La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XXVII. GIORNO

Sopra il tempo.

« Cum accepero tempus, ego justitias judicabo.— Quando piglierò il tempo, io giudicherò le opere giuste » (Salmo 75, 3).

 

I.

Considera come il Signore ti concede ora un tempo molto comodo, e molto copioso di far del bene, solo che tu voglia impiegarlo : « Dedi illi tempus ut poenitentiam ageret. — Ho dato a lui tempo di far penitenza » (Apocalisse di Giovanni 2, 21). Ma che? come ora te lo dà, così te lo dovrà anche un giorno ritogliere, affine di volerlo tutto per sè. E però figurati, che egli non dica qui: « cum aderit tempus ego justitias judicabo — quando sarà il tempo io giudicherò le opere giuste », ma « cum accepero tempus — quando piglierò il tempo », perchè secondo alcuni, vuol dinotarti, com’egli al fine piglierà per sè questo tempo, il quale ora è tuo. E tu che farai? Tu non ne avrai per te più, neppur un momento: « Tempus non erit amplius. — Non saravvi più tempo » (Apocalisse di Giovanni 10, 6). Certo almen è, che egli piglierà il tempo suo, cioè il tempo da lui destinato, e determinato per giudicare: e allora oh che stretto conto ti dovrà egli addimandare di questo medesimo tempo ch’or dona a te! « Vocavit adversum me tempus. — Ha chiamato contro di me il tempo » (Lamentazioni 1, 15). Pensa un poco al presente, come lo impieghi; in cose utili, o in cose vane? Il Signore te lo dà, perché tu con esso ti traffichi il grande acquisto del Paradiso; e tu o lo sprezzi, o lo sperdi, o non te ne servi, che per procacciarti la dannazione? Oh tempo mal consumato! Allora il conoscerai, quando, finito il tempo tuo, verrà quello del tuo Signore. Ma forse che non si accosta? « Prope est, ut veniat tempus ejus. — Vicino a venire egli è il suo tempo » (Isaia 14, 1).

II.

Considera come pigliato eh’ egli avrà un tempo tale, giudicherà (secondo quello che dice qui) le giustizie : Cum accepero tempus, ego justitias judicabo. E ciò, che vuol dire? Conforme la frase Ebrea justitias judicare significa giudicare con rettitudine, con rigore, con tutte le strette regole di giustizia : « Sedisti super thronum qui judicas justitiam. — Ti sei assiso sul trono, tu che giudichi con giustizia » (Salmo 10, 5). E però vuol dire il Signore, che la misericordia quel dì non avrà più luogo, tutto l’avrà la giustizia. Ma conforme il parer comune de’ Padri, justitias judicare significa giudicare anche le opere per sè giuste, affin di vedere se queste son fatte al debito tempo, col debito fine, con la debita forma, e con tutte le debite circostanze. E però il Signore qui dice: « Cum accepero tempus, ego justitias judicabo — Quando piglierò il tempo, io giudicherò le opere giuste », affinchè tu sappia, ch’egli in quel dì, non solo dovrà giudicare le iniquità, ma ancor le giustizie: « Purgavit filios Levi, et colabit eos quasi aurum, et quasi argentum. — Purificherà i figliuoli di Levi (che sono i giusti), e gli affinerà come l’oro e come l’argento » (Malachia 3, 3). E posto ciò, chi di noi miserabile sia sicuro? Esamina tu qui te medesimo, e mirerai, che molte opere per sè giuste son facilmente quelle, che del continuo tu vai facendo. Ma piaccia a Dio, che tutte altresì tu facciale giustamente. Dir la corona, recitar Salmi, ricever Sagramenti, ascoltar la Messa, o dare delle limosine a poverelli, son opere per sè giuste, chi non lo sa? Ma come le fai? con quanta distrazione, con quanta disapplicazione, con quanta varietà di difetti che vi frammescoli? E pur come è scritto? « Qui custodierint justa juste justificabuntur.—Quelli, che avran fatto giustamente opere giuste, saranno giustificati » (Sapienza 6, 11), non « qui custodierint justa — quelli, che avran fatto opere giuste », ma « qui custodierint justa juste — quelli che avran fatto giustamente le opere giuste ». Quello che fa l’uomo Santo non è il puro materiale dell’opera, è più il formale.

III.

Considera come al mondo ci sono molti, i quali si fanno la giustizia da sè, con affermare, che non son tenuti in coscienza, o ad adempire in tali circostanze la dovuta restituzione, o a dar quella pace, o a discacciar quella pratica, o à fare altre opere tali, a cui, se volessero conferir il caso con altri più divoti, o più dotti, che non son essi, vedrebbono facilmente che son tenuti. Però pretende qui d’accennare parimente il Signore, che ciascun vada lento nel fare a sè queste private giustizie da se medesimo, perchè a suo tempo egli dovrà riconoscere il loro peso : Cum accepero tempus, ego justitias judicabo. Oh quante cose ti fai tu forse lecite, che non sono! Non ti curi d’interrogar chi si converrebbe, non Casisti, non Confessori. Sei di coloro, i quali sono, è vero, legge a se stessi, ipsi sibi sunt lex (Lettera ai Romani 2, 14), ma legge fatta a lor modo. Tieni dunque sempre a memoria, che il tutto si rivedrà, ed oh da qual giudice! da quello che sa discernere le giustizie sincere dalle palliate : « Non secundum visionem oculorum judicabit. — Non giudicherà secondo quello che cogli occhi si vede » (Isaia 11, 3). Però nel ben medesimo, che tu operi, ovvero ometti, avvezzati a non seguire sì facilmente il giudizio proprio, ma a consigliarti : « Beatus, qui non judicat semetipsum in eo quod probat. — Beato chi non condanna se stesso in quello che elegge » (Lettera ai Romani 14, 22).

IV.

Considera, che come il Signore giudicherà a tempo suo le giustizie, che tu ti fai falsamente da te medesimo, essendo reo, così giudicherà quelle ancora, che falsamente ti son fatte da giudici a te nimici, essendo innocente. E però se a sorte ricevi ora fra gli uomini qualche torto, non ti avvilire, non ti abbattere, perché verrà dì, in cui quell’alto Signore, del quale sta scritto, che « facit judicium injuriam patientibus, dat escam esurientibus — fa giustizia a que’ che soffrono ingiuria, dà cibo a’ famelici » (Salmo 146, 7), dovrà giudicare altresì le sentenze ingiuste per tener ragione ai danneggiati, ai depressi, ai tiranneggiati: Cum accepero tempus, ego justitias judicabo. Contentati sol però di aspettare un poco : « Quapropter expecta me, dicit Dominus, in die resurrectionis meae in futurum. — Per la qual cosa aspettami, dice il Signore, al giorno futuro di mia risurrezione » (Sofonia 3, 8). Tu subito che ricevi alcun torto da un principe, da un prelato, da un tribunale, vorresti veder dal Cielo cader i fulmini, a parlar ivi per te con lingue di fuoco : nè puoi tenerti di non dire a Dio bene spesso con Abacuc : « Usquequo Domine clamabo, et non exaudies? vociferabor ad te vim patiens, et non salvabor? — Fino a quando, o Signore, griderò io, e non mi esaudirete? getterò alte strida per le violenze, che patisco, e non mi darete salute? » (Abacuc 1, 2). Dà tempo al tempo. Non odi tu come qui parla il Signore? « Cum accepero tempus, ego justitias judicabo — Quando piglierò tempo, io giudicherò le opere giuste ». Ti farà egli ragione: non dubitare: ma non ora, non oggi, non dimani, non in quel giorno che tu vorresti assegnargli, perchè non conviene al reo dare il giorno al giudice, e al giudice suo sovrano. Te la farà in quello, ch’egli saprà molto meglio pigliar da sé. Tu erreresti con somma facilità, pigliando un giorno per l’altro. Egli sa il più proprio: « Statuit diem, in quo judicaturus est orbem in aequitate. — Ha fissato un giorno in cui giudicherà con giustizia il mondo » (Atti degli Apostoli 17, 31). Però ricordati di quell’anime afflitte, le quali a Dio già gridavan dall’ Altare: « Usquequo non vindicas sanguinem nostrum de his qui habitant in terra? — Fino a quando non vendichi il sangue nostro, sopra coloro, che abitano la terra? ». Fu risposto loro, che stessero un poco chete, perchè non era ancor tempo : « Dictum est ut requiescerent adhuc tempus modicum, donec compleantur conservi eorum, et fratres eorum, qui interficiendi sunt sicut et illi. — Fu detto loro, che si dian pace ancor per un poco di tempo, sino a tanto che si sia compito il numero de’ conservi e fratelli loro, ì quali debbono esser trucidati com’essi » (Apocalisse di Giovanni 6, 11). Tu credi d’esser solo al mondo in provare delle angarie dalle passioni, o dalle prepotenze di quei, che possono ciò che vogliono? Non è così. Oh quanto è grande il numero di coloro, che avrai compagni in oppressioni ancora maggiori della tua, loro fatte dai giudici della terra! Ed un tal numero forza è che si adempia, impleatur numerus, affinché il trionfo, che la Giustizia Divina riporterà di tante umane giustizie mal regolate, quanto sarà più compito, sia più cospicuo. E tu fra questo mezzo tollera, e taci, requiescite tempus adhuc modicum. Perchè se il Signore volesse ora rendere solo a te l’onor tuo, scarsa verrebbe ad essere la sua gloria. Allora la gloria sua sarà piena, sarà perfetta, quando in un momento medesimo renderà il tuo a te, e renderà insieme il loro ad innumerabili.

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