La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

DICEMBRE

 

XXV. GIORNO

La Solennità del Santo Natale.

Pel giorno del SS. Natale: si medita l’amor sviscerato di Cristo verso l’uomo.

« Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus, erudiens nos, ut abneganies hapietateni, et saecularia desideria, sobrie, et juste, et pie vivamus in hoc saeculo: expectantes beatatn spem, et adventum gloriae magni Dei, et Salvatoris nostri Jesu Christi.— Apparve la grazia di Dio Salvatore nostro a tutti gli uomini, insegnando a noi, che rinnegata l’empietà, e i desiderii del secolo, con sobrietà, con giustizia, e con pietà viviamo in questo secolo : in aspettazione della beata speranza, e della apparizion della gloria del grande Dio, e Salvatore nostro Gesù Cristo » (Lettera a Tito 2, 11, 12, 13).

 

I.

Considera, che la Grazia, di cui qui parlasi, è l’amore sviscerato di Cristo verso di noi, amore che da noi, senza dubbio, non fu meritato mai, e però fu tutto gratuito : gratia. Ora questo amore fu nel figliuolo di Dio sempre il medesimo, chi nol sa? Ma non sempre apparve. Apparve singolarissimo in questo giorno, nel qual egli per nostro pro giunse a farsi veder sul fieno, vestito di umana carne, nudo, pargolo, palpitante, e sopra tutto bagnato di quelle lagrime, che già per noi cominciava a versar dagli occhi. E ciò vuol dir qui l’Apostolo, dove dice : « Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri — Apparve la grazia di Dio Salvator nostro ». Finora questa grazia fu tutta in Cielo : « Domine, in Coelo misericordia tua. — Signore, nel Cielo è la tua misericordia » (Salmo 36, 6). Ora finalmente è discesa dal Cielo in terra. E però se finora agli uomini fu promessa, fu profetata, o fu adombrata sotto varie figure, oggi finalmente ell’apparve svelatamente : apparuit. Che sarebbe pertanto se in questo giorno medesimo, nel quale apparve sì chiaro l’amor di Cristo verso di te, niente apparisse l’amor tuo verso di Cristo? Ma l’amore apparisce in un modo solo. Apparisce nell’opere : « In hoc cognovimus charitatem Dei, quoniam ille animam suam pro nobis posuit. — Da questo abbiam conosciuto l’amor di Dio, perchè egli ha posto la sua vita per noi » (Prima lettera di Giovanni 3, 16).

II.

Considera come si affermi, che questo amore di Dio nostro Salvatore apparve agli uomini tutti : omnibus hominibus, mentre tanti no ‘l conobbero, e tanti non lo conoscono neppur oggi. La ragion è, perch’egli dalla sua parte non tralasciò di darsi a conoscere. Il Sole apparisce a tutti sull’orizzonte. Se però molti chiudono a lui le finestre, per questo si può dir che non apparisca a questi medesimi, come agli altri che non le chiudono? « Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus — Apparve la grazia di Dio Salvator nostro a tutti gli uomini », perchè « apparuit ad illustrandos omnes — apparve ad illustrar tutti ». Vero è che se questo così bel Sole apparve ad illustrar tutti, non però tutti illustrò. E però avendo l’Apostolo detto : « Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus — Apparve la grazia di Dio Salvator nostro a tutti gli uomini », soggiunse subito : « erudiens nos — insegnando a noi », non « erudiens omnes — insegnando a tutti », ma « erudiens nos — insegnando a noi perchè non tutti accettarono una tal luce di erudimento : « Hoc est enim judicium: quia lux venit in mundum, et dilexerunt homines inagis tenebras quam lucem — E la condannazione sta in questo: che venne al mondo la luce, e gli uomini amaron meglio le tenebre, che la luce » (Vangelo di Giovanni 3, 19). Questo Bambino, che tu miri oggi sul fieno, viene ad illuminarti. Ma se tu non ti curi di essere illuminato, avverti bene, che da lui ciò non resta. Oh che raggi di verità egli attende a diffondere d’ognintorno! Tanti sono questi raggi, quanti sono gli esempi, che nato appena, ti inette dinanzi agli occhi, per esserti non sol Dio, ma Dio Salvatore : Deus Salvator, a differenza di quegli antichi Dei falsi che non salvavano : « Rogant Deum non salvantem. —Fan preghiera a un Dio che non salva » (Isaia 45, 20). Se a questi raggi non fissi tu però attenti i guardi, la colpa è tua.

III.

Considera come questi esempi, che ti die’ Cristo, dall’ora del suo natale fino alla morte, si riducono a riordinar te in ordine a te stesso, in ordine al prossimo, e in ordine a Dio. E però in ordine a te ti ha insegnato Cristo a vivere sobriamente, sobrie, cioè con misura; sicchè tu per lo meno non condiscenda alle tue voglie senza riguardo, ma le moderi, secondo la temperanza, in tutte le cose. In ordine al prossimo ti ha insegnato a vivere giustamente, juste, cioè secondo le regole della ragione, la qual vuole che ti diporti verso del prossimo come ameresti, ch’egli si diportasse verso di te. E in ordine a Dio ti ha insegnato a vivere piamente, pie, cioè da figliuolo ossequioso. Mira quanto bene Cristo adempì tutto ciò, da che nacque, finchè morì, e dipoi rifletti a te stesso, ed in un confonditi, se per contrario sì male lo adempi in te. Ti scusi forse con dire, che tu vivi in un secolo troppo iniquo? In hoc saeculo. Ma questo appunto è ciò che pretese insegnarti Cristo a vivere « sobrie — con sobrietà » tra i licenziosi, « juste — con giustizia » tra gl’ ingiusti, « pie — con pietà » tra gli empi, com’egli fece : « Sicut lilium inter spinas. — Come il giglio tra le spine » (Cantico dei Cantici 2, 2).

IV.

Considera come a vivere in questa forma, « sobrie ad te, juste ad proximum, pie ad Deum — in ordine a te stesso con sobrietà, in ordine al prossimo con giustizia, in ordine a Dio con pietà », massimamente in un secolo sì corrotto, in hoc saeculo: due sono gl’impedimenti più principali. L’ uno viene dall’ intelletto, l’altro vien dalla volontà. L’uno sono i dettami storti, e l’altro sono i desideri sfrenati. E però ti promette l’Apostolo, che prima d’ogni cosa bisogna rinnegar questi congiuntamente : Abnegantes impietatem, et saecularia desideria, sobrie, et juste, et pie vivamus in hoc saeculo. La infedeltà, secondo ciò che notano qui i Dottori, è l’empietà massima : e però questa si dee rinnegare in primo luogo, sottomettendo l’ intelletto umilmente a tuttociò che insegna la fede. E ciò è rinnegare i dettami storti : A bnegantes impietatem. La Concupiscenza, madre di appetiti disordinati, è quella, che tolta ancora l’infedeltà, rimane ad indurci al male, mercè la corruttela della Natura : e però questa debbesi rinnegare in secondo luogo : et saecularia desideria. Questi appetiti poi si chiamano desideri secolareschi, saecularia, perchè sono di cose che passano in un col secolo, in cui viviamo, di cose temporali, di cose transitorie, di cose che al più lungo in un secolo hanno a finire. E pur tu vivi tanto ad esse attaccato che per esse sprezzi l’ eterne? Oh! che cecità! Non possono questi appetiti, se sono assai sregolati, non dare a scorgere, che molto in te resta ancora d’infedeltà. Questa è quella che ti suborna « Impietas peccatorem suppiantai. — L’empietà perverte il peccatore » (Proverbio 13, 6).

V.

Considera, che siccome da quella vita sì sobria, sì giusta, sì pia, che Cristo discende a insegnare sopra la terra, ti ritarda assai l’infedeltà della mente, ed ove questa manchi, la concupiscenza almeno scorretta; così da essa per contrario ti conforta infinitamente il pensiero assiduo di quella beatitudine, che ti sta apparecchiata nell’altra vita. E però anche l’Apostolo dice in fine : « expectantes beatam spem, et adventum gloriati magni Dei, et Salvatoris nostri Jesu Christi — in aspettazione della beata speranza, e dell’ apparizione della gloria del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo Non dice « expectantes beatitudinem speratam — in aspettazione della sperata beatitudine », ma « beatam spem — della beata speranza », per dimostrarti quanto certa sia la speranza, la qual si fonda sulle promesse divine. E’ tanto certa, che la speranza del bene non si distingue in tal caso, per dir così, dal bene sperato. Vero è, che questa beatitudine non sarà compita fino al dì del Giudizio, perchè allora alla gloria dell’ anima si aggiugnerà quell’ancora del corpo; e però l’Apostolo non dice solo « expectantes beatam spem — in aspettazione della beata speranza », ma aggiugne, « et adventum gloria magni Dei, et Salvatoris nostri Jesu Christi — e dell’ apparizion della gloria del grande Iddio, e Salvator nostro Gesù Cristo ». Questo Dio, che tu vedi ora in fasce vagir su ‘l fieno, pare un Dio piccolo, perchè egli è impiccolito. Ma quel dì non parrà così. Quel dì ti apparirà quel Dio grande, ch’egli è in se stesso per verità, e però qui gli dà l’Apostolo il titolo di Dio grande : Magni Dei. « Videbunt Filium hominís venientem in nubibus, cum virtute magna, et majestate..  –Vedranno il Figliuol dell’uomo scendere sulle nubi del Cielo con potestà, e maestà grande » (Vangelo di Matteo 24, 30). E così tu vedi, che nel primo avvento egli è detto simile alla rugiada : « Rorate Cieli desuper — Mandate, o Cieli, di sopra la vostra rugiada » (Isaia 45, 8), nel secondo al folgore: « Sicut fulgur exit ab Oriente, et paret usque in Occidentem, ita erit adventus Filii hominis. — Siccome il lampo si parte dall’Oriente, e si fa vedere sino all’Occidente, così sarà la venuta del Figliuolo dell’uomo » (Vangelo di Matteo 24, 27). Tu ch’hai da fare frattanto? Hai da aspettare questo secondo avvento con tanta sollecitudine, quanta è quella ch’egli si merita: « Populus meus pendebit ad reditum meum. — Il mio popolo aspetterà ansiosamente il mio ritorno » (Osea 11, 7). Nè credere che questo secondo avvento debba essere come il primo. Il primo è stato di umiliazione per Cristo, il secondo sarà di gloria : Adventum gloriae magni Dei, et Salvatoris nostri Jesu Christi. E però se bramasti il primo come indirizzato a tuo pro, molto più hai da bramare ancora il secondo, come quello ch’è indirizzato ad onor di Cristo.

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