NOVEMBRE
XVIII. GIORNO
Sopra i peccati di ommissione.
«Diverte a malo, et fac bonum: inquire pacem, et persequere eam. — Diverti dal male, e opera il bene: cerca la pace, e seguila » (Salmo 34, 15).
I.
Considera come quello, che renderà formidabile a tutti il Giudizio estremo, saranno senza dubbio i peccati di commissione da noi già fatti, ma più saranno i peccati ancor di ommissione. Questi lo renderan formidabilissimo. E la ragion è, perchè, se uno in sua vita ruba, adultera, ammazza, invidia ad altrui, o commette altro simil male, lo scorge subito, e però vi può provvedere. Ma chi è, che pienamente avverta a tanto di ben ch’egli ommette nel proprio stato, sia verso Dio, sia verso il prossimo, sia verso di se medesimo? « Delicta quis intelligit? — Chi è che gli errori conosca? » (Salmo 19, 13). E però qui non si contenta il Salmista di dir non più che diverte a molo: dice ad un’ora « diverte a malo, et fac bonum — diverti dal male, e opera il bene » : perchè questo congiungimento è quel che ci salva. Tu subito sei contento di te, perchè ti sembra di non far torto ad alcuno. Ma come adempi oltre a ciò il tuo ufficio di religioso, di predicatore, di prelato, di padre di famiglia, o di altro che tu sostenga? Non basta in esso contenersi dal male, convien aggiugnervi il bene, siccome al ricco non basta affìn di salvarsi non ispogliar i mendici, convien vestirli. Però tu vedi, che nel dì del Giudizio il Signore protestasi di volere addimandare special ragione di questi peccati, che chiamansi di ommissione, dicendo: « Hospes eram, et non collegistis me, nudus, et non cooperuistis me, etc. — Era pellegrino, e non mi ricettaste, ignudo, e non mi rivestiste, ecc. » (Vangelo di Matteo 25, 43), perchè questi sono i peccati men osservati. E di tali peccati due sono le fonti, la pigrizia, e la fraude : desidia, et fraus. La pigrizia è di quegli, che sanno le obbligazioni del proprio stato, ma per non si sottomettere a tant’incommodi, non le adempiono: « Porro Levitae egere negligentius, etc. — Ma i Leviti usarono poca diligenza, ecc. ». La fraude è di quegli, che per sottrarsi ai rimorsi della coscienza, a cui suol soggiacere chi non le adempie, affettano d’ignorarle : « Moliuntur fraudes contra animas suas. — Macchinano frodi contro le anime loro » (Proverbio 1, 18). Tu non pensar solamente al mal che commetti, pensa anche al ben che non fai: perchè il Signor non vuol gettare sul fuoco le sole piante nocive, ma ancor le sterili: « Omnis arbor quae non facit fructum bonum, excidetur, et in ignem mittetur. — Qualunque albero che non fa buon frutto, sarà tagliato, e gettato nel fuoco » (Vangelo di Matteo 3, 10).
II.
Considera, che come il Salmista disse « fac bonum — opera il bene »; così poteva anche dire « ne facias malum —non fare il male », ma non disse così. Disse « diverte a inalo, et fac bonum — diverti dal male, e opera il bene ». Perciocchè tutta la speranza, ch’abbiamo di non fare ogni male ancora gravissimo, è riposta dopo l’aiuto Divino, nello schivario, e nello schermirsene. Dammi uno, il quale non si tenga lontano più che si può dall’occasion di commetterlo, è sicuro, che al fine il commetterà. Però siccome, dove manca il valore, conviene nelle battaglie giocar d’ingegno, così accade nel caso nostro : diverte a malo. Convien trovare scampi, sotterfugi, artifizi con cui scansarlo. « Sapiens timet, et declinat a malo: stultus transiit, et confidit. — Il saggio teme, e schiva il male: lo stolto va avanti, e non ha paura (Proverbio 14, 16). Nè dire, che il divertire dal male non sia un vincerlo, come fanno gli uomini forti. Si stima abbastanza forte chi il sa fuggire: « Vir sapiens fortis est — L’uomo saggio è forte », perchè se non è forte, equivale al forte, « et vir doctus, robustus et validus — e l’uomo dotto, è robusto e vigoroso » (Proverbio 24, 5). Non aspettare adunque i pericoli, ma previenli con accortezza, come si fa quando si teme di pestilenza imminente, o di fame, o di ferro, o di ogni altro male, tanto minor del peccato; e allora tu adempirai ciò, che si chiama qui divertir dal male: « Ne placeat tibi malorum via — Non ti gradisca la via de’ malvagi , perciocchè in un tale compiacimento già peccheresti: « Fuge ab ea, ne transeas per eam, declina eam, et desere eam. — Fuggila, non passare per essa, volta strada, abbandonala » (Proverbio 4, 15). « Fuge ab ea — Fuggila » con la persona; « ne transeas per eam — non passare per essa » col pensiero; « declina eam — volta strada » se la incontri; « desere eam — abbandonala » se vi sei.
III.
Considera, che se il divertire dal male, e fare il bene ti sembra una cosa dura, hai da rincorarti perciocchè non sarà piccolo il frutto, che ne dovrai riportare anche in questo mondo. E qual sarà egli? Sarà la pace del cuore: « Pax Dei quae, exuperat omnem sensum. — La pace di Dio, la quale ogni intendimento sormonta » (Lettera ai Filippesi 4, 7). Questo è quel bene, a cui del continuo sospirano tutti gli uomini. Gli usurai col loro danaro; i superbi con le loro preminenze; i sensuali co’ loro piaceri. Ma oh quanto gl’infelici ne van di lungi! « Non est pax impiis, dicit Dominus. — Non vi è pace per gli empi, dice il Signore ». Gira quanto vuoi, la via di conseguirla si è una sola. Ed è questa additatati dal Salmista in queste parole: « Diverte a malo, et fac bonum — Diverti dal male, e opera il bene ». Il divertire dal male toglie la pena, che dà la mala coscienza; il fare il bene, e farlo soprabbondante, aggiugne di più quel gaudio, che dà la buona, e con ciò si acquista la pace: « Erit opus ‘justitix pax. — Opera della giustizia sarà la pace » (Isaia 32, 17). Vero è, che in questo mondo non vi può essere pace intera: perchè non si può mai giugnere a fare il bene, anzi nè anche a divertir dal male senza contrasto: « Video aliam legem in membris meis, repugnantem legi mentis meae. — Veggo un’altra legge nelle mie membra, che si oppone alla legge della mia mente » (Lettera ai Romani 7, 23). Ma non importa. Questo contrasto medesimo può scemarsi notabilmente con soggettar la carne allo spirito in virtù della mortificazione interna, ed esterna. E questo è quello che qui t’ingiugne il Salmista, mentr’egli dice: « Inquire pacem, et persequere eam — Cerca la pace, e seguila ». Se non ti sembra di aver ancora ottenuta la pace, che tu desideri, non ti stancare, e di cercarla lontana, e di seguitarla fuggiasca, perchè chi ha fallita la via della pace, come i mondani, i quali « viam pacis non cognoverunt — non conobbero la via della pace » (Salmo 14, 3), la cerca invano, per quanto ne vada in traccia; ma chi va per.la via, che conduce ad essa, se non arriva a trovvla, vi si avvicina: « Facta sum coram eo, quasi pacem reperiens. — Dinanzi a lui sono come quella che ho trovata la pace » (Cantico dei Cantici 8, 10). Oh quanto è meglio zoppicar per la via, che correre, ma fuor d’essa!