La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

DICEMBRE

 

XV. GIORNO

Differenza che passa tra le ricchezze spirituali, e le ricchezze corporali.

« Divitiae salutis, Sapientia, et Scientia; timor Domini ipse est thesaurus ejus.— La Sapienza, e la Scienza sono ricchezze di salute; il timor del Signore è il suo proprio tesoro » (Isaia 33, 6).

 

I.

Considera, che siccome vi sono le ricchezze corporali, così vi sono altresì le spirituali. Le corporali più che si amano, più sono ai loro possessori cagion di perder le loro anime eternamente; e però si chiamano ricchezze di perdizione : « Pecunia tua tecum sit in perditionem. — Il tuo denaro sia teco in perdizione » (Atti degli Apostoli 8, 20). Le spirituali più che si amano, più sono ai loro possessori cagion di salvarle. E però si chiamano ricchezze ancor di salute: Divitiae salutis. Le prime hanno questo di proprio, che conservate non portano bene alcuno, anzi piuttosto portano seco ogni male, per l’amore soverchio, che lor si piglia nel conservarle, male di colpa, male di pena : « Divitiae conservatie in malum Domini sui — Ricchezze accumulate per mina del loro Padrone » (Qoèlet 5, 12), e però sono di perdizione. Le seconde hanno questo, che conservate portano seco ogni bene, bene di grazia, bene di gloria, e però son di salute. Nè dire, che un tal bene possono portare ancora le prime : perciocchè quando il portano, no ‘l portano conservate, il portano spese. E però, quali ricchezze son quelle che ti fan bene, solo quando tu non le hai più? Non così le spirituali. Le spirituali ti fan bene quando tu le hai. E benchè queste si possano dispensare ancora ad altrui, come è delle corporali, non però si perdono con l’atto di dispensarle, com’è di quelle; anzi allor si acquistano più, divenendo tu tanto più ricco di spirito, quanto più ad altri partecipi le ricchezze da Dio donateti, ora ammaestrando un ignorante, ora correggendo un iniquo, ora consigliando un irrisoluto, ora consolando un afflitto. Chi crederebbe però, che tanti seguaci avessero più le prime ricchezze, che le seconde? Mira con quanto studio, con quanti stenti si affan. nano ogni dì gli uomini per accumulare quelle ricchezze, le quali appartengono al corpo : « Unus est, et secundum non habet, non filium, non fratrem; et tamen laborare non cessai, nec satiantur oculi ejus divitiis. — V’ha un uomo, che è solo, e non ha alcuno dopo di sè, nè figliuolo, nè fratello; e contuttociò non rifina di lavorare, i suoi occhi non si saziano di ricchezze » (Qoèlet 4, 8). E per accumulare anzi quelle, che appartengono all’animo, chi è che impieghi la metà facilmente di tale studio, o di tali stenti? Tu quanto a te ricordati, che le ricchezze corporali si possono da taluno ottenere in dono, come avvien nelle eredità; ma le spirituali non si hanno senza travaglio : « Egestatem operata est manus remissa; manus autem fortium divitias parat. — La mano oziosa produce la mendicità; la mano attiva accumula ricchezze » (Proverbio 10, 4).

II.

Considera quali sieno queste ricchezze, chiamate qui di salute. Sono la Sapienza, e la Scienza. La Sapienza riguarda l’ultimo fine nostro, ch’è Dio; la Scienza riguarda i mezzi, i quali ci conducono a sì gran fine. Quegli però sulla terra possiede la vera Sapienza, il quale conosce qual fine sia quello per lo quale è stato creato, e non si propone per fine, nè la grazia de’ grandi, nè i piaceri, nè il danaro, nè le dignità, nè la gloria, nè verun altro di quegl’idoli vani, che il mondo adora. Quegli ha la vera Scienza, il quale conosciuto il suo fine, sa discernere ancora quali sieno i mezzi più proporzionati, e più prossimi a conseguirlo. E questa Sapienza, e questa Scienza si chiamano ricchezze di salute : Divitiae saluti Sapientia, et Scentia, perchè queste sono quelle che dan la salute eterna. Tolte queste, tu l’hai perduta. Sprofondati nell’intimo del cuor tuo, e mira un poco, se vi sono tali ricchezze: e se non vi sono, aiutati a procacciarle sì col travaglio necessario a ricchezze tali, e sì ancora con richiederle a Dio senza intermissione, giacchè tutti i tuoi studi, tutti i tuoi stenti sono un nulla, se Dio non gli benedice: « Benedictio Domini divites facit. — La benedizione del Signore è apportatrice di ricchezza » (Proverbio 10, 22). Prega sempre Dio che ti doni Sapienza, e Scienza : Sapienza in voler solo operar per il vero fine, Scienza in sapere ancora come operare.

III.

Considera, che poco vale esser ricco, se tu non hai dove custodir le ricchezze da te acquistate. Se tu le lasci esposte ai ladroni, correrai rischio di perdere in un sol dì, quello che appena in anni, e in anni giungesti ad accumulare. Però come l’avaro ha il suo tesoro, cioè ha quell’arca, in cui tien difeso sì bene sotto chiavi altissime tutto l’oro da sè adunato; così il giusto ha d’avere ancor egli il suo. E qual è questo? è il santo timor di Dio : « Timor Domini ipse est thesaurus ejus. — Il suo tesoro è il timor del Signore ». Perchè il santo timor di Dio è quello che custodisce in lui la Sapienza, e la Scienza, che sono le sue ricchezze. Gliele custodisce dagli uomini, gliele custodisce da’ demoni, e gliele custodisce da’ suoi scorretti appetiti. I. Gliele custodisce dagli uomini, perchè egli temendo più di dare disgusto a Dio, che di dare disgusto agli uomini, non permette che questi lo distolgano dal suo fine, e non permette, che questi lo rattengano dal valersi de’ mezzi, che lo conducono ad un tal fine: « Melius est mini absque opere incidere in manus vestras, quam peccare in conspectu Domini. — E’ meglio per me il cader nelle mani vostre senza aver fatto cosa alcuna, che peccare nel cospetto del Signore » (Daniele 13, 23). II. Gliele custodisce da’ demoni, perchè egli temendo l’ira di Dio, più che la rabbia di tutti i suoi nemici infernali, chiude tosto le orecchie alle tentazioni, che lo voglion distogliere dal suo fine, con Alettarlo nella concupiscibile ad amare i beni caduchi, o con disanimarlo nella irascibile dall’ applicare con vigore ogni mezzo alla conservazione di esso : « At ille respondit cito, dicens, prtemitti se vette in Infernum. — Ma egli rispose subito, e disse, che avrebbe voluto esser prima gettato nell’Inferno » (Secondo libro dei Maccabei 6, 23). III. Gliele custodisce dagli appetiti disordinati, che sono al giusto quasi i ladri domestici, perchè temendo egli più di perdere Dio, che di perdere quanto v’è, sta sempre lesto di non cedere a questi, quando per via di fraude, o per via di forza, si appréstan a depredarlo : « Qui timent Dominum inquirent, quae beneplacita sunt ei, non quae sibi. — Quelli, che temono il Signore, studieranno quello che sia grato a lui, e non quello che è grato a se stessi » (Qoèlet 2, 19). Non ti fidar dunque mai per tutte le ricchezze di Sapienza, e di Scienza, che tu possegga, se non le custodisci in un tal tesoro. Anzi siccome di maggior custodia ha bisogno chi ha più che perdere; così chi più ha di Sapienza, e di Scienza, più ha bisogno altresì di Timor di Dio.

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