La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

II. GIORNO

La Commemorazione de’ Defunti.

Il debito che ci corre di soccorrere i Defunti.

« Sancta, et salubris est cogitatio pro Defunctis exorare, ut a peccatís solvantur. — Santo, e salutare è il pensiero di pregar instantemente per i Defunti, affinchè siano liberati dai loro peccati » (Secondo libro dei Maccabei 12, 46).

 

I.

Considera in prima come quel pensiero, che in questo giorno t’invita a pregar pe’ morti con qualche affetto speciale, è un pensiero santo : Sancta est cogitatio pro Defunctis exorare. E’ santo, perchè è fondato in un atto di Carità, ch’è la virtù più segnalata di tutte. Che ricerca la Carità? Che i membri sani unicamente sovvengano ai membri infermi? No : Vuol che si stendano a sovvenire anche a quegli, che si ritrovano sani sì, ma legati : « Mementote vinctorum, tamquam simul vincti. — Ricordatevi dei legati, come legati voi insieme » (Lettera agli Ebrei 13, 3). Ora è certissimo, che come i fedeli vivi sono membri della Chiesa, così parimente ne son quei fedeli morti, i quali dimorano in Purgatorio. Sono eglino membri sani, non può negarsi, perchè sono in grazia; ma sono come legati; perchè non solo abili ad aiutarsi da sè ne’ loro bisogni, essendo con la morte spirato a ciascuno il tempo da Dio prefissogli a meritare : « Venit nox, quando nemo potest operari. —Viene la notte, quando nissuno può operare » (Vangelo di Giovanni 9, 4). Però è santa cosa, che i fedeli vivi, e specialmente quei che son membri sani, porgano alcun soccorso ai fedeli morti: « Idipsum pro invicem sollicita sint membra. — Abbiano i membri la stessa cura gli uni per gli altri » (Prima lettera ai Corinzi 12, 25). Che fai dunque tu, mentre vedi que’ miseri star nel fuoco, e starvi come legati, nè però punto ti muovi a pietà di loro? Non meriti d’esser membro di sì bel corpo, qual è la Chiesa, unita fra sè tutta in virtù della Carità: « Alter alterius onera portate, et sic adimplebitis legem Christi. — Gli uni portino il peso degli altri, e così adempirete la legge di Cristo » (Lettera ai Galati 6, 2).

II.

Considera come questo soccorso pre, stato a’ morti, fa che la communicazione scambievole nella Chiesa sia perfetta in ordine a tutti i membri : « Per charitatem Spiritus servite invicem. — Aiutatevi l’un l’altro con la carità dello Spirito » (Lettera ai Galati 5, 13). In quattro forme può divisarsi una tal communicazione. Di vivi a’ vivi, di morti a’ morti; di morti a’ vivi, e di vivi a’ morti. Non ve n’è altra. Che però nella Chiesa i vivi soccorrano a’ vivi, non ve n’ha dubbio, mentre tutto dì noi sulla terra preghiamo gli uni per gli altri : « Orate pro invicem, ut salvemini. — Pregate l’un per l’altro per esser salvati » (Lettera di Giacomo 5, 16). Che i morti soccorrano i morti, pur è sicuro, mentre ci venne ciò figurato in Eliseo morto, che suscitò l’altro morto gettato sopra di lui nell’istessa tomba; e sappiamo che i Santi in Cielo pregano per li Santi che sono nel Purgatorio, e specialmente per quei che sono sepolti nelle loro Chiese, come si ha da S. Agostino (lib. 2, de cura pro mortuis, c. 4). Che i morti soccorrano i vivi, pur è certissimo, mentre sono infiniti que’ benefizi che da loro noi riceviamo in tante loro amorevoli apparizioni, nè v’è città, la qual non abbia in Paradiso qualcuno, che per lei faccia ciò che nell’aria fu veduto fare già Geremia per Gerusalemme al tempo de’ Maccabei : « Hic est, qui multum orat pro populo, et universa sancta civitate, Jeremias Prophaeta Dei. — Questi è Geremia, Profeta di Dio, che molto prega per il popolo, e per tutta la santa città » (Secondo libro dei Maccabei 15, 14). Ben dunque è giusto, a compire la communicazione scambievole nella Chiesa di tutti i membri, che in essa i vivi soccorrano ancora ai morti, e così nulla manchi a perfezionarne la Carità che ella professa : « Pauperi porrige manum tuam Apri la tua mano al povero », per soccorrere vivo ai vivi, « et mortuo ne prohibeas gratiam — e non negare al Defunto il soccorso » (Ecclesiastico o Siracide 7, 36), per soccorrere vivo ai morti.

III.

Considera come questo pensiero di pregare pe’ morti, non solamente sia santo, ma salutare: Sancta et salubris est cogitatio, pro Defunctis exorare. Che sia salutare a’ morti non può rivocarsi in dubbio, perchè a pro loro singolarmente è ordinato. Non a pro de’ morti condannati all’Inferno, perchè questi sono membri recisi già da tutto il corpo mistico della Chiesa : ma a pro de’ morti tormentati nel Purgatorio, i quali quantunque non sieno più viatori, quanto all’avanzarsi di strada, sono viatori, quanto al vedersi risospinti ancora dal termine, che è la Gloria. E però se da noi non possono essere aiutati più a meritare, come qualid’erano viatori anche andanti; possono almeno essere aiutati assaissimo a conseguir la mercede de’ loro meriti, ora che han finita la via, e pur non sono divenuti ancor comprensori. Per quanto sia però salutare a’ morti il pensier che ti spinge a pregar per loro, è tuttavia più salutare anche a te, perché loro vale ad acceleramento di gloria, a te vale di accrescimento. Conciossiachè nel pregar per essi, tu meriti, stando in grazia, e ti fai più ricco: « Praemium bonum tibi thesaurizas in die necessitatis. — Ti accumuli una gran ricompensa pel dì del bisogno » (Tobia 4, 10). Essi non meritano, ma solo entrano in possesso de’ frutti, i quali un tempo adunarono meritando. E poi non sai tu quanto quelle Anime sante ti saran grate, pervenute almeno alla Gloria? Può essere che ti impetrino con le loro validissime intercessioni quella Gloria medesima, a cui tu per altro non saresti mai stato degno di pervenire. Che se l’istesso dar sepoltura ai cadaveri de’ Defunti, è riputata un’opera di gran pro a chi la eseguisce: « Benedicti vos a Domino, qui fecistis misericordiam hanc cum domino vestro Saul, et sepelistis eum: et nunc retribuet vobis quidem Dominus — Benedetti voi dal Signore, i quali avete fatto quest’opera di misericordia verso il signor vostro Saul, e lo avete seppellito: e il Signore fin d’adesso vi retribuirà » (Secondo libro di Samuele 2, 5), che sarà il mandar le loro anime al Paradiso, e scioglierle da quei lacci, che le ritengono in una fossa, se non pari a quella dell’Inferno, almen simigliante? « Ab altitudine inferorum eduxit illos. — Dal profondo abisso li trasse a galla » (Sapienza 10, 19).

IV.

Considera, che lacci sian questi, che ritardan quelle anime dalla gloria? Sono i loro peccati, rimessi sì, ma non soddisfatti : che però si dice: « Sancta, et salubris est cogitatio pro Defunctis exorare, ut a peccatis solvantur. — Santo, e salutare è il pensiere di pregar instantemente per i Defunti, affinchè siano liberati dai loro peccati ». Vedi tu quello che fanno al corpo le funi, le catene, i ceppi, e tanti altri legami atroci? Questo fanno all’anima parimente i peccati : « Funibus peccatorum suorum constringitur. — E’ stretta dalle funi dei suoi peccati» (Proverbio 5, 22). Ond’è, che quando tu pecchi, tu ti lavori di mano tua quelle funi, che sì strettamente ti legano, e ti legano in doppia forma : ti legano col renderti reo di colpa, e ti legano col renderti reo di pena. Dal primo legame già si suppongono liberate quell’anime, che stanno tuttavia confinate nel Purgatorio, perchè si sa che esse trapassarono in grazia : ma non sono liberate ancor dal secondo,. E però si dice : « Sancta, et salubris est cogitatio pro Defunctis exorare, ut a peccatis solvantur. — Santo e salutare è il pensiero di pregar instantemente per i Defunti, affinchè siano liberati dai loro peccati ». Non si dice : « ut a peccatis se solvant — affinchè si liberino dai loro peccati », perchè solo in vita può uno col favore di Dio sciorre da sè tutti i lacci, che lo circondano : « Consurge, sede, Jerusalem: solve vincula colli tui, captiva filia Sion — Sorgi, ponti a sedere, o Gerusalemme: scuoti dal tuo collo il giogo, o schiava figlia di Sion » (Isaia 52, 2), ma si dice : « ut a peccatis solvantur — affinché siano liberati dai loro peccati », perchè han bisogno di chi gli sciolga per loro. E tu vedendole in uno stato di tanta necessità, non ti commovi a soccorrerle? Mira, che i loro vincoli sono di fuoco, e però non è tempo di pensare nè anche a scioglierli, ma a strapparli : « Vincula eoriim disrupit.— Spezzò i loro vincoli » (Salmo 107, 14).

V.

Considera in qual modo si fa questo scioglimento. Il modo è doppio : o per via di grazia, o per via di giustizia. Il primo abbraccia la Messa, e l’Orazione. Il secondo il Digiuno, e la Limosina. Perchè per via di grazia può interporsi a favor de’ morti l’intercession pubblica di tutto il corpo mistico della Chiesa, e ciò si fa nel Sacrifizio ineffabile della Messa. E può interporsi l’ intercessione privata delle sue membra, e ciò si fa con le Orazioni, le quali sparge per li morti ciascuno in particolare. Per via poi di giustizia si può scontare la pena, che i morti debbono alla Giustizia Divina, e si può redimere. A scontarla, vale il digiuno, a cui si riducono tutte le altre penitenze, dette afflittive. A redimerla, la limosina. Vero è, che tutte queste opere indirizzate a scontare le pene, di cui i morti rimangono debitori, ovvero a redimerle, sono accettate finalmente da Dio per modo, come parlasi, di suffragio : perchè non vi è per dir così proporzione tra le pene che darsi a’ morti dalla Divina Giustizia, e le pene le quali ella accetta in cambio da’ vivi. Nel mondo nostro ella tiene aperto un foro mitissimo, cioè un foro simile al Civile, o al Canonico, dove si dan pene soavi : « Nunc non ulciscitur scelus valde. — Non adesso ella punisce a rigore i delitti » (Giobbe 35, 15). Nell’altro tiene aperto un foro terribile, cioè simile al Criminale, in cui si va con rigore, e con rigor sommo : « Amen dico tibi: non exies inde donec reddas novissimum quadrantem. — Ti dico in verità: non uscirai di lì prima d’aver pagato sino all’ultimo picciolo » (Vangelo di Matteo 5, 26). Però, ch’ell’ammetta le pene, che sono proprie di un foro mitissimo, o a ricompensa, o a ricatto di quelle che sono proprie di un foro così terribile, sempre è grazia. Può ammetterle s’ella vuole; e le suole ammettere : ma se non vuole, le può altresì non ammettere : e però che resta? Resta che noi la preghiam sempre, che voglia. Ed eccoti la ragione per cui tu solamente qui trovi scritto, « Sancta, et salubris est cogitatio pro Defunctis exorare, ut a peccatis solvantur. — Santo, e salutare è il pensiere di pregare instantemente per i Defunti, affinchè sieno liberati dai loro peccati ». Potrebbe dire : visitar templi, digiunare, disciplinarsi, e far ogni ben possibile; ma no ‘l dice, perchè il tutto al fin si riduce in una parola : pregar pe’ morti. Fa dunque a pro di loro il più che tu puoi; visita chiese, digiuna, disciplinati, dà limosine : ma sempre supplica insieme Dio, che si degni per sua pietà di accettar quel poco che fai, perchè troppo sempre è inferiore a quel ch’essi debbono. Anzi però lo devi sempre unir col Sangue di Cristo, che sa pregare tanto meglio di te. E dove facci così non ti dubitare: perchè questa è una delle glorie speciali attribuite a quel preziosissimo Sangue, aprir le porte a tante anime imprigionate, che si consumano d’un’ardentissima sete di veder Dio, nè però sanno come fare a cavarsela : « Tu quoque in Sanguine testamenti tui emisisti vinctos tuos de lacu, in quo non est aqua. — E tu stesso mediante il Sangue del tuo testamento, hai fatti uscire i tuoi, che erano prigionieri, dalla fossa che è senz’acqua » (Zaccaria 9, 11).

VI.

Considera come in quei fuoco si ritrovano alcuni, i quali, ancorachè morti in grazia, furono poco in vita loro solleciti di soddisfare i peccati da lor commessi, con affermare, che in Purgatorio n’avrebbero dipoi fatta la penitenza : non apprezzarono la comunicazione scambievole di quei meriti, che tra lor possono facilmente avere i Fedeli, non pensarono a’ morti, non gli amarono, non oli aiutarono, neppure soddisfecero prontamente ai legati pii. E con ciò vennero a demeritare altamente la grazia che il Signor fa, quando si contenta di accettare le nostre suppliche in pro de’ morti. Se tu vuoi dunque giovare a questi medesimi, ch’ hai da fare? Pregar con istanza grande : perchè qui è dove non basta solo « pro Defunctis orare — pregare per i Defunti », bisogna ancora « exorare — pregare instantemente ». Sembra a te che que’ morti abbiano facilmente a goder di quel beneficio, ch’essi non prestarono mai? Non par conveniente, perchè la misericordia stessa vuol aver qualche proporzione co’ meriti, di chi fu già più inclinato ad esercitarla : « Omnis misericordia faciet locum unicuique secundum meritum operum suorum. — La piena misericordia preparerà il luogo a ciascheduno secondo il merito delle opere sue » (Ecclesiastico o Siracide 16, 15). E però qual dubbio, che per questi hai da pregare anche più supplichevolmente : giacchè sono i meno partecipi dei tesori, che a pro de’ misericordiosi dispensansi con larghezza. E tu frattanto mira che sarà di te, se tu non usi misericordia co’ morti. Ti rendi con ciò solo abbastanza demeritevole di ottenerla.

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