FEBBRAIO
XVI. GIORNO
Fondamento su cui resta appoggiato l’Edificio spirituale e pericoli che gli sovrastano.
«Si non in timore Domini tenueris te instanter, cito subvertetur domus tua. — Se tu non ti atterrai costantemente al timor del Signore, la tua casa andrà presto in rovina » (Ecclesiastico o Siracide 27, 3).
I.
Considera quanto gran fatica ci vuole ad alzar di terra un alto Edifizio spirituale : quanti atti di annegazione vi si richieggono, quanti di ubbidienza, quanti di umiliazione, quanti di mortificazione ancora austerissima. E pure questo Edificio, alzato in lungo corso di anni, con tanti patimenti, e con tanta pena, può rovinare in un attimo. Basta a ciò un peccato mortale, ancor di pensiero. E se in quel punto Iddio ti mandi la morte, tu sei spedito. Anzi sei spedito altresì, se Dio, lasciandoti in vita, non ti soccorra con abbondanza di grazia, sicchè non precipiti di peccato in peccato, e così alla fin tu perisca. Oh che gran fabbriche, più belle assai delle tue, rovinarono in questa forma! Basta pensare alle cadute di un Didimo, di un Origene, di un Osio, di un Tertulliano, e di altri a lor somiglianti. « Praecipitavit Dominus, nec pepercit, omnia speciosa Jacob. — Il Signore lasciò distruggere senza eccezione tutto quello, ch’era di bello in Giacobbe » (Lamentazioni 2, 2). E tu, che non hai fatto una picciola parte di quel bene, che questi fecero, non puoi temer giustamente ancor di te?
II.
Considera in che sia fondato questo pericolo così grande. E’ fondato in ciò, che tu, per quanto abbi mai fatto di bene, salmeggiando, digiunando, disciplinandoti, predicando, non hai potuto obbligarti Dio di maniera, ch’egli non ti possa negar quella nuova grazia, che di mano in mano ci vuole a perseverare distinta dalla passata. Mercecchè ogni tuo merito è dono suo: « Deus est, qui dat velle. — Dio è che dà il buon volere ». Iddio è stato quello, che ti ha dato, non solamente l’abilità naturale, ma quella buona volontà, che ti ha mosso a salmeggiare, a digiunare, a disciplinarti, ed a fare altre cose tali, le quali sono chiamate di suo servizio, ma più per verità son di tuo. « Quid prodest Deo, si justus fueris? —Torna egli forse in vantaggio di Dio, se tu sarai giusto? » (Giobbe 22, 3). E così senza farti un minimo torto, Iddio può levare ogni momento da te la sua santa mano, cioè privarti di quella nuova grazia speciale, della quale ogni momento sei bisognoso per non cadere. Perchè la perseveranza è dono gratuito, non solo in ordine al fin della nostra vita, ma ad ogni minima particella di essa, e Iddio la può negare a chiunque si sia, senza essere mai però nè ingrato, nè ingiusto. Non ingiusto, perchè tutti siamo essenzialmente a lui servi; non ingrato, perchè egli non ha mai da noi ricevuto alcun benefizio, ma ce ne ha ben fatti infiniti.
III.
Considera, che sia ciò, che possa mai darti in sì gran pericolo qualche mortal sicurezza : sarà un perpetuo timore. Nel rimanente, « Si non in timore Domini tenueris te instanter, cito subvertetur domus tua. — Se tu non ti atterrai costantemente al timor del Signore, la tua casa andrà presto in rovina ». Ti hai da tenere sempre forte al timor Divino, come fa chi di testa debole ha da passare un alto ponticello strettissimo, sotto cui risuoni un torrente precipitoso. O come allora stringe forte la mano a chi fa la scorta! Così ti hai da attenere tu ancora al timor Divino; anzi tanto più fortemente, quanto è maggior il rischio di cui si tratta. Ti hai da attenere, come qui dicesi « Instanter — costantemente »; instanter, in quanto al tempo, instanter, in quanto al modo. Hai sempre da tenere vivissima innanzi agli occhi questa necessità, che tu hai del Divino aiuto, e così sempre ardentemente anche chiederlo, sempre, sempre; perchè quantunque la perseveranza sia dono al tutto gratuito, contuttociò, chi la dimanda, come si conviene, la ottiene infallibilmente, mercè la Divina promessa: « Quodcumque petieritis in nomine meo, hoc faciam. — Qualunque cosa domanderete nel mio nome, la farò » (Vangelo di Giovanni 14, 13). « Quodcumque petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis. — Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, a voi la concederà » (Vangelo di Giovanni 15, 16).
IV.
Considera, che il saper ciò non ha punto da renderti men tremante. Perchè il Signore ha promesso di esaudire, ma non di esaudire dentro a un tal termine, che almeno a te sia palese. Da chi vuol essere pregato più, da chi meno, secondo il suo beneplacito. E così per quanto abbi tu pregato sin’ora, non sei sicuro : perchè quantunque possa per le tue preghiere il Signore aver decretato di darti da qui innanzi un aiuto così amorevole, che ti preservi da qualunque colpa mortale, e così ti possa anche aver confermato in grazia; contuttociò non puoi esserne punto certo senza espressa rivelazione. Anzi s’egli avesse mai fatto un decreto tale, questo medesimo presupporrebbe le tue preghiere, non solamente passate, ma ancor future, perchè l’Orazione continua è una condizione da lui richiesta a concederti la salute, conforme a quello: « Oportet semper orare, et nunquam deficere. — Bisogna pregar sempre senza stancarsi giammai » (Vangelo di Luca 18, 1). Se tu resti di dimandare con grande ardore, è cattivo segno: è segno, che non hai da salvarti.