GIUGNO
XIV. GIORNO
Quanto sia benefico il Signore co’ suoi.
« Si vos, cum sitis mali, nostis bona data dare flliis vestris, quanto magis Pater vester de Caelo dabit spiritum bonum petentibus se? —— Se voi, che siete inclinati al male, sapete dare i beni ricevuti a’ vostri figliuoli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo spirito buono a coloro, che glielo domandano? » (Vangelo di Luca 11, 13).
I.
Considera, che uno dei sommi torti, che tu possa fare al tuo Dio, è, quando ti lamenti, che non ti esaudisce: attesochè assai maggiore ha la brama egli di dare, che non l’hai tu di ricevere, sol che tu voglia ciò, che sia di tuo bene : Praeoccupat qui se concupiscunt (Sapienza 6, 14). Ora a giustificarsi di tanto brutta calunnia, che tu gli dai, guarda a che discende un Signor di tanta maestà! Si contenta appellare al tuo tribunale; e però altro non ti chiede, se non che dal tuo cuore giudichi il suo. Puoi essere tu sì crudo, che a un tuo figliuolo nieghi ciò, che addimandati, se tu conosca, che gli sarà di profitto? E come dunque vuoi del tuo Dio sospettar, che lo nieghi a te? Questo argomento è di forza terribilissima, perchè è ad hominem; e però subito il Signore dice : Si vos, non volendo altro Giudice, che te stesso, non accusatore. Ed oh quanto questo argomento dovrà valere a sgombrare da te tutte le nuvole di pusillanimità, di dubbiezze, di diffidenze, se saprai ben discuterlo intimamente, tanto ogni sua parola è piena di nervo a stringere sempre più l’argomento fatto a minori ad majus, cioè da Padri terreni al Padre Celeste : « Si vos, quanto magis Pater vester de Caelo? — Se voi, quanto più il vostro Padre Celeste? ».
II.
Considera, che primieramente dice il Signore, cum sitis mali, cioè maligni, inclinati a negare, inclinati a nuocere, e però dice, cum sitis mali, presupponendo tal verità, non provandola, perchè parla d’inclinazione. Il male non dee presupporsi in veruno degli uomini, sin ch’essi non ne dan segno, ma l’inclinazione al male si può presupporre in tutti. E però in questo proposito disse Cristo : « Estote prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae. — Siate prudenti come serpenti, e semplici come colombe ». Volea che fossimo appunto come colombe in giudicar bene di ognuno, ma che fossimo ancora come serpenti nel preservarcene : Cavete autem ab hominibus —Guardatevi però dagli uomini » (Vangelo di Matteo 10, 17), non da’ cattivi solamente, da tutti, ab hominibus: perchè come son uomini tutti, per conseguenza sono anche inclinati al male, quanto basta a dover guardarsene. Ma se ciò è vero, come pur troppo è verissimo, già cominci a vedere quanto ha di forza l’argomento di Cristo nel nostro caso. Perchè se uno stesso, il qual sia di natura inclinato al male, come sei tu, contiene, qualor abbia a trattare con suoi figliuoli, una simile inclinazione, la sforza, la supera, sicchè non solo lor non fa male, ma bene; che farà Dio, che come tale non può aver altra inclinazione, fuor che di giovare a tutti? Ed ecco in prima stabilito, che Iddio voglia farti bene.
III.
Considera, che appresso soggiunge « nostis — sapete », non dice « datis — date », dice « nostis dare— sapete dare »; perchè a’ figliuoli nessuno fa bene a caso; lo fa consigliatamente. Anzi è questa dottrina sì naturale, che non accade impararla : si sa da tutti. Non vedi tu, come vi giungono ancora gli stessi bruti? Mira l’aquila, mira i colombi, mira i cani, mira le tigri medesime, che non fanno a pro de’ loro parti? e perché? perchè beneficare i suoi parti è scienza universalissima, non è appresa, non è acquistata, è una scienza, che nasce nel cuor d’ognuno a forza d’istinto, inserito dalla Natura. Se dunque un uomo, che sia per altro anche stolido a par d’un bruto, sa tuttavia beneficare i figliuoli, sol perché Iddio gli ha dato un intimo istinto a beneficarli; quanto più dunque Iddio, che ha dato l’istinto? Ed ecco appresso stabilito, che Dio non sol ti voglia far bene, ma sappia fartelo.
IV.
Considera, che dice poi « bona data dare — dare i beni ricevuti »; non bona assolutamente, ma bona data, beni ricevuti da altri; perché l’uomo è poverissimo, non ha niente, tutto ha da Dio: bisogna, che quanto vuole, egli si procacci con sommo studio, con sommo stento, e talor con sommo sudore: In sudore vultus tui vesceris pane tuo. E pur si leva talvolta il pane di bocca per darlo a’ propri figliuoli. Che farà dunque Dio, che possiede tutto, e che se dà, non si può dir che « det data — dia beni ricevuti », ma « propria — suoi propri »? Ha in sè la fonte di tutto quello, che dà; e così ancora per quanto dia, nulla perde: Dives est in misericordia. Ed ecco inoltre stabilito, che Dio non sol vuol dare, e sa dare, ma ancor può dare con somma facilità: e posto ciò, di che temi? Uno, che può, sa, e vuole beneficare, ha tutto ciò, che possa mai desiderarsi a costituirlo benefico.
V.
Considera, che dice « filiis vestris — a’ vostri figliuoli » : non « filiis — ai figliuoli » puramente, ma « vestris — vostri », che qui riesce un aggiunto diminutivo; perchè i figliuoli degli uomini sono assai meno figliuoli rispetto agli uomini, che non sono rispetto a Dio. Lo vuoi scorgere chiaramente? Guarda qual sia quell’essere, che dà l’uomo a’ propri figliuoli : dà il materiale, ch’è il meno considerabile, dà la carne, dà i muscoli, dà le membrane, dà l’ossa, dà tutto ciò, che vale a formare il corpo, ma non dà l’Anima : questa vien tutta immediatamente da Dio, e però egli è molto più loro Padre: « Patrem nolite vobis vocare super terram; unus est enim pater vester qui in Caelis est. — Non vogliate chiamare alcuno sulla terra vostro padre; poichè il solo Padre vostro è quegli che sta ne’ Cieli ». Ma s’è più Padre, come potrà amarli meno? Il Padre terreno non d’altro è Padre, che d’una parte di loro; e però se non gli ama perfettamente, non è mirabile: il Celeste è Padre di tutto, Pater vester; perchè dà l’Anima, come cagione totale, e dà parimenti il corpo, come primaria. Adunque il Padre Celeste dovrà più amare, che non ama il Padre terreno. Aggiungi, che il Padre terreno è Padre sol naturale, il Celeste è naturale, e soprannaturale, perchè è Padre nell’ordine della Natura, ed è Padre nell’ordine della Grazia : quanto più dunque convien, ch’egli ami coloro, che ha sollevati a figliuolanza sì gloriosa, sì splendida, sì sublime? E se gli ama più, chi potrà mai dubitare, che sia meno amorevole in ascoltarli?
VI.
Considera, che dice Pater de Caelo: perchè non solo è Pater in Caelo, ma Pater de Caelo. Pater in Caelis, Deus, e Pater de Caelis, Deus. E’ detto, « Pater in Caelo — Padre in Cielo », in riguardo a quella beatitudine, che ivi dona a coloro, che lassù ha chiamati al suo Regno. E’ detto « Pater de Calo — Padre del Cielo », in riguardo a quei beni, che indi trasmette a coloro, che ancora restano al basso. Però o in Caelo, o de Caelo, come tu vuoi, sarà Padre assai più benefico di quei Padri, che stanno sopra la Terra. Perché chi è beato, di nessuna cosa può goder più che di far beati anche gli altri. E’ come un Nilo colmo : convien, che inondi; laddove, chi non solo non è beato, ma misero, ma meschino, ama piuttosto, qual piccolo fiumicello, di ritenere a suo pro quel poco, ch’egli ha di bene, che darlo ad altri. E pur un Padre terreno non lo ritiene, ma lo dà volentieri a’ propri figliuoli; che farà dunque il Celeste?
VII.
Considera, che dice « petentibus se — a coloro, che glielo domandano », perché un Padre terreno è disposto verso i figliuoli di tal maniera, che fa loro bene, quando anche non glielo chieggano : indovina i loro bisogni, provede, precorre; e crederai, che il Celeste non voglia farlo, ancorchè ne sia ricercato? Anzi niuna lingua può spiegar mai quanto sieno qùei benefizi, che Dio fa agli uomini? quando neppur essi si accorgono di riceverli quando l’ offendono, quando 1′ oltraggiano, quando ancor lo trattano tanto male; ciò che non fa mai verun Padre sopra la Terra : « Solem suum facit oriri super bonos, et malos. — Fa nascere il Sole sopra i buoni, e sopra i cattivi ». Pensa ora tu, se può star, che lasci poi di beneficare questi medesimi, quando se gli presentino in atto di supplicanti? « Quis invocavit, et despexit illum? —Chi mai l’invocò, ed è stato negletto? » (Ecclesiastico o Siracide 2, 12).
VIII.
Considera, che attese queste ragioni, è indubitatissimo, che quando tu ti lamenti, che Dio non ti esaudisce, tu lo calunnii, perché di ciò non può essere sua la colpa. La colpa è tua. E così in vece di lamentarti di lui, accusa te stesso, che non chiedi a Dio quello, ch’è di tuo bene, « Spiritum bonum — Lo Spirito buono ». Questo è ciò, che Dio solo è tenuto darti, qual Padre amante : se ti desse altro, non ti sarebbe più Padre. E qual è questo Spirito buono? già tu lo sai; è quello Spirito, che favorevole ti dovrà spingere al porto del Paradiso. « Spiritus tuus bonus deducet me in terram rectam. — Il tuo Spirito buono mi condurrà pel diritto sentiero » (Salmo 143, 10). Lo spirito di carità, lo spirito d’umiltà, lo spirito d’ubbidienza, lo spirito di pietà, e così va tu discorrendo per tutti gli altri simili a questi: in una parola ha da essere uno spirito somigliante a quello del tuo Padre Celeste, il quale è « unicus, et multiplex — unico, e molteplice » (Sapienza 7, 22). « Unicus — Unico » nella sostanza, « multiplex — moltiplice » negli attributi. Se gli chiedi sol questo, non dubitare, che non abbia a donartelo. Se gli chiedi altro, che questo, come sono quei beni, che non sono spirituali, ma corporali, te gli darà, ma solo allora, che ti giovino a questo. Ho detto te gli darà, perchè così dice egli stesso di bocca propria : « Quanto magis Pater vester de Caelo dabit spiritum bonum petentibus se. — Quanto più il Padre vostro Celeste darà lo spirito buono a coloro, che glielo domandano ! ». Non dice « dat — dà », dice « dabit —darà », per inferire, che se tu non ricevi subito, non ti devi stimar negletto; perchè il Signore vuol, che tu segua a pregare, che perseveri, che persista : Orationi instate (Lettera ai Colossesi 4, 2). Solo egli sa le circostanze opportune a far che spiri lo spirito favorevole; ma sta sicuro, che se « non dat — non dà » alla fine « dabit — darà » ; non morrai senza conseguire quello Spirito che addimandi costantemente: Spiritum bonum. Anzi può essere, che tu l’abbia anche ottenuto, e non te ne accorga. Per qual ragione? per questa medesima, perchè è spirito. E non sai, che lo spirito è cosa occulta, invisibile, impercettibile? « Nescis unde veniat, aut quo vadat. — Tu non sai donde venga, o dove vada » (Vangelo di Giovanni 3, 8). Se ti si dà a conoscere, lo conosci; se si sottrae dalla tua cognizione, per quanto gli corra dietro, tu nol raggiungi. Quante volte ti potrà accadere, che tu sii stato esaudito, e non te ne accorga? Comunque sia, fidati nel Signore, che se ti è Padre, e Padre qual hai qui scorto, non è possibile, che mai lo supplichi invano; che però di lui non disse Cristo, « noscet dare — saprà dare », come disse degli uomini « nostis dare — sapete dare », ma disse « dabit — darà », perchè negli uomini il sapere, che va dato, e il dare, sono due cose molto distinte. Sono innumerabili quelle volte; nelle quali essi sanno, che va dato, e non danno. In Dio sono cose medesime; com’egli sappia, che va dato, dà sempre.