MAGGIO
XXX. GIORNO
I patimenti del mondo quanto inferiori alla mercede della Gloria.
« Existimo, quod non sunt condignae passiones hujus temporis ad futuram gloriam, quae revelabitur in nobis. — Giudico, che i patimenti di questa vita non son proporzionati alla gloria futura, che si rivelerà in noi » (Lettera ai Romani 8, 18).
I.
Considera quanto modestamente parlò l’Apostolo, quando egli disse « Existimo — Giudico », di una cosa, di cui potea tanto giustamente dire « Scio — So ». E non era egli stato sul terzo Cielo a vagheggiar quella gloria di cui trattava? Contuttociò disse « Existimo — Giudico », a dinotarti, che quando ancora non fosse più, che una opinione probabile, che quella gloria sia sì eccelsa, sì esimia, qual ei la scorse, dovresti fare il possibile a guadagnartela. Non vedi ciò, che fanno coloro, i quali si son dati a cercar tesori? Può essere bene spesso, che in vece d’oro non trovino, se non zolle di creta gialla. E pure stentano, sudano, e si condannano a vivere nelle grotte, e ancora a morirvi, solo perchè han per probabile trovar oro. Benchè non credere, che mentre qui l’Apostolo dice « Existimo — Giudico », egli dubiti punto di ciò che dice. Dice piuttosto « Existimo — Giudico », per farsi beffe di te, che mostri ancora di dubitare d’una cosa, che tanto è certa. Dice meno, ma più significa, che se dicesse anche « Scio — So ».
II.
Considera, quale sia finalmente quella moneta, con cui si compra la gloria del Paradiso ; non altro, che i patimenti di questa vita : Passiones hujus temporis. La povertà, le ignominie, le infermità, le persecuzioni, gli stenti, i sudori, le varie tribolazioni, che Dio ti manda. Sicchè qualora tu sdegni queste tribolazioni, sdegni quella moneta che Dio, come a poverello, ti dà per sì grande acquisto. E dove hai tu mai veduto, che si lasciasse di correre ansiosamente, di contrastare, di combattere, di lottare, laddove un Principe, in occasione di qualche celebre festa, gittò monete tra la sua povera gente? E pure tu non daresti neppure un passo a raccogliere quella tribolazione che Dio ti dà solamente per farti ricco : Renuerunt accipere disciplinam (Geremia 5, 3).
III.
Considera, che quei patimenti, che tu sopporti per Dio, sono, è vero, tante monete, con cui ti comperi quell’alta gloria celeste; ma non sono però monete condegne. « Non sunt condignae passiones hujus temporis ad futuram gloriam, quae revelabitur in nobis. — I patimenti di questa vita non son proporzionati alla gloria futura, che si rivelerà in noi » : perchè quantunque sieno monete condegne per il valore, non sono però condegne per la materia. E se pur sono condegne per il valore, questo medesimo si deve attribuire alla gloria, che le fa tali: nel resto se si riguardino per se stesse, che valor hanno? nessuno affatto. Pare a te dunque, che tutti i tuoi patimenti possano aver una minima proporzione col Paradiso? Se non altro, i tuoi patimenti sono tutti legati al tempo, passiones hujus temporis: e quella gloria sarà futura, ad futuram gloriam, cioè sarà dopo il tempo. Ma chi non sa, che non altro dopo il tempo rimane, che l’eternità? Or mira un poco, qual proporzione mai possano avere insieme il temporale, e l’eterno! Quella ch’è tra il punto e la circonferenza, cioè nessuna: « In momento indignationis abscondi faciem meam parumper a te, et in misericordia sempiterna misertus sum tui. — Nel momento dell’ira ascosi per poco a te il mio volto, e con sempiterna misericordia ebbi pietà di te » (Isaia 54, 8).
IV.
Considera, che se pure ti seguita a parer duro di patire per tanta gloria, è perchè ella ti sta nascosta. Ma non temere: quanto prima ell’apparirà: Revelabitur. Oh se il Signore alzasse un poco quel velo, che la ricopre, e desse a contemplartene almeno un saggio : beato te! non potresti già contenerti di non gridare: Patiamo pure, affatichiamo, affanniamoci, arriviamo ancora a morire per tanto acquisto: « Vidimus terram valde opulentam, et uberem, nolite negligere, nolite cessare. — Abbiam veduta una terra molto ricca, e fertile, non siate negligenti, non vogliate frappor dimora » (Giudici 18, 9). Ma finalmente questa gloria al presente può essere rivelata a te, te ‘l concedo; ma non in te. Perchè sia rivelata in te, è necessario aspettar, che passi il presente, perchè è futura. Benchè sai tu, per qual cagione singolarmente l’Apostolo dica di questa gloria, che « revelabitur in nobis — si rivelerà in noi »? Per dimostrarci la differenza, che è tra la gloria terrena, di cui tu sei tanto vago, e la celestiale. La terrena è tutta fuori di te. Le dignità, le approvazioni, gli applausi ti fanno, è vero, glorioso. Ma non vedi, che gloria al fine sia questa? E’ gloria, che tutta sta intorno a te solamente, ma non in te; e però quando muori, bisogna che tu la lasci: « Non descendet cum eo gloria ejus. — Non andrà dietro a lui la sua gloria » (Salmo 49, 18). Ma quella gloria celeste sarà tutta nell’intimo di te stesso : Regnum Dei intra vos est (Vangelo di Luca 17, 21). E però durerà quanto duri tu; ch’è quanto dire, durerà eternamente.