AGOSTO
XX. GIORNO
Terribile, ed irrevocabile sentenza di Gesù Cristo nel giorno del finale Giudizio.
« Sagittae tuae transeunt: vox tonitrui tui in rota. — Le tue saette passano: la tua voce di tuono s’ode in ruota » (Salmo 77, 18).
I.
Considera, che sieno tutti quei mali che sulla Terra ci vengono dal Signore, tutti i travagli, tutte le traversie. Sono, se rimirasi bene, tante saette, ch’egli dal Cielo ci avventa, o per punirci, o per provarci, o per arrestarci, sicchè più non andiamo da lui fuggiaschi; saette, non può negarsi, terribilissime, saette acerbe, saette acute, saette che talvolta ci penetrano a succhiare, non pure il sangue migliore, ma ancor lo spirito : « Sagittae Domini in me sunt, quarum indignatio ebibit spirituin meum. — Io porto in me le saette del Signore, l’acerbità delle quali mi succhia lo spirito » (Giobbe 6, 4). Ma finalmente sono saette che passano: Sagittae tua transeunt. Ti muore un figliuolo, è colpo che passa; ti è tolta la riputazione, è colpo che passa ; ti è tolta la roba, è colpo che passa; ricevi sentenza contraria in un tribunale, è colpo che passa : Sagittae tua transeunt. Che sarà ciò, che non dovrà passar mai? Sarà quella voce orrenda, con la qual Cristo tuonerà su gli orecchi de’ peccatori, quando l’ultimo giorno gli scaccierà via da sè, con dir tutto irato : « Discedite a me maledica in ignem aeternum — Via da me maledetti al fuoco eterno ». Questa sarà una voce che eternamente risonerà sopra le orecchie de’ reprobi, eternamente gli affliggerà, eternamente gli accorerà, senza ch’essi mai possano divertire da lei la mente: anzi l’avranno tutto il giro de’ secoli così viva in qualunque istante, come se in quello attualmente la udissero dalla bocca di Cristo Giudice. Non sarà quella per conseguente una voce che passi subito, come fan le voci nostrali; ma sarà voce stabile, voce soda, qual è la voce Divina; e se pur nel suo effetto di mano in mano trascorrerà, trascorrerà senza mai finire di trascorrere, mentre con un moto perpetuo starà ella sempre su la gran ruota dell’Eternità, producendo nel cuore de’ reprobi l’effetto stesso di prima : « Vox tonitrui lui in rota — La tua voce di tuono s’ode in ruota ». Come dunque è possibile che tanto tu ti perturbi a’ mali temporali che passano come saette, e conseguentemente non hanno forza di ritornare più indietro, e così poco ti commuovi agli eterni, che passan sì, ma passano come in giro, passando sempre, e non partendosi mai?
II.
Considera per qual ragione quella voce, con la qual Cristo pronunzierà sopra i reprobi la loro final sentenza di dannazione, si chiami voce di tuono : Vox tonitrui. Si chiama così per tre capi, pel principio, per la sua proprietà, e per il suo effetto. I. Si chiama così pel suo principio. Perchè non sai tu molto bene da che procede la voce propria del tuono? Procede dalla vittoria che riporta al fine il vapore, quando, squarciate le nuvole, dentro cui stava condensato, e costretto, se n’esce già, non più prigione, ma libero, a sfogar per l’aria con impeto furibondo. E da simigliante principio procederà l’orribilissima voce di Cristo Giudice. Procederà dalla vittoria che il suo giustissimo sdegno, sì lungamente ritenuto, e represso dalla pazienza, riporterà finalmente in quel fiero giorno, che però appunto s’intitola dello sdegno, dies ira; perchè lo sdegno non rimarrà allor più chiuso, com’egli sta di presente, nel cuor di Cristo, ma tanto più proromperà ad isfogarsi su quegli audaci, quanto egli avrà più differito a prorompere: « Tacui, semper silui, patiens fui, ut parturiens loquar. — Mi tacqui, stetti sempre in silenzio, fui paziente, voci di partoriente saran le mie voci » (Isaia 42, 14). E tu nondimeno al presente ti fidi tanto di provocarlo allo sdegno, per questo capo medesimo, perchè tace! II. Si chiama questa voce di Cristo, voce di tuono, vox tonitrui, per la sua proprietà, che sarà di risonare con gran rimbombo : « Vox tonitrui ejus verberabit terram. — La sua voce di tuono scuoterà la terra » (Ecclesiastico o Siracide 43, 18). Gli Angeli si faranno in quel giorno udire ancor essi, ma con qual voce? Con voce solo di tromba : perchè quegli di loro che sarà udito in una delle quattro parti del Mondo, non sarà udito nell’altra. Altrimenti, a che servirebbe mandarne molti? Cristo si farà udir con voce di tuono, e di tuono orrendo : « Tonabit voce magnitudinis suae— Tuonerà con la voce di sua grandezza » (Giobbe 37, 4), perchè sarà udito a un’ora da tutte le quattro parti. Che però parimente si dice qui che la sua voce dovrà risonare « in rota — in ruota », cioè dire « in orbe — in terra ». Vox tonitrui tui in rota. III. Si chiama questa voce di Cristo voce di tuono, vox tonitrui, per il suo effetto, che sarà lo spavento indicibilissimo che ella dovrà cagionare. « A voce tonitrui fui formidabunt. —Tremeranno al tuono della tua voce » (Salmo 104, 7). Questo farà non solo, che i dannati si volgano per l’orrore a pregare i monti, che cadano loro sopra, i marmi, che gli schiaccino, i macigni, che gli sminuzzino : ma che la terra medesima si apra in modo, che gl’inghiotta tutti di subito negli abissi. Fissati un poco a ponderar vivamente quelle parole: « Discedite a me maledicti in ignem aeternum — Via da me maledetti al fuoco eterno », che sono uno stillato di tuttociò che da sè può mai spremere di più fiero l’ira Divina, e vedrai s’ella ti cagionerà daddovero spavento sommo! Adesso si può dir, che il Signor non usi mai quando parla, voce di tuono, perchè mai non adirasi fortemente: « Nunc non infert turorem suum valde — Non adesso egli esercita fortemente il suo furore » (Giobbe 35, 15), non essendo ancor arrivato il suo giorno d’ira : e pur tu scorgi, che spavento cagioni, qualor egli a sorte sollevi o nell’aria un turbine, o nelle abitazioni un tremuoto Che sarà dunque quando egli parlerà con voce di tuono? « Cum vix parvam stillam sermonis ejus audierimus, quis poterit tonitruum magnitudinis illius intueri? — Appena udita una semplice sua parola, chi potrà reggere al tuono di sua grandezza? » (Giobbe 26, 14).
III.
Considera come la voce di questo tuono si dice che sarà « in rola — in ruota », non solo perchè colmerà tutto l’ambito della Terra con la sua forza, come di sopra si è detto, ma ancor perchè colmerà tutto l’ambito di quella Eternità, che non ha mai fine, col suo furore. Mettiti qui frattanto a pensar fra te, che vasto spazio sia questo ch’ha da colmare! Se tu nell’ambito dell’Eternità avessi a rinvenir tutto il numero de’ minuti, che fanno di bisogno ad empirlo tutto, ti darebbe mai cuore di rinvenirlo, per perito aritmetico che tu fossi, con quella facilità, con cui si rinviene il numero de’ granelli che ci vorrebbono a riempir tutto l’ambito della Terra fin sopra ancor il più alto del firmamento? Dicono questi, che dieci mila milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di milioni di granelli sì piccoli, come sono i semi tenuissimi di papavero, colmerebbono questo spazio. Ma che sarebbono tutti questi rispetto all’Eternità? Quando nel suo grand’ambito avrai tu posti tutti questi milioni, annoverati poc’anzi, non dirà di minuti, ma ancor di secoli, avrai tu però fatto niente? niente; se altrettanti? pur niente; e se altrettanti? pur niente; se altrettanti di altrettanti? nientissimo. Vi resterà sempre ancor tanto di vuoto da riempire, quanto eravi da principio. Assorbisce tutto. Oh che voragine immensa! E che sarà però di te, se tu cadi in quel suo profondo, dove non altro si fa mai che penare ! Procura pur quanto puoi di portarti all’alto : altrimenti sarai spedito : « Perditus in aeternum eris, ait Dominus. — Sarai perduto in eterno, dice il Signore » (Geremia 51, 26). Perchè la ruota dell’Eternità buona, o rea, non si muove come gli sciocchi dicono che fa quella della fortuna; sta sempre ferma. Chi sopra d’essa si trova una volta in alto, sta sempre in alto; chi al basso, al basso. Girerà il tempo, ma non girerà mai la sorte di chi non avrà più tempo di far del bene. Però fallo adesso ch’hai tempo.