LUGLIO
XXI. GIORNO
Misera condizione di chi si fa schiavo del demonio.
« Nolite locum dare diabolo.— Non vogliate dar luogo al demonio » (Lettera agli Efesini 4, 27).
I.
Considera, che stravaganza! Se un ti dicesse, che miri bene a non lasciarti entrare in casa un dragone pestilenziale, un leone, un lupo, anzi neppure un uomo simile a te, mentr’egli venga come ladro, a rubarti, ti rideresti di lui, quasi di ammonitor più affannoso che necessario; perchè sai far ciò molto bene da te medesimo, senza ch’altri ci sia, che ti esorti a farlo. E pur bisogna, che ci sia chi ti esorti a non dar luogo nel tuo cuore al diavolo : Nolite locum dare diabolo. E mon sai tu, ch’egli è il ladro peggior di :ani altro? Ladro, che anela a rubarti il più bel tesoro, che trovisi sulla terra, qual è la grazia Divina. Egli è il lupo furbo, egli è il leone furioso, egli è quel drago più pestilente di tutti : « Draco magnus qui vocatur diabolus — Gran dragane, che appellasi diavolo » (Apocalisse di Giovanni 12, 91) che basta ad avvelenarti col solo fiato. E come dunque tu gli dài luogo nel tuo cuore con tanta facilità? S’egli potesse mai impossessarsene a viva forza, saresti degno di scusa; ma non può entrarvi, se tu non ve ‘l lasci entrare. Però si dice : « Nolite locum dare diabolo — Non vogliate dar luogo al demonio »; perchè sta a te lasciar ch’egli entri, o non entri. Guarda quanto poco vi vuole a superare qualunque gran tentazione, che ti molesti : non ci vuol più che un risoluto non voglio. E chi è, che potendo con tanto poco tener lontano un dragone di casa propria, un leone, un lupo, un ladrone, pur lasci entrarli? Anzi ognun comincia in vederli, benchè da lungi, a gridare aiuto. E pur tu lasci, che ti entri non solo in casa, ma ancora in cuore, chi tanto più ti può nuocere di tutti questi assalitori medesimi uniti insieme : « Nolite locum dare diabolo — Non vogliate dar luogo al demonio ».
II.
Considera chi sian questi, che propriamente danno luogo al diavolo. Quei che nel cuore lo ammettono a porte aperte? No : perchè questi non solo gli danno luogo nel cuore, ma lo fan padrone di esso. Luogo propriamente gli danno quei, che gli danno quasi un piccolo passo ad insinuarsi; gli danno accesso, gli danno udienza, gli danno, se non altro, attacco a tentare, com’Eva fe’ nel Paradiso terrestre. Così fanno coloro, che stanno in ozio, come stava allora la donna, così coloro, che non custodiscon gli occhi, così coloro, che non custodiscon gli orecchi, così coloro, che lasciano dominarsi da qualche affetto, che gli perturbi, com’è l’ira, com’è l’impegno, com’è la malinconia, perchè allor’è quando il demonio piglia adito ad inoltrarsi : « Cur praecepit vobis Deus, ut non comederetis de omni ligno Paradisi? — Perchè vi comandò Iddio, che non mangiaste i frutti di tutte le piante del Paradiso? » (Genesi 3, 1). E non sai tu, che il demonio non suole mai chiederti tutto il cuore in un tempo? Ti chiede luogo. Ma guai a te se gliel dai : Nolite locum dare diabolo. E per qual cagione? Perchè egli mai non contentasi di quel poco, che tu gli hai dato. Tosto vuole avanzarsi dal poco al molto. Prima vuol sapere il divieto, che Dio ti ha fatto : poi lo discredita, poi lo danna, poi finalmente t’induce a non farne caso : « Ingredietur blande, sed in novissimo mordebit ut coluber.— S’insinuerà dolcemente, ma alla fine morderà come serpe » (Proverbio 31, 10). Resisti dunque, siccom’è di dovere, alla tentazione; ma resisti ne’ suoi principii, ch’è quando appena la giudichi tentazione. Non hai qui udito l’Apostolo? Non è bastante non dar consenso al demonio, bisogna non dargli luogo : Nolite locum dare diabolo. Osserva bene, e vedrai, che il più delle volte, se il demonio ti tenta, la colpa è tua. Tu col tuo vivere men circospetto, men cauto, tu gli dai adito di accostarsi a tentarti.
III.
Considera qual è il modo, che i Padri insegnano di non dar luogo al diavolo, quando ancor non cessi di chiederlo con istanza. L’ tener la mente occupata in pensieri santi. Perchè egli è spirito, non si può dubitare, entra per gli occhi, entra per gli orecchi, è verissimo. Ma frattanto, se trova, che la tua mente stia ben guardata, convien, ch’egli esca per quelle porte medesime d’onde entrò. Però qual volta tu cominci a sentire la tentazione, che già trascorsa liberamente da’ sensi, ti picchia al cuore, non le rispondere: ma pensa, in vece di contrastare con essa affannosamente, pensa dico alla bara, su cui dovrai finalmente giacer disteso; pensa al futuro giudizio, che ti sovrasta; pensa al premio; pensa alla pena; pensa a quel Sangue che sparse per te Gesù su un tronco di Croce, e a lui rivolto, di’ tosto con vivo affetto : « Fiat, Domine, cor meum et corpus meum immaculatum, ut non confundar. — Fia, o Signore, immacolato il mio cuore, e il mio corpo, onde io non rimanga confuso » (Salmo 119, 80). Se fai così, tu sei salvo; non v’è pericolo, che alcun reo spirito passi a lordarti il cuore: « Non adjiciet ultra, ut pertranseat per te incircumcisus, et immundus. — Non passerà mai più per mezzo a te l’incirconciso .e l’ immondo » (Isaia 52, 1). Dirai, ch’ è di molestia l’eseguire questo medesimo, ch’io t’insegno. Sia come dici. Ma una di queste due fatiche convien che tolleri assolutamente a salvarti. O ti conviene non dar luogo al demonio dentro il cuor tuo, o ti conviene, dappoi che tu glie l’hai dato, levarglielo. Qual delle due ti par dunque di minor pena? Non ti dà l’animo di dire ora al nimico : non voglio, ch’entri : e ti darà poi di dirgli, che vada fuori? Questa è la cecità, che non si voglia durare fatica alcuna per non ammetter in cuore la tentazione; mentre se ne dovrà dipoi durare una, la qual è tanto maggiore, per discacciarnela « Nolite dunque locum dare diabolo — Non vogliate dar luogo al diavolo ».