La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XIX. GIORNO

Modi co’ quali vuol Cristo esser da’ suoi seguitato.

« Dicebat autem ad omnes: Si quis vult venire post me, abneget semetipsum, et tollat crucem suam quotidie, et sequatur me. — Diceva poi a tutti: Se alcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, e prenda ogni giorno la sua croce, e mi segua » (Vangelo di Luca 9, 23).

 

I.

Considera quanto abbaglisi chi si crede, che il rinnegar se medesimo virilmente, il mortificarsi, il maltrattarsi, il patire con sofferenza, sia debito solamente di Religiosi, i quali professino perfezione. E’ comune a tutti. Però fa qui palese l’Evangelista, che queste sì gran parole : Si quis vult venire post me, abneget semetipsum, et tollat crucem suam quotidie, et sequatur me; non furono da Cristo dette agli Apostoli solamente, ma agli altri ancora : Dicebat autem ad omnes, cioè ai presenti, ai posteri, a tutti affatto i Cristiani, che son coloro, i quali Cristo qui definì quando disse, circoscrivendoli: « Si quis vult venire post me — Se alcuno vuol venire dietro di me ». V’erano molti, i quali allora concorrevano a Cristo: ma per qual fine? Altri per ascoltarlo, altri per ammirarlo, altri per addimandargli sollievo ne’ loro mali. Ma questi non però erano suoi seguaci. Suoi seguaci erano quei, che concorrevano ad esso per aderirgli. Perciò qui egli non disse : « Si quis vult ad me venire — Se alcuno vuol venire da me », ma « Si quis vult venire post me — Se alcuno vuol venire dietro di me », perchè in questo consiste l’essere Cristiano, nel seguir lui qual verace legislatore, qual condottiere, qual capo, e conseguentemente in lasciarsi guidar da lui, dove più gli piace. Tu per qual fine pretendi di seguir Cristo? Per guadagno? Per gloria? Non sei leale. Bisogna, che lo segui perchè egli il merita. Che però egli qui disse: « Si quis vult venire post me — Se alcuno vuol venire dietro di me ». Non « post mea — dietro i miei benefici », ma « post me — dietro di me ». Se ami Cristo per interessi specialmente caduchi, egli sdegnerà il tuo servizio. I Sichimiti si circoncisero tutti con intenzione di abbandonare i loro idoli. Eppure Iddio non gradì punto da loro quest’atto di religione, perchè con esso pretesero d’arricchirsi : « Si circumcidamus masculos nostros, ritum gentis imitantes, et substantia eorum, et pecora, et cuncta quae possident, nostra erunt. — Se circoncidiamo i nostri maschi, imitando il rito di quella gente, saran nostre le loro ricchezze, e i bestiami, e tutto quello che posseggono » (Genesi 34, 22).

II.

Considera come Cristo non dice: « Si quis veniet post me — Se alcuno verrà dietro di me », ma « Si quis vult venire — Se alcuno vuol venire », perchè pretende che chiunque il segue lo segua di buona voglia. Questi sono i servi graditi, quei che al padrone prestano ossequio spontaneo, non ricercato: « Cuncti filii Israel voluntaria Domino dedicaverunt. — Tutti i figliuoli d’Israele consacrarono i volontari loro doni al Signore » (Esodo 35, 29). Senza, che essendo il seguir Cristo una cosa per sè sì degna, a che volere aspettar la necessità? Doveva ad essa bastare un invito tacito, qual è quello che fa un monarca sovrano, quando fa sapere a’ vassalli, ch’egli esce in campo. E poi non sai tu quanto è quello che Cristo ha prima patito per amor tuo, o sia di povertà, o sia di persecuzioni, o sia d’ignominie? L’hai sin veduto morire ignudo per te su un tronco di Croce fra due ladroni. E come dunque pretendi più di un semplicissimo invito a tenergli dietro? Oh confusione ! Suona la tromba il demonio, ed ognuno corre: « Vir Belial, nomine Seba, cecinit buccina, et omnis Israel secutus est eum. — Un uomo di Belial, per nome Seba, suonò la tromba, e tutto Israele lo seguì » (Secondo libro di Samuele 20). La suona Cristo, ed appena v’è chi si mova. Qual maraviglia è però, se parlando egli ad un popolo così grande, « ad omnes — a tutti », non disse più, che « Si quis —Se alcuno »? Sapea, che molti sarebbono gl’invitati, e pochi gli eletti.

III.

Considera come il fine di questo invito fatto da Cristo è ciò che qui si ripone in ultimo luogo, ch’è il seguirlo : sequatur me. Ma qual è questa sequela? E’ quella che gli hai da usare, se ciò bisogni fino al Calvario. Perchè se vuoi sapere qual fu l’occasione nella qual Cristo invitò qui tutti a calcare le sue pedate, non fu quando egli s’incamminò verso le nozze di Cana, nè fu quando ascese a trasfigurarsi, nè fu quando andonne a trionfare. Fu quando avea poco innanzi significato d’avvicinarsi alla sua funesta Passione: « Oportet Filium hominis multa pati, etc. — Fa d’uopo che il Figlio dell’uomo patisca molto, ecc. » (Vangelo di Luca 9, 22). Questo dunque è ciò che ciascuno si dee prefiggere. Si dee prefiggere di seguir Cristo tanto costantemente, sì ne’ dogmi, sì ne’ dettami, sì nella imitazion delle sue virtù, che sia preparato a lasciarsi prima sospendere ad una Croce con esso lui, che giammai sofferire di abbandonarlo. Ma non ti credere che ciò sia cosa di agevole riuscita. Però Cristo per previa disposizione a morire in Croce con lui ricercò che ciascun si assuefacesse a portar la sua Croce quotidiana, cioè quella tribolazion, quel travaglio, quell’afflizione, che Dio mandigli giornalmente : Tollat crucem suam quotidie, et sequatur me. Oh quanto facilmente a te pare nell’Orazione d’essere prontissimo a dar la vita per Cristo ! Giugnerai talvolta a sfidare con un Ignazio ancora i leoni, non che le spade, e le sferze. Ma frattanto? Frattanto ti par durissimo di soffrire sin quel piccolo atto d’inciviltà che ti venga usato. Questo è un volere morire in Croce con Cristo, senz’aver prima portata come lui la tua Croce sopra le spalle, nell’uscir incontro alla morte.

IV.

Considera quanto sieno significanti quei termini che tu odi in sì breve detto : « Tollat Crucem suam quotidie — Prenda ogni giorno la sua Croce ». Non si dice « ferat — porti », si dice « tollat —prenda », per dimostrarti, che tu hai ad  abbracciar la tua Croce con alacrità, con prontezza, non hai da aspettare, che ti sia messa sulle spalle per forza, come ad un Simon Cireneo. Si dice Crucem, perchè per nome di Croce s’intende ogni traversia, che ti si offerisca, ma questa è detta più Croce che tribolazione, che travaglio, o che altro, perchè un tal vocabolo ce la rende più dolce in rammemorarci, che tutto sarà meno di quello, che patì Cristo per nostro amore, morendo sul suo patibolo. Si dice suam, perchè molti vi sono a cui sembra di essere apparecchiati a portar delle Croci, ancora gravissime : ma tutte fuor che la loro. Eppure il tuo merito dee consistere tutto in questo; non in desiderare di portare la Croce altrui, ma in contentarsi di portare la propria, ch’è specialmente tuttociò ch’ha di pena il debito del tuo stato. La Croce de’ principi sono le udienze. La Croce de’ Prelati sono le visite. La Croce degli Ecclesiastici è dir l’ufficio divino con divozione. La Croce de’ monaci è la solitudine. La Croce de’ maritati è la sofferenza, e così va tu discorrendo. Ciascuno stima, che porterebbe l’altrui con facilità, anzi taccia gli altri di trascurati, o di tiepidi nel portarla; e pochi sanno adattarsi a portar la loro. Si dice finalmente « Quotidie — Ogni giorno », perchè il portar detta Croce, non è opera sola di qualche dì tra la settimana, com’è in alcuni il portar il cilizio, la catenuzza, o altri tali istromenti penitenziali; anzi dev’esser opera d’ogni dì, tanto ogni dì soglion essere a noi frequenti le traversie, che per cagion del peccato ha la vita umana. Mira tu ora, come sii pronto giornalmente ad accogliere la tua Croce con braccia aperte, e da questo argomenterai, se sii disposto, bisognandolo, ad accompagnare un dì Cristo con fedeltà di suo perfetto seguace sino al Calvario, non che solo a seguirlo per vie men aspre.

V.

Considera, che al portare la croce sì volentieri, nessuna cosa più si oppone in ciascuno che l’amor propria. Però siccome alla sequela di Cristo fino al Calvario, ch’è la perfetta, fu da lui qui premesso, quasi per necessaria disposizione, l’assuefarsi giornalmente a portare la croce propria; così al portar giornalmente la croce propria fu premesso l’assuefarsi all’annegazion totale di se medesimo. E ciò vuol dire : « Si quis vult venire post me, abneget semetipsum —se alcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso », non solo « suos — i suoi », non solo « sua — le cose sue », ma anche « se — se stesso ». Oh se intendessi, che gran parola è mai questa, rinnegar se stesso ! Non dice Cristo, che tu non sii troppo indulgente verso di te. Dice, che ti rinneghi, ch’è quanto dire, che non facci altro che contraddire al tuo genio, massimamente dov’egli punto si oppone al piacer divino. Vuoi tu capir ciò che sia rinnegar se stesso? Mira ciò che sia presso te rinnegare un altro. Qual volta hai tu rinnegato quell’amico falso, che fu già da te discoperto per traditore; se tu lo vedi incorrere nelle mani della giustizia, porre in carcere, porre in ceppi, condannare ancora alla forca, non ti commuovi, non gli presti aiuto, non gli prometti assistenza; anzi godi in vedergli portar le pene, che son dovute ai suoi perfidi ingannamenti. E nella stessa maniera hai tu pur da procedere con te stesso, se ti rinneghi : cioè se rinneghi quella parte di te, ch’è la traditrice, la tua concupiscenza scorretta, da cui procedono tanti appetiti, altri iniqui, altri irragionevoli; neppure hai da compatirti nel tuo patire, ma hai da dire a te stesso, che ben ti sta. Devi però qui osservare, come tu non puoi sbarbicar da te le tue perfide inclinazioni. E però Cristo solamente t’impone, che le rinneghi : cioè non lasci che giungano a dominarti : « Non regnet peccatum in vestro mortali corpore, ut obediatis concupiscentiis ejus. — Non regni il peccato nel corpo vostro mortale, onde serviate alle sue concupiscenze » (Lettera ai Romani 6, 12). E ciò sempre è in tuo potere. Che se tu non hai da permettere, che prevalgano, quando ancora esse insorgano da se stesse a dispetto tuo; quanto più dunque ti hai da guardar di svegliarle, o di stuzzicarle, quando esse stanno per dir così addormentate? Eppur che fai qualor te stesso accarezzi con tanti lussi? Irriti quelle voglie medesime che del continuo dovresti tener soggette. Figurati però, che la vita d’un Cristiano dev’esser sempre quella ch’hai qui sentita. Rinnegar se stesso, affine di assuefarsi a portare ogni croce quotidiana che Dio gli mandi; e assuefarsi a portare ogni croce quotidiana che Dio gli mandi affine di esser seguace fedele a Cristo, eziandio se bisogni in cima al Calvario: « Si quis vult venire post me — Se alcuno vuol venire dietro di me », con rendersi Cristiano, « abneget semetipsum — rinneghi se stesso », in tempo di prosperità, « et tollat crucem suam quotidie — e prenda ogni giorno la sua croce », ma specialmente in tempo di avversità, « et sequatur me — e mi segua », in tempo ancora di rabbiosa persecuzione.

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