La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XVI. GIORNO

Dell’interno e come debbasi vegliar su di esso, perchè soggetto alla Divina vista.

«Et erit in tempore filo. Scrutabor Jerusalem in lucernis, et visitabo super viros defixos in ftecibus suis, qui dicunt in cordibus suis: Non faciet bene Dominus, et non faciet male. — E sarà in quel tempo, che io anderò investigando Gerusalemme con delle lucerne, e andrò a visitare gli uomini fitti nelle loro feccie, i quali dicono in cuor loro: Il Signore non farà nè ben, nè male » (Sofonia 1, 12).

 

I.

Considera come per Gerusalemme s’intende qui qualunque anima Cristiana, eletta già da Gesù per sua abitazione, ma pur troppo a lui sconoscente. E però fa egli saperle, che non si fidi, perciocchè in tempore illo, cioè in quel dì, che sarà prefisso da lui per addimandarle ragione del mal commesso, la ricercherà, quanta ell’è, molto attentamente: Scrutabor Jerusalem in lucernis. Tu sai, che quella donna Evangelica, la quale intendea di usar vero studio, e vera sollecitudine in ritrovar la smarrita dramma, accese però di subito la lucerna, accendit lucernam. E un tale studio, e una tale sollecitudine vuole il Signore, che arguisca in esso anche tu da questa sua quasi formola proverbiale, con cui ti afferma, che la lucerna egli userà nella cerca che farà d’ogni opera tua. Se pur non vuoi dire, che la lucerna nel ricercare le cose suole adoperarsi specialmente a due fini, o per vederle, quand’esse son fra le tenebre, o per discernerle, quand’esse son più minute, che appariscenti. E ad ambidue questi fini ha qui alluso parimente il Signore con un tal detto. Tu nel mal grave ti fidi, perchè s’egli è interno, sta nel profondo del cuore, e s’egli è esterno, sta sepolto ancor fra le tenebre, o dell’occultamento, o della oblivione. E nel leggiero ti fidi, perchè tu apprendi, ch’egli sfuggirà l’altrui vista. Ma a che fidarsi, dapoi che il Signor ti dice, ch’egli ha lucerne a discoprir ciò che vuole? Scrutabor Jerusalem in lucernis. Vuoi tu che il Signor non adoperi in te lumiere sì rigorose? Adoperale tu prima da te medesimo, giacchè sta scritto, che « si nosmetipsos dijudicaremus, non utique judicaremur. — Se ci giudicassimo da noi stessi, non saremmo certamente giudicati » (Prima lettera ai Corinzi 11, 31).

II.

Considera come una lucerna è bastevole affin di trovar le cose anche a notte folta. Contuttociò non dice il Signore, « Scrutabor Jerusalem in lucerna — Io anderò investigando Gerusalemme colla lucerna », ma « in lucernis — colle lucerne », acciocchè tu sappia, che non tien egli apprestata una lucerna sola per ricercarti, ne tiene molte: tanto nel giudicarti vuol egli mettere tutte le cose in chiaro. La prima lucerna, che sarà ancora la massima, è l’increata, cioè la sua Divina Sapienza, che scorge tutto, sa tutto, e distingue tutto : « Non est ulla creatura invisibilis in conspectu ejus — Non havvi cosa creata invisibile nel cospetto di lui » (Lettera agli Ebrei 4, 13); e questa è altresì la più formidabile fra quante egli è per usare. L’altre lucerne son tutte create, e tra queste la prima saranno gli Angeli tanto buoni quanto cattivi, i quali come son di natura spirituale, così da per tutto scorrono, e da per tutto ci scuoprono, più che faci: « Qui facit Angelos suos spiritus, et ministros suos flammam ignis. — Egli che i suoi Angeli fa spiriti, e i ministri suoi fiamma di fuoco » (Lettera agli Ebrei 1, 7). E questi farà il Signor quel dì comparir come testimoni di tante tue operazioni. La seconda lucerna sarà il lume sì vivo della ragione, che in te splendette, conforme a quello : « Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine — La luce della tua faccia, o Signore, è impressa sopra di noi » (Salmo 5, 7); e a questo lume, che procuri or tu di reprimere più, che puoi, vedrai quel dì chiare in sommo le tue bruttezze : « Lucerna Domini spiraculum hominis, quae investigat omnia secreta ventris — Lucerna divina è lo spirito dell’uomo, il quale penetra tutti i nascondigli delle viscere » (Proverbio 20, 27), cioè « memorix — della memoria », in cui si serberanno le specie di tutto quello, che in te passò o di pensieri, o di parole, o di opere. La terza lucerna si è la legge, dettata da Dio medesimo di sua bocca, e che tante volte ti udisti tu ricordare, or da predicatori sensati, or da padri spirituali, or da libri sacri, e pur la sprezzasti : « Mandatum lucerna est, et lex lux. — Il comandamento è una lampada, e la legge è luce » (Proverbio 6, 23). E questa ancora ti mostrerà vivo vivo ogni mancamento. La quarta lucerna sarà il Sol, che di giorno ti vede far tanto male, e saran le Stelle, le quali te lo videro far di notte, anzi saranno la terra, l’aria, l’acqua, le piante, e per dir breve tutte quelle creature, di cui siccome tu ti servisti a peccare, così Dio quel dì servirassi a manifestartelo : « Revelabunt Coeli iniquitatem ejus, et terra consurget adversus eum. —I Cieli riveleranno la sua iniquità, e la terra porterà testimonianza contro di lui » (Giobbe 20, 27). La quinta lucerna finalmente saran gli esempi di Cristo, e d’innumerabili Santi a lui sì fedeli, al confronto de’ quali dovrai tu quel giorno apparir tanto più manchevole : « Surrexit Elias quasi ignis, et verbum ipsius quasi facula ardebat. — Sorse Elia come un fuoco, e la parola di lui era come face ardente » (Ecclesiastico o Siracide 48, 1). Circondato però da tante, e tali lucerne, di’, che farai? Potrai tu pur uno nascondere dei tuoi falli? Dove ti potrai rivolgere? Dove andare? Dove appiattarti? Oh, come bene tu al presente t’infingi quel che non sei, ma allora non potrai più! Allora tutti coloro, che come te ebbero il loro bello sol nell’esterno, saran finiti : « Disperierunt omnes involuti argento. — Sono periti tutti quei che erano rinvolti nell’argento » (Sofonia 1, 11).

III.

Considera, che se tante, e tali lucerne vorrà cavar fuori il Signore, per indagar tutti i difetti intimissimi, ancor di Gerusalemme, ch’è quanto dire di qualunque anima, o Santa di portamento, o Santa di professione; molto più sembra che similmente egli debbale cavar fuori per indagare quegli di qualunque anima scellerata. Eppure verso queste il Signore qui muta forma, e dice soltanto, ch’egli la vuol visitare: « Et visitabo super viros defixos in faecibus suis — E anderò a visitare gli uomini fitti nelle loro feccie ». Ma non te ne stupire, perchè quanto a queste anime sventurate è di avanzo un’occhiata semplice, tanto manifesto è il lor male. Però tu devi notar prima chi sieno quei, che il Signore qui dichiara per fissi nelle lor feccie : Defixos in faecibus suis, o come legge l’Ebraico : « coagulatos, congelatos — rappigliati, agghiacciati ». Sono i peccatori ostinati, cioè quei peccatori, che nei beni fecciosi di questo mondo, ne’ loro piaceri, ne’ loro guadagni, nelle loro glorie trovano pace. Questi son quei che vi si fissano più: perchè que’ peccatori, i quali vi hanno de’ frequenti travagli, o per le malattie che v’incorrono, o per le calunnie, o per le contraddizioni non vi si fissano tanto : ma or vi cadono, or ne risorgono, come fa il vino sulle sue feccie agitato con le percosse. Quei vi si fissano, i quali più vi si trovano prosperati, come fa parimente il vino, il quale sulle sue feccie è lasciato stare. Però questi peccatori il Signore ha più particolarmente nel giorno estremo da visitare, cioè ha da vessarli, conculcarli, confonderli, maltrattarli, com’essi meritano: Et visitabo super viros defixos in faecibus suis. Le visite del Signore, quando tal voce nelle Scritture è pigliata in sinistro senso, altro non sono, che le calamità, ch’egli manda : « Ecce Dominus egredietur de loco suo, rct visitet iniquitatem habitatoris terrae contro eum. — Ecco che il Signore verrà fuori della sua residenza a visitare l’iniquità dell’abitatore della terra contro di lui » (Isaia 26, 21). Se non che le visite, ch’egli fa in questa vita de’ peccatori, sono come di Medico per sanarli: « Visitatio tua custodivit spiritum meum. — La tua visita custodì il mio spirito » (Giobbe 10, 12). Quelle che farà nell’altra, sono come di Giudice a punirli: « In die judicii visitabit illos: dabit enim ignem, et vermes in carnes eorum — Li visiterà nel dì del giudizio: perocchè egli manderà sopra le loro carni il fuoco e i vermi », « ignem — il fuoco », di fuori, « vermes — i vermi », di dentro, « ut urantur, et sentiant — affinchè ardano, e sieno rosi », « urantur — ardano » con la pena del senso, « sentiant — sieno rosi » con la pena del danno, « usque in sempiternum — in eterno » (Giuditta 16, 20). E perchè questi, che furono prosperati nell’empietà, non furono da Dio visitati già come infermi, quindi è, che saranno visitati in sull’ultimo come rei. Oh quanto dunque hai da pregare il Signor, che nel peccato ti visiti immantinente, perchè s’egli tarda a farlo, che fia di te? « Quid facietis in die visitationis de longe venientis? — Che farete voi nel dì della visita che vien di lontano? » (Isaia 10, 3).

IV.

Considera come pochi sarebbono sulla terra que’ peccatori, i quali si fissassero lungamente sulle loro feccie, se non procurassero di scuotere ben da sè la paura di questa visita, la quale viene di lontano: de longe venientis. Però dopo aver detto il Signore: « visitabo super viros defixos in faecibus suis — anderò a visitare gli uomini fitti nelle loro feccie soggiugne subito: « qui dicunt in cordibus suis: non faciet bene Dominus, et non faciet male — i quali dicono in cuor loro : il Signore non farà nè ben, nè male ». Ma forse che di questi non se ne trovano ancora fra Cristiani? Oh quanti! Oh quanti! Questi sono gli ateisti, i quali siccome non possono andar tra noi, se non vanno incogniti, così « dicunt —dicono », ma solo « in cordibus suis — in cuor loro », o che Dio non v’è, non est Deus (Salmo 53), o che, se v’è, altro egli ha da far, che pensare sì per minuto alle cose nostre: « nostra non considerat —non pon mente alle cose nostre » (Giobbe 22, 14). Anzi, quanti sono fra noi pure, che il dicono a mezza bocca, col palesarsi almeno ai più confidenti? Va per le conversazioni di que’ cortigiani più fini, che tu conosci, di quei pesamondi, di quei politici, e mira, se danno segno veruno di credere, che Dio debba far loro bene nel bene, o male nel male. Tutto il contrario. Se lo credessero, non porgerebbon altrui que’ consigli iniqui per utili ad avanzarsi, nè tante volte vi si appiglierebbono anch’essi, procurando per via di trappole, o di tradimenti, di giugnere ai primi gradi. Ma perchè nulla ne credono, però fanno, come se altro Dio non vi fosse, che il loro senno. Però tu prega il Signore, che ne’ tuoi peccati ti faccia conoscer subito, ch’egli v’è, con cavar fuori la sferza: « Corripe me, Domine, veruntamen in judicio, et non in furore tuo. — Gastigatemi, o Signore, ma con misura, e non nel vostro furore » (Geremia 10, 24). Perchè nessuna cosa più giova a credere la gran visita, la qual egli ha da fare de’ nostri eccessi nel giorno estremo, quanto il vedere quelle, che ne va facendo al presente, benchè minori. Laddove all’ateismo nessuna cosa conduce più, che il mirarsi ad un’ora stessa ed empio, e felice.

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