La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

OTTOBRE

 

II. GIORNO

S. Angelo Custode.

Confidenza che deve aversi nell’angelo Sustode.

« Quoniam Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis, in manibus portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum. — Poichè Dio comandò a’ suoi Angeli intorno a te, che ti custodiscano in tutte le tue vie, essi ti porteranno nelle mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede in qualche sasso » (Salmo 91, 11).

 

I.

Considera come questa parola « Quoniam — Poichè », ch’è qui la prima, ti dee svegliare un’ altissima confidenza. Perciocchè non è ella una particella, che dia ragione di ciò che si è detto innanzi, ma di ciò che dee dirsi appresso. E così vien ella a produr questa costruzione: «Quoniam Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis, ideo in manibus ipsi portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum. — Poichè Dio comandò a’ suoi Angeli intorno a te, che ti custodiscano in tutte le tue vie, essi perciò ti porteranno nelle mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede in qualche sasso ». Vuoi tu dunque sapere per qual ragione gli Angeli, destinati a te per Custodi, ti prestino un’assistenza sì indefessa, sì attenta, sì affettuosa? Perchè Dio l’ha lor ordinato : Quoniam Deus mandavit. Se tu per te .non hai merito, non importa. Basta lor per ogni tuo merito quel comando ch’ han ricevuto da Dio, di doverti assistere. E’ vero, ch’essi ancora ti assistono volentieri per altri capi : per amar che portano a te, per avversione che serbano col demonio, e per desiderio di ristorar le rovine del Paradiso. Ma quel che a ciò nondimeno gli muove più, è il divino comandamento. Che dici tu però qui, mentre per ubbidire a Dio nelle cose tue, non basta a te quel motivo che basta agli Angeli, saper che Dio così vuole? Deus mandavit, e tu stai più a cercar altro? Il cercar altro non è per certo documento di Angelo, è di diavolo : « Cur praecepit vobis Deus, ut non comederetis de omni ligno Paradisi? — Per qual motivo comandovvi Iddio, che non di tutte le piante del Paradiso mangiaste i frutti? » (Genesi 3, 1).

II.

Considera, che all’altezza di chi fa il comando, hai da contrapporre la bassezza di te miserabilissimo, a cui favor egli è fatto: Deus de te. Oh che termini disparati! Un Dio di tanta maestà pigliarsi tanta cura di te, che sei verme vile! Vero è, che quel de te vien inteso qui dagli interpreti « de te justo — intorno a te giusto », non « de te peccatore — intorno a te peccatore ». Non perchè qualsisia peccatore non abbia anch’egli il buon Angelo suo Custode, che lo accompagni, come l’avrà fin per sè l’istesso Anticristo; ma perchè il Salmo presente è indirizzato a parlare di un uom giusto, il quale ha collocata in Dio tutta la sua fiducia : « Qui habitat in adjutorio Altissimi. — Colui che riposa nell’aiuto dell’Altissimo ». E questo è quel giusto ancora, che Dio raccomanda agli Angeli più d’ogni altro, quel che più si fida di lui, perchè di questo egli tiene maggior la cura: « Qui habitat in adjutorio Altissimi, in protectione Dei Coeli commorabitur. — Colui che riposa nell’aiuto dell’Altissimo, vivrà sotto la protezione del Dio del Cielo » (Salmo 91). Vuoi dunque tu, che a tuo favore Iddio spedisca un comando agli Angeli suoi più efficace, e più espresso di quanti mai tu ne possa desiderare? Confida in Dio sommamente.

III.

Considera chi sian ora quegli, i quali ricevon un tal comando. Sono gli Angeli, spiriti sublimissimi, perchè sono Principi tutti di eccelso grado, benchè quali maggiori, e quali minori. E son di più tutti attissimi a custodire per la possanza ammirabile, la quale posseggon ancora naturalmente, per la gran saviezza, e per la gran santità. Dal che tu devi argomentare la stima in cui Dio ti tiene, mentre ti dà per custodi sì eccelsi spiriti : Angelis suis Deus mandavit de te. Chi non trasecola a un favellar tanto strano? Ma nell’udir « Angelis — agli Angeli », non ti divisar tu frattanto, che ciascun uomo abbia per Custode proprio più Angeli e non uno solo. E’ ciò privilegio de’ principi, de’ prelati, e d’altri personaggi di grand’affare, i quali, siccome hanno necessità di prudenza doppia, una inferiore per reggere se medesimi rettamente, ed una superiore per reggere ancora gli altri; così secondo le scuole han Custode doppio : un Angelo di Coro inferiore, che loro assiste come a persone private, ed uno di superiore, che loro assiste altresì, ma sol come a pubbliche. Contuttociò si dice « Angelis — agli Angeli » a chi che sia, non si dice « Angelo — ad un Angelo »; perchè quantunque un Angelo solo sia dalla nascita attribuito a ciascuno per suo custode individuale, non è però chi non ne sortisca a un tempo medesimo di più altri; e tali son gli Angeli destinati alla custodia universale delle Genti, cioè de’ regni, delle città, delle castella, e di tutte le comunanze più riguardevoli a Dio soggette, in cui giusto è che Dio tenga i propri ministri, come i gran monarchi vi tengono ancora i suoi. « Super muros tuos, Jerusalem, constitui custodes. —Sulle tue mura, o Gerusalemme, ho disposti i custodi » (Isaia 62, 6). Che pare a te però nel vedere tanti incliti personaggi, fatti a te come servi nel tempo stesso, che tu sì poco, o gli conosci, o gli obbedisci, o gli onori? Non è ciò un sopraffarti di cortesia? E tu ancora non ti confondi?

IV.

Considera qual sia quel comandamento, che gli Angeli han ricevuto: Ut custodiant te. Hanno a custodirti. E da chi? Da tutti gl’insidiatori, ma specialmente da quei che tu puoi meno conoscere da te stesso. Tali sono i demoni, i quali oh come ti stanno ognora d’attorno, e tu non gli vedi! Che sarebbe però di te, se non fosse il buon Angelo tuo Custode, il quale a tempo o gli rigetta, o gli raffrena, o fa sì, che tu con modi a te incogniti ti sottragga da’ loro assalti? Non è però questo comando di custodirti ristretto ad un sol genere di pericoli, ma trascorre per infiniti, di corpo, e d’anima : che però si aggiugne, « in omnibus viis tuis — in tutte le tue vie ». Per via s’intende nelle Scritture talor la legge di Dio : « Viam mandatorum tuorum cucurri, cum dilatasti cor meum. — Corsi la via dei tuoi comandamenti, quando tu dilatasti il cuor mio » (Salmo 119, 32). Per via s’intende l’operar che fa l’uomo : « Dirige in conspectu tuo viam meam. — Fa tu diritta dinanzi a te la mia via » (Salmo 6, 8). E per via s’intende 1′ istessa vita mortale, la qual è come una via che ci guida al termine, cioè alla patria futura : « Noli wmulari in eo, qui prosperatur in via sua. — Non riscaldarti per ragion di colui che è prosperato nelle sue vie » (Salmo 37, 7). E in tutte queste vie gli Angeli han commissione di custodirti, secondo i bisogni propri di ognuna d’esse, se non che ciascheduna di queste vie si dirama in molte. La legge ha molti precetti. L’operare ha molti atti. La vita ha molte età, molte cariche, molte cure, molti stati di genere diversissimi. Chi può dir però quanto sia che in ciascuna d’esse l’Angelo tuo Custode ti abbia a prestar una assistenza sì proporzionata, e sì pronta di qualunque ora, senza che tu però nemmeno ti ricordi di ringraziarlo alla sera di tanti benefizi a te fatti che non han numero? Dirai che tu non gli sai. Ma per qual cagione? Perchè egli te gli fa, ma non te gli scuopre? E tu per questo vuoi prezzar meno i suoi benefizi, perchè son senza ostentazione? Anzi questi sono i ben fatti. « Cum dederis, ne improperes. — Se hai fatto qualche benefizio, nol rimproverare » (Ecclesiastio o Siracide 41, 28).

V.

Considera, che veduto il comandamento, hai da vedere la perfezion con cui gli Angeli l’eseguiscono; non pure appieno, ma ancor abbondantemente. Il comandamento ch’essi hanno è di custodirti, cioè di guardarti dagl’ infiniti pericoli, i quali senza lor ti sovrasterebbono a tutte l’ore: onde a far ciò basterebbe ch’eglino ti stessero a lato, t’indirizzassero, t’istruissero. E pur essi di ciò non paghi, ecco che ti levano ancora sulle lor braccia, e così ti mettono in salvo : In manibus portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum. Figurati però, che il tuo buon Custode sia per te a guisa d’uno, il quale da tuo padre assegnatoti per tua guida in un pellegrinaggio pericoloso, ora per balze, ora per fossi, or per fiumi, or per sassi asprissimi, non è contento di tenerti in essi per mano, sicchè non caschi, ma ti toglie anche spesso sopra di sè, perchè non incespi, dove son i rischi più gravi. Però qui si dice : « In manibus portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum. — Essi ti porteranno nelle mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede in qualche sasso ». Non si dice : « ne forte cadas — affinchè sgraziatamente tu non cada », ma « ne forte —affinchè sgraziatamente » anche « offendas — tu non urti ». Queste mani dell’Angelo son le due potenze, con cui ti regge: l’intelletto, e la volontà; perchè con queste due sole riducendo in atto la sua virtù esecutiva, egli può far tutto. Le pietre sono gl’ impedimenti, e gl’ inciampi, che occorrono per la via, qualunque ella siasi delle tre di sopra accennate. E i tuoi piedi son i tuoi affetti; specialmente due, l’amore e ‘1 timore, a cui si riducon tutti. Mercecchè quanto si fa mai dall’uomo, o col pensiero, o con le parole, o con l’opere, tutto si fa per amor di conseguir qualche bene, o per timor di perderlo, o tutto si fa per timore d’incorrere qualche male, o per amor di schivarlo. Questi due piedi sono quei che ti guidano da per tutto. E perchè nè l’uno d’essi tu ponga in fallo, nè ponga l’altro, però gli Angeli arrivano a portarti anche quasi in palma di mano, ch’è quanto dire a sollevarti di terra : sicchè sprezzato il caduco, o sia male, o sia bene, secondo il volgo, non altro ami di bene fuorchè l’eterno, e non altro temi di male.

VI.

Considera come il demonio, quando suggerì a Cristo, che si gettasse dagli alti merli del tempio, gli allegò questo testo ch’hai meditato; per incitarnelo sotto questa bella promessa di dover tosto aver pronto il soccorso angelico. Ma glielo allegò, come fanno gli eretici suoi seguaci, con pervertir la Scrittura dal senso proprio, e con depravarla. Primieramente un tal testo non era vero che favellasse di Cristo laddove dice : « Quia Angelis suis Deus mandavit de te — Poichè Dio ha commesso a’ suoi Angeli la cura di te » (Vangelo di Matteo 4, 6), mentre niun Angelo ebbe giammai comandamento dal Padre di custodirlo. E a che doveva servirgli una tal custodia? all’anima, o al corpo? Non all’ anima, perchè quanto a quella egli era beato, e però aveva egli minor la necessità d’Angelo Custode, che non quei che soggiornano in Paradiso. Non al corpo, perchè quanto a questo egli aveva un Custode molto migliore di qualunque Angelo, ch’era il Verbo. E però gli Angeli dovean servirlo bensì, ubbidirlo, venerarlo, manifestarlo alle genti, ma non soccorrerlo. « Videbitis Angelos Dei ascendentes, et descendentes supra Filium hominis. — Vedrete gli Angeli di Dio andare, e venire al Figliuolo dell’ uomo » (Vangelo di Giovanni 1, 51) : ascendentes, per andare ad esso a prender le ambasciate; descendentes, per calare da esso a portarle agli uomini guai valletti ossequiosi. Dipoi il maligno non portò il testo intiero ; perchè dopo aver allegate quelle parole : « Quia Angelis suis Deus mandavit de te — Poichè Dio ha commesso a’ suoi Angeli la cura di te », che secondo la lettera non erano veramente dette per Cristo, lasciò le parole di mezzo, « ut custodiant te in omnibus viis tuis — che ti custodiscano in tutte le tue vie », e saltò in quelle altre : « in manibus portabunt te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum — essi ti porteranno nelle mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede in qualche sasso ». E ben si vede, che le lasciò per malizia, siccome quelle, le quali punto non erano a favor suo. Conciossiachè, posto ancor che si desse per conceduto, dover Cristo essere sovvenuto dagli Angeli, qual era la custodia però promessagli in tali voci? Di essere sovvenuto in quei precipizi ove si foss’egli ito a gettar da sè? Non già: ma sol per le vie, e per quelle vie che appartenessero ad esso : Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis: dice « in omnibus viis — in tutte le vie », non « in omnibus precipitiis — in tutti i precipizi ». Quale sciocchezza era dunque il precipitarsi per la fiducia d’un soccorso preteso più che promesso? Ma poco valse all’astuto dissimulare le suddette parole, mentre addusse poi totalmente fuor di proposito le seguenti: « In manibus tollent te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum. — Essi ti porteranno sulle mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede in qualche sasso ».  E ben si vede, che le lasciò per malizia, siccome quelle, le quali punto non erano a favor suo. Conciossiachè, posto ancor che si desse per conceduto, dover Cristo essere sovvenuto dagli Angeli, qual era la custodia però promessagli in tali voci? Di essere sovvenuto in quei precipizi ove si foss’egli ito a gettar da sè? Non già: ma sol per le vie, e per quelle vie che appartenessero ad esso : Angelis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus viis tuis: dice « in omnibus viis — in tutte le vie », non « in omnibus praecipitiis — in tutti i precipizi ». Quale sciocchezza era dunque il precipitarsi per la fiducia d’un soccorso preteso più che promesso? Ma poco valse all’astuto dissimulare le suddette parole, mentre addusse poi totalmente fuor di proposito le seguenti: « In manibus tollent te, ne forte offendas ad lapidem pedem tuum. — Essi ti porteranno sulle mani, affinchè sgraziatamente tu non urti col tuo piede in qualche sasso ». L’incespare a caso è di uno, il qual per altro va cauto, va circospetto. Come però, ciò che affermasi di chi incespi, trasportare a chi si getti giù dalla cima di un tetto altissimo? Altro è dar a caso in un sasso, altro è voler da sè darvi uno stramazzone. Ma pensando il demonio d’ingannar Cristo con le Scritture stravolte, restò ingannato. Perciocchè Cristo da una parte non confutò così sciocche interpretazioni, affine di trattar col demonio, come si dee far con gli eretici, i quali peccano per malizia, ch’è non voler venir con essi a disputa. Dall’altra parte disprezzò Cristo le interpretazioni medesime in due maniere, prima col fatto, non volendo nulla operar sulla fòrza d’esse: dipoi col detto, adducendo un altro testo sincero, e schietto, che metteva a terra tutte le interpretazioni diaboliche, come improprie. E tale si fu quel testo in cui si comanda, che niuno tenti Dio, con volerlo obbligar a far de’ miracoli, senz’alcuna necessità: « Non tentabis Dominum Deum tuum. — Non tenterai il Signore Dio tuo » (Deuteronomio 6, 16). Dal che tacitamente ancor si deduce a comun profitto, che in virtù del comandamento ch’han gli Angeli dal Signore, di prestare agli uomini giusti un soccorso esimio, nessun si dee por mai da sè ne’ pericoli, senza frutto : perchè il comandamento non è ordinato a sovvenir tali giusti in tutti i pericoli, a cui si espongono con ragione o senza ragione, ma solo in quegli, a’ quali essi si espongono come giusti.

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