La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

XXI. GIORNO

San Benedetto.

Si dimostra ciò che sia veramente Bene agli occhi di Dio.

 

« Indicabo tibi, o homo, quid sit bonum, et quid Dominus requirat a te: utique facere judicium, et diligere misericordiam, et solicitum ambulare cum Deo tuo. — Io ti insegnerò, o uomo, ciò che è bene, e ciò che il Signore chiede da te: viene a dire, che tu giudichi te stesso, che ami la misericordia, e che tu sollecito vada col tuo Dio » (Michea 6, 8).

 

I.

Considera, che niuna cosa a questo Mondo è più facile, che confondere il bene vero col falso. Questo è l’inganno, che mena tanto di Universo in rovina. Però bisogna, che tu con gran diligenza ti studii di conoscere questo bene, e di conseguirlo, perchè se a sorte prendi il falso per vero, tu sei spedito. Ecco però il vero bene: « Indicabo tibi, o homo, quid sit bonum — Io t’insegnerò, o uomo, ciò che è bene »: giacchè è quel medesimo, che finalmente il Signore da te ricerca: Et quid Dominus requirat a te. Il Signore ti ama di cuore, non ti lascia, non ti lusinga, non fa come quei, che ti vogliono un bene falso.

II.

Considera, che sia dunque ciò, che ti è chiesto dal tuo Signore. E’ senza dubbio un rigoroso giudizio rispetto a te: Utique facere judicium. Rimira adunque quali sono le parti di un giudizio assai rigoroso: un diligentissimo esame di quelle azioni, che cadono sotto d’esso, una sentenza fedele, un supplizio forte. E questo è ciò, che rispetto a te devi fare continuamente : non vivere trascurato, ma esaminare attentamente le opere, che tu fai, esaminare le parole, esaminare i pensieri, esaminare gli affetti ancora più occulti. Poi sopra te dar sentenza, ma spassionata. Oh quanto sei spesso facile ad adularti, scusando i tuoi difetti, o ancor difendendoli, con attribuir, se non altro, quel mal che fai non alla tua gran malizia, ma a violenza di tentazione diabolica, alle suggestioni de’ compagni, agli scandali de’ cattivi, e talor anche alla scarsità della grazia, che Dio ti porge! E qual sentenza può essere più perversa? In ultimo devi prendere di te stesso supplizio forte, cioè far penitenza; ma penitenza, che non sia sì leggiera, sì languida, qual è quella, che dettati l’amor proprio. Se tu giudicherai te medesimo in questa forma, che Dio t’impone, non verrai da Dio giudicato.

III.

Considera, che in secondo luogo vuol. da te, che tu ami di usare misericordia rispetto al prossimo, lasciando di esaminare i difetti suoi, compatendolo, condonandogli, e porgendogli aiuto in ogni occorrenza, secondo ciò che permettono le tue forze. Ma nota bene, come il Signore qui parla. Non ti dice solo che usi la misericordia, ma ancor che l’ami, diligere misericordiam, perchè se l’ami, procurerai di operar sopra le tue forze. Credi tu, che sia amar la misericordia, pesare sì sottilmente la necessità del tuo prossimo, per vedere se tu sii veramente tenuto a dargli soccorso?

IV.

Considera ciò, che il Signore finalmente ti chiede rispetto a sè, ch’è, che tu sollecito vada seco, solicitum ambulare cum Deo tuo. Devi andar seco, perchè in tutta questa peregrinazione mortale non ti devi giammai discostar da lui, devi amarlo, devi aderirgli, gli devi, dovunque va, tener compagnia, ancor quando vada al Calvario, e non far come coloro, che allora bruttamente lo lasciano in abbandono, e solamente lo seguono in su Taborre. Ma ciò non basta. Bisogna, che in seguitarlo tu sii sollecito, perchè egli cammina a gran passi: se tu sei pigro, non gli potrai tener dietro felicemente. Esamina dunque un poco, se sei sollecito: sollecito in imitarlo, sollecito in ubbidirgli, sollecito in onorarlo, sollecito di piacergli, sollecito di non perderlo per la via fra tanti insidiatori, che vogliono a te rubarlo, sollecito di cercarlo allorchè per disgrazia tu l’hai perduto, e di riacquistarlo. La sollecitudine intorno al procacciamento de’ beni umani fu già vietata da Cristo, perché intorno a questi basta una ragionevole diligenza, non ci vuole ansietà, non ci vuole affanno, ch’è ciò, che importa di più la sollecitudine. Ma intorno al procacciamento di un ben Divino, quest’ansietà, quest’affanno sono affetti lodevolissimi, purchè non vadano scompagnati giammai dalla confidenza; e però ricordati che hai da far « cum Deo tuo — col tuo Dio », il qual, come tale, mai non mancherà di darti forze a seguirlo, a ubbidirgli, a onorarlo, a piacergli, a resistere contro tutti coloro che te lo vogliono togliere, e a riacquistarlo.

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