La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MAGGIO

XXVII. GIORNO

Sopra la necessita di sopportar scambievolmente i proprii difetti.

 

«Alter alterius onera portate, et sic adimplebitis legem Christi. — Portate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete la legge di Cristo » (Lettera ai Galati 6, 2).

 

I.

Considera come questo è uno de’ più necessarii precetti, che sieno al Mondo, uno de’ più giovevoli, uno de’ più giusti, sopportarsi. scambievolmente: e pur questo è il meno adempito. Ma non è maraviglia. A portar pesi, massimamente quando sieno un poco eccedenti, vi vogliono buone forze, e i più ne son privi. Pochi sono al Mondo i robusti di perfezione: i più son anzi d’uno spirito debole, d’uno spirito delicato, e però si arrendono tosto: « Divertunt ab oneribus dorsum suum. — Si sgravano gli omeri dai pesi » (Salmo 81, 7). Se dunque tu vuoi conoscere a qual segno di forze ora mai ti trovi, mira a qual segno puoi reggere i pesi altrui. Se gli reggi assai bene, tu sei robusto; se non gli reggi, non sei. E se non sei, non vedi tu, che guadagno sommo di merito ognor ti perdi? « Robusti habebunt divitias. — I robusti otterranno ricchezze » (Proverbio 11, 16).

II.

Considera, quali siano quei pesi altrui, che tu sei tenuto portare. Sono tre : prima i difetti, poi le necessità, poi le pene. Hai da portar prima i difetti altrui naturali, come sono la malinconia, le schifezze, le squallidezze, le infermità, ed altri simili; e poi molto più i difetti ancora morali, come sono le inciviltà, le ingratitudini, l’ira, le parole superbe, le contradizioni, i cavilli. Questi sono un peso gravissimo, non ha dubbio. Ma pur tu hai da portarlo. E come si porta? col compatire nel prossimo quei difetti. Secondariamente hai da portare le necessità del tuo prossimo, sì le spirituali, scomodandoti per udire a cagion d’esempio la Confessione di chi viene a raccomandartisi, per consigliare un dubbioso, per confortare un tentato, per consolare un afflitto, e sì le corporali, con sovvenire chi trovasi in povertà. Terzo hai da portare ancor le sue pene, cioè le pene, che sono a lui preparate per le sue colpe, pregando per lui, digiunando per lui, disciplinandoti per lui, e sottentrando tu a parte di quelle penitenze, che carico di peccati egli male adempie. Questi sono i tre pesi, nel primo de’ quali tu hai, come ho detto, da compatire il prossimo tuo, nel secondo a soccorrerlo, nel terzo a sgravarlo. Vero è, che il primo è il principale fra tutti, e di questo ha inteso qui specialmente trattar l’Apostolo, quando ha detto : « Alter alterius onera portate. — Portate gli uni i pesi degli altri » : tanto più, che a sottrarti dagli altri due pesi, potrai spesso trovare de’ giusti titoli, ma non già a sottrarti dal primo. Basta che tu consideri i tuoi difetti, e questo ti darà forza a portar gli altrui. Non ami tu, che ciascuno ti compatisca? E come dunque cogli altri sei sì crudele? « Dimittite, et dimittemini. — Perdonate, e vi sarà perdonato » (Vangelo di Luca 6, 32).

III.

Considera, per qual cagione si dice, che questo è il modo di adempir la legge di Cristo, sopportarsi scambievolmente : Alter alterius onera portate, et sic adimplebitis legem Christi. La ragion’è, perchè la legge di Cristo tutta è fondata sopra la carità; nè sopra qualunque sorta di carità, ma sopra una carità sublime, una carità somma, una carità simile a quella, che Cristo usò verso noi : « Hoc est praeceptum meum, ut diligatis invicem, sicut dilexi vos. — Questo è il mio comando, che vi amiate l’un l’altro, come io ho amato voi ». Ma questa fu la carità, ch’egli ci usò: compatire i nostri difetti, benchè in se stesso egli ne fosse sì esente, sovvenire alle nostre necessità, scontare le nostre pene. Solo è qui da osservare, che l’Apostolo ha voluto dir legge quello, che Cristo avea denominato precetto. Ma perchè l’ha detto così? per dimostrare, s’io non erro, che questo è un precetto, il quale ci lega in modo, che mai non possiamo disciogliercene. E’ precetto quanto alla forza di stringere, ma è legge quanto alla perpetuità. Però tu vedi, che altrove si trova scritto : « Nemini quicquam debeatis, nisi ut invicem diligatis. — Non vi resti con chicchessia altro debito, che quello d’amarvi scambievolmente » (Lettera ai Romani 13, 8). Perchè degli altri debiti uno al fine può giugnere a liberarsi. Se devi la mancia a un famiglio, se devi la mercede a un artista, sborsato ch’hai quel danaro, tu resti sciolto. Ma da questo debito di amare il prossimo non puoi scioglierti in tempo alcuno: mercecchè, quando più non ti resti come amarlo con l’opere, l’hai da amare almeno col cuore, desiderandogli il bene, che non puoi fargli. Tanto la legge della carità dovrà restare immortale per tutti i secoli: « Charitas nunquam excidit. — La carità mai non vien meno ».

IV.

Considera, che la legge di Cristo è tutta fondata sopra la carità; e pure i mancamenti, che tutto dì si commettono contro la carità, ancora tra Cristiani, sono infiniti. Pochi sono quei, che sostengono coraggiosi i pesi del prossimo; anzi i più attendono ad aggravarlo, ad angariarlo, ad opprimerlo con maniere ancora spietate: « Oneratis homines oneribus, quae portare non possunt, et ipsi uno digito vestro non tangitis sarcinas. — Caricate ‘gli uomini di pesi, che non possono portare, e voi tali pesi non toccate con uno de’ vostri diti » (Vangelo di Luca 11, 46). Ma questo istesso ha da porgere a te motivo di fare atti tanto più spesso di carità, perchè così adempirai la legge di Cristo. E che vuol dire, adempir la legge di Cristo? Vuol dire risarcirla, vuol dire ristorarla, vuol dire supplire a ciò, che dovrebbe ottenere da tanti: Adimplere que desunt. E però forse disse ancora l’Apostolo: « Adimplebitis legem Christi. — Adempirete la legge di Cristo », nè fu contento di dir solo « servabitis — osserverete », siccome altrove parlando d’altro egli disse : « Serva mandatum. — Osserva il comando » (Prima lettera a Timoteo 6, 14). So ch’ egli disse giustamente « adimplebitis — adempirete », perchè chi ama il prossimo con amore di carità, cioè perchè Dio vuol che si ami : Qui diligit proximum, ama nell’istesso tempo anche Dio, e conseguentemente « legem adimplevit — ha adempita la legge », perchè ha già soddisfatto a tutta la legge, la quale si volge su questi due soli cardini : In his duobus mandatis universa lex pendet (Vangelo di Matteo 22, 40). Ma non meno anche giustamente lo disse per l’antecedente ragione, che si è recata; e così è piaciuto d’interpretare a più Santi. E non vedi tu, quanto sarai gradito a Gesù Cristo, se con tutto il tuo studio procurerai di rifare i danni a una legge, ch’egli con tanto affetto ha chiamata sua, e pur da tanti è lacerata, è strapazzata, è straziata tanto altamente? Senza che i difetti del prossimo sono il peso maggiore da tollerare, non è così? Or se tu osservi, questi delitti del prossimo, a te più gravi, sono quei difetti di carità, ch’egli ti usa, con dir parole superbe, con contraddire, con cavillare, e con fare altre cose simili a te moleste. Se però allor gli rispondi superbamente, povera legge di carità! è quasi già smembrata da te, e da lui con uno scempio concorde. Laddove, se tu dissimuli, se tu tolleri, se tu taci, o se tu gli rispondi piacevolmente, saldi alla legge per un verso le piaghe, ch’ella riceve per l’altro; e così ti guadagni tanto più vivamente l’amor di Cristo, perchè allora tu non solo osservi in qualunque modo la legge a lui dilettissima, ma l’adempi, redintegrando a un tempo stesso i discapiti, ch’ella patisce. E ciò vuol dire : « Alter alterius onera portate, et sic adimplebitis legem Christi. — Portate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete la legge di Cristo ».

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