OTTOBRE
XXVIII. GIORNO
Come debba recitarsi il « Pater noster » e di quai vantaggi possa essere la meditazione di quello.
« Sic ergo vos orabitis: Pater noster, etc. — Voi dunque pregherete così : Padre nostro, ecc. ».
I.
Considera che quantunque chi si contenta nel Pater noster dir « Amen — Così sia » con gl’idioti, non perde l’utile di sì Divina Orazione; contuttociò altro frutto ancor ne raccoglie chi ben 1′ intende, e chi non solo la recita al modo usato, ch’è di trascorrere con la semplice lingua tutte le sue petizioni, ma si ferma su con la mente in ciascuna d’esse, come dicemmo che fan l’api sui fiori, e le ripensa, e le rumina, e procura quasi di trarne il loro miglior sugo. Però avendo la parola di Orare un doppio significato .. quel più ristretto di chiedere supplicando: « Orate pro perseauentibus vos —Pregate per coloro che vi perseguitano » (Vangelo di Matteo 5, 44), e quel più ampio, che dicesi presso noi di fare Orazione: « Ascendit in montem solus orare — Salì solo sopra un monte per far orazione » (Vangelo di Matteo 14, 23), giusto è di credere, che quando Cristo disse qui a’ suoi Discepoli : « Sic autem vos orabitis — Voi dunque pregherete così », non intendesse solamente dir loro: Voi dimanderete cosi; ma dire ancora: Voi così, dimandando, mediterete. Mentre però, con la spiegazione più diffusa del Poter noster, hai già veduto qual sia l’intento di sì bella Orazione, e quale il suo magistero. e quale il suo metodo, non solo in universale, ma a parte a parte; ti sarà facile nutrir con essa il tuo spirito giornalmente: anzi valerti delle sue petizioni ora di rimedi a’ tuoi mali, ora di conforti, ora di consolazioni, come se fossero tante belle Orazioni giaculatorie, adunate in una faretra, affinchè ciascuno le vibri secondo il braccio. Tre sono gli ordini nella via del Signore, Incipienti, Proficienti, e Perfetti. Gl’Incipienti, i quali allor escono dal peccato, quando dicono « Poter noster qui es in Coelis — Padre nostro, che sei ne’ Cieli », debbono dire quella parola Poter con sentimento di confusione grandissima, ma insieme di confidenza. I Proficienti, con sentimento di confidenza, e d’amore. I Perfetti, con sentimento d’amore, e di ammirazione. E conforme a ciò, in tutte le petizioni ciascuno dee trarne a pro suo quel che più lo pasce, come fanno in un prato stesso quegli animali, i quali allora cominciano a gustar erbe; i più adulti, ed i più assodati. Tu di qual ordine sei? Sii di qualunque; sempre ti gioverà di sapere il modo, che ciascun dee praticare nello stato proprio.
II.
Considera, che se tu maggiormente partecipi dello stato degl’Incipienti, hai da mirare qual sia quel vizio, che maggiormente ti domina, e secondo quello amar più quella petizione, che più ti conferisce ad abbatterlo prontamente. Se ti domina la superbia, di’ spesso a Dio, che al suo nome si deve gloria, non si deve al tuo; e che però il suo venga solo glorificato : Sanctificetur nomen tuum. Se ti domina l’avarizia, digli che non vuoi far conto più di quei beni, sui quali i mondani fondano il loro regno, ma che vuoi solo anelare ai beni del suo : Adveniat Regnum tuum. Se ti tormenta l’invidia, digli che ciò nasce in te, perchè non ca pisci che la volontà divina dev’essere a ciascun uomo quell’altissima legge, su cui si quieti. Che questa adempiasi : fiat voluntas tua sicut in Coelo, et in Terra. Illustri ella chi vuole, arricchisca chi vuole, avanzi chi vuole. Tu qual mendico, che per te nulla ti meriti, non vuoi più di quel che da Dio ti viene a titolo di limosina. Se ti dà molestia la gola, digli che nemmen tu sei degno del puro pane quotidiano, da che tante volte hai tenuto il ventre per Dio, come fa chi nel pascerlo ha per suo fine di contentarlo, ma che pure un tal pane gli chiedi in grazia : Panem nostrum quotidianum da nobis hodie: non però più per contentare un Dio falso, ma solamente per aver forze da servire al Dio vero. Se sei sdegnoso, e l’ira fa che ti sembri una cosa dura il non risentirti, di’ spesso a Dio: « Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris — Rimettici i nostri debiti, come noi pure li rimettiamo a chi ci è debitore », perchè, con iterare un tal priego ed una tal protesta, la domerai. Se l’abito sregolato, che hai contratto ne’ vizi della libidine, ti fa temer di facili ricadute, di’ similmente a Dio del continuo : « Et ne nos inducas in tentationem — E non c’indurre in tentazione », giacchè questa è quella tentazione, che in pochi suole andar giammai libera d’ogni colpa. E se finalmente il poco uso negli Esercizi Spirituali fa che ti lasci vincere dall’accidia, di’ spesso a Dio, che ti preservi dal male, cioè dall’ozio, che vien chiamato l’origine di ogni male: Sed libera nos a malo. Oh questo si ch’è quel male, il quale si merita, che tu ne procuri un’intera liberazione! quel che ne genera tanti : « Multam malitiam docuit otiositas. — L’oziosità è maestra di molti vizi » (Ecclesiastico o Siracide 33, 29).
III.
Considera, che se tu più partecipi dello stato de’ Proficienti, hai da mirare a qual virtù pare a te di trovarti più affezionato o più atto, ed in quella insistere, non per trascurar giammai l’altre, ma per valerti di quella quasi di fondo, su cui l’altre campeggino a guisa d’oro, di piropi, o di perle, come si vagliono di un magnifico drappo i ricamatori. Se provi in te Fede viva, hai da bramare, che quel lume di Fede, che Dio ti dona, si accresca in te, e si diffonda negli altri; sicchè tutti a gara cospirino a cercar solo l’onor divino: Sanctificetur nomen tuum. Se la speranza della Gloria futura ti rende assai coraggioso a far molto per Dio, ed a patir molto, digli che di qua tu non curi mercede alcuna, ma sol di là: Adveniat Regnum tuum. Se la Carità nel tuo cuore ha alzata bandiera, e ne vuole ella un assoluto dominio, per far che tutto muoia in te l’amor proprio, e viva l’amor Divino, digli ogni poco : « Fiat voluntas tua sicut in Ceelo, et in Terra — Sia fatta la tua volontà come nel Cielo, così anche in Terra ». Se ti diletta il procedere con Prudenza, la quale ricerca, che in tutti i propri bisogni, sì corporali, come spirituali, nè sii poco attento al presente, nè sii pur troppo sollecito del futuro, avvezzati a replicare: « Panem nostrum quotidianum da nobis hodie. — Dacci oggi il nostro pane quotidiano ». Se ami di vedere la Giustizia osservata al pari, nè vuoi tu ancora (ad imitazione di molti) che in casa d’altri si eserciti con rigore, e nella tua con pietà, trattienti in dire: « Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris —Rimettici i nostri debiti, come noi pure li rimettiamo a chi ci è debitore ». Se godi di far sì, che la Temperanza abbia il freno libero sui tuoi scorretti appetiti; ma specialmente su quei che insorgono dalla carne ribelle, ama spesso di replicare : « Et ne nos inducas in tentationem. — E non c’indurre in tentazione ». E se sei vago di tollerar con Fortezza le avversità, anzi d’incontrarle per Dio, digli, che ti preservi dal male: Sed libera nos a malo; non però da quel male, ch’è male appreso, cioè dire, dal patir molto; ma da quel solo che il male ha di vero male, ch’è patirlo con impazienza.
IV.
Considera, che se per tua buona sorte ti è dato ancora l’esserti alquanto avanzato allo stato più riguardevole de’ Perfetti, non potrà essere, che in pensare a Dio, sommo bene, tu non ti accenda a bramargli ogni ben possibile. Ma qual bene è possibile a un Ben, che è sommo? Però non sapendo come sfogar 1′ amor tuo, bramerai che tutti almen teco l’amino unitamente: e giacchè tanti uomini ingrati neppur mai si ricordano di lodarlo fra le tante grazie, che da lui ricevono ogn’ora, inciterai le selve, i monti, i mari, con tutte l’altre creature ancor più insensate a supplir per essi, lodandolo ad una ad una, e tra lor gridando : « Sanctificetur nomen tuum. — Sia santificato il tuo nome ». Ma più che tu bramerai di lodare Iddio, più andrai scorgendo ch’egli è maggior d’ogni lode. E però tosto si sveglierà nel tuo cuore un vivissimo desiderio di andar lassù, dove solamente è lodato, com’egli merita : Ad veniat Regnum tuum. Ma che ti vale l’invaghirti tanto di ciò, come chi dicea « Cupio dissolvi — Bramo di essere disciolto »? Non è ancor ora. Ti convien pure star esule in questa terra, dove ognuno offende il tuo Dio, non che andar laddove ognuno attende a lodarlo incessantemente. Però uno solo allor sarà il tuo conforto di dire a Dio : « Fiat voluntas tua — Sia fatta la tua volontà ». Ma che? Con questo potrai ben vivere, ma non potrai non languire. Anzi nel liquefar la tua volontà, perchè tutta sempre s’ incorpori, e s’ inabissi in quella di Dio, com’ è della volontà de’ Beati in Cielo : « sicut in Coelo et in terra — come nel Cielo, così anche in terra », proverai tali struggimenti, che a lui rivolto, sarai costretto ad ora ad ora di chiedergli alcun sostegno : Panem nostrum quotidianum da nobis hodie. Vero è, che il maggior sostegno non ti verrà dai pegni di amore, che Dio con le sue visite ti darà, quando ti ritiri ad orare, non dalle intelligenze, non dalle illustrazioni, non da quel pane che Dio per tutto può darti, saziandoti ognor di pianto : pane lacrymarum (Salmo 80, 6): ti verrà da quello che unicamente ti è conceduto ricevere al sagro Altare. Però siccome i Beati hanno il lor Paradiso laddove hanno presente il Re della Gloria, così tu l’avrai laddove il Re della Gloria sta ben incognito, ma pur vi sta di persona. E benchè quivi tu l’abbi teco ogni giorno, pur ogni giorno sarai bramoso di ritornare ad avervelo : tanto egli quivi t’infonderà de’ suoi doni, e de’ suoi diletti. Ma più che crescono i suoi diletti, e i suoi doni, più crescono in te quei debiti ch’hai d’amarlo. E qui sono i sommi dolori : perchè conosci che troppo manchi in adempir tali debiti. L’unico sfogo allor sarà dire a Dio : « Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris. — Rimettici i nostri debiti, come noi pure li rimettiamo a chi ci è debitore ». Sicchè se tu non abbi a sorte chi ti oltraggi, chi ti odii, bramerai per poco d’averlo, ove ciò sia lecito, per potere, con rendergli ben per male, fare a lui quello che Dio fa a te del continuo a tua confusione. E pure il dolor tuo diverrebbe più comportabile, se tu amando Dio così poco, fossi almen certo di non dovere un dì giugnere a disgustarlo, più ancora che leggiermente. Ma chi è, che te ne assicuri? Ti compariranno tuttora al pensiero quelle arti fine , che adopera Satanasso. E quanto è facile, che dunque inganni anche te? Anzi chi sa, ch’egli già non ti abbia ingannato, con darti a credere, che tu ami Dio, non lo amando? Avrai tu qui per sospetto ogni ben che fai : il raccoglimento interiore, le intelligenze, le illustrazioni, e l’istessa union del tuo spirito a quel di Dio, e ti parrà che Dio parlandoti al cuore, per farti accorto dell’inganno in cui vivi, ti dica spesso con un profondo rimprovero : E tu poi professi di amarmi? E qui resterai sì ferito che già già quasi pendendo alla diffidenza, non potrai far altro che supplicarlo a non voler mai permettere che ti anneghi in sì gran tempesta. Et ne nos inducas in tentationem. Se non che qui sorge un lume che ti rischiara, come fa quel sì celebre a’ naviganti. Ed è, che il solo patir per Dio su questa terra ha da esser il tuo contento. E però ti mandi egli pure quelle tentazioni che giudica a te doversi, se così vuole, e tribolazioni, e travagli, e croci, anche interne, benchè a te sieno queste le più pesanti. Solo fra queste egli ti liberi da quel male, che unicamente non ti è sulla terra lecito di bramare, nemmeno per amor suo, ch’è di stare un momento da lui diviso : Sed libera nos a malo. E in tal fiducia dovrà di modo respirare il cuor tuo, che quivi non potrai far di meno, quasi che ti vegga già in porto di non dire : « Amen. — Così sia ».