La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

DICEMBRE

 

XXII. GIORNO

Unione che gode l’anima con Dio per mezzo dell’orazione e del ritiro.

« Quis mini det te fratrem meum, sugentem ubera matris meae, ut inveniam le foris, et deosculer te, et jam me nemo despiciat? — Chi mi ti darà, fratello mio, che poppi il latte dalla mia madre, ond’io fuori ti ritrovi, e ti imprima baci, e nessuno mi disprezzi? » (Cantico dei Cantici 8, 1).

 

I.

Considera come quello, a che sospira l’anima di arrivare nell’Orazione, altro non è che quell’abbracciamento, quell’adesione, e quella union intimissima col suo Dio, che viene tante volte nelle Divine Scritture significata col nome di bacio casto. Ma ciò non ottengono tutti allo stesso modo. Alcuni per arrivare nell’Orazione a ritrovare il suo Dio, convien che prima a poco a poco s’internino col pensiero ne’ penetrali d’ alcuno di que’ misteri, in cui per così dire egli sta nascosto, che meditino, che rintraccino, che ricerchino : finchè mosso Dio finalmente a pietà di loro per la fatica durata, gli ammetta a sè per mezzo di qualche o locuzion più soave, o lume più splendido, che loro faccia sperimentare nell’ intimo dello spirito la Divina presenza, ed ad esso unirsi. Questi senza dubbio arrivano a trovar Dio, ma quasi nel suo palazzo : inveniunt intus. Ond’è, che quella udienza, che Dio dà loro, è simigliante a quella ch’oggi dan tutti i principi per grandezza, cioè sol dopo una lunga fuga di stanze. Altri appena inginocchiatisi per orare, trovano Iddio, per dir così, sulla porta, e quasi al di fuori : Inveniunt foris, perchè senza lungo precedente discorso, alla prima alzata di mente vengono tosto ad unirsi con esso lui, hanno presenti gli affetti, hanno presti gli abbracciamenti, hanno pronte le lagrime; niente hanno già da penare per venire introdotti all’amata udienza. Questo è il favore di chi vien sublimato da Dio all’ alto dono della contemplazione. E questo è quello che l’anima da Dio chiede misticamente in queste parole : Quis mihi det, ut inveniam te foris, et deosculer te? Ma nota qual anima è quella che tanto chiede. E’ la sacra a. Sposa ; la qual secondo il favellar degli Ebrei, chiamò qui lo Sposo, col nome non di Sposo, ma di fratello, perchè eran tutti d’una medesima tribù. E pur quest’anima stessa ciò non pretende, come favore dovuto a lei di ragione, ma dice : Quis mihi det? E tu, che appena sei risorto ora dal lezzo delle tue iniquità, lo pretendi per te medesimo : e sdegnando la noia del meditare, aneli subito, con un atto di fede che tu premetta sul principio dell’Orazione, a stringerti Dio nel seno, e a goder di lui tra le delizie di quella contemplazione, ch’è sì gustosa, perchè ritrova, e non cerca? Oh quanto vivi ingannato ! Di’ prima : Quis mihi det? Prega, picchia, dichiarati col Signore che non sei degno, ch’ egli ti onori di un guardo : e dopo tutto ciò sappi ancora che non sei certo di conseguire il dono di Orazione da te bramato, perchè egli è affatto gratuito; e tu lo puoi sperare bensì se faticherai, ma non mai pretendere.

II.

Considera come un’anima, la quale arriva a ricevere un tal favore, ben conosce nell’atto ch’ella il riceve, che niun potrà disprezzarla : Et jam me nemo despiciat. E per qual cagione? Perchè non sarà creatura alcuna, che ardisca di tentarla a dividersi dal suo Dio con veruna offerta. Sai qual è il sommo disprezzo, che possa mai riportare l’anima tua? E’ quello che ti usa il mondo, quando t’invita a seguir le sue vanità. Quello che ti usa la carne, quando t’invita a procacciarti i suoi piaceri, i suoi lussi, i suoi passatempi, e quel che ti usa parimente il demonio, nemico tuo capitale, quando t’invita a emulare la sua ambizione. Oh che disprezzo inaudito ! Allor però, che sta l’anima unita a Dio, nel modo che si è già detto, chi sarà, dice tra sè, chi sarà mai tanto audace, che mi disprezzi col tentar di rimuovermi da quel bene a cui sto congiunta? « Quis nos separabit a charitate Christi? — Chi ci separerà dalla carità di Cristo? » (Lettera ai Romani 8, 35). Ricchezze, signorie, sollazzi, grandezze, son pregi vani. Abbiali pur chi li vuole, ch’io non li degno. Ben si vede ell’allora dal suo diletto trattar da Sposa, tanti son gli accarezzamenti; e però non teme più quelle chiacchiere de’ rivali, o delle rivali, che fin a tanto ch’ella non era arrivata a sì belle nozze la deridevano, quasi che a lei non dovesse riuscir possibile l’ottenerle. Tu in quale stato or ti trovi? Può essere, che molti de’ tuoi compagni, o delle tue compagne, ora ti dispregino, mentre ti veggono applicarti tanto allo studio dell’Orazione, e che per modo di scherno ti vengano talor fino a dimandare a qual grado di estasi ornai sii giunto. Lasciali dire. Perchè se tu, con proseguir la tua impresa costantemente, arrivi a ciò che qui sospirava la Sposa, vedrai, come anche senz’estasi, sarà per te finito il tempo una volta di beffeggiarti. Che non si tollera per giugnere tra mondani a nozze carnali? E tu per giugner alle Divine, non ti vuoi contentare di patir nulla? Ma quando giugnerai a tali nozze? Quando messoti in Orazione, potrai dir subito a Dio, ma di vivo cuore : Voi ci siete, e voi mi bastate. Questo è quello sposalizio, che già più non teme disprezzi da chi che sia.

III.

Considera come la Sposa non solo qui dice in qualunque modo : « Quis mihi del ut inveniam te foris, et deosculer te, et jam me nemo despicial? — Chi mi darà ch’io fuori ti ritrovi, e che t’imprima baci, e nessuno mi disprezzi? » ma dice ancora con più determinazione : « Quis mihi det te fratrem meum, sugentem libera matris meae, etc.  Chi mi ti darà, fratello mio, che poppi il latte dalla mia madre ecc. ». Perchè quand’ella rimira lo Sposo suo su quel trono sublime di maestà, nel quale oggi regna, par che non si attenti a sperare un congiungimento con lui così stretto, e così soave, qual è quello, che esprimesi qui col bacio. Però che fa? Se lo figura, qual era già bambinello sul grembo di Maria Vergine (che la Sposa, secondo l’usato stile di chiamar Madre la Madre dello Sposo, qui intitola Madre propria), e come tale ella il brama tra le sue braccia. E per qual cagione, se non per poter così più liberamente sfogare in esso i suoi divotissimi amori? Quindi è, che sotto tal forma è comparso Cristo ad innumerabili Santi, più per avventura che sotto di qualunque altra, perchè il godessero con dimestichezza maggiore : giacchè niun è che per riverenza si resti di unirsi al petto un bambinello lattante, di strignerlo, di abbracciarlo, di accarezzarlo, e di caricarlo di baci, giustamente dovuti ad un angioletto. E da ciò impara quanto errassero già coloro, i quali asserivano che sia un dicadere dalla purità, e dalla perfezione della contemplazione, il rappresentarsi alla fantasia l’umanità sacrosanta del Redentore, e che però convenga sempre astrarre da tutto il sensibile, rimuovere ogni figura, ributtare ogni forma, e fissar la mente del continuo nel puro intellettuale. E’ pur modello di un’anima santa assai la Sposa che qui favella? E contuttociò nota, coro’ ella parla. Nell’ atto stesso di bramar che il suo Sposo le venga incontro in un’ alta Contemplazione, senza ch’ ella affatichisi, meditando, di ricercarlo; lo brama ancora Bambino, e Bambino lattante, per vederlo di più sul seno alla madre, come su trono di grazia: Quis mihi det te fratrem meum, sugentem ubera matris meae, ut inveniam te foris, et deosculer te, et jam me nemo despiciat? Questa è una delle ragioni principalissime, per cui ha voluto Dio prender carne umana : perchè ci riesca più facile unirci a lui, mentre lo vediam già fatt’uno di noi medesimi.

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