La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GIUGNO

 

XVIII. GIORNO

Di Cristo giusto Giudice.

 

«Ventilabrum in manu ejus, et purgabit aream suam, et congregabit triticum in horreum suum, paleas autem comburet igne inextinguibili. — Egli avrà alla mano il ventilabro, e netterà la sua aia, e ragunerà il frumento nel suo granaio, e abbrucierà la paglia in un fuoco inestinguibile » (Vangelo di Luca 3, 17).

 

I.

Considera, che quel Signore da te qui rimirato in sì strano arnese, più da campagna, che da città, non è altri, che Gesù Cristo in atto di Giudice. Il ventilabro, che tiene in mano, è la ventola, istrumento assai vile, non può negarsi, perchè, a dir giusto, non è se non quella pala, con cui si sventola il grano, quando è sull’aia. Ma istrumento, che ancor significa molto, perchè significa la podestà giudiziale, ch’egli ha di separar gli eletti dai reprobi, e però istrumento, che val più d’ogni scettro, ancorchè reale. Adora pure il tuo Signore umilmente, mentre qui ti compare sotto un tal abito, e raccomandati a lui, perchè se mai più ti devi colmar di orrore, non che solo di riverenza, è quando lo rimiri in forma di Giudice : « Quis poterit cogitare diem adventus ejus? — Chi potrà pensare al giorno di sua venuta? » (Malachia 3, 2).

II.

Considera la ragione, per cui si disse, che la ventola sta in sua mano : Ventilabrum in manu ejus. E’ per significare, che a lui si spetta questa podestà giudiciaria, e a lui si conviene: Pater omne judicium dedit Filio (Vangelo di Giovanni 5, 22). Gli spetta come a Dio, e gli conviene come ad uomo : gli spetta come a Dio, per l’attributo suo proprio della Sapienza. Perchè quantunque a costituire un perfetto Giudice si richiegga ancor la Potenza (siccome quella, ch’è necessaria a sottomettere i rei, a processarli, a punirli) e si richiegga ancor la Bontà, siccome quella, che assicura dalle parzialità, dalle amarezze, dagli astii, dalle ingiustizie : contuttociò queste due doti piuttosto si hanno nel Giudice a presupporre innanzi al Giudizio. La Sapienza è quella, che denomina l’atto del giudicare, con dargli in certo modo l’ultima forma : Judex sapiens judicabit populum suum (Ecclesiastico o Siracide 10, 1). E gli conviene come ad uomo, o per dir meglio come al maggior degli uomini, per tre capi : prima per l’affinità, ch’egli ha con coloro, ch’hanno ad essere giudicati: parendo che agli uomini debba il Giudizio riuscire più caro, e più comportabile, mentre essi vengano giudicati da un uomo simile a loro, però più disposto ad usar pietà dove possa usarsi. Secondo, perchè nel Giudizio universale dee intervenire la universale risurrezione de’ corpi, che a lui si serba qual uomo; conciossiachè, come il Padre per mezzo di Cristo, in quanto Dio, tuttodì risuscita l’Anime con la grazia; così per mezzo di Cristo in quant’uomo, dovrà il dì ultimo risuscitare anche i corpi. Terzo, perchè par di dovere, che tutti quei ch’hanno ad essere giudicati, veggano il loro Giudice. Ma i più di questi non potranno vederlo in forma di Dio, perchè saranno malvagi; riman però, che lo veggano in forma d’uomo. E questo è ciò, che intese Cristo medesimo quando disse, che « Pater dedit ei potestatem judicium facere, quia Filius hominis est — il Padre ha rimesso a lui il far sentenza, perchè egli è il Figliuolo dell’uomo » (Vangelo di Giovanni 5, 27). Aggiungi, che benchè fosse sua questa podestà per tanti altri titoli, contuttociò se la meritò, come s’ella non fosse sua : massimamente allorchè con tanta umiltà si lasciò sulla terra trattar da reo. E però è giusto, che sia veduto da tutti seder glorioso sul Tribunale sovrano dell’Universo quel gran Signore, che con modi tanto obbrobriosi, e fu strascinato ai Tribunali più infimi, e fu sentenziato dai Tribunali più iniqui. Rallegrati con lui di quell’alta gloria, che in quell’ultimo giorno riporterà, e giacchè allora sarà vano prostrarsi innanzi al suo Trono per dimandargli umilmente misericordia, sappi dimandargliela adesso; mentre ancor non è Giudice, ma Avvocato. Non tardar più perciocchè non vedi, che ha già la ventola in mano, Ventilabruni in manu ejus? Che segno è dunque, sennonchè quanto prima vuol porla in opera? « Ecce venio cito, et merces mea mecum est, reddere unicuique secundum opera sua. — Ecco che tosto io vengo, e meco porto la mercede, onde rendere a ciascuno secondo il suo operare » (Apocalisse di Giovanni 22, 12).

III.

Considera a qual fine il Signore ha già tolta in mano la ventola, ch’è affine di nettar l’aia: Ventilabrum in manu ejus, et purgabit aream suam. Quest’aia è la sua Chiesa : Aia, perchè in essa i buoni si trovano mescolati ancor coi cattivi, come sull’aia il grano sta con la paglia. E’ sua, perchè ben tu sai quanto gli è costata. Gli è costata tutto il suo sangue : Acquisivit sanguine suo (Atti degli Apostoli 20, 28). Non credere però, sentendo dir aia, che questa Chiesa sia qualche piccola cosa. Anzi è vastissima, e più vasta ancora sarà alla fine del Mondo, perchè si sarà dilatata per l’Universo. Non però ella abbraccierà tutti gli uomini, ma sol quegli, i quali avranno professata la vera fede, cioè la fede di Cristo. Gl’Idolatri, i Tartari, i Turchi, e gli Ebrei protervi non appartengono all’aia; e così non può dirsi, che propriamente la ventola sia per loro. Perciocchè è vero, che tutti gli uomini a un modo compariranno dinanzi al Giudice : Congregabuntur ante eum omnes gentes (Vangelo di Matteo 25, 32); ma non tutti a un modo saran da lui giudicati. Compariran tutti a un modo dinanzi al Giudice, perchè avendo egli sparso per tutti il sangue, giusto è altresì, che sia veduto da tutti, e riconosciuto, e riverito, e adorato, ancorchè a loro dispetto : Omnes gentes venient, et adorabunt eum in conspectu suo, quoniam judicia sua manifesta sunt (Apocalisse di Giovanni 15, 4). Ma non tutti a un modo saranno ancor giudicati, perchè contro gl’Infedeli, che sono quei, che non appartengono all’aia, procederassi, come si fa coi dichiarati nemici ad uso di guerra, per via sommaria, non controvertendo la sentenza loro di morte, come già notissima a tutti, ma fulminandola: Qui non credit jam judicatus est (Vangelo di Giovanni 3, 18). Processo pieno, puntuale, formato, si dovrà molto più fare intorno a coloro, che appartengono all’aia: Purgabit aream suam. E qui sarà lo sventolar delle paglie: perchè gl’Infedeli non tanto, a dire la verità, sono paglie, quanto spini da bosco, che a dirittura si dannano tosto al fuoco : Lignum aridum in eremo (Ecclesiastico o Siracide 6, 3). Ma che ti varrà non essere stato spino, se fosti paglia? tanto il fuoco aspetta anche te, come caro pascolo.

IV.

Considera per qual ragione i buoni fedeli siano da Cristo rassomigliati al grano, e i tristi alle paglie. I buoni sono rassomigliati al grano per la moltiplicità di quel frutto, ch’essi producono, giungendo a rendere talor cento per uno : per la sostanza, per la sodezza, per la salubrità, e perchè da essi, se ben si mira, dipende tutto il mantenimento dell’Universo. I tristi sono rassomigliati alle paglie, per la pallidezza, che in loro ridonda dal loro interno livore, per la seccaggine dell’ avarizia, per la sterilità dell’accidia, per l’incostanza della lor leggerezza, che li rende pieghevoli ad ogni soffio. Questi al presente sono mescolati con quelli, perchè il Signore potea ben fare, che il grano gli nascesse nel campo ancor senza paglia, ma non ha voluto farlo. Ha voluto anzi, come artefice sommo, cavar bene dal male, che non permetterlo. E che credi tu, che i cattivi non sieno ancor di grande utile ai buoni, con quello stesso, che vorrebbono ad essi recar di aggravio? Anzi sono di utile immenso. Perchè se non altro, danno loro occasione di star più umili, mortificati, modesti, ch’è appunto l’utile che reca al grano la paglia con aggravarlo. Quando sarà cessato già questo fine, o allora sì, che saran tosto i miseri dissipati, divisi, mandati all’aria : Dispergam eos ventilabro in portis terrae (Geremia 15, 7). Che orrenda separazione sarà per tanto quella, che Cristo farà, quando, in virtù di quest’alto ventilamento, farà, che i tristi vadano lontani da’ buoni, come dal grano van lontane le paglie, allorché il vento furiosamente le porta sin fuor dall’aia! Così sarà d’ogni fedele malvagio, perchè in quella separazione sarà sbalzato là tra gli stessi infedeli, perchè con lor vada parimente a bruciare in un fuoco stesso : Dividet eum, partemque ejus cum Infidelibus ponet (Vangelo di Luca 12, 46). Ahimè, che questo sarà un ventilamento a modo di turbine; tanto sarà impetuoso: e tu non pensi ciò, che sarebbe di te, se a te toccasse di andare in questa maniera levato al vento? Guarda ciò, che sei di presente. Se tu sei paglia, oh quanto n’hai da temere! perchè per te singolarmente tien dunque Cristo la ventola da sbalzarti così lontano, che vadi fino agli abissi: Ventilabis eos, et ventus tollet, et turbo disperget eos (Isaia 41, 16).

V.

Considera, che seguìto il fatale ventilamento con la sentenza, che dovrà il grano dividere dalla paglia, farà il Signore, che gli Angeli ripongano tutto il grano nel suo granaio : Congregabit triticum in horreum suum. E qual è questo granaio così onorevole? è il Paradiso, intitolato così, per dinotare lo stato, che colà goderanno i Beati. Saranno, come il grano del suo granaio, sicuri, salvi, ed esenti già dalle ingiurie d’ogni stagione. Son finite le pioggie, finiti i geli, finiti i ghiacci, finite le turbolenze; è tempo già di godere riposo eterno. Quello nondimeno, che dovrà recare ancora agli Eletti piacer maggiore, sarà vedersi ridotti là tutti insieme, senza essere più costretti a star tra quegli empi, che con le loro mal opere davano all’anima d’essi sì gran travaglio: Qui de die in diem animam justam iniquis operibus cruciabant (Seconda lettera di Pietro 2, 8). Non c’è più paglia; tutto è lassù puro grano; tutti lodano Dio, tutti l’adorano, tutti l’amano, tutti lo benedicono; nè v’è tra loro, come quaggiù, chi a lui faccia verun insulto. E ciò par che voglia accennarci quella parola soavissima « congregabit — ragunerà ». Adesso i giusti sono costretti per maggior gloria divina a star tra loro disgiunti : chi fatica nel Settentrione, chi nell’Oriente, chi nell’Occidente, chi tra quei Barbari ancora Meridionali, che sono più inculti; ma finalmente in quel gran giorno il Signore gli unirà tutti : Dispersiones Israelis congregabit (Salmo 147, 2), cavando ancora dal Purgatorio coloro, che ivi sono stati a scontare sì lungamente i passati errori. E però chi può dire il gran godimento, che avran gli eletti, in vedersi uniti da parti così diverse, a non fare altro mai più, che lodare Iddio? Oh a quanto alto costo dovrebbesi procurare di andar lassù, quando non altro ancor vi fosse di bene, che questa compagnia così degna di tutti i Giusti, cioè di Personaggi dotati di tanta scienza, di tanta affabilità, di tanta amabilità, di tanta bellezza, ch’ognun di loro è di gran lunga maggiore d’ogni Salomone, assiso ancora sul Trono della sua Gloria! Che farai dunque, se tu ne venga scacciato? Oh che lutto! oh che lagrime! oh che stridore! « Ibi erit fletus, et stridor dentium, cum videritis Abraham, et Isaac, et Jacob, et omnes Prophetas in regno Dei, vos autem expelli foras. — Ivi sarà pianto, e stridor di denti, quando vedrete Abramo, e Isacco, e Giacobbe, e tutti i Profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuora » (Vangelo di Luca 13, 28).

VI.

Considera quanto diversa dalla sorte del grano sarà quella delle paglie, mentre fatto di loro come un gran fascio, saran poi gettate nel fuoco : Paleas autem comburet igne inextinguibili. Mentre senti dir paglie, già tosto intendi, quanto saranno ben disposte a bruciare: sono aride, arsiccie, non v’è tra loro una stilla d’umor succoso, che possa fare al fuoco una minima resistenza. E così quanto acceso sarà l’incendio, che formeranno! Ma forse che tanto più presto dovran però queste paglie ridursi in cenere? Non ti lasciar mai rapire a sì rea credenza; che però dice avvedutamente il Signore : « Paleas autem comburet igne inextinguibili — E abbrucierà le paglie in un fuoco inestinguibile » ; perchè chi ode, che sono paglie quelle, che donansi al fuoco, non abbia a credersi, che quello alfin non sia più che, come qui sogliamo dire, un fuoco di paglie. Ah che non avrà giammai fine, sarà perpetuo, sarà perenne; e così è ver, che « comburet — abbrucierà », ma non « consumet — consumerà »; perchè questa è la qualità tremendissima di quel fuoco, a cui niun altro si può trovar giammai simile nella Terra. Ha tutto il male del fuoco, che è tormentare, e non ha il bene, ch’è uccidere chi tormenta : Devorabit eum ignis qui non succenditur (Giobbe 20, 26). E perchè « non succenditur — non abbisogna di soffio », se non perchè mai non gli manca alimento? divora, ma non distrugge. Ti sei però messo giammai di proposito a ripensare, che voglia dire essere condannato ad un fuoco tale? ancorché non fosse niente più acceso del nostro, niente più acuto, niente più acerbo, niente più penetrante, basti dire che è inestinguibile. Nota frattanto, che il Signore chiamò suo quel granaio, nel qual sarà accolto il grano : In horreum suum: ma non così chiamò suo questo fuoco, nel qual saranno date a bruciare le paglie; perchè da lui vien la salute degli uomini, ma non vien la perdizione : Perditio tua Israel: tantummodo in me auxilium tuum (Osea 13, 9).

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