La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GENNAIO

XXVII. GIORNO

San Giovanni Grisostomo.

Dottrina de’ mondani qual sia.

«Nolite gloriari, et mendaces esse adversus veritatem. Non est enim ista sapientia desursum descendens, sed terrena, animalis, diabolica. — Non vogliate gloriarvi, e mentire contro la verità. Perciocchè non è questa una sapienza, che scenda di colassù, ma terrena, animalesca, diabolica» (Lettera di Giacomo 3, 14, 15).

 

I.

Considera in qual dottrina finalmente si gloriano quei mondani, i quali costituiscono la loro beatitudine nelle ricchezze, ne’ piaceri, negli onori. In una dottrina dirittamente contraria alla verità, che è quanto dire, in una dottrina bugiarda. E non disse già Cristo di bocca propria: «Beati pauperes: beati qui lugent: beati qui persecutionem patiuntur — Beati i poveri: beati quei che piangono: beati quei che soffrono persecuzione?» Adunque qui non v’ è mezzo: «aut Christus fallitur, aut Mundus errat — o Cristo s’inganna, o il Mondo». Ma Cristo non può fallire, s’è verità. Conviene adunque, che a forza s’inganni il Mondo». Procura bene di stabilirti nell’animo un tal principio, e di persuaderti esser tanto vere queste proposizioni di Cristo pur ora dette, quanto è vero il Misterio della Santissima Trinità, o qualunque altro da lui già rivelatoci, perchè tutte le proposizioni dell’eterna verità sono vere in una maniera. Una non può essere più vera di un’altra.

II.

Considera, che questa dottrina del Mondo, se si ha da chiamar sapienza, è sapienza terrena, animalesca, diabolica: Terrena, animalis, diabolica. Quella, che pone la beatitudine nelle ricchezze è sapienza terrena, perché si costituisce per fine i beni terreni. Quella, che pone la beatitudine nei piaceri, è sapienza animalesca, perchè si costituisce per fine i beni corporei. Quella, che pone la beatitudine negli onori, è sapienza diabolica, perchè si costituisce per fine ciò, che fu l’intento medesimo di Lucifero, cioè di colui del quale sta scritto in Giob: «Ipse est Rex super omnes filios superbiae. — Egli è il Re di tutti i figliuoli della superbia» (Giobbe 41, 25). Non può dunque essere mai veruna di queste sapienza vera; perchè la vera sapienza è quella, che altamente conosce l’ ultimo fine (il quale certamente non è altro che Dio, , bene immenso, bene infinito), e cosi ordina ancora tutte le cose al conseguimento di esso, secondo le regole, che dà il medesimo Dio.

III.

Considera come ciascuna di queste è sapienza bugiarda, mendax. E’ bugiarda la terrena, perchè promette di render uno beato con quelle ricchezze, che sono solo inventate per sollevare le necessità naturali, e che però non hanno in sè bene alcuno in ragion di fine, ma solo in ragion di mezzo; e di mezzo non sempre certo, mentre talvolta « conservantur divitiae in malum domini sui, — le ricchezze si accumulano per rovina del loro padrone» (Qoèlet 5, 12). E’ bugiarda l’animalesca, perchè promette di rendere uno beato con quei piaceri, che solo spettano al corpo, non allo spirito, ch’è la miglior parte dell’uomo; e fa come chi pensi a tenere il servo contento, e non il Padrone. E’ bugiarda la diabolica, perchè promette di render uno beato con quegli onori, con quelle grandezze, con quelle glorie, che non costituiscono l’eccellenza d’un uomo, ma la dinotano; e così son puri segni del vero bene da lui goduto, e spesso ancora fallaci, irragionevoli, iniqui: non sono come quei, che vengon da Dio, il quale mai non onora chi non lo merita.

IV.

Considera per contrario, che la sapienza di Cristo è sapienza vera, perchè conduce l’uomo al conseguimento del su ultimo fine, ch’è la vera beatitudine; e quanto più lo distacca dalle ricchezze, da’ piaceri, dagli onori, tanto lo distacca più ancora da tutto ciò, che lo ritarda dal conseguire facilmente un tal fine: e così, che più si avvicini ad esso, e per via di merito nella vita presente, e per via di mercede nella futura. Anzi nella presente ancora riportasi bene spesso questa mercede, almeno incoata. E tale è quella, che godono in Terra i Santi, quando sono a guisa di alberi felicissimi, in cui non solo abbondano frondi, e fiori, ma già cominciano a comparire anche i frutti della loro futura beatitudine.

V.

Considera, che la sapienza mondana, di sopra detta, «non est desursum descendens — non scende di colassù», perchè ciascuno la può tutta acquistare con lo studio umano, se pur fu mai necessità di acquistarla, mentre ciascuno la porta seco dalla sua natura corrotta insieme col nascere. Al contrario quella di Cristo «est desursum descendens — scende di colassù», perchè bisogna ch’ella ci venga dal Cielo, benchè possiamo ancor con lo studio umano cooperare ad apprenderla, e non è fondata nella natura corrotta, ma nella riparazione della natura già divertitasi dal suo ultimo fine. E’ però questa una sapienza sublime, spirituale, sodissima; e così Cristo medesimo di persona la portò in Terra: Unigenitus, qui est in sinu Patris, ipse enarravit (Vangelo di Giovanni 1, 18). Egli, che avea sin allora snodata la lingua solo ad altri da sè distinti, cioè ai suoi messaggieri, snodò alla fine per tal effetto la propria : « et aperies os suum, cominciò a dire, Beati pauperes, beati qui lugent, beati qui persecutionem patiuntur — Beati i poveri, beati quei che piangono, beati quei che soffrono persecuzione ». Vedi però la risoluzione saldissima, che hai da fare. Dare un generoso repudio a tutta la sapienza del Mondo, ch’è sì inferiore a quella del tuo Signore. Che se tu vuoi trovare uno, il quale a maraviglia te la confuti, piglia amor grande a San Giovanni Grisostomo. Chi v’è tra’ Santi, il quale l’abbia confutata mai meglio in tutte e tre quelle forme, ond’è confutabile: confutata meglio con la penna, confutata meglio con le parole, confutata meglio con le opere?

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