La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

APRILE

XXIV. GIORNO

L’eguaglianza nel divino servizio e nelle prosperità e nelle avversità ci fara aver parte nell’esaltazion degli eletti.

 

« Expecta Dominum, et custodi viam ejus, et exaltabit te, ut haereditate capias terram; cum perierint peccatores, videbis. — Aspetta il Signore, e cammina per la strada di lui, ed ei ti esalterà, affinchè per eredità tu prenda possesso della terra; lo intenderai, quando periranno i peccatori » (Salmo 37, 34).

I.

Considera, che tutta la vita dell’uomo, com’ è composta ora di giorni, ora di notti, che alternamente si succedono insieme; così è tessuta comunemente di casi ora prosperi, ed ora avversi. In alcuni prevalgono i prosperi, come in quei popoli ch’hanno più giorno, che notte; in altri prevalgono gli avversi, come in que’ popoli che hanno più notte che giorno. Ma sì gli avversi, sì i prosperi son da Dio: « Tuus est dies, et tua est nox. — Tuo è il giorno, e tua è la notte » (Salmo 74, 16). Ne’ casi prosperi il più difficile è mantenere la moderazione: « Ab altitudine diei timebo. — Nel pieno giorno sarò in timore » (Salmo 56, 4). Ne’ casi avversi il più difficile è mantener la fiducia: « Non extinguetur in nocte lucerna ejus. — Di notte non si spegne la sua lucerna » (Proverbio 31, 18). Chi negli uni, e negli altri è provato a pieno, riceverà da Dio finalmente il dovuto premio; perchè egli è di coloro, di cui sta scritto, ch’egualmente lo servono notte, e giorno, Serviunt ei die, ac nocte (Apocalisse di Giovanni 7, 15). E questo è ciò, che vuol intendere qui Davidde, mentre dice: « Expecta Dominum, et custodi viam ejus, et exaltabit te. —Aspetta il Signore, e cammina per la strada di lui, ed ei ti esalterà ». « Expecta Dominum — Aspetta il Signore » nelle notti delle avversità, non ti lasciando sopraffare dal tedio; « et custodi viam ejus — e cammina per la di lui strada » ne’ giorni delle prosperità, non ti lasciando alterare dall’allegria; « et exaltabit te — ed ei ti esalterà » colla gloria del Paradiso, dove « Nox ultra non erit. — Non vi sarà più notte » (Apocalisse di Giovanni 22, 5), ma solo giorno. Nelle avversità contentati di aspettare: Expecta Dominum, perchè avran fine; nè darti a credere, che il Signore non ricordisi più di te. Oh con quanto amore ritornerà a visitarti, se l’avrai voluto aspettare pazientemente, non tralasciando i tuoi consueti esercizi di divozione! « Patientes estote fratres usque ad adventum Domini: Ecce Agricola expectat, etc. — Siate pazienti, o fratelli, sino alla venuta del Signore. Mirate come l’Agricoltore aspetta, ecc ». (Lettera di Giacomo 5, 7). Nelle prosperità guardati di non far come i fiumi, che, quando abbondano, scorrono tosto gonfi dal loro letto, e cominciano a deviare: Custodi viam ejus. Va per quella via sì diritta, che il tuo Signore t’insegnò, quando visse in carne mortale: « Haec est via, Gesù Cristo, ambulate in ea, et non declinetis neque ad dexteram, neque ad sinistram. — La via è questa, per questa camminate e non piegate nè a destra nè a sinistra » (Isaia 30, 21): « neque ad dexteram — non a destra », colla presunzione di salvarsi per altra strada; « neque ad sinistram — non a sinistra », colla diffidenza di non doversi salvar per questa. E qualor tu faccia così, egli medesimo di poi verrà ad esaltarti, cioè a sollevarti a tanta altezza, quanta è dalla terra al Cielo. Se ti troverà nell’avversità, « exaltabit te — ti esalterà », perchè ti solleverà dalla miseria alla beatitudine; e se ti troverà nelle prosperità, « exaltabit te — ti esalterà », perchè ti solleverà da una beatitudine terrena a una beatitudine eterna. Or mira dunque, s’è giusto per tanto premio, « expectare Dominum, et custodire viam ejus — aspettar il Signore, e camminare per la via di lui », con servirlo egualmente in qualunque stato, o prospero, o avverso, « die ac nocte — giorno e notte».

II.

Considera, che questa esaltazione consisterà a far sì, che pigli il possesso della gloria del Paradiso, alla quale di presente hai solo il diritto: e però dice il Salmista: « Exaltabit te, ut haereditate capias terram. — Ti esalterà, onde tu in eredità prenda possesso della Terra ». Questa Terra è ‘l Cielo, chiamato Terra, perchè era figurato già per la Terra di promissione, a cui non poterono gl’Israeliti arrivare, se non dopo lungo stento, benchè ne fossero tanto prima da Dio stati già istituiti eredi legittimi: « Dedit terram eorum haereditatem, haereditatem Israel populo suo. — Diede la terra in loro eredità, in eredità ad Israele suo popolo » (Salmo 135, 12). Ora nel giorno della tua esaltazione, « capies terram — prenderai possesso della Terra », perchè la farai tutta tua, con un dominio non solo ad rem, qual è quel che n’hai di presente; ma ancora in re; e capies haereditate, cioè a titolo di quell’eredità, che a te spetta come a vero Israelita Figliuol di Dio. Però quando senti tante volte dire che il Cielo è una eredità, non ti lasciar mai sedurre dalla tua mente, quasi che tu giammai possa conseguirla senza stento, senza sudore, com’è delle eredità, che bene spesso pervengono ad un figliuolo, mentr’egli dorme. Conciossiachè quelle eredità pervengono ad un figliuolo, mentr’egli dorme, le quali colla morte del Padre egli ha ab intestato; ma non già quelle, ch’egli ha dal Padre medesimo, ancor vivo, a ragione di testamento. Per aver queste, conviene che il Figliuolo si porti assai bene col Padre, e l’ubbidisca, e lo veneri, e dia quei saggi di sè, che il Padre ha titolo giusto di ricercare; altrimenti qual dubbio, che può il Padre infimo arrivare a diseredarlo? Ora il Paradiso è una terra di eredità: chi lo può negare? ma è una terra di eredità, che a te non potrà mai giungere ab intestato, perchè il tuo Padre non muore; e però se la vuoi, convien che te la guadagni, con usare al Padre l’ossequio, che si conviene; anzi con istare alle prove, le quali egli vuole pigliar di te: « Justi autem haereditabunt terram. — I giusti saranno eredi della terra » (Salmo 37, 29). Così tu vedi, che la terra di promissione fu eredità; e pur bisognò, che i figliuoli d’Israele se la conseguissero a forza di mille prove, che Dio prima fece di loro nella solitudine. E quanti furono, che ne restarono privi! Di seicentomila, che uscirono dall’Egitto, per andare al possesso della lor terra, toccò il possesso a due soli: mercecchè il Padre cassò quei figliuoli ingrati dal testamento, e vi sostituì quei figliuoli più riverenti, che gli erano nati appresso. Se dunque non vuoi, che il Signore spogli anche te dell’eredità celestiale, sta forte a tutte le prove; alle prove de’ casi avversi, e alle prove de’ casi prosperi: « Expecta Dominum, et custodi viam ejus. — Aspetta il Signore, e va per la via di lui »; e così egli « exaltabit te, ut haereditate, come figliuol meritevole, capias terrem — ti esalterà, affinchè per eredità tu prenda possesso della terra ».

III.

Considera, che questa esaltazione medesima si farà di te, se ti porti com’è dovere, subito che saran cessate le prove, che or Dio ne prende, cioè subito che sii morto. Contuttociò tu non potrai così tosto finir d’intendere, ch’esaltazione ammirabile sarà quella. Sai quando l’intenderai? il dì del Giudizio: Cum perierint peccatores, videbis: quando mirerai, qual giustizia avrà usata il Signore verso di tanti nel condannarli, allora intenderai, qual misericordia abbia usata a te col salvarti : « Cum perierint peccatores, videbis. — Quando periranno i peccatori, lo intenderai »; mercecchè i beni mai non compariscono più che quando sono messi al rincontro de’ mali opposti. E questo appunto è un de’ fini, per cui il Signore ha destinato un Giudizio sì universale, nel quale a gara faranno tra lor comparsa l’onor de’ figliuoli eletti, e l’obbrobrio de’ riprovati: « Cum perierint peccatores, videbis. — Lo vedrai, quando periranno i peccatori ». Che « videbis — vedrai » adunque? i loro mali, i tuoi beni. Figurati nella pubblica strage d’una Città di ritrovarti, per cortesia del Re suo conquistatore, collocato in sicuro su un’alta torre, sicchè tu possa veder di lassù l’eccidio, vedere il ferro, vedere il fuoco, veder l’esercito, che furibondo imperversa ne’ Cittadini, ma non temerlo; che spettacolo misto e d’orrore insieme, e di giubilo ti sarebbe? Scorgeresti tanti, che cadono morti a terra, chi supplicando, e chi singhiozzando, chi urlando, ma senza pro : tutti egualmente hanno i miseri da perire; e tu frattanto sei salvo. E pur che tenue similitudine è questa a mostrar ciò, che sarà il dì del Giudizio, quando da un esercito d’Angeli vedrai scacciati nel baratro dell’Inferno a fil di spada tanti milioni, e milioni, e milioni d’uomini a Dio ribelli, mentre tu ancora meritasti un tempo di andare tra lor perduto, ma ti fu fatta la grazia di non andarvi? Chi può spiegare, che sarà allora di te? « Egredientur, così disse Dio degli eletti, et videbunt cadavera eorum qui praevaricati sunt in me. — Usciranno, e vedranno i cadaveri di coloro, ch’han prevaricato contro di me » (Isaia 66, 24). Oh come allora dovrai davvero levare le mani al Cielo, ringraziando Iddio della sorte, che a te donò; oh come allora benedirai quegli ossequii, che già gli usasti; oh come allora dirai, che tutte furono un nulla le prove di fedeltà, che da te richiese! Mentre è lor succeduto un esaltamento, qual è quello, che godi in luogo sì alto, e però ancor sì sicuro: « Altissimum posuisti refugium tuum. — In luogo altissimo hai fisso il tuo rifugio » (Salmo 91, 9). Quando Israele mirò dal sommo d’una collina i cadaveri degli sventurati Egiziani, che l’Eritreo vomitava di mano in mano sulle sue spiagge, non potè far di meno di non temere a quello spettacolo, che pur era a lui di trionfo: Viderunt Aegyptios mortuos super littus maris, et manum magnam, quam exercuerat Dominus contra eos; timuitque populus Dominum (Esodo 14, 31). Tu, a rimirare una strage tanto più orrenda, quanto sarà quella de’ reprobi, che farai? Io fui per dire, che appena crederai a te medesimo d’esser salvo. Ma non temere: già ne sei più che sicurissimo: il Cielo è tuo. E non sarà ciò frattanto una bella sorte? « cum perierint peccatores, videbis — la intenderai quando periranno i peccatori ».

IV.

Considera, che siccome l’esaltazion degli eletti non si finirà ben d’intendere sino al dì del Giudizio estremo; così nemmeno la perdizione de’ reprobi. Però si dice, che in quel dì periranno: « Cum perierint peccatores, videbis — Quando periranno i peccatori, lo intenderai », non perchè tutti non periscano subito dopo morte, ma perchè non periscono interamente, restarido se non altro i lor corpi sotto terra, che poi dovranno andare quel dì perduti insieme coll’anima per tutta l’eternità. E ciò sarà finalmente un perir totale. Resterà allora il Mondo tutto nettato da sì rea feccia di gente, che chiusa nel centro infimo della terra, come in profonda cloaca, sarà come se fosse mancata affatto, mentre nemmeno più di lei resterà memoria: « Perierunt, quasi qui non fuerint. — Perirono come se mai non fossero stati » (Ecclesiastico o Siracide 44, 9), non « qui non sint — come se non fossero », perchè vi saranno pur troppo, ma « qui non fuerint — come se non fossero mai stati », perchè saran totalmente dimenticati: Oblivione obliviscar eorum (Osea 1, 6).

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