DICEMBRE
II. GIORNO
Della Predestinazione.
« Fratres, magis satagite ut per bona opera certam vestram vocationem et electionem faciatis: haec enim facientes, non peccabitis aliquando.— Fratelli, sempre più studiatevi di rendere certa la vocazione, ed elezione vostra per mezzo delle buone opere: imperocchè così facendo, non peccherete giammai » (Seconda lettera di Pietro 1, 10).
I.
Considera quanto sii stolto, se dal demonio ti lasci tentar tu pure a dire mai fra te, come fanno certi: Che serve ch’io mi affatichi tanto a salvarmi? Se Dio mi ha predestinato alla gloria, mi salverò senza tante cose; se non mi ha predestinato, nemmeno con tante cose io mi salverò. Questa è follia : Perciocchè ti addimando : se quando tu chiami il medico, in una grave infermità che ti opprime, egli ti dicesse : Signore, che serve affaticarsi in pigliar tante medicine? Se Dio vi vuol sano, voi guarirete, benchè lasciate di prenderle; se non vi vuole, e voi nemmeno col prenderle guarirete. Se, dico, il medico ti parlasse così, tu che faresti? Approveresti tu forse un discorso tale? Io son sicuro, che tu lo riproveresti come inetto, come insensato, dicendo, che quando Iddio abbia decretato di renderti la salute, hai da giudicare, che al tempo stesso abbia egli decretato di rendertela al modo debito, cioè con quei medicamenti, che sono i proporzionati, e che però prudenza vuol che tu li prenda. E perchè dunque nel caso nostro tu non discorri così? Anzi molto più l’hai da fare nel caso nostro : perchè può essere, che Dio abbia determinato talvolta di sanarti, anche senza medicamenti di alcuna sorta, ma non può essere, ch’egli abbia determinato mai di salvarti, senza veruna sorta di opere buone. Anzi è probabile, ch’egli ne voglia di molte, e delle ardue, e delle aspre, e delle durissime, come ordinariamente ne suole voler dai più: « Contendite intrare per angustain portavi. — Sforzatevi di entrare per la porta stretta » (Vangelo di Luca 13, 24). E perchè dunque a queste tu non ti animi virilmente? Ecco però ciò, che ti vuole incaricar qui S. Pietro, mentre a te dice, ed in te a tutti insieme quei che sospirano al Paradiso : « Satagite ut per bona opera certam vestram vocationem, et electionem faciatis — Studiatevi di rendere certa la vocazione ed elezione vostra per mezzo delle buone opere ». Vuole, che tu concorra con le buone opere a render certa la tua predestinazione; non già nella sua cagione, ch’è la preordinazione Divina, ma nel suo effetto; perchè quando Iddio preordinò senza di te di salvarti, non preordinò di salvarti senza di te : preordinò di salvarti mediante l’opere, che tu dovevi fare a tal fine. Onde quando tu per disgrazia lasci di farle, grandemente hai da dubitare di non esser predestinato, dacchè regola illimitata si è, che chi non le fa, non si salvi : « Si vis ad vitam ingredi, serva mandata. — Se brami di arrivar alla vita, osserva i comandamenti » (Vangelo di Matteo 19, 17).
II.
Considera come tu qui dirai, che non sai capire, come i decreti dunque Divini sieno infallibili, mentre in tua mano sta il far tuttavia, che sortiscano il loro effetto, o non lo sortiscano. Ma ciò che prova? Una tal difficoltà non ha spezial forza nella salute dell’anima, più che nella ricuperazion della sanità, nella conservazion della vita, nel conseguimento delle vittorie, ed in tutti gli altri eventi da Dio prefissi intorno alla tua persona, ma prefissi di modo, che ancor dipendano dal tuo libero arbitrio. E però siccome quantunque tu sii sicuro nell’ordine naturale, che sarà di te sempre quello che in Cielo è scritto, non però lasci tu per guarire di pigliar de’ medicamenti, per vivere di cibarti, per vincere di combattere, e per riportare altri beni simili a questi di procacciarteli; così quantunque dell’istesso sii certo nell’ordine sopranaturale, non hai da lasciare di fare tutto il ben che ti sia possibile per salvarti : Satagite ut per bora opera certam vestram vocationem, et electionem faciatis. I decreti Divini non sono tanto immutabili in un caso, quanto in un altro? « Omnia qiuecumque voluit Dominus fecit, in Coelo, et in terra. —Tutte le cose cle ha voluto, le ha fatte il Signore in cielo e in terra » (Salmo 135, 6). In cielo, cioè, nell’ordine soprannaturale; in terra, cioè, nell’ordine naturale. E perchè dunque in un caso tu dici : non accade altro : se è scritto in Cielo ch’io mi salvi, o faccia io del bene, o nol faccia, mi salverò: e non dici nelValtro : se è scritto in Cielo ch’io guarisca, o io pigli de’ medicamenti, o non pigli, io guarirò? Questo è sedursi a capriccio : « Nolite decipere animas vestras. — Non ingannate voi stessi » (Geremia 37, 8).
III.
Considera, che quantunque a salvarsi sia necessario in genere il far delle opere buone; contuttociò può parere a te, che non sia necessario di far nè questa, uè quella, nè quella in particolare, ma sia necessario sol di morire in grazia. Onde non sai veder come qui S. Pietro, affinchè tu renda certa la tua salute, non sia contento di dire: « Agite ut per bona opera certam vestram vocationem, et electionem faciatis — Operate per render certa la vocazione, ed elezion vostra colle buone opere », ma voglia anzi dire: « Satagite — Studiatevi » : ed io ti rispondo, che mentr’egli dice, « Satagite — Studiadiatevi », non dice « Agite — Operate », segno dunque è, che a salvarsi ci vuol più che tu non ti credi. Chi ha detto a te, che a tal fine sia solo in genere necessario di far delle opere buone, e non sia necessario di far nè questa, nè quella, nè quella in particolare, ove parlisi delle ingiunte? Tutte son necessarie secondo sè: quantunque possa avvenire per accidente, che Dio dopo la trasgressione e di questa, e di quella, e di quella da te negletta, ti doni contuttociò per sua misericordia spazio di penitenza innanzi al morire, e così ti salvi. Ma chi ti assicura di ciò? Però, se vuoi render certa la tua salute, e non tenerla attaccata al filo di un forse, neppur una hai da trasgredire di quelle opere buone che sono secondo sè necessarie alla vita eterna, ma farle tutte. E la ragion è; perchè se Iddio predestinò di salvarti, non solamente predestinò di salvarti mediante l’opere buone pigliate in genere, ma mediante ancor le tali, e le tali in particolare, ch’egli previdde doversi da te eseguire. Sicchè qual volta tu per contrario le trasgredisci, la tua predestinazione rimane incertissima; perchè è certo, che se tu morissi nello stato presente di trasgressore ti danneresti, e non è certo che in tale stato non abbi tu da morire. E questo è ciò, che vuol intender San Pietro, quand’egli dopo aver detto : « Satagite ut per bona opera certam vestram vocationem, et electionem faciatis — Studiatevi di render certa la vocazione ed elezion vostra per mezzo delle buone opere », soggiugne subito : « haec enim facientes (cioè ad hunc finem reddendi certam vestram vocationem, et electionem), non peccabitis aliquando — imperciocchè così facendo (cioè a questo fine di render certa la vocazione, ed elezion vostra) non peccherete giammai ». E perchè guardarsi dal peccare (intendesi con peccato proprio, e perfetto, qual è il mortale) perchè, dico, guardarsi dal peccare, neppure una volta sola? aliquando. Perchè non si può saper dopo quella volta ciò che sarà. Il peccato è certo, la conversion non è certa; e però ecco, non essere nemmen certa più la salute.
IV.
Considera come oltre la certezza intrinseca, che proviene alla tua predestinazion dalle opere buone, v’è ancor l’estrinseca, ch’è quella la quale da tali opere viene a te : certezza veramente non fisica, com’è quella, ma sol morale : nondimeno grandissima; perchè fra tutti i segni di predestinazione possibili ad arrecarsi, questo è il maggiore : la sollecitudine in fare delle buone opere più che puossi. E la ragion è, perchè quantunque non il cominciar bene sia quello che ti corona, ma il finir bene : « Non qui inceperit, sed qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit — Non chi avrà incominciato, ma chi avrà perseverato sino alla fine, costui sarà salvo », contuttociò, se tu nel Divin servizio ti mostrerai sempre più fedele, e fervente, Iddio per sua grazia non mancherà di assisterti specialmente all’ultimo di tua vita, e di coronarti, non solendo egli ordinariamente permettere, che chi lungamente ha fatto ciò ch’ha saputo per viver bene, sul fine poi miseramente prevarichi, e muoia male: « In timore Domini esto tota die, quia habebis spem in novissimo, et praestolatio tua non auferetur. — Sta fisso perpetuamente nel timor del Signore, perocchè avrai alla fine quello che speri, e non ti sarà tolta la tua espettazione » (Proverbio 23, 17). Ed ecco in oltre ciò che qui intende d’insinuarti S. Pietro, quando egli dice: « Satagite ut per bona opera certam vestram vocationem, et electionem faciatis. — Studiatevi di render certa la vocazione ed elezion vostra per mezzo delle buone opere ». Vuole che tu ti studii di conseguire questa certezza della tua predestinazione, che tra le morali è la somma, ed è quella certezza, la qual dipende dalle buone opere, e dalle buone opere fatte massimamente con soprabbondanza, e con suyererogazione, che sono quelle, alle quali egli qui allude secondo alcuni, mentre non solamente dice « Satagite — Studiatevi », ma Satagite magis, cioè più di quello che sia di necessità, non avendo Iddio per costume di lasciarsi da veruno mai vincere in cortesia, anzi mostrandosi come assai ritenuto co’ ritenuti; così ancor liberale coi liberali, e largo coi larghi : « Retribuet mihi Dominus secundum justitiam meam. — Il Signore renderà a me secondo la mia giustizia » (Salmo 18, 25). Non ti appagare però di fare solamente qualche buona opera ad ora ad ora, perchè ciò è comune ancora ai presciti. Fanne di molte, e fanne ogni giorno più, perchè ciò non è proprio loro; è proprio de’ predestinati, e de’ predestinati più manifesti. Onde se tu vuoi conoscere di non essere de’ chiamati solo alla gloria, ma degli eletti, mira fino a qual segno sii giornalmente sollecito in far del bene. Se ne fai molto, sta certo che Dio ti preserverà in modo tal che non pecchi mai : dico mortalmente: Magis satagite ut per bona opera certam vestram vocationem, et electionem faciatis: haec enim facientes non peccabitis aliquando.