FEBBRAIO
XV. GIORNO
Sopra i godimenti del mondo.
« Risus dolore miscebitur, et extrema gaudii luctus occupat. — Il riso sarà mescolato con il dolore, ed agli estremi del gaudio succederà il lutto» (Proverbi 14, 13).
I.
Considera, che in questo Mondo non v’è godimento puro, se non è quello, che Dio comunica al cuore de’ suoi divoti. Il godimento degli empii, non solo non è puro, ma torbidissimo. Oh quanto vi è di dolore! Basta che tu applichi l’animo a quei tre beni, che sono sì idolatrati nell’Universo, ai piaceri, alle ricchezze, agli onori, e vedrai subito, che godimento sia quello, che partoriscono. Quand’ è mai, ch’egli non sia molto amareggiato, o da inquietudini, o da infermità, o da spaventi, o da liti, o da livori, o da tedii, o da ambasce, o da agitazioni, o da rabbie? Ma quando pure ogni altra cosa mancasse, non basta ad intorbidare il riso degli empii quel fiele amaro, che la coscienza vi sparge su quanto prima co’ suoi rimorsi? Vero è, che non dice: Risus dolore miscetur, ma dolore miscebitur, perchè può essere, che talora il rimorso non accompagni così fiero il peccato, ma sempre almeno lo seguita. Però disse Giobbe: « Panis ejus in utero illius vertetur in fel aspidum intrinsecus. — Questo suo pane si cangerà dentro il suo ventre in fiele di aspidi » (Giobbe 20, 14). Ecco il peccato inghiottito dal peccatore con somma facilità come pane. Questo pane, finchè sta in bocca, par saporito, si mastica volentieri; ma poichè è « in utero ejus — nel suo ventre », poichè è ito giù, si converte in fiele di aspidi, ch’è il più amaro: ma tutto « intrinsecus — al di dentro ». Perchè talvolta il peccatore al di fuori dissimula questa grave amarezza, ch’egli ha al di dentro.
II.
Considera, che come il godimento degli empii in vita è mescolato col dolore; così in morte non è più mescolato, ma occupato interamente dal lutto. Però si soggiunge: Et extrema gaudii luctus occupat. Gli estremi del gaudio per verità sono gli ultimi momenti di vita. Ora chi può dire, come quei saran luttuosi a chi spese i giorni ridendo? Tre funeste spezie son quelle che formano alla morte quest’ alto lutto. La considerazion del passato, la considerazion del presente, la considerazion del futuro. Quanto al passato, che grave lutto sarà ricordarsi di tanto mal, che si è fatto, e di tanto bene, che si è omesso di fare ! Quanto al presente, che grave lutto sarà veder tutto ciò che bisogna allora lasciare! Eppure non v’è rimedio. Convien lasciare tutti quei beni esteriori, che si godevano: lasciare tutte quelle persone, o ch’erano più congiunte, o ch’eran più care : lasciare il proprio corpo medesimo in preda ai vermi. Quanto al futuro, che grave lutto dovrà parimente arrecare l’aspettazione del divino giudizio, e ciò per la gran causa di cui si tratta, ch’è di un’eternità o di premio, o di pena : per il gran rigore del Giudice, che già già dovrà pronunziare la sua sentenza, sentenza non rivocabile, ma finale; per la poca sicurezza, che v’è dal canto del reo, certo de’ peccati fatti, incertissimo del perdono! Sminuzza bene tutte queste tre cagioni di lutto, fattele famigliari, che benchè un poco amare a guisa di pillole, saranno la tua salvezza.
III.
Considera, che se negli empii: « Risus dolore miscebitur, et extrema gaudii luctus occupat. — Il riso sarà mescolato con il dolore, ed agli estremi del gaudio succederà il lutto» : ne’ giusti succede appunto il contrario, perchè « dolor miscebitur risu, et extrema luctus occupat gaudium — il dolore sarà mescolato col riso e agli estremi del lutto succederà il gaudio ». Non si può negare, che i giusti servendo a Dio fedelmente non soggiacciano anch’essi in vita a qualche dolore, o per le persecuzioni, che soffrono, o per le penitenze, che fanno, o (quel che è più) per certe pruove, che talor Dio piglia interiormente di essi con le occulte sue sottrazioni. Ma quanto è il riso, che poi si mescola tosto in un tal dolore? « Beatus populus, qui scit jubilationem. — Beato il popolo, che sa in Dio rallegrarsi » (Salmi 89, 16). Chi lo sa è beato, perchè non lo sa, se non chi lo sperimenta. Se non altro v’è quella tranquillità, che va congiunta con una buona coscienza. In morte poi tutto questo loro dolore verrà assorbito dal gaudio, perchè in riguardo al passato li conforterà la memoria di avere almeno abborrita l’offesa chiara di Dio, e di avere, se non servitolo, desiderato almen di servirlo con fedeltà. In riguardo al presente gli conforterà l’avere il cuore già molto prima staccato da tutte le creature, e ancor da se stessi, ch’ è stato quasi un morire innanzi alla morte. In riguardo al futuro li conforterà la Misericordia del Giudice, a cui tante volte si sono raccomandati, mentre era loro Avvocato. A te sta ora il vedere qual sia quel riso, a cui tu vuoi appigliarti.