DICEMBRE
XXVI. GIORNO
Santo Stefano Protomartire.
Pel giorno di S. Stefano Protomartire: esercizio di virtù necessario ne’ Servi eletti di Dio.
« Induite vos ergo, sicut electi Dei, sancti, et dilecti, viscera misericordiae, benignitatem, humilitatem, modestiam, patientiam: supportantes invicem, et donantes vobismetipsis, si quis adversus aliquem habet querelam: sicut et Dominus donavit vobis, ita et vos.— Rivestitevi adunque, come eletti di Dio, santi, e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di modestia, di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri, e perdonandovi scambievolmente, ove alcuno abbia da dolersi d’un altro; conforme anche il Signore a voi perdonò, così anche voi » (Lettera ai Colossesi 3, 12, 13).
I.
Considera come in questo luogo l’Apostolo intende di raccomandar l’esercizio di quelle virtù, le quali fanno più singolarmente discernere tra fedeli, i predestinati da’ reprobi. Però dice loro : Induite vos, sicut electi Dei, Sancti, et dilecti, viscera misericordiae, etc. Gli chiama eletti, per la elezione di loro fatta alla Gloria; gli chiama santi, pér la santificazione fatta di lor con la grazia, e gli chiama diletti, per la dilezione mostrata loro da Dio nell’uno insieme, e nell’altro di tali doni. Ora, come tali, vuol egli, che « induant — vestano » tutte quelle virtù, che qui vedi espresse. Ma per meglio intendere la loro disposizione, hai da presupporre, che due sono gli stati, in cui gli uomini possono riguardarsi: uno è quello della prosperità, l’altro è quel dell’ avversità. Se tu gli guardi in quello dellaprosperità, quali sono, sì verso gli altri, sì verso di se medesimi? Verso gli altri vedrai, ch’essi soglion essere nell’interno crudi, e nell’esterno aspri. E però l’ Apostolo vuole, che verso gli altri « induant viscera misericordiae — si rivestano di viscere di misericordia », e « induant benignitatem — si rivestano di benignità ». «Viscera misericordiae — Viscere di misericordia » contro la durezza interna di cuore, « benignitatem — benignità » contro l’asprezza esterna del trattamento. E verso sè soglion essere nell’interno vani, nell’esterno fastosi. E però l’Apostolo vuole, che verso sè « induant humilitatem — si rivestano di umiltà », e « induant modestiam — si rivestano di modestia ». « Humilitatem — Umiltà » contra l’orgoglio interiore, « modestiam — modestia » contro il fasto esteriore. Nello stato poi dell’avversità, comunque tu guardi gli uomini, o gli guardi rispetto a sè, o gli guardi rispetto agli altri, vedrai che essi soglion essere nell’interno impazienti, nell’esterno risentiti. E però l’Apostolo vuole che in tale stato « induant patientiam — si rivestano di pazienza », e « induant — vestano » tutto quel di più, ch’egli espone appresso in quelle parole « supportantes invicem, etc. — sopportandovi gli uni gli altri, ecc. ». Ond’è che qui « patientia — pazienza » si oppone alle difficoltà della tolleranza interiore: « supportantes invicem — sopportandovi gli uni gli altri », con quello che segue appresso, si oppone alla facilità del risentimento esteriore. E con ciò indirettamente l’ Apostolo fa vederti, come a differenza degli altri soglian procedere i predestinati, in qualunque stato sien essi o prospero, o avverso. Tu come scorgi in te stesso quelle virtù qui annoverate? Riflettivi attentamente. Perciocchè queste sono quelle, che adduconsi come segni di predestinazione più dichiarata, la Compassione, la Benignità, la Umiltà, la Modestia, la Pazienza, la Remission delle offese. E se questi mancano, oh che gran timore dev’ essere dunque il tuo!
II.
Considera come un timor tale può da questo passo in te crescere più del giusto, perchè dirai, che non solo le viscere di misericordia, ma tutte l’altre virtù enumerate qui dall’Apostolo, son virtù, che seguono assai il temperamento naturale dell’uomo : ond’è ch’essendo tu di natura cruda, aspra, altiera, impaziente, sensitivissima, come puoi sperare di essere predestinato? Ti mancano troppo i segni di ciò qui addotti. Ma tu rammentati, che però appunto dice l’Apostolo con forma così opportuna : « Induite vos viscera misericordiae etc. — Rivestitevi di viscere di misericordia, ecc. ». Gli abiti, o di seta, o di saia, o di lana, che tu porti indosso, sono forse a te stati dati dalla natura? No certamente. Anzi ella ti fece ignudo. E pur tu cooperando con l’industria agli aiuti, che Dio ti dà qual Autore dell’ordine naturale, sai provvederti di quello, che si ricerca a guarnire il corpo, e ad ornarlo. Così pur dunque cooperando con l’industria agli aiuti, che Dio ti dà, qual Autore dell’ordine soprannaturale, hai da provvederti di quello, che si ricerca a guarnire lo spirito, e ad ornarlo, più ancor del corpo. Saresti tu forse il primo, che di crudo sia divenuto misericordioso; di aspro, benigno; di vano, umile; di fastoso, modesto; di risentito, paziente? Se ciò non potesse farsi, non direbbe dunque l’Apostolo « Induite vos — Rivestitevi ». Mentre dice Induite, parla egli dunque agl’ignudi. Procura tu di fare quello che puoi, per vincere la natura con gli atti iterati di queste virtù, che sono a lei in te contrarie, e con ciò possederai tosto i segni di quella Predestinazione, che tu desideri; perchè il fare gli atti iterati delle virtù, altro non è, che il vestirsi appunto degli abiti. Che pensi tu che voglia dire l’ Apostolo quando dice: « Induite vos viscera misericordiae etc. — Rivestitevi di viscere di misericordia, ecc. »? Vuol dire: Fate atti di queste virtù, ch’io vi annovero, ma frequenti : perchè atti radi, comunemente non bastano a formar gli abiti; e così se a voi sembra di non essere Predestinati, portatevi tuttavia come se voi foste, e con ciò sarete.
III.
Considera, che come l’Apostolo disse : « Induite vos viscera misericordia — Rivestitevi di viscere di misericordia », così avrebbe potuto egualmente dire: « Induite vos viscera dilectionis — Rivestitevi di viscere di dilezione ». Ma egli volle anzi dire « misericordiae — di misericordia », affinchè tu sappia fino a quali persone si ha da stendere la tua dilezione, anche interna. Si ha da stendere infimo agli immeritevoli. Ci sono alcuni, cui per far bene, o bramarlo, altro motivo non ti rimane, che quello della miseria somma in cui si ritrovano, sia di spirito, sia di corpo. Ora verso questi non bastan viscere di qualsisia dilezione. Ci vogliono quelle viscere, che sono chiamate qui di misericordia. Queste sono quelle viscere, che nel dì d’oggi renderono sì pietoso il gran Protomartire Santo Stefano verso quegli istessi ribaldi, che il lapidavano. Sicuramente ad amar questi niun merito egli in loro vide. Piuttosto ne vide molti, sufficientissimi a disamarli, tanto essi verso lui si mostrarono ingrati, lividi, licenziosi, arrabbiati. Ma che? Dove non sarebb’egli sì facilmente potuto giugnere a forza d’altra specie di dilezione (che fu al pregare ardentemente per essi, anzi ad iscusarli) giunse a forza di un’alta misericordia. Le viscere di questa non hanno’ limiti. Si stendono a pro di ognuno. E però tu non ti contentare di aver viscere di dilezione: aspira a quelle altresì di misericordia. Queste tra i segni di Predestinazione vedi qui, che si pongono in primo luogo: Induite vos sicut eletti Dei, sancti, et diletti, viscera misericordiae etc. E queste in primo luogo anche tu procura.
IV.
Considera come quello, che rendè il Protomartire sì pietoso verso i persecutori, sicuramente fu l’esempio di Cristo, da lui rimirato poc’anzi. E ciò dee sopra ogni cosa commuovere ancora te. Però tu senti, come ti conforta l’Apostolo : « Sicut et Christus donavit vobis, ita et vos. — Conforme anche Cristo a voi perdonò, così anche voi ». Il condonare le offese non si fa a forza di qualsisia dilezione, te lo concedo : si fa a forza di pura misericordia. Ma guarda, che a questo medesimo giunse Cristo, e vi giunse con esso te. Quindi è, che la Redenzione del Mondo alla misericordia viene attribuita nelle divine Scritture, più che a qualsivoglia altra specie di amor sincero : « Per viscera misericordiae Dei nostri, in quibus visitavit nos oriens ex alto. — Mediante le viscere della misericordia del nostro Dio, per le quali ci ha visitato il Sole nascente dall’alto » (Vangelo di Luca 1, 78). « Secundum suam misericordiam salvos nos fecit per lavacrum regenerationis. — Per sua misericordia ci fece salvi, mediante la lavanda di rigenerazione » (Lettera a Tito 3, 5). « Secundum misericordiam suam magnani regeneravit nos in spem vivam. — Per sua misericordia grande ci ha rigenerati ad una viva speranza » (Prima lettera di Pietro 1, 3). Però se a forza di misericordia potè un Dio giugnere a vestirsi d’umana carne, e a morire per te (per te dico ingrato) su un duro tronco di Croce, non potrai giugnere a forza di misericordia tu pure a far qualche bene, o a bramarlo, a chi ti abbia offeso, ancora che ingiustamente? Si, che tu vi puoi giugnere sol che voglia: la grazia è pronta : ed oh beato te se vi giugnerai ! acquisti un pegno di salute il più chiaro, che aver si possa : « Beati misericordes; quoniam ipsi misericordiam consequentur. — Beati i misericordiosi; perchè questi troveranno misericordia » (Vangelo di Matteo 5, 7).