La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XX. GIORNO

La fedeltà nelle picciole cose necessaria prima di aspirare alle grandi.

« Qui fidelis est in minimo, et in majori fidelis est; et qui in modico iniquus est, et in majori iniquus est. — Chi è fedele nelle cose minime, è anche fedele nelle più grandi : e chi è iniquo nel poco, è iniquo anche nel molto » (Vangelo di Luca 16, 10).

 

I.

Considera come uno de’ gravi inganni, i quali si pigliano nella vita spirituale, si è bramare di fare per Dio cose altissime, che mai non accaderanno, come sono passeggiare con S. Pacomio a piè scalzi per vie foreste, seminate di sassi, e di spini orribili : seppellirsi con un Giacomo, curvo dentro i sepolcri : strascinarsi con un Guarino, carponi per le spelonche; e poi frattanto trascurar di adempire con perfezione quelle operette di servizio divino, triviali, e tenui, che accadono alla giornata. E qual fede in tal caso si può prestare a simili desideri, benchè ferventi? Nessuna affatto. Anzi talvolta possono anche riuscire di danno sommo. Perchè tu per essi puoi crederti di esser ormai ricco di gran virtù, quando ancor ne sei poverissimo : « Dicis: Quod dives sum, et locupletatus, et nullius egeo; et nescis, quia tu es miser, et miserabilis. — Vai dicendo : Son ricco e dovizioso, e non mi manca niente: e non sai che tu sei meschino, e miserabile » (Apocalisse di Giovanni 3, 17). Convien adunque, che tu prima ti eserciti molto bene in effettuare le cose piccole, e che allor aspiri alle grandi. E per qual ragione? Per quella che qui dà Cristo : « Qui fidelis est in minimo — Chi è fedele nelle cose minime », cioè « in minimo bono exequendo, et in majori fidelis est — nell’effettuare il minimo bene, è fedele anche nell’effettuare il più grande ». Fare il bene non solo piccolo, ma anche minimo, è buon indicio di dover fare a suo tempo, non solo il grande, ma ancora il massimo. Vero è, che non dice: « Qui minimum bonum exequitur — Chi effettua il minimo bene », ma « qui in minimo exequendo fidelis est — chi è fedele nell’effettuare il minimo bene »; perchè per ogni ben piccolo che tu faccia, non può subito argomentarsi, che se ne venisse opportuna comodità, faresti anche il grande; allora può argomentarsi, quando tu sei fedele nel fare il piccolo, cioè quando tu costumi di farlo il più che tu puoi.

II.

Considera qual sia la ragione, per cui tanto importa questa fedeltà nel ben piccolo. La ragion è, perchè a sopportare con facilità quelle cose a cui l’umana natura ripugna in sommo, come sono cartelli di vituperio, prigionie, spade, patiboli, morti atroci, sopra tutto ci giova l’abito contratto già lungamente a patir per Dio. Ma un tal abito non può farsi in quelle cose medesime così ardue che possono al più accadere una volta in vita. Convien adunque, che facciasi in quelle piccole, che succedono del continuo. E così questo dev’essere giornalmente lo studio tuo. Non ti porre orando a sfidar con un Ignazio nell’anfiteatro i leoni, ed i leopardi, che tale non è il tuo debito. Armati a sopportare senza impazienza quelle molestie che tutto dì nella tua cella ti apportano le zanzare. Disponti a sofferir que’ motti pungenti, che tu ricevi quando men te gli aspetti. Invigorisciti a dissimular que’ tratti incivili, che ti vedi usar dal tuo prossimo, o a dimenticarti quei termini impertinenti. E allora sì, che farai del profitto assai : Qui fidelis est in minimo, et in rnajori fidelis est. Nel rimanente come vuoi tu prometterti di succhiare, quasi latte, le inondazioni, con cui l’Oceano stesso minaccia di subbissarti, se non dimostri stomaco da smaltire quelle stille di amaro, che Dio ti manda frequenti sì, ma minute? Anzi in queste hai tu da fondare il tuo capitale di meriti, se vuoi farlo qual si conviene. Tra le api, le più ricche di miele, non sono quelle, che vogliono andare a fare le loro prede sui soli gigli, che sono i fiori reali, ma quelle che non isdegnano neppure i piccoli fiori di ramerimo, nè corrono al timo solo, ma ancora al citiso, alla santoreggia, al serpollo, alla persa ignobile; perchè da queste erbicciuole avvien che cavisi assai più grosso bottino, che da altre piante, più elette, ma ancor più rare.

III.

Considera, che come chi non prezza il ben piccolo, non può sperare di dovere, ove occorra, eseguire il grande; così può per contrario temere assai di cader nel mal grande, chi sprezza il piccolo. Però tu senti come anche qui disse Cristo : « Et qui in modico iniquus est, et in majori iniquus est — E chi è iniquo nel poco, è iniquo anche nel molto ». Non disse « qui modicum iniquitatis operatur — chi opera qualche piccola iniquità », perchè ciò sarebbe il voler far argomento da un atto solo : ma « qui in modico iniquus est — chi è iniquo nel poco », perchè ciò è farlo dall’abito, non dall’atto : non si chiamando iniquo chi talor trascorre in qualch’atto d’iniquità, ma ben chi è usato a trascorrervi. Quello pertanto che giustamente fa credere, che tu non debba alle occasioni astenerti da colpe gravi, è vedere, che non ti astieni dalle leggiere con verun’ansia. Perciocchè, se l’abito buono può assai nel bene, come fu veduto pur anzi; quanto più l’abito malo potrà nel male, per quella forza, che all’abito vien qui aggiunta dalla natura più pronta per se medesima al mal che al bene? Figurati di avvezzare un’acqua manante ad andar per un fosso piano. A poco a poco ella si aprirà strada tale, che saprà scorrervi ancor con facilità. Ma se tu l’avvezzi ad andare per un declivo, a poco a poco si formerà un precipizio. Così accade nel caso nostro. E però oh quanto legittima conseguenza fia sempre questa! Colui si lascia subornar facilmente dall’avarizia a peccar nel poco, come a pigliare de’ piccoli regalucci ove non dovrebbe; finge, froda, fa quando può delle furberie, benchè non considerabili. Adunque si lascierà come un altro Giuda dalla sua stessa avarizia accecare in modo, che passando in breve dal poco al molto, arriverà sino ad assassinar Gesù Cristo, a vituperare il Sacerdozio, a violare il Santuario, a vendere, se bisogni, anche i Sagramenti. E quella conseguenza esperimentale, che vale in questo abito solo dell’avarizia, vale in ogni altro di sensualità, di albagia, di ambizione, d’intemperanza, acquistatosi con la moltiplicità di più atti, benchè non gravi. Un piccolo vitellino, pigliato sulle spalle la prima volta, par insoffribile anche ad un uomo robusto : ma fa. che costui lo torni a portar dimani, e poi l’altro, e poi l’altro incessantemente : giugnerà un dì che ‘l porterà fatto bue. Tanta è la forza dell’ abito nelle cose ancor faticose. Oh pensa tu nelle facili ! E però qual dubbio, che « qui in modico iniquus est, et in majori iniquus est — chi è iniquo nel poco, è iniquo anche nel molto »? Non dice « erit — sarà », ma « est — è ». Perchè quantunque il mal piccolo sia presente, il maggior futuro, secondo il consentimento de’ sacri interpreti : contuttociò il futuro è omai tanto prossimo, che se ne può favellar come di presente. E tu non finisci di crederlo, ma pretendi per conto tuo di far quasi restare bugiardo Cristo? Anzi guardati bene, che il tuo mal piccolo, non solamente ti debba portare al grande, ma portar con caduta anche irreparabile. Davidde peccò per rea vaghezza di donne, ma peccò senz’alcuna precedente disposizione da lui contratta in conversare con esse più del dovere, in vagheggiarle, in vederle. A un tratto rimirò Bersabea lavarsi nell’acque, a un tratto la volle, a un tratto la violò. Salomone figliuolo di Davidde peccò non più, che per vaghezza simigliante ancor egli, di donne amabili, ma peccò dopo l’essersi abituato a mille vane delizie tra lor godute, a passatempi, a piaceri, a trattenimenti, eccessivi sì bene, ma non venerei : « Feci mihi cantores, et cantatrices, et delicias filiorum hominum. — Mi scelsi de’ cantori e delle cantatrici, e le delizie de’ figliuoli degli uomini » (Qoèlet 2, 8). Però, che avvenne? Davidde ad un primo rimprovero, che riceve del mal fatto, se ne pentì di maniera, che non finì mai di piagnerlo in vita sua; nè dal peccato primo di senso passò al secondo. Salomone passò da un peccato all’altro così rovinosamente, che per non contristare le femmine a sè dilette già da gran tempo, non dubitò di arrivare ancora, sull’ultimo di sua vita, ad adorare in un con esse i loro Idoli.

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