MAGGIO
XIX. GIORNO
Sopra l’Inferno.
« Quomodo Cataclysmus aridam inebriavit, sic ira Domini gentes, quae non exquisierunt illum, haereditabit. — Come il Diluvio inebbriò l’arida terra, così l’ira del Signore erediterà quelle genti, le quali non cercarono lui » (Ecclesiastico o Siracide 39, 28).
I.
Considera, che Cataclysmus significa qualsivoglia innondazione; ma nelle divine Scritture solamente significa quella massima, che di tutto il Mondo seguì nell’universale Diluvio. Ond’è, ch’altrove de’ peccatori parlando, pur dice il Savio, che « propter illos factus est Cataclysmus — per colpa loro venne il Diluvio » (Ecclesiastico o Siracide 40,10). Ora figurati, che innondazione fu quella, quanto ampia, quanto alta, quanto maggiore di ciò, che tu mai possa formartela colla mente! Non solo l’acque ne andarono dominanti sin sulle cime de’ monti ancora più eccelsi, quali erano quei d’Armenia, ma possedevano tutta la Terra di modo, che ne furono sole padrone affatto: si sprofondarono in essa, s’inviscerarono, s’ internarono, sicchè non vi fu della Terra una minima particella, che non ne restasse inebbriata. Fa or passaggio col pensiero all’Inferno, e quel Diluvio, che ti sei dianzi qui figurato di acqua, figurati là di fuoco. Vedi tu come l’acqua dominò allora in ogni parte la Terra? Così là il fuoco anche domina tutti i Reprobi : di modo, che penetrandoli fin all’Anima, da per tutto ricercali intimamente, nell’ossa, nelle viscere, nelle vene, nelle midolle, sicchè rimangano tutti inebriati di fuoco, come la Terra rimase già tutta d’acqua: « Super eos effundam quasi aquam Tram meam. — Sopra di essi verserò come acqua il mio sdegno » (Osea 5, 20). E puoi qui fingerti, che i dannati alzin gli occhi a mirare il Cielo? Ah che mai loro ciò non permette quello sterminato diluvio, ch’han sulla testa! Oh quanti cubiti s’alza su que’ medesimi, che tengono nell’inferno le parti chiamate somme! pensa tu dunque, che sarà di coloro, che tengon l’infime! Oh come ognuno gridando può dire a Dio: « Abjectus sum a conspectu oculorum tuorum. — Son gettato lontano dagli occhi tuoi » (Giona 2, 5). Nuotano tutti gli sventurati nel fuoco: anzi il fuoco succhiandoli nuota in essi: oh come vi stanno immersi! oh come vi stanno ingolfati! che dissi stanno? ahimè, che ciò saria poco: oh come vi staranno anche tutta l’eternità! E questo è ciò che vuol dire: « Quomodo Cataclysmus aridam inebriavit, sic ira Domini gentes quae non exquisierunt illum, haereditabit. — Come il Diluvio inebbriò l’arida terra, così l’ ira del Signore erediterà quelle genti, le quali non cercarono lui » (Genesi 7,21).
II.
Considera, che l’ira Divina è la Divina Giustizia, non avendo egli veruna altra ira, che questa, la Giustizia sua punitrice: ira posata, ira placida, ira tranquilla, ciò non ha dubbio, ma tanto più spaventosa, perchè siccome è tranquilla, mentre ella giudica: Cum tranquillitate judicat (Sapienza 12, 18); così è implacabile, dappoi ch’ella ha giudicato. Ora quest’ ira è quella, che passeggiando su quel diluvio di fuoco, come al principio del Mondo fece lo Spirito del Signore sopra l’acque, gli dà virtù di operare sì orribilmente, lo avvalora, lo attizza sicchè essa è quella, che opera a par del fuoco, indiqnatio ejus effusa est ut ignis (Naum 1, 6). Anzi oh quanto ancor opera più del fuoco! perchè non solo possederà tutti i reprobi con bruciarli, ma con affliggerli in tutte quelle altre forme, che sono proprie di un luogo, ch’è detto patria di tutti i tormenti possibili a immaginarsi: Locus tormentorum (Vangelo di Luca 16,28). E numera, se puoi, quanti sono i tormenti, che provansi nell’Inferno, di ferro, di fiere, di ruote, di sete, di smania, di malinconia, d’ignominia, d’invidia, di rabbia, di disperazione, di danno; tutti sono tanti possessi, che l’ira Divina eserciterà sopra i reprobi, allorché a lei saranno finalmente toccati in eredità.
III.
Considera, quali sieno le ragioni per cui non si dice, che l’ira semplicemente possederà tutti i reprobi, ma gli erediterà, Haereditabit. Le ragioni son molte. Prima, perchè non può possederli perfettamente se non dopo la morte. Finché essi vivono, ella è soggetta a perderli ogni momento, siccome quelli, che solamente a lei toccano « jure mortis — per diritto di morte », come tocca l’eredità. Secondo, perchè morti che sieno, non durerà a possederli fatica alcuna : le pervengono a titolo il più diritto, che si possa mai fingere : « jure suo — di sua natura ». Terzo, perché possedutili non vi sarà chi a lei possa pretendere di ritorlì: gli possederà eternamente : Jure perpetuo. Quarto finalmente, perchè siccome la misericordia avrà l’a sua eredità; così deve avere ancor la sua la giustizia, che l’è sorella. L’eredità della misericordia saranno gli eletti, l’eredità della giustizia saranno i reprobi: quella sarà più nobile, questa sarà più copiosa; ond’è che quella è somigliata alle stelle, questa alle arene : « Multiplicabo semen tuum sicut stellas et sicut arenam, quae est in littore maris. — Moltiplicherò la tua stirpe come le stelle del Cielo, e come l’arena, che è sul lido del mare » (Genesi 22,17). Si farà la ripartizione totale delle eredità tra queste due gran sorelle il dì del Giudizio, in virtù dell’alta sentenza che darà Cristo; e così allora, per dir così, saranno terminate le liti di tanti secoli. Adesso la misericordia si adopera più che può a sminuire l’eredità alla giustizia. La giustizia non lascia che la misericordia prevalga, se non salvato ogni titolo alla ragione. In quel dì, compromessesi quasi in Cristo, come in arbitro sommo, da loro eletto di consentimento concorde già da gran tempo, resteranno appieno appagate di quella parte di eredità che verrà assegnata a ciascuna: e così abbracciatesi insieme, si daranno tra loro l’ultimo bacio di confederazione perpetua: Justitia et Pax osculatae sunt; (Salmo 84, 11) perchè dopo quello non rimarrà più contesa di alcuna sorta. La giustizia lascierà alla misericordia un possesso pienissimo d’ogni eletto, la misericordia lascierà alla giustizia un possesso pacifico d’ogni reprobo, e ciascuna si goderà eternamente ciò, che a lei spetta. Or pensa un poco a quale di queste due tu dovrai finalmente toccare in sorte. Piaccia a Dio, che non debba toccare a quella, a cui non si assegnerà la parte migliore, ma la maggiore.
IV.
Considera, chi sieno costoro, de’ quali appunto si dice, che saranno ereditati dalla giustizia, cioè dall’ira Divina. Sono coloro, che non avranno ricercato il Signore di vero cuore: Ira Domini gentes, quae non exquisierunt Illum, haereditabit. Or qui sì, che bisogna restar non colmo, ma sopraffatto di orrore! Guarda, che dicesi: « Gentes, quae non exquisierunt illum.— Quelle genti, che non cercarono lui ». Se si dicesse, quei Popoli, che superbi voltarono a Dio le spalle per inchinarsi ai metalli, inchinarsi ai marmi, inchinarsi ad Idoli infami: Se si dicesse quei che crudeli sparsero su la Terra un mare di sangue, che squarciarono, che sbranarono, che diedero tanti innocenti Martiri a morte: Se si dicesse quei che nefandi vissero come bruti, involti nel fango di mille impurità, di mille immondezze, s’intenderebbe : ma non si dice così: si dice quelli, che non cercarono Dio, o almeno non lo cercarono cordialmente: Non exquisierunt illum. E perchè si dice così? perchè intendasi, che il Signore non punisce solo i peccati di commissione, ma di ommissione. Già si sa, che quei che idolatrano, che ammazzano, che assassinano, che bruteggiallo, saranno ereditati dall’ira Divina. Ma se pur si sa, non si avverte, che da lei saranno ereditati anche quelli, che non curano d’informarsi del vero, perchè non si curano di conoscerlo. E questi Popoli sono qui da Dio detti quelli, che non exquisierunt illum. Ma qui fa un poco di riflessione a te stesso, e fra te ripensa, se dei peccati di ommissione sei solito a far la stima, che si dovrebbe. Oh quanti ognuno ne suol fare pur troppo nel grado suo, ma specialmente oh quanti del continuo ne fanno tutti coloro, a cui spetta aver cura d’altri ! Oh quanti i Principi, oh quanti i Prelati, oh quanti i Parochi, oh quanti i Padri anche semplici di famiglia! « Delieta quis intelligit? — Chi è che conosca i delitti? » (Salmo 18,13). E questi sono propriamente i delitti, se credesi a S. Tommaso, le mancanze notabili nella Legge. Tu pensa ai proprii, ed osserva se hai procurato d’informarti bene di ciò che Dio vuol da te nell’ uffizio tuo, e se informato lo adempi, cercando lui, e non cercando anzi te stesso, la tua gloria, i tuoi capricci, i tuoi comodi, i tuoi vantaggi. Nota, come qui dicesi, che il diluvio « aridam inebriavit — inebbriò l’ arida terra ». E’ vero, che arida nelle Divine Scritture generalmente significa la terra tutta: « Vocabit Deus aridam terram. — All’arida diede Dio il nome di terra » (Genesi 1, 10). Ma è vero ancora, che specialmente significa 1′ arenosa, la terra secca, la terra sterile: « quae erat arida, erit in stagnum — la terra, che già fu arida, diverrà uno stagno » (Isaia 35, 7) : e a questa qui sono da Dio rassomigliati quei popoli, « qui non exquisierunt illum — che non cercarono lui »; perchè si sappia, ch’egli non solo punisce col fuoco eterno chi fa peccati notabili di commissione, come la terra selvatica, che dà triboli, che dà spine, che dà sterpi, che dà virgulti nocevoli: ma parimente chi ne fa d’ommissione, come la terra arenosa, che non dà frutto « in tempore suo — a suo tempo » (Salmo 1,3). « Quomodo Cataclysmus aridam inebriavit, sic ira Domini gentes, quae non exquisierunt illum, haereditabit. — Come il Diluvio inebbrierà l’arida terra, così l’ira del Signore erediterà quelle genti, le quali non cercarono lui ».