AGOSTO
XXIX. GIORNO
San Giovanni Decollato.
Da noi non abbiamo che il puro peccato.
« Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris.— Se il prezioso separerai dal vile, tu sarai come la mia bocca » (Geremia 15, 19).
I.
Considera il primo senso di queste voci, il qual è, che se tu separerai in te, come si conviene, il prezioso dal vile, con attribuire a Dio quello ch’hai da Dio, ch’è tutto il prezioso, e con attribuire a te quello ch’hai da te, ch’è tutto il vile, sarai come la bocca di Dio medesimo, perchè così dirai sempre la verità: Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris. Che vuol dire, che ogni uomo è intitolato bugiardo : Omnis homo mendax. Perchè non fa una separazione per altro sì ragionevole. Attribuisce a sè ciò che non è suo : « Os eorum locutum est superbiam. — La loro bocca ha parlato con superbia » (Salmo 17, 10). Di’, ch’hai tu di prezioso per te medesimo? La nobiltà? l’ingegno? l’indole? le ricchezze? il sapere? la sanità? la bellezza? Tutto è da Dio. Da te non hai niente. E come di Dio sono tutti i doni di natura, così, e molto più, sono tutti i doni di grazia, che però si dicono doni. Da te non hai, se non che il puro peccato. Ma tu non capisci bene tal verità, e però sì spesso mentisci, cioè a dir, ti glorii. Fa la separazione, con attribuir sempre a Dio ciò che tocca a Dio. Questo fu il linguaggio de’ Santi: « In manu feminae percussit illum Dominus Deus noster.— Per mano d’una donna lo ha percosso il Signore Dio nostro » (Giudici 13, 19); « Dominus interfecit hac nocte in manu mea — Il Signore per mia mano lo ha ucciso in questa notte »; « Dominus incidit hac nocte in manu mea — Il Signore lo fece cadere in mia mano questa notte ». Tal fu il parlare, che sempre usò la valorosa Giuditta, quando ebbe a dire di avere ucciso lo scellerato Oloferne. Non ebbe mai tanto cuore di dir, l’ho ucciso, perchè vedea, che gran torto avrebbe fatto al Signore, se avesse punto attribuita a sè la riuscita di sì bell’atto. Ma tu fai tutto il contrario. Attribuisci a te quanto fai di buono. E a Dio che riserbi? Riserbi talor la colpa del mal ch’hai fatto. Perchè se pecchi, in vece di ascriverlo alla malizia della tua volontà, lo ascrivi alla cattiva natura che Dio ti ha data, alla tua fiacchezza, al tuo fornite, alla gravezza della Legge Evangelica, che pare a te fatta apposta per difficultare la gloria del Paradiso: « Ecce ejicies me hodie a facie terrae. — Ecco che tu oggi mi scaccierai da questa terra » (Genesi 4, 14). Non far così. Di’, ma di cuore, che se in te è punto di bene, non sei tu, che l’operi; è Dio : che tu da te mai non l’operi, se non male. E così facendo la separazion nella forma che si conviene, sarai come la bocca di Dio medesimo : perciocchè dirai sempre una verità, la quale è infallibile; che tutto il bene è da Dio, tutto il male è tuo : « Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris — Se il prezioso separerai dal vile, tu sarai come la mia bocca ».
II.
Considera il secondo senso di queste parole, il qual è, che se tu con saggia stima separerai sulla Terra ciò ch’è degno di essere apprezzato da ciò ch’è degno di essere vilipeso, sarai come la bocca di Dio, perchè userai sempre il linguaggio di Dio, ch’è linguaggio retto : Recti sunt sermones mei. Non userai giammai il linguaggio degli uomini, ch’è stortissimo. Qual è il linguaggio degli uomini? Dir felice chi abbonda di gran ricchezze, chi domina, chi dispone, chi si sollazza: « Beatum dixerunt populum cui haec sunt. — Beato hanno detto quel popolo, che ha tali cose » (Salmo 144, 15). Qual è il linguaggio di Dio? Dir felice chi ha posta in lui tutta la sua contentezza: « Beatus populus cujus Dominus Deus ejus — Beato il popolo che per suo Dio ha il Signore ». E’ questo di presente il linguaggio tuo? Oh quanto è facile che il tuo piuttosto conformisi a quel degli uomini, ch’è sì basso! « Humiliaberis, de terra loqueris, et de humo audietur eloquium tuum. — Tu sarai umiliato, da terra aprirai tua bocca, e dalla polvere si faran sentire le tue parole » (Isaia 29, 4). Convien che tu nella mente tua sappi far la dovuta separazione di quello ch’è prezioso da quel ch’ è vile. Altro bene degno di pregio non si ritrova sopra la Terra, fuorchè uno solo; e tal è la Grazia Divina. Gli altri in sè non sono degni di pregio alcuno. Chi ne abbonda, « est quasi dives, cum nihil habeat — è come un ricco che nulla ha » (Proverbio 13, 7). Se sono degni di pregio, è solo perchè possono dispregiarsi affine di far qualche acquisto di una tal Grazia. Che vuol dir dunque che tu peni tanto a capire una verità per altro sì certa, nè ti vergogni di pigliar così spesso l’oro per fango, il fango per oro? Che brutto linguaggio è quello di chi tanto celebra i beni di questo Mondo, e ammira chi gli possiede, e approva chi gli procaccia, e non fa stima veruna di chi nasconde sotto logori cenci un tesor sì ricco, qual è la Grazia Divina? E pure se quegli apparisce ricco, ed è povero, questi apparisce povero, ed è ricchissimo: « Est quasi dives, cum nihil habeat, et est quasi pauper, cum in multis divitiis sit. — E’ come un ricco che nulla ha, e come un povero in mezzo a molte ricchezze » (Proverbio 13, 7). Fa la separazione, che importa troppo. Se la farai con la mente, la verrai subito a far con la lingua ancora, e così diverrai simile alla bocca di Dio, che parla delle cose secondo quel che sono in se stesse, non secondo quello ch’appaiono : Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris.
III.
Considera il terzo senso di queste parole, il qual è, che se tu attenderai a cavare le anime dal peccato, separando così il prezioso dal vile, sarai come la bocca di Dio medesimo, perchè Iddio parlerà per la bocca tua, servendosi di te come di mezzano in chialiiare a sè quei che gli han voltate le spalle. Questo è l’uffizio che fa chiunque attende a ritirar la gente dal male: fa l’uffizio di Ambasciatore Divino. E però quanto deve essere a Dio gradito, se faccialo fedelmente! Questo è l’uffizio che Gesù fece in Terra: servì di bocca al suo Padre: « Quae ego loquor, sicut dixit mihi Pater sic loquor. — Le cose, che io dico, ve le dico in quel modo che le ha dette a me il Padre » (Vangelo di Giovanni 12, 50). E questo è l’uffizio che han dipoi fatto gli Apostoli con tutti i loro legittimi imitatori: hanno servito di bocca anch’essi a Gesù: « Pro Christo legatione fungimur, tamquam Deo exhortante per nos. — Facciamo le veci di ambasciatori per Cristo, quasi esortandovi Dio per mano di noi » (Seconda lettera ai Corinzi 5, 20). Benchè non è questa sola la ragione, per cui il Signore dice, che chi farà tal uffizio sarà come la sua bocca : Quasi os meum eris. Ve n’è ancora un’altra più esimia : ed è, perchè chi farà tal uffizio imiterà col parlare la potenza somma, la qual è propria della bocca Divina. Le altre bocche hanno forza di dire, ma non di fare. Quella di Dio dice, e fa: Ipse dixit, et facta sunt. Non vedi tu come il Signore con la forza della sua sola parola arrivò a cavare dal niente tutto il creato? Ora di un’opera sola può dubitarsi s’ella sia maggiore della Creazione del Mondo, o se sia minore. E qual è? La Giustificazione dell’Empio. Sant’Agostino insegna, che sia maggiore non per il modo che tiensi nell’operare, ma per la eccellenza dell’opera: attesochè la creazione del Mondo era ordinata a un ben naturale, e la Giustificazione a un ben soprannaturale. Se tu però separerai il prezioso dal vile con cavar le anime dalla colpa, in cui son sepolte, più che l’universo non era sepolto già nel suo nulla innanzi alla creazione, la tua bocca diverrà pari alla bocca onnipotente di Dio; perché se la sua prevalse allora alla tua nel modo di operar ch’ella tenne, cavando le cose dal niente, senza che questo punto cooperassero da se stesse ad uscirne; la tua prevarrà adesso alla sua nel valor dell’opera. Che è ciò, a che giudica l’istesso Santo, che Cristo volesse alludere, quando disse : « Amen, amen dico vobis; qui credit in me, opera quae ego facio et ipse faciet, et majora horum faciet. — In verità, in verità io vi dico, chi crede in me farà anch’egli le opere, che fo io, e ne farà anche delle maggiori » (Vangelo di Giovanni 14, 12). E tu non t’infiammi ancora di un intimo desiderio di potere ancora tú, secondo lo stato tuo, separare qualche bella perla dal lezzo, ch’è quanto dire, qualche anima dal peccato? Qual maggiore incitamento ti può dare a ciò Dio, che arrivando a dire: « Si separaveris pretiosum a vili, quasi os meum eris — Se separerai il prezioso dal vile, tu sarai come la mia bocca »?
IV.
A te ora sta, se ti piace, veder quanto giustamente queste parole si adattino al gran Precursore Giovanni, oggi decollato: il quale ben separò il prezioso dal vile in tutte tre le maniere di sopra dette, mentre parlò sempre di Cristo così altamente, e così bassamente di se medesimo : mentre sprezzò con tanti liberi modi il fasto terreno ancor nelle Reggie, non che sol nelle selve, o nelle spelonche, dove annunciava a tutti il Regno de’ Cieli, come unicamente stimabile. E mentre non altro fece in tutti i suoi dì che tirar a penitenza o gl’increduli, o gl’indurati. E però ben si può dire che sulla Terra fu come bocca di Cristo: anzi che infin fu sua voce: Ego vox. Che se pur finalmente nel giorno d’oggi egli ammutolì, fu per questo solo; perchè egli avea gridato troppo forte in voler cavare i lussuriosi dal lezzo in cui si giacevano.