FEBBRAIO
XX. GIORNO
Vera Patria del Cristiano.
« Non habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus. — Non abbiam qui città permanente, ma andiam cercando la futura » (Lettera agli Ebrei 13, 14).
I.
Considera, che questa misera terra non è altrimenti la città tua permanente. La tua città è il Paradiso. Oh che differenti città sono tra loro queste, la presente e la futura! E’ altro ciò, che non era il volere paragonare un castelletto, un casale all’antica Roma. Figurati, che la terra rispetto al Cielo sia molto più rusticale d’una capanna. Che sarà dunque quella città di là, la quale è sì bella, « civitas perfecti decoris — la città perfettamente bella », se a te questa di qua piace tanto?
II.
Considera come ti hai dunque tu da portare su questa terra. Come ti porti in una città, nella quale non hai casa ferma, ma stai per pochi dì forestiero. Non Viateressi nelle cose di essa, non ti attacchi, non ti affezioni, e la rimiri bensì, ma sempre come una cosa, che a te non tocca. Così hai da fare finchè vivi su questa terra: perciocchè non è questa la città tua: « Non habemus hic manentem civitatem. — Non abbiamo qui città permanente ». Sei forestiero. E pure tu qui cerchi tanto di stabilirti.
III.
Considera, che non solo sei forestiero su questa terra, ma pellegrino, che però siegue: « Sed futuram inquirimus — ma andiam cercando la futura ». Che fai tu quando passi pellegrinando per varii luoghi? Non curi quivi di prendere niente più fuorchè il tuo necessario sostentamento: vai spedito, vai scarico, e sempre cerchi qual sia la strada più diritta alla patria. Così parimente hai da fare nel caso nostro: stare di qua col corpo, di là coll’anima, come fa un pellegrino, che sta col corpo in quella città, per cui passa, sta coll’animo in quella dov’egli anela. Ma ohimè! quanto procedi diversamente! Appena pensi mai al Paradiso: cattivo segno. Non dovrà dunque quella esser la tua patria.