GENNAIO
XV. GIORNO
Necessità di annegar la propria volontà.
«Si praestes animae tuae concupiscentias ejus, faciet te in gaudium inimicis tuis. — Se soddisferai le cupidità dell’anima tua, ella farà, che abbian di te allegrezza i tuoi nemici» (Ecclesiastico o Siracide 18, 31).
I.
Considera, che i nemici tuoi, che sono i Demonii, di nessuna cosa più godono, che quando ti veggono compiacere facilmente all’anima tua, cioè alla tua volontà. Sanno che questa è quel cavallo sboccato, che a poco a poco ti porterà al precipizio; e però trionfano tutti, quando si accorgono, che tu sei facile a lasciarle sul collo la briglia lunga. Bisogna dunque, che tu ti avvezzi ad annegar la tua volontà in cose anche lecite, altrimenti dalle lecite trascorrerai quanto prima ancora alle illecite.
II.
Considera, che questa annegazione di volontà ti viene imposta senza veruna eccezione. Il digiuno ha il suo tempo determinato, la disciplina ha il suo tempo determinato, la contemplazione ha il suo tempo determinato. Ma I’ annegazione della volontà propria vuol esser d’ogni tempo. Qual è quel tempo, in cui un cavallo, massimamente vizioso, non abbia bisogno di morso?
III.
Considera, che a ciò non devi atterrirti, quasi che sia cosa di somma difficoltà. Anzi ogni di ti riuscirà più leggiera. Piglia l’esempio del cavallo medesimo. Allora è duro contendere contro d’esso, governarlo, guidarlo, quando lungamente è stato lasciato vivere in libertà: «equus indomitus evadit durus — un cavallo non domato diventa intrattabile » (Ecclesiastico o Siracide 30, 8). Quando egli è uso lungamente alla briglia, non ci è più fatica veruna. Così proverai tu .colla volontà. Perciocchè questa, quando si accorge di non poter ottenere quanto ti dimanda, non ti dimanda di poi più se non quello, che sa di poter ottenere.