La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GENNAIO

XIX. GIORNO

Necessita di pensare al crocefisso.

 

«Recogitate eum, qui talem sustinuit a peccatoribus adversus semetipsum contradictionem, ut ne fatigemini animis vestris deficientes: nondum enim usque ad sanguinem restitistis, adversus peccatum repugnantes. Ripensate attentamente a colui, che tale contro la sua propria persona sostenne persecuzione dai peccatori, affinchè non vi stanchiate, perdendovi d’animo dappoichè non avete per anco resistito fino al sangue, pugnando contro il peccato» (Lettera agli Ebrei. 12, 3, 4).

 

I.

Considera, che non ti devi mai saziar di pensare a Cristo Crocifisso, perchè ciò sarà il conforto a tutti i tuoi mali. Però non si dice, «cogitate — pensate », ma «recogitate — ripensate », perchè questo deve essere il tuo pensiero più assiduo. Quello tuttavia, che singolarmente tu hai da considerare, quando mediti la passione, si è, chi pate, da chi pate, che pate. I. Chi pate, qui sustinuit: il Re della gloria, il quale, se infino dal principio del mondo avea patito ne’ suoi, in Abele, in Giuseppe, in Geremia, in Isaia, adesso pate, non più nei suoi solamente, ma in se medesimo, apud semetipsum. II. Da chi pate, cioè a peccatoribus, da quegli stessi, per cui salute sta in Croce. III. Che pate, talem contradictionem, una persecuzione in qualunque genere, e tale, cioè si dolorosa, si ignominiosa, sì ingiusta. Internati a penetrar. tutte queste circostanze più profondamente che sai.

II.

Considera l’utilità principale, che caverai dal pensare spesso alla passione di Cristo, ch’è rinvigorirti al patire: Ut non fatigemini animis vestris deficientes. Un soldato a nessuna cosa si anima più, che a vedere il suo Re medesimo affaticato, affannoso alle prime file grondar di sangue. E forse, che non hai necessità di rinvigorirti in questa maniera? Mira quanto ad ogni piccola cosa ti perdi d’animo, sei delicato, sei debole, lasci andare la servitù del Signore.

III.

Considera la gravissima confusione, che questa tua viltà medesima avrebbe ad ingenerarti, quando tu la ponderi a piedi del Crocifisso. Il tuo peccato non tocca niente a Cristo, e pure vedi quanto sulla Croce egli ha fatto per liberartene. A te nuoce infinitamente; e pure che hai fatto a tenerlo da te lontano? Sei tu forse arrivato per tal effetto a dare ancora una sola stilla di sangue? Ah! quanto dice il vero l’Apostolo, mentre esclama: «Nondum usque ad sanguinem restitistis, adversus peccatum repugnantes. — Non avete per anco resistito fino al sangue, pugnando contro il peccato». Non solamente tu non vuoi spargere il sangue, ma nemmeno talvolta vuoi tollerare un picciol discapito di riputazione, di roba, di sanità, nè meno ti vuoi privare di una vana soddisfazione. Non va cosi. Bisogna contrastare, bisogna combattere, repugnare, sino a guerra finita, usque ad sanguinem, perchè si tratta di troppo: si tratta di non ammettere quel peccato, per cui distruggere ha voluto Cristo versare tutto il suo sangue, sino all’ultima stilla, « et talem sustinere a peccatoribus adversus semetipsum contradictionem — e tale contro la sua persona sostenere persecuzione dai peccatori».

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