La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

DICEMBRE

 

III. GIORNO

San Francesco Saverio Apostolo dell’Indie.

Chi propriamente debba dirsi successor degli Apostoli, e qualità a ciò necessarie.

« Sieut sagittae in manu potentis; ita filii Excussorum. — Quai saette in mano d’uomo poderoso; così sono i figliuoli degli Scossi » (Salmo 127, 4).

 

I.

Considera, che filii Excussorum sono qui chiamati per sentimento comune de’ sacri Interpreti, tutti i giusti, ma specialmente i successori magnanimi degli Apostoli. Tutti i giusti son senza dubbio filii Excussorum, perciocchè tutti riconoscono al pari per loro Padri gli Apostoli, a cui si dà questo titolo così bello, ch’hai qui sentito, perchè convien loro in doppio significato, di Scotitori, e di Scossi. Conviene in significato attivo di Scotitori, perchè affine di seguir Gesù fedelmente, scosser da sè non solo il giogo del mondo, ma ancora tutti gli attacchi, tutti gli affetti, e tuttociò finalmente, che di lui fosse, senza volerne ritenere, neppure nei piè, la polvere, dov’egli pretendesse di vivere, come prima, nemico a Cristo. E più conviene in significato passivo ancora di Scossi: perchè gli Apostoli furono scossi da tutti con infinite persecuzioni, rigettati, risospinti, e crivellati, come grani nel vaglio. E in ambidue questi sensi tutti i giusti si chiamano filii Excussorum, cioè « filii eorum, qui fuerunt Excussores, et filii eorum, qui fuerunt Excussi — figliuoli di que’ che furono Scotitori, e figliuoli di que’ che furono Scossi », perchè gli Apostoli furono da Dio generati : « In Christo Jesu per Evangelium ego vos genui. — In Cristo Gesù io vi ho generati per mezzo del Vangelo » (Prima lettera ai Corinzi 4, 15). Ma più figliuoli loro si chiamano tutti i loro magnanimi successori, perchè si sono studiati ancor d’imitarli in questo medesimo di scuoter da sè tuttociò che aveano di mondo, per poter meglio ridurre le anime a Cristo, e di lasciarsi anche tutti dal mondo scuotere. Tu sei tale? Interroga te medesimo, e vedrai quanto forse ancora sii lungi da sì bel vanto.

II.

Considera come di questi figliuoli più nobili degli Apostoli, cioè de’ lor successori nel grande ufficio di ridurre anime a Cristo, si predice qui dal Salmista, che dovean essere come tante saette in mano ad un poderoso saettatore, cioè in mano a Cristo. Perchè ad un solo cenno di lui, o del suo Vicario, dovean portarsi fino agli estremi del mondo con celerità prodigiosa : Sicut sagittae in manu potentis, ita filii Excussorum; nè solo dovean esser sì agili nel volare, ma retti nell’andare, risoluti nell’assaltare, profondi nel penetrare, come saette, ogni cuor più duro. Vero è, che se tra questi uomini, di veruno si avvera più, che fu tal saetta, sicuramente si avvera di quel gran Santo, di cui oggi tu veneri la memoria con nualche sorta di special divozione, di S. Francesco Saverio, il quale fu figliuolo degli Apostoli così degno, per l’imitazione eminente de’ lor costumi, che non solo si è meritato, come molti altri, il nome di uomo Apostolico, ma di Apostolo. Tu, se a questo Apostolo porti verun amore, apprendi all’esempio suo, di voler esser tu ancora, per quanto la qualità del tuo stato ti può permettere, qual saetta in mano del Signor tuo, cioè di Gesù, sagitta in manu potentis, affinchè se sei buono a nulla, si vaglia parimente di te, come a lui più piace.

III.

Considera come San Francesco Saverio fu una saetta agile nel volare. Appena udì la volontà del Signore, dichiaratagli dalla bocca di Sant’Ignazio suo Patriarca, che subito, senza pigliar altro seco, ch’una sottana, una Scrittura, un Breviario, per essere così più spedito al volo, andò da Roma a Lisbona, da Lisbona a Goa, da Goa alle Molucche, e dalle Molucche a Melinde, al Manavar, a Malacca, ed a tanti altri popoli fino allora anche incogniti del Giappone, non che dell’Indie, che in dieci anni soli egli divorò più di cento mila miglia di strada, eh’ è quanto dir fece tanto, quanto basterebbe a girar più di quattro volte la Terra tutta. Credi però, che se in dieci anni fe’ tanto, egli perdesse molte ore sue nelle vane conversazioni, nel sonno, ne’ sollazzi, nell’ozio, come fai tu? Oh quanto sei tu diverso da tal saetta, mentre tu vivi attaccato tanto alle proprie comodità, che non ti dà cuore di allontanarti per servizio Divino dalla tua patria, o di abbandonare quella Città, quella Comunità, quella casa, ove pare a te di trovarti con maggiori agi ! Di’ pure a Dio, che ad imitazione di questo Santo glorioso vuoi vivere ancora tu staccato da tutto: « Ecce ego, mitte me. — Eccomi, manda me » (Isaia 6, 8). Digli, che ti mandi ove vuole : « Jace sagittam — Tira la freccia », giacchè appartiene al saettatore disporre della saetta, e non alla saetta dispor del saettatore.

IV.

Considera come la saetta, non solo va con celerità prodigiosa, ove è indirizzata, ma ancor vi va con rettitudine somma. Non v’è pericolo, che per via mai si stravolga punto dal corso : anzi par ch’ell’abbia quasi occhi a veder lo scopo; tanto va a ferirvi diritta. E così fece San Francesco Saverio. Sempre ebbe dinanzi agli occhi la conversion delle genti, ch’era lo scopo, per cui sapeva d’essere stato spedito già fino all’Indie. Ond’è, che a quello si portò ancora con tanto di rettitudine, che non lo perdè mai di mira. Neppur volle per via divertir poche miglia fino alla patria, affine di consolare con la sua vista la vecchia madre. E pur ciò fece in passare per dir così da un mondo ad un altro. Pensa poi tu, se da altri affetti men pii, quali sono quei d’interesse, di albagia, di ambizione, di vanità, si lasciò punto deviar poi dal suo corso. Quindi è, che chi per consolare il suo spirito soleva andare comunemente a piè ignudi, anche sulle spine, e si abbassava ne’ suoi viaggi a servire di famiglio vilissimo ogni compagno, e nelle galee, e negli ospizi, e negli ospedali, e infin nelle stalle; quando poi scorgea, che la conversione delle anime richiedesse diversamente, non ricusò di sostener pomposissime ambascierie, e di ricevere incontri, alloggi, accompagnamenti, corteggi, eziandio magnifici; ma con tale distaccamento di volontà, che subito da quei ritornava più che mai lieto ai suoi vili uffizi : e si facea dotto co’ dotti, ignorante con gl’ignoranti, infermo con gl’infermi, mesto co’ mesti, e fin talor giuocatore co’ giuocatori. Tanta fu la rettezza de’ suoi andamenti. Non cercò mai la sua gloria, ma la Divina. Tu fai così? Oh quanto in te può l’amore di te medesimo! Questo è quello, che ti stravolge dall’andare con rettitudine in ogni cosa. Va qual saetta : « Tamquam sagitta emissa in locum destinatum. — Come saetta scagliata al luogo destinato » (Sapienza 5, 12). Va con volo rettissimo al tuo bersaglio.

V.

Considera, che se tu guardi una saetta scoccata da man possente, non sol ti sembra ch’ell’ahbia occhi a mirare dirittamente lo scopo ov’ella ha da giugnere, ma che abbia quasi cuore ancora da investire qualunque ostacolo, che se le frapponga di mezzo, e da superarlo; tanto ella va risoluta. E così fece San Francesco Saverio. Mira che risoluzion fu la sua! Non si lasciò spaventare da quegli Oceani, che ancor oggi si stimano formidabili dopo tante navigazioni. E pur allora erano appena scoperti. Che balze? Che fiumane? Che fossi? Che torrenti? Che freddi? Che fervori? Che climi per lui maligni? Non teme nulla. Furono infiniti coloro, che gli si posero attorno per ritenerlo dall’ire all’isola spaventosa del Moro. E pur egli vi volle andare, senza portar nemmen seco verun antidoto contro i veleni, che colà gli erano presagiti sì certi. Andò più volte ad assaltare a faccia a faccia la morte tra gli appestati : nè si atterrì quando più volte ancor se la vide portare incontro da coloro, che venivano a lapidarlo con grosse squadre. Basti dire, che fino alla Cina tentò l’ingresso. E benchè quel regno vastissimo fosse allora difeso da tanti monti, e da tanti muri, che lo rendevano impenetrabile a tutti, pur vi morì sulla soglia. E questa è risoluzione nel servir Dio. Tu fai così? Oh quanto facilmente ti lasci piuttosto tu ributtare indietro da qualunque minimo ostacolo che tu incontri ! « Sagitta Jonathae nunquam rediit retrorsum. — La freccia di Gionata non ha lasciato mai di saziarsi » (Secondo libro di Samuele 1, 22).

VI.

Considera come tutti questi suoi vanti di andare sì veloce, sì retta, sì risoluta, alla saetta non gioverebbono niente, se finalmente non arrivasse a penetrare con profondità tuttociò dov’è destinata : perchè a tal fine ella è in uso nelle battaglie, a trapassare violentemente i nemici ancor di lontano da parte a parte. Si può però dubitare, che S. Francesco Saverio, non possedesse una tal violenza, ma violenza innocente in supremo grado? « Violenta sagitta mea absque ullo peccato. — Violenta è la mia piaga, senza alcun mio peccato » (Giobbe 34, 6). Basti, a saper ciò, dare un guardo al numero di coloro, ch’ egli predicando ridusse, e alla qualità. Se rimiri il numero, egli battezzò di sua mano più di un milione, e dugento mila idolatri. Adunque fa da questo argomento, quanti mai furono quei, che lasciò battezzare da mano altrui, per aver agio di fare più grossi acquisti : « Sagittae tuae acutae: Populi sub te cadent. — Le tue penetranti saette : i popoli cadranno ai tuoi piedi » (Salmo 45, 6). E se miri la qualità, furono d’ogni genere di persone ancora più barbare. Onde, che saetta del Signore fu quella, che passò cuori di sasso più che di carne! Ma cosi va : « Sagitta ejus, quasi viri fortis interfectoris, non revertetur vacua. — La sua saetta, come di guerrier forte uccisore, non sarà senza effetto » (Geremia 50, 9). Cinque Re coronati caddero trapassati da tal saetta, e posero i suoi diademi a piè di Francesco per riportar di sua mano il sacro Battesimo. Ma quello, che più dimostrò la forza di tal saetta, era il rimirare come i convertiti da S. Francesco Saverio si discernevano dai convertiti dagli altri, tanto erano quegli più fedeli, e più forti in mantenere le promesse a Dio fatte nel battezzarsi. E che segno è ciò, se non che la saetta era bene passata addentro : « Sagittae tua in factae sunt mihi. — Io porto fitte nella mia persona le tue saette »? (Salmo 38, 3). Se non che ciò non dee rendere maraviglia, mentr’egli a convertir non usava la voce sola, ma mille industrie dettate dal suo spirito ferventissimo. Tu come hai forza di penetrare quell’anime, che per ventura ti studii ancora tu di ridurre talora a Dio? « Sagittae parvulorum factae sunt plagae eorum. —Ferite di saette lanciate da fanciulli divennero i colpi loro » (Salmo 64, 8). E per qual cagione? perchè non lasci che il braccio del tuo Signore possegga prima te, come si dovrebbe, per arrivar a far poi negli altri alta piaga.

VII.

Considera come, se osservi, la saetta in se stessa non ha da sè l’andar mai nè con celerità, nè con rettitudine, nè con risoluzione, nè con violenza; tutto ell’ha soltanto dal braccio che la scoccò. Che però sta scritto : « Sagittae potentis acutae — Saette acute vibrate da mano possente ». Fa che la saetta venga da braccio debole, siasi qual saetta si vuole, ell’è sempre ottusa. Acuta ell’è quando viene da braccio forte. Perciocchè allora ti passa sì intimamente a ferir sul vivo, che sembrati portar seco i carboni accesi : « Sagittae potentis acutae, cum carbonibus desolatorìis. — Saette acute, vibrate da mano possente, con i carboni divoratori ». Così è di noi. Da noi non vagliamo niente a ferire i cuori. Tutto il nostro valore ci vien da Dio. Se non che questa è la differenza che passa tra le saette materiali, e noi uomini, quando il Signore vuol prevalersi di noi come di saette : che quelle non possono ripugnar punto al braccio il quale le governa. Secondo l’impulso, che da lui riceverono in uscir dalla cocca, convien che vadano veboci, rette, risolute, veementi a ferire ognuno. Ma noi non così. Noi possiam pur troppo resistere a quel gran braccio, il qual si prevale di noi, perchè siamo saette libere. E però non è maraviglia, se riusciamo quasi saette avventate da un pargoletto : Sagittae parvulorum. La ragion è, perchè noi non lasciamo che Dio disponga di noi con pieno arbitrio. San Francesco Saverio si abbandonò totalmente in mano al Signore, nè sol non gli resistè, ma cooperò sommamente a quell’ alto impulso che ricevè dal Signore, quando il Signore lo volle spedire alle Indie, e però vi fece anche tanto in onor di lui. Fu saetta in manu potentis, cioè saetta, che non pretese mai punto di far da sè, ma che si lasciò totalmente guidar da Dio senza alcun risparmio; benchè dovesse in servizio di lui lasciar la vita; tu sei saetta « manus potentis — di mano poderosa »; ma non sei forse ancora « in manu potentis — in mano poderosa », perchè non ti lasci liberissimamente adoperare da Dio, come più gli piace, in servizio suo.

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