MARZO
XVII. GIORNO
Della vera Mortificazione.
« Qui sunt Christi, carnem suam crucifixerunt cum vitiis, et concupiscentiis. — Quei che sono di Cristo, hanno crocifissa la loro carne co’ vizi, e con le concupiscenze » (Lettera ai Galati 5, 24).
I.
Considera qual è il contrassegno di essere caro a Cristo. Non è l’essere operator di Miracoli, Ptedicatore, Profeta, Dottor del Mondo; ma è l’essere grandemente mortificato: cosa a cui tutti possono col favor Divino arrivare, purchè essi vogliano. Vedi però quanto la mortificazione è stimabile.
II.
Considera, che questa mortificazione è chiamata crocifissione, crucifixerunt. Prima, perchè chi si mortifica, lo ha da fare per divozione al suo Cristo, cioè per rendersi simile a lui sulla Croce. Secondo, perchè la mortificazione ha da essere stabile, salda, non incostante, qual è quella di alcuni. Chi è confitto, sta immobile sulla Croce, come Gesù, che non ne scese, finchè non ne fu deposto. Terzo, perchè la mortificazione dev’essere dolorosa, qual appunto fu la crocifissione di Cristo. Chi è confitto in Croce ha molto maggior dolore, che chi v’è solamente legato. Mira se la mortificazione tua ti par tale.
III.
Considera che non dice, «crucifixerunt vitia, et concupiscentias — hanno crocifissi i vizi e le concupiscenze », ma « carnem cum vitiis, et concupiscentiis — la carne coi vizi e le concupiscenze »: perchè non è buon Medico, chi non dà alla radice del male. La carne è la radice di tutti i mali, che patisce l’anima: e però se noi vogliamo guarire perfettamente, bisogna domar la carne. Che penitenze corporali fai tu? Pensi a domar la carne, o piuttosto ad accarezzarla?
IV.
Considera, che non dice la carne sola, ma la carne con tutto il resto, perchè la mortificazione esteriore poco vale, se non è accompagnata nel medesimo tempo coll’interiore. Anzi quella si dee pigliare in ordine a questa. Che vale togliere ciò, che fu cagion della febbre, se non si toglie in un la febbre medesima, impossessata già delle vene?
V.
Considera quali son quelle cose, che tu devi abbattere con questa mortificazione interiore; i vizi, e le concupiscenze. I vizi sono i peccati, le concupiscenze sono le passioni: perchè se tu dai addosso ai peccati soli, tu non fai niente, bisogna dare addosso anche alle passioni, benchè prima ai peccati, purgando l’anima, poi alle passioni, ordinandola. Quali sono quelle passioni, che in te più regnano? Procura di conoscerle per poterle mortificare: sicchè se vivono, almeno vivano in Croce.
VI.
Considera, che tuttavia non dice, «cum peccatis, et concupiscentiis — coi peccati, e colle concupiscenze », ma « cum vitiis — coi vizi ». Peccata sono i peccati attuali; Vitia gli abituali. E’ difficile coll’esercizio della mortificazione giungere a segno, che non si commetta verun peccato attuale, quantunque picciolo ma bensì che non si ritenga alcun vizio. Però i vizi son quei, che singolarmente tu hai da mortificare, o sian piccioli, o siano grandi, non contentandoti, che, come le passioni, vivano in Croce, ma che vi muoiano. A questo ancora col favor Divino tu potrai giungere.