La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

XXIV. GIORNO

Quali contrassegni abbiano i veri Figli di Dio.

 

«Ipse Spiritus testimonium reddit spiritui nostro, quod sumus filii Dei: Si autem filii, et haeredes; haeredes quidem Dei, cohaeredes autem Christi: si tamen compatimur, ut et conglorificemur.— Lo stesso Spirito Santo rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figliuoli di Dio; e se figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio, e coeredi di Cristo: se però patiamo con lui per essere con lui glorificati » (Lettera ai Romani 8, 16, 17).

 

I.

Considera, che testimonianza sia questa, che lo Spirito Santo ci rende, di esser noi figliuoli di Dio. Questa non è esterna, come quella che Cristo ricevè su Giordano, ma è interna. Che però si dice, che la rende allo spirito, spiritui nostro, non agli occhi per via di visioni, non agli orecchi per via di voci, « spiritui — allo spirito ». In che consiste dunque una tale testimonianza? Consiste in quell’intimo senso d’amor filiale, che c’infonde verso di Dio; sicchè abborriamo il peccato, ma puramente, perchè è offesa di Dio, pensiamo volentieri a Dio, parliamo volentieri di Dio, operiamo molto, ma solo a quest’alto fine di cercar la gloria di Dio. Beato chi possiede in cuor suo questo puro amore! Questi ha il contrassegno più certo, che, prescindendo da espressa rivelazione, si possa avere d’ essere Figliuolo di Dio: perchè questo è procedere da Figliuolo, operare per amore, non per timore.

II.

Considera la nobile conseguenza che reca seco l’essere figliuoli di Dio, ch’è l’essere parimente eredi di Dio. I doni (quali sono i beni terreni, i beni temporali) si appartengono ai servi; che però non altro ebbe Ismaele, che doni : a’ figliuoli si aspetta l’eredità, come l’ebbe Isacco. Vero è, che tra i figliuoli umani e Divini v’è grandissima differenza. Gli umani non sottentrano all’eredità, se non morto il Padre; ma non i Divini. L’eredità di questi è il Padre medesimo: « Pars mea Dominus, dixit anima mea. — Mia eredità è il Signore, disse l’anima mia » (Lamentazioni 3, 24). Mercè che il lor Padre non possiede ricchezze da sè distinte, tutte le contiene in se stesso, mentr’egli è Dio, bene immenso, bene infinito ; e però come tale, in quel medesimo tempo, che gode sè, . dà insieme l’essere goduto, nè l’essere goduto sol da qualcuno, ma da quanti mai sieno; senza che il numero degli eredi novelli, i quali di mano in mano si aggiungono a sì magnifica eredità, scemi giammai punto a veruno della sua parte. E dove mai troverai tu sulla terra una eredità qual è questa? Eppur non la curi!

III.

Considera, che se siamo eredi di Dio, ne viene con altra nobile conseguenza, che noi siamo coeredi ancora di Cristo. Cristo è figliuolo per natura, e noi siamo figliuoli per adozione; ma noi, quantunque adottivi, abbiamo a partecipare col naturale la medesima eredità. E chi può dir, che alta gloria sia mai la nostra? Non vi saremmo giammai potuti arrivare, se Cristo stesso non ce l’avesse ottenuta colle sue suppliche, co’ suoi stenti, co’ suoi sudori, anzi con tutto il suo santissimo sangue. Ma questa medesima non è un’altra eccelsissima maraviglia? Un figliuolo naturale non ha tra gli Uomini cercato mai, che suo Padre si adottasse per figliuolo alcuno straniero. Piuttosto per desiderio di regnar solo è giunto ad uccidere altri suoi fratelli medesimi naturali, come fe’ quell’Abimelecco, che ne scannò di propria mano settanta sopra una pietra. Cristo non ha ucciso veruno, si è fatto uccidere per non esser solo a regnare. Tanta fu la sua carità!

IV.

Considera, che questo nome di eredità non ti ha da far credere di poter arrivare alla beatitudine eterna senza fatica; perchè non è la beatitudine eterna un’eredità, come quelle di questo Mondo, che pervengono spesso a chi non le merita, a chi non le procura, a chi non vi pensa, a chi sta ancora dormendo. E’ di necessità guadagnarsela. Cristo è figliuolo naturale: eppur tu sai quanto ebbe da sopportare per arrivarvi; e tu che sei figliuolo adottivo la vuoi per niente? Se vuoi regnare con Cristo, conviene, che ti contenti patir con Cristo. Questa è l’espressissima condizione: « Si tamen compatimur — Se però patiamo con lui ». Benchè quando mai dovrai tu patire una minima particella di ciò che ha patito Cristo? Patirai con Cristo, ma non patirai come Cristo.

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