GIUGNO
XX. GIORNO
Dei vantaggi, che riporta chi veramente ama Dio, e come debba ognun cooperare alla propria salute.
« Scimus, quoniam diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum; iis, qui secundum propositum vocati sunt Sancti.— Noi sappiamo, che tutte le cose cooperano in bene a coloro, che amano Dio; a coloro, che secondo il di lui proposito sono stati chiamati Santi » (Lettera ai Romani 8, 28).
I.
Considera la gran sorte di quei, che daddovero attendono ad amar Dio. Tutte le cose cooperano a lor bene : Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum. Così l’Universo è stato costituito, che le parti ignobili servano alle più nobili: « Qui stultus est serviet sapienti. —Lo stolto servirà al sapiente » (Proverbio 11, 29). E però tutto ha da tornare finalmente in servizio di quei felici, che daddovero attendono ad amar Dio, cioè di coloro, che sono sulla terra i Nobili veri, sono i Grandi, sono i Gloriosi, sono i Predestinati all’eterna beatitudine : Qui secundum propositum vocali sunt Sancti. E senza dubbio, che cosa alla fine è la loro predestinazione? è altro forse, che quella assolutissima volontà, che ha Dio di salvarli? No, non è altro. Propositum miserendi, così appunto la intitola in varii luoghi S. Agostino. Però questa volontà convien che si adempia : Omnis voluntas mea fiet (Isaia 46, 10). Perchè ciò vuol dire proposito, volontà ferma, volontà forte, volontà risoluta : perchè si adempia, ha Dio degli eletti una specialissima cura : Oculi Domini super justos, gl’indirizza, gli governa, gli guarda, sicchè tutto ciò, che loro accade, cooperi a loro bene, ch’è quanto a dire a salute della loro anima : Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum.
II.
Considera, che omnia, cioè tutti gli accidenti, a cui gli uomini sono soggetti, si riducono a due, ai beni, ed ai mali dei beni è facile intendere, come questi agli eletti portino bene: cooperantur in bonum, perchè fan sì, che gli eletti, e benedicano maggiormente il Signore, che gli benefica, e lo ringrazino, e l’adorino, e l’ amino con più ardore: Cantabo Domino qui bona tribuit mihi (Salmo 13, 6). Non così facile è intenderlo ancor de’ mali, e pure è certissimo, perchè tutti i mali, o sono tribolazioni, o sono tentazioni, o sono peccati, e tutti agli eletti « cooperantur in bonum — cooperano in bene ». — « Cooperantur — Cooperano » le tribolazioni, perchè aprono agli eletti un campo larghissimo di esercitar le virtù. Nell’infermità la pazienza, nelle persecuzioni la mansuetudine, nella povertà la modestia, nelle depressioni l’umiltà, e in tutte insieme un’esatta rassegnazione al voler Divino : « Dominus est; quod bonum est in oculis suis faciat. — Egli è il Signore, faccia quello, che agli occhi suoi è ben fatto » (Primo libro dei Re 3, 18). « Cooperantur — Cooperano » le tentazioni, perchè servono agli eletti come di scuola, nella quale essi giornalmente si addestrano a guerreggiare contro i lor nemici infernali, a superar la lor forza, a schernire le loro frodi, e luu così a riportar perpetui trionfi: « Beatus vir qui suffert tentationem, quoniam cum probatus fuerit accipiet coronam vitae. — Beato l’uomo, che soffre tentazioni, poiché con queste posto alla prova riceverà la corona di vita » (Lettera di Giacomo 1, 12). « Cooperantur — Cooperano » fino i peccati medesimi : perciocchè questi danno poi ampia materia di piangere, di compungersi, di confondersi, e sopra tutto di viver d’indi innanzi con più cautela, non si fidando della loro virtù : « Ego vir videns paupertatem meam in virga indignationis ejus. — Uomo son io, e conosco la mia miseria sotto la verga dell’ira sua » (Lamentazioni 3, 1). Tre son le verghe con cui Dio percuote gli eletti, verga di correzione, verga di probazione, e verga d’indegnazione. Di correzione sono le tribolazioni, di probazione le tentazioni, d’indegnazione la permission de’ peccati. Sotto ciascuna di queste verghe vien l’uomo certamente a conoscere il proprio nulla, e ad umiliarsi : ma sotto niuna lo conosce mai meglio, che sotto l’ultima, sotto questa verga tremenda d’indegnazione : Ego vir videns paupertatem meam in virga indignationis ejus. So che vi è la quarta verga, che s’intitola di furore, ed è l’abbandonamento dopo il peccato. Ma questa verga non appartiene agli eletti, e però qui non ne ho fatta special memoria. Nel resto mira un poco quanto sia vero, che « diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum — tutte le cose cooperano in bene a coloro, che amano Dio » mentre chi è tale non ha chi gli rechi danno : Quis est qui vobis noceat, si boni aemulatores fueritis? (Prima lettera di Pietro 3, 13). Il contrario accade negli empi. Perchè se ai Giusti anche il male si volge in bene, agli empi ancora il bene si volge in male, arrivando essi a segno, che sin si abusano della misericordia Divina a peccar più sfacciatamente: « Peccavi, et quid mihi accidit triste? — Ho peccato, e che me ne è venuto di male? » (Ecclesiastico o Siracide 5, 4). Tu di qual numero sei, cavi male dal bene, o dal bene male? Questo è un dei segni più chiari per cui puoi conoscere, se sei de’ predestinati, o se de’ prestiti : perciocchè questa è la legge; ai predestinati anche il male ha da recar bene: Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum; iis, qui secundum propositum vocati sunt Sancti.
III.
Considera, che questa sentenza può esserti per ventura di qualche scoglio : perchè dirai, che se tu sei degli eletti, ti salverai senza che te ne pigli sollecitudine, mentre alla fine tutte le cose, ancorchè per altro nocevoli, ti hanno da portar bene. Ma non conosci l’abbaglio? Tutte le cose ancorchè per altro nocevoli ti hanno da portar bene, te lo concedo; ma quando te ‘l porteranno? quando procurerai, ch’esse te lo portino. Senti come parla l’Apostolo : « Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum. — Tutte le cose cooperano in bene a coloro, che amano Dio »; non dice « operantur — operano », dice « cooperantur — cooperano ». Adunque se questi mali hanno a operare a te questo bene con te (che questo è « cooperari — cooperare »), non può esser di meno, che tu non operi. Se tu non operi, non operan nemmen essi, perchè essi non fanno più che cooperare : Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum. E poi perchè credi tu, che l’Apostolo abbia detto sì espressamente « diligentibus Deum — a coloro, che amano Dio »? Poteva egualmente dir « dilectis a Deo — a coloro, che sono amati da Dio », ma non volle dirlo, volle anzi dir « diligentibus — a coloro, che amano », affinché tu tanto più non pigliassi errore credendoti, che a salvarti basti sol quell’amor, che Dio porta a te : ci vuole ancor quell’amor, che tu porti a Dio : « Ego diligentes me diligo. — Io amo coloro che mi amano ». Se Dio ti ha eletto alla gloria, ti ha eletto perchè ti salvi corrispondendogli; se non gli corrispondi è segno, che non ti ha eletto. Credi tu, che ti voglia salvar per forza? Gli eletti sono coloro, « qui secundum propositum vocati sunt Sancti — che secondo il di lui proposito sono stati chiamati Santi », cioè « vocati sunt ut sint inter Sanctos —sono stati chiamati, onde siano tra i Santi ». Adunque se tu sei eletto, tu sei chiamato, vocatus es: « quos enim praedestinavit, hos et vocavit — coloro, ch’egli ha predestinati, gli ha anche chiamati » (Lettera ai Romani 8, 30). E se sei chiamato, adunque tu sei chiamato perché rispondi. Or che ne siegue da ciò? ne siegue, che a te appartiene rispondere, o non rispondere. E che chiamate sarebbero giammai quelle, che ti sforzassero? non sarebbono chiamate, sarebbono urti, sarebbono violenze. Se il Signore chiama gli eletti alla santità, siccome è indubitatissimo, non gli chiama affin di strascinargli dietro come giumenti, gli chiama perché lo seguano come sudditi, come servi, come seguaci : Vocavit eum, ut sequeretur se (Isaia 41, 2). Adunque se vuoi essere eletto attendi a cooperare; se non attendi a cooperare sta pur sicuro, che non sarai del numero degli eletti, cioè di coloro, qui secundum propositum vocati sunt Sancti.
IV.
Considera, che quando a sorte tu non intenda, come con ciò che si è detto possa congiungersi l’immutabilità di quel divino decreto, che per la sua somma fermezza, e somma fortezza è intitolato proposito, propositum miserendi: tu non hai da far altro, che sottomettere il tuo fastoso intelletto a ciò, che insegna la fede, con istabilire dentro di te quelle massime semplicissime, che ti salverai, se farai del bene; se non farai del bene non ti salverai: in questo modo tu darai segno di essere nel numero degli eletti, perchè in questo modo la tua stessa ignoranza, la tua stessa incapacità dovrà cooperare a tuo maggior bene: Cooperabitur in bonum. Oh quanto è il merito di chi non trovandosi per qualsivoglia impedimento dotato di più sapere, si contenta di attendere a servir Dio in tanta semplicità, lasciando a quegli cui tocca, e speculare, e spiegare i misteri altissimi. Questo è quanto il Signore da noi ricerca, che noi l’amiamo : « Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum. — Tutte le cose cooperano in bene a coloro, che amano Dio » : non « contemplantibus — a coloro, che lo contemplano », non « celebrantibus — a coloro, che lo celebrano », non « pnedicantibus — a coloro, che lo predicano »; « diligentibus — a coloro, che lo amano », perchè ciò può farsi da tutti. Adunque, che cercar più? Attendi ad amar Dio, ch’è quanto dire servirlo con fedeltà secondo il tuo stato; ad eseguire i suoi comandi, ad eleggere i suoi consigli, e se non fai più, non importa. Non potrai dire con l’Apostolo : « Scimus. quia diliaentibus Deum omnia cooperantur in bonum; iis, qui secundum propositum votati sunt Sancti. — Sappiamo, che tutte le cose cooperano in bene a coloro, che amano Dio; a coloro, che secondo il di lui proposito sono stati chiamati Santi »; ma potrai dire « experimur — sperimentiamo », perchè intenderai con la pratica la verità di ciò, che non penetri con la scienza. Benchè quale scienza più verace di questa; la scienza pratica? questa è la scienza de’ Santi : Dedit illis scientium Sanctorum; perchè operando capiscono quei misteri, ch’altri non capisce studiando.