GIUGNO
XXX. GIORNO
La Commemorazione di S. Paolo.
Quanto fosse intenso l’amor di San Paolo verso Gesù.
« Quis nos separabit a charitate Christi? Tribulatio? an angustia? an fames? an nuditas? an periculum? an persecutio? an gladius? (sicut scriptum est: quia propter te mortificamur tota die; aestimati sumus sicut oves occisionis) sed in his omnibus superamus propter eum, qui dilexit nos. — Chi ci dividerà dalla carità di Cristo? forse la tribulazione? forse l’angustia? forse la fame? forse la nudità? forse il pericolo? forse la persecuzione? forse la spada? (conforme sta scritto : per te noi siamo ogni dì messi a morte; siamo riputati come pecore da macello) ma in tutte queste cose siamo vincitori per colui, che ci ha amati » (Lettera ai Romani 8, 35).
I.
Considera quanto unito per via di amore dovea trovarsi l’Apostolo al suo Gesù, quando egli proruppe in questa accesa illazione : « Quis ergo nos separabit a charitate Christi? — Chi adunque ci dividerà dalla carità di Cristo? ». Fu quasi uno sfidar tutti i mali a provar se essi potevano mai far sì, che più non lo amasse. Perchè quantunque possano queste parole, « a charitate Christi — dalla carità di Cristo », aver doppio senso : significare l’amor di Cristo verso di Paolo, e significare l’amor di Paolo verso di Cristo; contuttociò, secondo il parer comune, ha da giudicarsi, che vogliano affermar più questo, che quello : altrimenti par, che l’Apostolo avrebbe più propriamente dovuto dire : « Quis separabit Christum a charitate nostra? — Chi dividerà Cristo dalla nostra carità? » che dire: « Quis nos separabit a charitate Christi? — Chi dividerà noi dalla carità di Cristo? ». Dipoi qual dubbio, che tutti i mali, che noi patiamo per Dio, quae superamus propter eum, qui dilexit nos, non possono fare, ch’egli non segua ad amarci? Piuttosto fanno, che ci ami anche più di prima. Il rischio è, che noi non ci ritiriamo per essi dall’amar lui, quasi che troppo allor ci costi l’amarlo. Ma ciò l’Apostolo si promise di certo, che non sarebbe avvenuto rispetto a sè, e però conchiuse : « Quis ergo? — Chi dunque? ».
II.
Considera, che con queste parole sfidò, come ho detto, l’Apostolo tutti i mali. Perchè tutti i mali, o appartengono alla vita, o appartengono alla morte. Però tu vedi, ch’egli sfidò prima i primi, e dipoi i secondi. E perchè tra i primi, appartenenti alla vita, alcuni sono di corpo, ed altri di animo, prima sfidò quei, che appartengono al corpo, e poi sfidò quei, che appartengono all’animo. Al corpo appartengono le tribulazioni, siccome quelle ch’han tolto il nome dai triboli, che formano nelle carni dolor sì acuto : e così gridò : tribulatio? All’animo appartengono le angustie, che sono quelle, che stringono all’uomo il cuore, quand’egli non vede via di potere uscire da quelle tribulazioni, nelle quali è incorso; e così gridò : an angustia? Di queste tribulazioni poi, che si sono dette, alcune consistono nella carenza di quello, ch’è necessario a sostenere la vita, com’è il vitto, e il vestito : e però l’Apostolo sfidò prima la fame, appresso la nudità: an fames? an nuditas? Altre consistono nella tolleranza di quello, che non la toglie di fatto, ma la può togliere con molta facilità; e tutto ciò egli racchiuse sotto questi due soli vocaboli, e di pericoli, e di persecuzioni : An periculum? an persecutio? perchè o questo è un male, che vien da sè, e allora è detto pericolo; o pure questo è un male, che vien procurato da altri, e allora è nominato persecuzione. Quanto al mal poi, che si appartiene alla morte, egli disse tutto, mentre disse la spada : an gladius? perchè s’intende con ciò una morte non solo naturale, ma ancor violenta; s’intende scempio, s’intende strage, s’intende carnificina. Piaccia a Dio, che un solo di questi mali non dovesse esser bastevole a staccare te dall’amor di Cristo. Argomenta però qual virtù fu quella, che gli sfidò tutti insieme.
III.
Considera, che non isfidò l’Apostolo questi mali con tanta animosità, perchè fosser mali possibili, non probabili, come sono quei, che tu ti rappresenti talvolta nell’Orazione. Tu nell’Orazione talvolta ti rappresenti di esser dai Barbari del Giappone condotto prigion per Dio, di stare in catene, di stare in ceppi, e dipoi, d’esser sopra una pubblica piazza strascinato a bruciare, anche a fuoco lento, e frattanto ti pare di aver un cuore non solo volenteroso di tali mali, ma ancor ansioso, perchè sono tutti mali da te lontani, e sono possibili sì, ma non sono probabili. Non fu così nell’Apostolo. Egli quei mali sfidò, che gli erano non pur prossimi, ma imminenti, e però soggiunse, sicut scriptum est, etc. Sapea sè essere nel numero di coloro, di cui sta scritto, che dovean esser tuttodì dati a morte, come vilissime pecore di macello : Propter te mortificamur tota die, aestimati sumus sicut oves occisionis. E pur sapendo tutto ciò, stimò certo, che niuno scempio, che niuna strage, che niuna carnificina l’avrebbe fatto ritirar dall’amore, che portava a Cristo : Quis nos separabit a charitate Christi? Ecco però qual è la sorte de’ Santi, non solo mortificarsi, ma essere parimente mortificati, o piuttosto morti : mortificamur, e ciò di più tota die, ch’è quanto dir tutto il corso de’ loro giorni : Semper nos qui vivimus, in mortem tradimur propter Jesum (Prima lettera ai Corinzi 4, 11). Basti dire, che non sono distinti da quelle pecore, che sono elette al macello : aestimati sumus sicut oves occisionis: cioè da quegli animali, che sono uccisi con somma alacrità, con somma allegrezza, e senza minima sorte di compassione : « Venit hora, ut omnis, qui interficit vos, arbitretur se obsequium prestare Deo. — Verrà un tempo, in cui chiunque vi ucciderà, si creda di render onore a Dio ». Che dici a ciò tu, che sei così delicato? Tal è la sorte de’ Santi : patir per Dio, mortificari; con maniere ancor acerbissime, sicut oves occisionis. Però l’Apostolo non si curò di sfidare le prosperità; benchè ancora queste abbiano non di rado una forza grande a staccar la gente da Cristo : sfidò solo le avversità, perchè sapea, che per grazia del suo Signore non era scritto di lui, che su questa terra dovesse esser ben trattato dal Mondo, accarezzato, approvato, ma che bensì dovesse essere maltrattato : Scriptum est: quia propter te mortificamur tota die. Guai a coloro, di cui sta scritto il contrario !
IV.
Considera, che tu ancora, qualche volta, ti reputi assai disposto a patir molto per Dio, ne’ mali non solo possibili, ma probabili, nel vitto, nel vestito, in tali altri mali, ma poi quando si viene alla prova, non è così : cedi subito al primo assalto. Non così faceva l’Apostolo, non così. Egli sfidava i mali a dargli l’assalto; e poi quando questi giungevano, che faceva? gli superava : Sed in his omnibus superamus propter eum, qui dilexit nos. Talora tu ne superi alcuni, ma non già tutti, perchè a cagion di esempio, se resisti ai mali del corpo, tu cedi a quelli dell’animo : se resisti ai mali dell’animo, tu cedi a quelli del corpo. Egli superavali tutti : In his omnibus superamus. Che dissi gli superava? Gli andava ancor di proposito ad incontrare : che però dove nel latino sta « superamus siamo vincitori », nel greco sta « supervincimus — siamo sopravvincitori ». Vince colui, che sopporta animosamente quei mali, che gli succedono alla giornata, ma chi non contento di questo va di vantaggio ad incontrarne ancor altri, non pur vince, ma sopravvince, come appunto facea quel famoso Giob, che non pago di quei dolori, sì continui, sì crudi, che il suo nimico gli suscitava nel corpo, se gli accresceva, esasperando, co’ rottami, quelle ulceri, che potea mitigare co’ pannilini : testa saniem radebat. Che puoi dir tu, che non sol non sai sopravvivere in cose così minori, ma neppur vincere? non hai cagione giustissima di umiliarti? Senti come parla l’Apostolo : « In his omnibus superamus — in tutte queste cose siamo vincitori », non dice, « superamus hac omnia — di tutte queste cose siamo vincitori », ma « in his omnibus superamus — in tutte queste cose siamo vincitori », per dimostrare, che non finiva in quei mali la sua vittoria, ma se ancor più mali fossero stati possibili, egli era pronto a vincere ancor più mali.
V.
Considera, che non hai però tu da disanimarti. Tu ancor se vuoi, potrai, secondo il tuo stato, arrivare a tanto. Basta, che ancor tu t’innamori del tuo Gesù, perchè questo è quello, che dava unicamente all’Apostolo tanta lena : In his omnibus, diceva egli, in his oinnibus superamus propter eum, qui dilexit nos. Con queste parole, propter eum, potè significare due cose: e per l’affetto, il quale egli recava a Cristo, e per l’aiuto, il quale egli riceveva da Cristo : e l’uno, e l’altro potrà di certo avvalorare anche te. Che se tu vuoi esperimentar questo affetto, e sperar questo aiuto, fa in questa forma : mettiti a ponderare quanto il Signore si è compiaciuto di amarti. Non solamente « diligit — t’ama », ma « dilexit — ti amò »; mentre ti ha amato ancor tanto prima, che tu fossi punto applicato, o che tu fossi punto abile ad amar lui. « Dilexit — Ti ha amato », quando ti elesse « ante mandi constitutionem — prima della formazione del mondo », per ammetterti a parte della sua gloria, se tu la vuoi: « dilexit — ti ha amato », quando ti creò : « dilexit —ti ha amato », quando ti conservò : « dilexit — ti ha amato », quando ti offerse comodità tanto grandi ad operar bene: ma sopra tutto « dilexit — ti ha amato », quando egli tollerò per te mali tanto più gravi di quei, che per contraccambio da te richiegga. Qual sarà per tanto quel male, il quale ti assalta? « Tribulatio? —La Tribolazione? » ma non già saranno i tuoi triboli pari a quelli del tuo Gesù, che gli formarono una corona sì aspra. « An angustia? — Forse 1′ angustia? » ma quali angustie saranno alla fine le tue? saranno tali, che faccianti sudar sangue? « An fames? An nuditas? — Forse la fame? Forse la nudità? » ma il tuo vitto, ma il tuo vestito sarà sì povero, qual fu quello di Cristo, che menò per te sempre vita così stentata? Pauper sum ego, et in laboribus, a juventute. mea (Salmo 88, 16). « An periculum? — Forse il pericolo? » ma quanti egli ne corse, ancor bambinello, in phesi esterni? « An persecutio? — Forse la persecuzione? » ma quante ancor egli adulto ne ricevè ne’ paesi proprii « An gladius? — Forse la spada? » ma qui non accade, se non che tu levi i guardi al tuo Crocifisso. Potrai mai giugnere a tale stato per lui? Ecco però qui il tuo Signore: « Tentatus per omnia — Tentato per tutto », puramente per amor tuo. E s’egli a segno sì alto « dilexit te — ti ha amato », non potrai dunque a lui portare parimente ogni affetto, non potrai dunque da lui prometterti parimente ogni aiuto, sicchè tu ancora possa dir con l’Apostolo : « Sed in hìs omnibus superamus propter eum, qui dilexit nos — Ma in tutte queste cose siamo vincitori per colui, che ci ha amati » ; nè solo « superamus — siamo vincitori », ma « supervincimus — siamo sopravvincitori »?