NOVEMBRE
XV. GIORNO
Mezzi efficaci per conseguir il Divin aiuto.
« Beatus vir, cujus est auxilium abs te: ascensiones in orde suo disposuit, in valle lacrumarum in loco quern posuit. — Beato l’uomo, l’aiuto del quale vien da te: egli nella valle di lagrime ha disposte in cuor suo le ascensioni nel luogo, in cui fu posto » (Salmo 84, 6)
I.
Considera, che se tu con le forze tue avessi da conseguire quelle virtù che costituiscono le tante Beatitudini, meditate ne’ dì passati, dovresti assai sgomentarti, perchè da te non puoi nulla. Ma tu devi fondar la speranza in Dio. E posto ciò di che temi? «Beatus vir, cujus est auxilium abs te — Beato l’uomo, l’aiuto del quale vien da te », odi che a lui dice il Salmista. Perchè chi ha seco l’aiuto del Signor suo, può confidare di giugnere ad ogni altezza di perfezione anche subiimissima, qual è quella che in queste Beatitudini sta ristretta. Vero è, che il Signore non ti divieta, ch’oltre l’aiuto suo, non ti procacci quello ancor di qualche buon padre spirituale, che t’indirizzi in si gran cammino. E però il Salmista non dice « Beatus vir, cujus auxilium tu es —Beato l’uomo, di cui tu se’ l’aiuto », perchè tu non creda di dover sempre ricevere da Dio un aiuto immediato: dice « Beatus vir, cujus est auxilium abs te — Beato l’uomo, l’aiuto del quale vien da te », perchè tu intenda che Dio vuole spesso aiutarti per mezzo d’altri. Ma in questo caso medesimo sei beato, perchè alla fine sempre Dio è quegli da cui ti viene l’ aiuto ancorchè non sempre ti venga immediatamente. Anzi il più delle volte ti vorrà Dio aiutare per mezzo altrui richiedendo così alla disposizione soave, con cui procede nella sua provvidenza. Che però quando quel saggio vecchio Tobia sentì dal suo figliuoletto che egli non sapea ben la strada di andare a Rages, non gli rispose : va, che Dio ti ama tanto, ch’egli si torrà cura di fartela ritrovare: ma gli disse : Va, cercati uno, che te la insegni : « Inquire tibi aliquem fidelem virum qui eat tecum, salva mercede sua. — Cèrcati qualche uomo fedele, il quale, dandogli noi la sua mercede, venga con te » (Tobia 5, 4). E questo è un avvertimento di sommo peso. Non ti por da te con baldanza in sì gran cammino, qual è quel della vita spirituale, quasi che il Signor debba assisterti di persona: « Beatus vir, cujus est auxilium abs te — Beato l’uomo, l’aiuto del quale vien da te », non « Beatus vir, cujus auxilium tu es — Beato l’uomo, di cui tu se’ l’aiuto », perchè ciò non si ha da pretendere. Prega bensì Dio, che com’ egli mandò già un Angelo a indrizzare il giovinetto Tobia, così mandi anche a te, se non un Angelo, almeno un uomo il più angelico che si possa da te incontrare.
II.
Considera, come posto sì eccelso aiuto, qual è quel, che da Dio ti viene nel modo detto, tu crederai di poter tosto arrivare a quella gran perfezione, che tu desideri : ma t’inganni a partito. Vi arriverai, ma bensì passo passo. Però tu vedi che ancor di un giusto così aiutato da Dio non dice il Salmista : « volatus in corde suo dísposuit — ha disposto in cuor suo i voli », dice « ascensiones — le ascensioni ». Perchè i voli a pochissimi sono donati. E questa è la cagion principale per cui sì pochi anche arrivano a farsi Santi. Perchè i più bramerebbono con S. Paolo ritrovarsi di subito al terzo Cielo. E il Signore non vuol così. Il Signore vuol che si ascenda, non che si voli, per darci più da meritar nella forza che facciamo a noi stessi, vincendoci a poco a poco, come si fa nel salire ad un alto monte: « Venite, et ascendamus ad montem Domini. — Venite, e sagliamo al monte del Signore » (Isaia 2, 3). Qual merito avrebbe già conseguito il Profeta Elia, se quel buon Angelo, il quale l’incitò a camminare sino alla cima del monte Oreb, gli avesse prestate l’ali, per dir così, da volarvi subito? Il suo merito fu nella costanza ch’egli ebbe da esercitare, camminando dì, e notte incessantemente, per una via sì disastrosa, sì deserta, sì lunga, qual era quella per cui si andava a un tal monte. Non ti figurare però, che il tuo padre spirituale, benchè sia un Angelo, ti abbia da porre quasi l’ali alle spalle, per farti senza pena arrivare alla santità. Non ti sia poco, che ti dia tal conforto, qual fu appunto quel che il suo Angelo die’ ad Elia, da potervi arrivare sol che tu voglia, ma al modo umano, eh’ è quanto dire, col far un passo, e poi l’altro. E queste sono le ascensioni che qui tu ascolti : Ascensiones in corde suo disposuit. Son salite, non sono voli, anzi nemmen sono salti.
III.
Considera come per queste ascensioni, le quali il giusto ha disposte dentro il cuor suo, puoi saviamente intendere con alcuni quelle Beatitudini già spiegate ne’ dì trascorsi, da che ascensioni veramente son quelle, ed ascensioni tra sè disposte, mentre una mirabilmente dispone all’altra. La povertà di spirito, che consiste nel gran disprezzo di quei beni esteriori che ti ritardano dal correre più spedito alla perfezione, ti dispone al disprezzo ancora di te, ed alla mortificazion delle tue passioni, massimamente più fervide, e più feroci; e così fa che tu dalla povertà ascenda alla mansuetudine. La mortificazione di tali passioni ti dispone a potere con animo più posato entrare in te stesso a ripensar tanto male da te operato, ed a piagnerlo amaramente; e così fa che tu dalla mansuetudine ascenda a quella compunzione che da Cristo è chiamata lutto. Il pianto di tanto male da te operato ti dispone a voler compensarlo con altrettanto di opere buone; e così fa, che tu dal lutto ascenda alla brama ardente della giustizia. La voglia di operare del bene assai ti dispone a volerne fare anche più di quello a cui ti conosci strettamente obbligato; e così fa che tu dalla brama ardente della giustizia ascenda ad esercitare ancor opere di pura misericordia, cioè di soprabbondanza e di supererogazione. Il far più bene di quello a cui sei obbligato, ti dispone à conseguir da Dio grazia maggior di quella, che sarebb’egli per altro tenuto darti a purgar l’anima tua da qualunque macchia; e così fa che tu dall’ opere di misericordia ascenda a quella maggior purità di cuore a cui sotto spoglia mortale si soglia giugnere. Il purgar più che si possa l’anima tua da qualunque macchia ti dispone a star tutto unito con Dio; e così fa, che tu dalla mondezza di cuore ascenda a quell’alta pace in cui si riposa chi è giunto finalmente alla sommità della perfezione. Se però queste ascensioni sono, come tu scorgi, sì ben disposte, non sarebbe una strana temerità il voler dalla prima immediatamente volare all’ultima? Bisogna andare per gradi.
IV.
Considera come il salire di questa forma sino alla cima di un monte altissimo, qual è quella della perfezione, riesce senza dubbio di pena grande. Ma pur non ti sbigottire : perchè alla pena proporzionato ti dovrà poi corrispondere ancora il gaudio. Quindi è, che come nelle Beatitudini sono i gradi secondo i meriti, così vi sono secondo i lor guiderdoni : proposti però sempre da Cristo con un metodo sommo di tal maniera, che ciascun d’essi non solo in sè contien sempre il ben degli antecedenti, ma lo trapassa. Così tu miri, che grande di certissimo è il guiderdone, che Cristo viene a prometterti in primo luogo, mentre ti dice, che tuo è il Regno de’ Cieli. Ma ciò non basta, perchè tu gli potresti opporre, che molti ancora sulla terra hanno un regno, e pur non lo godono, attesochè ne manca loro un possesso saldo, e sicuro. E però Cristo in secondo luogo ti aggiugne, che tu possederai il suo Regno Celeste; nè lo possederai come un regno fondato sull’onde instabili, qual è quello di un gran corsaro di mare : lo possederai come un regno di terra ferma. E perchè molti vi sono che posseggono un regno di terra ferma, ma non vi hanno consolazione a cagion de’ gravi disgusti, che vi ricevono; va Cristo innanzi in terzo luogo, e ti aggiugne, che nel tuo Regno tu vivrai consolato. E perchè molti vi sono, che nel loro regno vivono consolati, ma non appieno, per mancamento di varie soddisfazioni di più, che vi bramerebbono ; va Cristo innanzi nel quarto luogo, e ti aggiugne, che nel tuo Regno non sol vivrai consolato, ma sarai sazio. E perchè molti vi sono, che nel loro regno possono giugnere per ventura a saziarsi di contentezza, ma solo a proporzion della loro capacità, ch’è assai limitata; va Cristo innanzi nel quinto luogo, e ti aggiugne, che nel tuo Regno per contentarti davvero ti verrà dato un bene eccessivamente maggiore ancora di quello, che tu potessi bramare dentro i termini del tuo merito, con usarti a tal fine non sol giustizia, ma ancora misericordia. E perchè molti vi sono, che nel loro regno hanno un bene maggior di quello, che meritano, ma non però hanno un ben sommo, qual è quello di veder Dio; va Cristo innanzi nel sesto luogo, e ti aggiugne, che nel tuo Regno tu vedrai Dio chiaramente. E perchè a questo tu potresti per ultimo ancor opporre, che il veder Dio non è tanto quanto sarebbe il potere anche arrivare a rassomigliarlo con perfezione; va Cristo innanzi, e ti aggiugne in settimo luogo, che nel tuo Regno tu sarai simile a Dio tanto quanto un figliuolo è simile al padre, ch’è la similitudine più perfetta a cui possa giugnersi. Non ti pare dunque che Cristo abbia assai ben disposte anch’ egli ne’ premii le sue ascensioni? Non ti sia dunque molesto di andarle tu disponendo ancora ne’ meriti.
V.
Considera, che tu molte volte proponi bensì queste ascensioni di meriti nel cuor tuo, ma non le disponi perchè non vai divisando bene fra te quali sieno i mezzi da poter per esse salir più speditamente. E però senti ciò che dice il Salmista « Beatus vir, cujus est auxilium abs te: ascensiones in corde suo disposuit —Beato l’uomo, l’aiuto del quale vien da te: egli ha disposte in cuor suo le ascensioni ». Non dice « proposuit — ha proposte »; dice « disposuit — ha disposte ». Pensi forse tu, che il Signore voglia operare in te senza te medesimo? T’inganni assai. Se egli procedesse così, non ti darebbe più aiuto, farebbe il tutto : mentre del giusto dice dunque il Salmista: « Beatus vir, cujus est auxilium abs te —Beato l’uomo, l’aiuto del quale vien da te », dimostra la forza valida della grazia che lo conforta : mentre dice : « ascensiones in corde suo disposuit — egli ha disposte in cuor suo le ascensioni », dimostra la necessità eh’ egli ha, non ostante ciò, di cooperare. Fa dunque ancora tu ciò che a te si spetta. Comincia ad esercitarti con qualche sorta più speciale di studio in queste Beatitudini, secondo l’ordine, che qui ti vedi prescritto da Gesù Cristo: medita i loro sensi: apprezzale, ammirale, esamina te medesimo intorno ad esse: e quando ti sembrerà d’esserti alquanto approfittato già in una, trapassa all’altra; che così avrai compìto bene quel debito, che ti strigne a disporre le tue ascensioni.
VI.
Considera come in far ciò devi tener sempre a memoria due avvertenze, che son necessarissime. La prima, che queste ascensioni si fanno in una valle di lagrime, in Valle lacrymarum, dove però nessuna Beatitudine si può mai conseguir in grado perfetto, attese le miserie infinite, le distrazioni, i disturbi, le tentazioni, che qui ci assediano. E però non ti perdere giammai d’animo, se non ti par di arrivare alla perfezione. Segui pur sempre più costante a gir su dalla valle al monte, e vi arriverai quanto basta. Il mal è quando a mezzo il monte ritorni, per gran viltà, a precipitarti nell’infimo della valle. La seconda si è, che queste ascensioni debbono farsi da ciascuno « in loco quem posuit — nel luogo, in cui fu posto »; cioè « in loco quem posuit illi Deus — nel luogo, in cui fu posto da Dio come chiosa Sant’Agostino: voglio dir nello stato suo. Non far però come certi, che se non sanno avanzarsi alla perfezione, dan sempre di ciò colpa allo stato, in cui Dio gli ha posti; e però sempre instabili, sempre inquieti, vor rebbono andar vagando di mestiere in mestiere, di casa in casa, di chiostro in chiostro. Oh, ch’error massiccio! In ogni stato si trovano di gran Santi. Se però tu nel tuo non sei tale, dà la colpa a te, non la dare allo stato tuo. Non dico già, che se sei tuttora in età di poter fare una buona elezione di stato, non la facci miglior che ti sia possibile, giusta la tua qualità: ma dico bene, che quando tu già l’abbi eletto una volta, stii forte in esso. Perchè quantunque sia vero, che due cose t’han da portare alla perfezione, la grazia di Dio, e la cooperazion che tu presti ad una tal grazia, come si disse pur anzi; contuttociò tu non hai punto a riporre la tua fiducia nella tua cooperazione, ma tutta in quella grazia, che Dio ti vorrà concedere. E posto ciò, perché tanto andar più vagabondo? « Confide in Domino, et mane in loco tuo — Confida in Dio, e sta al tuo posto » (Ecclesiastico o Siracide 11, 22); giacché a Dio tanto è facile darti la suagrazia in un luogo, quanto in un altro.