciò non d’altro più, che di un flagello di semplici funicelle; e se riguardi il modo, lo seppe fare con tanto di modestia, e di maestà, che niuno degli scacciati potè non lo venerare; e con tanto di aggiustatezza, e di amabilità, che i circostanti in vece di spaventarsi ad un atto tale, gli corsero tosto attorno per fargli istanza d’esser da lui sollevati ne’ lor languori : « Et accesserunt ad eum et claudi in Tempio; et sanavit eos. — E si accostarono a lui nel Tempio de’ ciechi e degli zoppi; e li risanò » (Vangelo di Matteo 21, 14). Oh quante volte tu reputi, che sia zelo quello che ti fa perdere ogni dolcezza, al vedere, all’udire degli altrui falli ! E non è così. E’ l’Ira tua naturale, la quale arriva sotto apparenti pretesti a subornar la ragione, nè mai si acquieta finchè non le cavi finalmente di mano un ampio salvocondotto, benchè surrettizio, e sforzato, d’esser lasciata scorrere a piacer suo quasi fosse zelo.
IV.
Considera come il zelo ha due parti. Una è punire le ingiurie che a Dio si fanno : l’altra impedirle. Le punisce con vituperare chi le commette, con riprenderlo, con rampognarlo, e con mortificarlo ancor acremente. Le impedisce con le ammonizioni private, che gli va a fare, con pregar per lui, con patir per lui, con offerire a Dio penitenze per lui. Tu sei prontissimo alle prime parti del zelo, che sono da superiore, e sei trascuratissimo alle seconde, che sono comuni a tutti. Che segno è ciò? Segno è, che non è zelo vero quel che in te credi. E’ l’Ira tua che va sotto nome di zelo; se non è forse ambizione ancora, e alterezza che lo pretende. Adempi prima quello che il zelo ha d’umile, e allora potrai più fidarti di lui, qualor ti stimoli a ciò ch’egli ha di spezioso.