La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XIV. GIORNO

Sopra la Beatitudine ottava : dei perseguitati per far bene.

« Beati qui persecutionem patiuntur propter quoniam ipsorum est Regnum Coelorum. — Beati quei, che soffrono persecuzione per amore della giustizia, perchè dì questi è il Regno de’ Cieli » (Vangelo di Matteo 5, 10).

 

I.

Considera, che se tutto quell’ oro il qual tu miri nelle sale de’ grandi, negli abiti, negli arredi, si andasse a mettere in un crogiuolo ben acceso, se ne scoprirebbe infinito, che da tutti è stimato oro purissimo, ma non è : egli è un oro spurio. Così accade nelle virtù. Oh quante ve ne sono al mondo di false, eziandio in coloro, che tra gli Spirituali son detti i grandi ! Contuttociò perchè sinora non è sopraggiunta ad esse una persecuzione gagliarda in cui si comprovino, godono ancora il credito di sincere. Non ti dia però maraviglia se Cristo alle sette passate Beatitudini, con cui parea ch’ egli avesse già terminato di perfezionar tutto l’uomo, in ordine a sè, in ordine al prossimo, e in ordine a Dio, aggiunse anche questa : « Beati qui persecutionem patiuntur propter justitiam — Beati quei, che soffrono persecuzione per amore della giustizia ». Ha voluto egli, che quando paia a te per ventura di esser già povero di vero spirito, mansueto di vero spirito, contrito di vero spirito, amante della giustizia di vero spirito, misericordioso di vero spirito, mondo di vero spirito, pacifico di vero spirito, non ti fidi sì presto di te medesimo, ma aspetti il tempo in cui per voler tu professare con libertà qualunque di virtù tali, incontrerai qualche acerba persecuzione. Allora alla tua costanza si scorgerà, se quelle virtù erano in te veramente di lega fina, o di lega finta. Non tanto è però questa una nuova Beatitudine, quanto un comprovamento delle passate, o ancora un raffinamento. Perciocchè il sommo della perfezione non è far tutto quel bene che in dette Beatitudini si contiene; ma è far tutto quel bene, e ritrarne male. Questo è il proprio crogiuolo d’ogni virtù : « Si bene facientes, patienter sustinetis, haec est gratia apud Deum. — Se bene operando, e patendo, soffrite in pazienza, questo è il merito dinanzi a Dio » (Prima lettera di Pietro 2, 20). E però figurati che questa ancora di tutte le Beatitudini sia la somma: « persecutionem pati propter justitiam — soffrire persecuzione per amore della giustizia ». Esser deriso, insultato, calunniato, insidiato, tracciato a morte, per qual cagione? Perchè ti vuoi diportare da Cristiano fedele a Cristo. Tu non intendi una verità ch’è sì piena di maraviglia. Anzi allora ti reputi tu beato, quando ogni ben che tu fai, ti ridonda in bene. Ma Cristo vuole il contrario. Cristo vuol, che beato allora ti reputi, quando ogni ben che tu fai, ti ridonda in male, e male gravissimo, che tanto propriamente significa questo nome, che ascolti qui di persecuzione. Significa una infestazione terribile, che ti voglia levar la quiete, levar la roba, levar la riputazione, levar la vita; nè cessi subito, ma ti segua indefessamente. Non si stima provato giammai quell’oro, il quale appena posto nel fuoco, n’è tolto a un tratto. Si stima provato quello, il quale, più che vi sta, più diventa splendido. E tale è la virtù vera : « Igne me examinasti, et non est inventa in me iniquitas. — Col fuoco hai fatto prova di me, e non si è trovata in me iniquità » (Salmo 17, 3).

II.

Considera come non accade qui ricercare se questa Beatitudine sia segno espresso di Predestinazione, perchè siccome ella presuppone in sè tutti i meriti delle Beatitudini dette innanzi, così ne presupppone ancor tutti i premii. So che talor si è trovato chi dallo stato d’idolatra medesimo, è repentinamente passato a divenir martire, ch’è quanto dire a vincere fin la somma di quante persecuzioni mai sieno al mondo. Ma questo è un miracolo nell’ordine della Grazia, com’è nell’ordine della natura, che uno di pigmeo si cambii in gigante. Nel rimanente, a tollerar con pazienza qualche grave persecuzione, ci vuole ordinariamente un lungo esercizio di tutte quelle virtù, che Cristo restrinse in questo suo tanto nobile settenario, ch’è quasi un compendio di tutta la Santità. Dissi, a tollerar con pazienza; perchè ciò val qui nella parola « patiuntur — soffrono ». Non ha ella un significato solo passivo com’è in quel luogo: « Multa passa sum hodie per visum propter eum — Ho patito oggi molto in sogno per lui » (Vangelo di Matteo 27, 19): ma l’ha passivo a un tempo stesso ed attivo come in quell’altro: « Tanta passi estis sine causa. — Avete sofferto tanto senza ragione » (Lettera ai Galati 3, 4): perchè significa un patir non forzato, ma volontario, qual è quello de’ martiri Cristiani. E ad un tal genere di patire è parimente promesso il Regno de’ Cieli in termini così espressi, come già fu promesso alla povertà nella prima Beatitudine, affine di mantener la dovuta corrispondenza tra il merito, e il guiderdone. Perciocchè il Regno importa di suo concetto due pregi altissimi: dovizia, e dominazione. In quanto importa dovizia, è promesso ai poveri. In quanto importa dominazione, è promesso ai perseguitati. Se pure tu non vuoi dire con S. Bernardo, con S. Bernardino, e con altri, che i poveri di Cristo sono da lui tenuti in grado di martiri, e però tanto agli uni, quanto agli altri si dice con una medesima forma, che il Cielo è di loro. Nè ti stupire, che non si dica che egli sarà, ma che sia : Ipsorum est Regnum Coelorum. Perchè qui non favellasi di que’ frutti, che porta seco la Gloria del Paradiso, come si è favellato nelle altre Beatitudini precedenti : ma favellasi solo di quel diritto che si abbia ad essa. E questo non è futuro, quali sono quei frutti, ma è già presente. Chi per Cristo è povero, chi per Cristo è perseguitato, è riputato in Paradiso com’uno il qual è già divenuto padron d’un Regno, ma ancora non lo possiede. E pur tu tanto t’inorridisci al pericolo di ridurti ad un tale stato.

III.

Considera come a questa Beatitudine non si dice che corrisponda alcun Dono in particolare, perchè le corrispondono tutti. Le corrisponde il Timor di Dio, perché questa è la prima armatura contra ogni persecuzione che ti sopraggiunga; il timore di offender Dio, se ti dai per vinto. Le corrisponde la Pietà, perchè questa al timore aggiugne la riverenza, aggiugne il rispetto, aggiugne l’amor filiale. Le corrisponde la Scienza, perchè questa ti fa conoscere il sommo bene, che vi è in istar fermo a detta persecuzione, e il mal che v’è in ritirarsi. Le corrisponde la Fortezza, perché questa è, che ti dà ancora coraggio da disprezzarla. Le corrisponde il Consiglio, perchè questo ti fa appigliare a que’ mezzi, che son più atti a rimaner vincitore. Le corrisponde l’Intelletto, perchè questo è, che t’illumina a saper fare opportuno ricorso a Dio, per addimandargli la sua assistenza, e il suo aiuto. E le corrisponde per ultimo la Sapienza, perchè questa ti fa operare in tal genere di battaglia con quel possesso, il quale è proprio non di un principiante che appena sa menar le armi, ma di un comandante agguerrito. Dalila, quando bramò già, che Sansone perseguitato agremente da’ Filistei cedesse alla loro forza, gli tagliò sette crini, che furon simbolo, come c’ insegnano i Padri, de’ sette doni dello Spirito Santo pur ora detti. Se però tu cedi umilmente ad ogni persecuzione che ti sia mossa nel servizio divino; guardati che ciò non proceda dall’aver il demonio fatto anch’ egli l’ istesso con esso te. E però prega continuamente il Signore, che ti faccia degno di posseder tali doni a quell’alto segno che si ricerca per conseguir questa eccelsa Beatitudine, ch’è la corona di tutte : « Hoc pro certo habet omnis qui te colit, quod vita ejus, si in probatione fuerit, coronabitur — Questo è tenuto per certo da chiunque ti onora, che se la sua vita sarà messa alla prova, ci sarà coronato » (Tobia 3, 21).

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