La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XXIII. GIORNO

Si medita la chiamata, che farà Cristo a’ Giusti nel dì del Giudizio.

« Tunc direi Rex bis, qui a dextris ejus erunt : Venite benedicti Patris mei: possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi.— Allora il Re dirà a quelli, che saranno alla sua destra : Venite benedetti dal Padre mio : prendete possesso del regno preparato a voi sin dalla fondazione del mondo ». (Vangelo di Matteo 25, 34).

 

I.

Considera come chi dice Venite, accenna due termini, il donde, e il dove. Ed ambedue questi termini vorrà di certo qui esprimere il Redentore, quando rivolto agli eletti, dopo il Giudizio, pronunzierà sopra tutti loro la sentenza di beatitudine eterna, e dirà Venite, Venite, cioè, venite dalle fatiche alla quiete, dalla povertà alle ricchezze, dal pianto al riso, dalle battaglie alla corona, che meritaste vincendo. Oh che giocondo Venite! « Euntes ibant, et flebant mittentes semina sua: venientes autem venient cum exultatione portantes manipulos suos. —Camminavano e andavan piangendo a spargere la loro semenza. Ma al ritorno verranno con festa grande, portando i loro manipoli » (Salmo 126, 6). Nè guardare, che un tal Venite sia f na forma di invito comune a tutti : perchè ciascun ordine di Santi lo saprà molto ben distinguere, come detto a se stesso in particolare, secondo i meriti proprii. Venite Profeti per me esiliati. Venite Patriarchi per me raminghi. Venite Apostoli per me rigettati dal mondo, come se ne foste lo scherno. Venite Martiri uccisi. Venite Monaci vilipesi. Venite Vergini, che a me sacrificaste il vostro bel fiore : e così degli altri. E perchè i Santi nessuna cosa desiderarono più, che d’esser quali servi fedeli col loro Re; però egli ad essi dirà ancora : Venite. Fino allora saranno alcuni stati a lui uniti per grazia; altri per grazia, e per gloria; pochissimi per gloria, e per gloria piena, cioè per gloria di anima unita al corpo : « In carne mea videbo Deum Salvatorem meum. — Nella mia carne vedrò Iddio mio Salvatore » (Giobbe 19, 26). E però egli dice Venite, perchè in tal modo non avrà prima chiamati a sè Cristo, di tanti e di tanti, se non rarissimi. Oh come i Santi desiderarono in tutta la vita loro questa parola Venite! Eccoli a udirla. Ma chi vuol andarsene dietro a Cristo in quel dì, sai come ha da meritarselo? Con l’andargli dietro anche adesso : « Si quis vult post me venire, abneget semetipsum, et tollat crucem suam, et sequatur me. — Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, dia di mano alla sua croce, e mi segua » (Vangelo di Matteo 16, 24). «Si quis vult post me venire — Se alcuno vuol venire dietro di me » alla gloria, « sequatur me — mi segua » alla abbiezione. Ti par giusto tener dietro Cristo al Regno, e non tenergli dietro al conquistamento? « Qui vicerit, dabo ei sedere mecum in throno meo. — Chi sarà vincitore, darogli di sedere con me nel mio trono » (Apocalisse di Giovanni 3, 21).

II.

Considera come fra tanti titoli di loro glorificazione, o di loro giubilo, che potrebbe Cristo in quell’ atto solenne dar agli eletti, sceglierà questo di ber edetti dal Padre: Venite benedicti Patris mei, perchè questo titolo solo racchiude tutti. Il nostro dire non è fare. E però quando benediciamo alcuno, intendiamo, o di lodare il ben ch’egli ha, o di pregarglielo. Non così il dire di Dio. Il suo dire è fare: « Ipse dixit, et fatta sunt. — Egli disse, e furon fatte le cose » (Salmo 33, 9). Onde il suo benedirci, è infonderci il bene, infonderci grazia, infonderci doni, infonderci doti, infonderci ogni virtù. Vuol però Cristo, che i Beati in quella gran adunanza sappiano tutti, che ogni lor bene viene loro dal Padre. E però dirà: « Venite benedicti Patris mei — Venite benedetti dal Padre mio ». Ed essi allora oh come tutti dovranno prorompere unitamente in quelle parole: Sia benedetto un tal Padre! « Benedictus Deus et Pater Domini nostri Jesu Christi, qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in ccelestibus in Christo. — Benedetto Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale del Cielo in Cristo » (Lettera agli Efesini 1, 3). Le benedizioni date dal Padre agli eletti, sono state differentissime : « Benedixit singulis benedictionibus propriis. — Benedisse ciascuno di essi con la propria sua benedizione » (Genesi 49, 28). Ma tutte nondimeno furono ordinate a quest’ultima di un tal dì, che s’ intitola la perpetua : « Benedixit perpetua benedicat nos Pater wternus. Amen. — Il Padre eterno ci benedica con benedizione perpetua. Così sia ». E di questa singolarmente dovranno tutti allora rendergli grazie. Nota però come Cristo in quel dì potrebbe giustamente dire agli eletti : « Venite benedicti Patris mei per me — Venite benedetti dal Padre mio per me » : perchè qualunque loro benedizione fu data loro dal Padre mediante Cristo, in Christo, il quale a ciascuno d’essi le meritò. Ma non accade che il dica. Col portar egli ad essi quella benedizione perpetua, a cui tutte l’altre erano state ordinate, mostrerà appieno in quel dì, che da lui pur dipenderono tutte l’altre. Oh te beato, se tal benedizione potrai meritarti ! Ma a meritarla usa a sì gran Padre il rispetto, e la riverenza, che si conviene: « Ecce: sic benedicetur homo, qui timet Dominum. — Ecco: così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore » (Salmo 128, 4). Non solo « benedicetur — sarà benedetto », ma « sic — così », perchè altre benedizioni ha l’istesso Padre, con cui rimunera i figliuoli men ossequiosi per qualche bene, che talor essi fanno, ma non son quella : sono benedizioni carnali, cioè conformi al loro genio corrotto, non sono benedizioni spirituali; sono « de pinguedine terrae — della fertilità della terra », non sono « de rore coeli — della rugiada del cielo ». Vedi però come gli eletti in quel dì lo ringrazieranno di quelle benedizioni, che solo amarono! Benedixit nos in omni benedictione spirituali in coelestibus. Ed oh quanto avranno ragione! perchè Omnis benedictio spiritualis in coelestibus, è tutto ciò che il Paradiso ha di bene.

III.

Considera come appunto del Paradiso darà il possesso quel giorno Cristo agli eletti, dicendo loro : « Venite benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi — Venite benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato a voi sin dalla fondazione del mondo ». Potrebbe Cristo usare in un tal atto altri termini, quali sarebbono « procedite ad Regnum, percipite Regnum, fruimini Regno — incamminatevi al Regno, ricevete il Regno, godete del Regno » ; ma dirà « possidete — prendete possesso », e ciò per due capi. Prima, per dimostrar la pacifica sicurezza, con la quale i Beati dovranno godere un tal Regno per tutti i secoli; e poi per dinotarne la proprietà. Tal è il possesso. Il possesso è di beni, che ci appartengono come proprii, e non come • imprestati, allogati, affittati, o depositati : ed è di beni, a cui non solamente abbiamo il diritto (com’è di quegli che ci sono usurpati) ma ne abbiamo attuai dominio, come ha il re di quel regno, sul quale impera. Tal sarà a’ Beati la loro Beatitudine; e però Cristo loro dirà: « Possidete. Qui vicerit, possidebit haec. — Prendete possesso. Chi sarà vincitore, sarà padrone di queste cose » (Apocalisse di Giovanni 21, 7). Che se vuoi sapere, perchè potendo nominare Cristo una tale Beatitudine sotto di tanti altri nomi, di mercede, di palio, di premio, di gaudio sommo, la vorrà chiamare in quel dì col nome di Regno, si è, perchè niun altro nome più di questo dimostra, non solo il godimento intrinseco, il quale avranno i Beati, possedendo Dio, ma ancor la grandezza, la gloria, la maestà, che gli accompagnerà nell’estrinseco, dominando sopra i dannati. E a questo nome di Regno, oh come allora i dannati dovranno fremere tutti insieme di rabbia! Veder che avranno sulle loro teste a regnare per tutti i secoli quei mendici, quei miserabili, i quali un tempo non degnarono essi neppur di un guardo ! « Suscipient Regnum Sancti Dei altissimi. — Riceveranno il Regno i Santi di Dio altissimo » (Daniele 7, 18). I fratelli di Giuseppe non potean sopportare, che l’innocente, neppure in sogno, si fosse figurato mai di regnare sopra di loro : « Nunquid Rex noster eris, aut subjiciemur ditioni tuae? — Sarai tu forse nostro Re, o saremmo noi soggetti alla tua potestà? » (Genesi 37, 8). Pensa però, che dovran fare i dannati, vedendo sopra di loro regnare quel giorno, in tanto miglior maniera, non un fratello, ma gli esterni, ma gli emoli, ma coloro, che già tanto ebbero a sdegno ! « Nonne Deus elegit pauperes in hoc mundo haeredes Regni, quod repromisit Deus diligentibus se? — Non ha Dio eletti i poveri in questo mondo eredi del Regno promesso da Dio a coloro che lo amano? » (Lettera di Giacomo 2, 5). Ed ora intenderai per qual cagione differirà Cristo insino a quel dì il dire agli eletti : « possidete paratum vobis regnum —prendete possesso del regno a voi preparato ». Perché solo quel dì giugneranno i Beati ad aver insieme con Cristo perfettamente sotto i lor piè tutti i loro persecutori: « Judicium sedebit, ne auferatur potentia — Il giudizio sarà assiso, affinchè si tolga la potenza »; cioè quella di Lucifero, e de’ suoi membri: « et magnitudo regni qua est subter omne Coelum, detur populo Sanctorum Altissimi — e la magnificenza del regno, quanta è sotto tutto il Cielo, sia data al popolo de’ Santi dell’Altissimo » (Daniele 7, 26, 27). Tu, che dirai? di non curarti di Regno? Tu sei dannato. Perchè in quel dì sarà finito qualunque stato di mezzo. O destra, o sinistra. O Austro, o Aquilone. O il Paradiso, o l’Inferno.

IV.

Considera come ciò, che finirà di colmar quel dì ne’ Beati la contentezza, sarà sapere, che quel Regno di cui si tratta, fu fatto apposta per loro. Perché ancora ottenutosi da’ Beati così gran bene, potrebbe in essi rimanere qualche sollecitudine, e qualche sospezione almeno leggiera, di averlo a perdere, quando benchè posseduto da loro, non fosse però stato fatto per loro. Ma quando udiranno che non solo un tal Regno è di loro, ma fatto per loro, di che mai potran dubitare? E questa sarà la ragione, per la quale il Signore ad essi dirà: possidete paratum vobis Regnum a constitutione mundi: non solo Regnum, ma paralum vobis. Vero è, che questa ragione non sarà sola. Parlerà Cristo di vantaggio così, affinchè gli eletti tanto più scorgano il grand’amore, portato loro dal Padre, mentr’egli nel punto stesso nel qual pensò a costituir l’Universo, pensò ancora ad apprestare ad essi una Reggia sì bella, qual è l’Empireo: « paravit illis Civitatem — apparecchiò per essi la Città » (Lettera agli Ebrei 11, 16); e gli predestinò a tanta eminenza, e di grazia, e dì gloria, e di dignità, qual è quella di cui quel dì piglieranno tutti il possesso. Se tu ti puoi figurare quelle gran lodi, ch’essi al Padre daranno, fallo pur fra te, ma con sicurezza di non poterle adeguare. E frattanto rimira come non si dice, che il Regno fu loro donato a constitutione Mundi, ma apparecchiato, conforme si apparecchia il palio a chi corre, il premio a chi combatte, la mercede a chi dura fatiche grandi; perciocchè un tale apparecchiamento di Regno non toglie, ch’essi non se ‘l dovessero guadagnare veramente co’ loro meriti : « Praeparavit Deus iis, qui diligunt illum — Dio apparecchiò per coloro che lo amano » (Prima lettera ai Corinzi 2, 9) : fu apparecchiato « a constitutione Mundi — sin dalla fondazione del Mondo », ma « post constitutionem Mundi — dopo la fondazione del Mondo » fu meritato.

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