FEBBRAIO
XIV. GIORNO
Cognizione delle proprie colpe.
« Peccavi, et vere deliqui, et ut eram dignus non recepi. — Ho peccato, ed ho mancato veramente, e non fui punito com’io meritava » (Giobbe 33, 27).
I.
Considera con quanta ragione dovresti aver sempre in bocca quelle parole di sopra addotte. Tu bene spesso ti lamenti di Dio, perchè ti travaglia, perchè ti tribola, e ti par quasi, che calchi la mano. Oh che nocivo linguaggio ! Mutalo pure, e dì, che con quelle persecuzioni, che Dio ti manda, con quelle infermità, con quelle ignominie, non fa pagarti una picciolissima parte di quello, che tu gli devi: « Peccavi — Io peccai », colle colpe di commissione, « et vere deliqui — e mancai veramente » colle colpe ancor di omissione, « et ut eram dignus, non recepi — e non fui punito com’io meritava».
II.
Considera, che affine di poter dire con intimo sentimento queste parole, bisogna che tu le creda. Nè le puoi credere, se non procuri d’intendere prima bene, quanto male ti sei portato verso il Signore. Tu alle volte dici: « Peccavi —Peccai », ma lo dici per cerimonia. Persuadi a te medesimo, che è così: Dì: « Vere deliqui — Mancai veramente », che veramente tu sei stato un ingrato verso il Signore, un infedele, un iniquo; e allora sì, che aggiugnerai cordialmente: « et ut eram dignus, non recepi — e non fui punito com’io meritava ». Che son tutte queste avversità, che il Signore ti manda, a paragone di quelle pene, le quali ti si dovrebbono nell’Inferno?
III.
Considera, che nell’Inferno medesimo ogni dannato può dir le stesse parole con verità, benchè non le dica, perchè non può la verità trovar luogo, dove signoreggia il furore. Nel resto è certo, che per quanto Dio tormenti un dannato, lo tormenta « citra condignum — men del convenevole ». Aggiunga legne a quel fuoco quanto egli vuole, accresca fiere, accresca furie, moltiplichi orrende stragi, tutto è meno del convenevole. Or argomenta tu, s’è « citra condignum — men del convenevole » quel fuoco dipinto, che Dio di qua fa provarti, mentre ancora sarebbe « citra condignum — men del convenevole » quel fuoco vero, che ti ha di là risparmiato.