MAGGIO
XXIX. GIORNO
Cecità del secolo in non conoscere per Dio Iddio, ma le proprie passioni.
« Deus hujus saeculi excoecavit mentes infidelium, ut non fulgeat illis illuminatio Evangelii gloriae Christi, qui est Imago Dei. — Il Dio di questo secolo accecò le menti degl’infedeli, onde non risplenda per essi la luce del Vangelo della gloria di Cristo, il quale è immagine di Dio » (Seconda lettera ai Corinzi 4, 4).
I.
Considera, che per Dio s’intende un ben sommo, il quale come tale ha ragione d’ultimo fine, sufficientissimo a rendere soddisfatta ogni nostra brama. E così tuttociò, che ciascuno costituisce rispetto a sè come fine ultimo, sicchè in tal bene si quieti, è denominato per somiglianza, suo Dio. Vuoi tu dunque secondo la vera lettera, saper qual sia quel Dio del secolo, di cui qui si ragiona? E’ quel, che il secolo si costituisce per Dio. Il danaro, il diletto, la gloria. Questo è il suo ultimo fine, in cui sta contento; e questo è il suo Dio, uno in certa maniera, e trino ancor esso. Uno, perchè in sostanza è un fine medesimo di appagar la scorretta concupiscenza : Trina, perchè si distingue in tre beni di valore tra loro così uniformi, che non puoi dire, qual nell’estimazione del secolo sia maggiore: son tutti tanto. Ora questo Dio così falso, « Deus hujus saeculi — il Dio di questo secolo », è quello, che accecò gli animi degl’Infedeli sì crudamente, che non vedessero una luce peraltro manifestissima, quale in se stessa è la verità del Vangelo : Excaecavit mentes Infidelium ut non fulgeat. hoc est, ut non fulgeret eis illuminatio Evangelii Christi. E come gli accecò? Con gettare su gli occhi loro tutto ciò, che a questo fine potè trovare di più atto; agli avari ta polvere, a’ sensuali il fango, a’ superbi il fumo. Perchè se guardi bene, vedrai, che quanti Infedeli hanno contrariato alla dottrina Evangelica, hanno contrariato non per la sublimità de’ misteri ; perciocchè essi credevano cose spropositate, non che solo alte, come sono le nostre : ma perchè questa voleva mettere a terra un tal Idolo mostruoso, « Deum hujus saeculi — Il Dio di questo secolo », con distaccarli da’ loro sozzi interessi, da’ loro amori, dalle loro albagie : « In hoc apparuit Filius Dei, ut dissolvat opera diaboli. — A questo fine apparve il figlio di Dio, per distruggere le opere del Diavolo » (Prima lettera di Giovanni 3, 8). E non pare a te degno di compassione tanto di Mondo, che va a perir per questo Idolo maledetto? Che fai però, che non ti muovi a soccorrerlo non solo co’ sudori, ma ancor col sangue?
II.
Considera, che a trovare questi Infedeli, non ti è nè anche di necessità trascorrere sino all’Indie. Pur troppo stanno non già annidati, ma pubblici, ma palesi, nel cuor del Cristianesimo; e tali sono que’ Fedeli, che hanno la fede scompagnata dalle opere: Fidem sine operibus. Questi aderiscono alla sublimità degli articoli rivelatici dal Vangelo, ma non aderiscono alla santità de’ dettami : anzi sono così sfacciati, che spesso ardiscono contrariarli non sol con l’opere, che sono un parlar da muto, ma ancora con le parole : perchè udirai spesso dirgli, che beati son quei, che si dan bel tempo, quei che riempiono più le casse di doppie, quei che si sfogano, quei che guazzano, quei che portano più in alto la loro casa, ch’altro in buon linguaggio non è, che dare una mentita sul viso a Cristo. Ora questi Infedeli nel Cristianesimo, ed altri lor somiglianti, « qui confitentur se nosse Deum, factis autem negant — che professano di conoscere Dio, e lo rinnegano co’ fatti » (Lettera a Tito 1, 16), che vuol dire, che non iscorgono sì gran luce, qual è questa dell’Evangelica verità, quantunque l’abbiano tutto dì non lontana, com’è a moltissimi Barbari, ma presente? Perchè anche essi sono accecati dal Dio del secolo. Hanno tanto affetto a quei loro fecciosi accumulamenti, a quelle brutalità, a quella boria, che piuttosto di abbracciar essi i consigli, dati da Cristo, chiameranno stolti i compagni loro, che gli abbracciano prontamente: « Verbum crucis pereuntibus stultitia est. — La parola di croce è stoltezza per quelli che si perdono » (Prima lettera ai Corinzi 1). Se non ti muovi a sovvenir questi miseri per pietà, muoviti almeno per indegnazion di veder, che il Dio del secolo abbia da poter in tanti animi più di Cristo, non sol nell’Indie, ma dove Cristo ha fondato ancora il suo Regno.
III.
Considera, donde si scorga, che questi sventurati Infedeli, di cui si tratta, non sono stati addormentati altrimenti dal Dio del secolo, ma accecati : Deus huius saeculi excaecavit mentes infidelium; dal veder, che questi resistono ad una virtù tanto illuminativa, quanto è quella, che folgora nel Vangelo. Perchè sai tu, che voglia dire, « Evangelium Christi — Il Vangelo della gloria di Cristo »? vuol dire notificazione della Divinità di Cristo, ch’è quella gloria, o vogliam dire chiarezza, la quale egli ha, come Figliuolo di Dio, « Imago Dei —Immagine di Dio ». Perchè già sai, che Dio Padre è la fonte di tutto il lume: « Deus lux est, et tenebrae in eo non sunt ullae— Dio è luce, nè vi son tenebre in lui » (Prima lettera di Giovanni 1, 5) : e da questo lume primordiale procede un’Immagine, tanto propria di detto lume, ch’è suo Figliuolo naturale, e s’intitola Verbo Eterno. Ora un tal Verbo è venuto in persona dal Cielo in Terra, affine d’illuminar questi miserabili, e quantunque siasi vestito di umana carne per moderar in alcuna parte tanto eccessivo splendore, non Io celò di maniera, che non lo lasciasse però.trasparire ancora altamente in mille opere prodigiose, e di saviezza, e di santità, e di miracoli, ma sopratutto l’ha fatto trasparire nel suo Vangelo, e questo però singolarmente si nomina : « Notitia claritatis Christi — Notificazione della chiarezza di Cristo » ; e come tale, sai che virtù ha sopra ogni altra? di mandar lume; perchè chi attentamente lo studia, non può non conoscere un lume sì traboccante, qual è quello della gloria di Cristo Figliuol di Dio, che sta quivi coperta, ma non celata. E pure chi il crederebbe? questa virtù d’illuminar sì potente, ch’è nel Vangelo, illuminatio Evangelii, non ha potuto ottenere da questi miseri, che abbraccino i suoi dettami, che gli amino, che gli apprezzino, che gli antepongano all lor folli credenze; ond’è che questa illue minazione per essi non è splendente, non fulget; e se non è tale, mentre pur tanto del continuo folgora su i lor occhi, che convien dire? che dormano? no di certo, ma che sieno accecati. Chi ha gli occhi chiusi per sonno, quantu snque alti situo, ad una luce, s’è, grande assai può far di meno di non aprirli; m, nona chi ha gli occhi chiusi per cecità, mai non gli apre, neppur se venga giù dal Cielo a trovarlo in persona il Sole. A farli aprire, non ci vuol meno di un espresso miracolo, che Dio faccia con la sua onnio p u tenza. Così tieni pur tu per indbitato, che ci vuole un miracolo afar che davvero credano nel Vangelo questi, a cui il Dio del secolo ha chiusi gli occhi, perchè non sono sopraffatti solo da sonno, sono oppressi da cecità: « Deus hujus saeculi excaecavit mentes Infidelium, ut non fulgeat illuminatio Evangelii, hoc est, manifestationis gloriae Christi, qui est Imago Dei. — Il Dio di questo secolo accecò le menti degl’Infedeli, onde non risplenda per essi la luce del Vangelo, cioè, della notificazione della gloria di Cristo, il quale è immagine di Dio ».
IV.
Considera per qual ragione il Figliuolo di Dio sia intitolato singolarmente sua Immagine: Imago Dei. Perchè ha tutte le proprietà d’ un’ Immagine perfettissima. Anzi altra Immagine non si può al Mondo trovare, che sia perfetta, se non che questa sola. La prima proprietà è la somiglianza col Padre, la seconda è l’origine, ch’ha da esso; la terza è l’eguaglianza. Quell’impronta del Re, ch’è nella moneta, non è vera immagine di esso Re, perchè altro d’esso non ha che la somiglianza. Vera immagine di esso è quel figliuolo reale, che ha generato, perciocchè questi non solo ha somiglianza con esso, ma n’ ha 1′ origine. Contuttociò se questo figliuolo del Re è sua immagine vera, non è perfetta; perciocchè ha bensì dal Padre l’origine, ma non tale, che lo renda in qualunque genere egual al Padre. Figliuolo eguale al Padre in qualunque genere è solo il Figliuol di Dio; e però egli solo è perfetta immagine: Imago Dei. E questa immagine è quella, alla quale tu sei tenuto di conformarti, altrimenti non puoi sperare di essere ancora tu figliuolo di Dio per grazia, com’egli è per natura. Quelli, che il Padre ha predestinati alla gloria del Paradiso, gli ha predestinati con questo special riguardo, che debbano conformarsi all’ immagine del suo diletto figliuolo: « Praedestinavit conformes fieri imaginis filii sui, ut sit ipse Primogenitus in multis fratribus. — Li ha predestinati ad essere conformi all’immagine del suo figliuolo, onde egli sia il Primogenito tra i molti fratelli » (Lettera ai Romani 8, 29). Sicchè se tu non hai questa conformità, anzi neppur ti affatichi ad averla, come puoi sperare di esser predestinato? E qual è questa conformità? procurare di rassomigliare il Padre celeste in tutte le perfezioni, com’egli lo rassomiglia: « Estote perfecti, sicut et pater vester caelestis perfectus est. — Siate perfetti, come è perfetto il vostro padre celeste » (Vangelo di Matteo 5, 48). E’ vero, che non lo puoi somigliare con eguaglianza, perchè allora saresti figliuol naturale; ma lo puoi somigliare con proporzione, ch’è ciò, che basta a verificare, almeno in qualche sua parte, questa particola, « Sicut — Siccome ». Ma forse tu non lo somigli per niente, mentre sei inumano verso de’ poveri, ingiusto, iniquo, vendicativo, sensuale, superbo, amator solamente di vanità; e s’è così, come vuoi prometterti di esser predestinato? Ah che piuttosto si può temere, che altra beatitudine non debbi avere a’ tuoi giorni, se non che quella, che dar ti può il Dio del secolo (a cui tu sei più simile, che al Dio vero) ch’è una beatitudine, di qual gente? di gente cieca.