MAGGIO
XIII. GIORNO
Riflessi sopra la Morte e sopra il Giudizio.
« « Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium. — E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una volta sola, e dopo ciò verrà il giudizio » (Lettera agli Ebrei 9, 27).
I.
Considera, che la Legge di morire nell’uomo è detta Decreto, Statutum, per dinotare che questa non è Legge in lui naturale, com’è negli altri animali, ma positiva : perchè quantunque, come composto di elementi contrarii, egli ancor tendesse di sua pura natura alla corruzione, e per conseguente alla morte; con tutto ciò in virtù della giustizia originale da Dio donatagli sarebbe stato immortale: Creavit Deus hominem inexterminabilem (Sapienza 11,23): perchè sempre spiritoso, sempre allegro, sempre agile, sempre sano, avrebbe sopra la terra vissuto per molti secoli, e poi dalla terra sarebbe stato cosi trasportato al Cielo. S’egli è venuto a morire, è perchè il misero si perdè il suo bel dono, contravvenendo a quella intimazione espressissima, che gli fece Dio, quando disse: « In quacumque die comederis, morte morieris. — In qualunque giorno ne mangerai, morirai senza fallo » (Genesi 2,17). E’ però questo Decreto passato in tutti: in omnes homines mors pertransiit (Lettera ai Romani 5,12), come passò in tutti la perdita di un tal dono; e così vedi, com’egli in vero è Statutum, cioè un Decreto fermo, un Decreto forte, un Decreto universalissimo, ch’è quanto dire, un Decreto, che abbraccia tutti; « Quis est homo, qui vivet, et non videbit mortem? — Chi è quell’uomo, che avrà vita, e non vedrà la morte? » (Salmo 89, 49). Vero è, che alcuni morran per tempo brevissimo, come sarà di coloro, che saran vivi alla improvvisa venuta di Cristo Giudice; perchè morranno forse di puro orrore, poi tosto risorgeranno: e però dice acutamente il Salmista: « Quis est, qui vivet, et non videbit mortem? — Chi è colui che avrà vita, e non vedrà la morte? » per dinotare, che tutti al fine dovranno provare la lor morte, ma non già tutti egualmente: alcuni appena, per dir così, la vedranno. Nel rimanente, se tutti avremo a risorgere, conforme a quello, « Omnes quidem resurgemus —Tutti certamente risorgeremo » (Prima lettera ai Corinzi 15, 51); qual dubbio c’è, che tutti innanzi avremo ancora a morire? « Statutum est hominibus semel mori. — E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una volta sola » (Proverbio 28,18).
II.
Considera, che questa parola semel significa finalmente : « Qui perversis graditur viis, concidet semel. — Chi batte torti sentieri, caderà alla fine ». E però fa quello che vuoi, industriati, ingegnati, alla fine avrai da morire : Statutum est hominibus semel mori. E non hai sentito tante volte dire di Lamecco, che campò settecento anni, generò figliuoli, e figliuole, e poi « mortuus est — morì »? Di Malaleel, che ne campò più di ottocento, generò figliuoli, e figliuole, e poi « mortuus est — morì »? (Genesi 5,31) Di Matusalem, che ne campò più di novecento, generò figliuoli, e figliuole, e poi « mortuus est — morì »? (Genesi 5,17)e così di tanti già morti da tanti secoli. Così sarà pur di te, se non che tu dovrai morire nel termine di pochi anni : Paucitas dierum tuorum finietur brevi (Giobbe 10,20). E come dunque tu puoi mai vivere così attaccato alla terra? Pensa alla tua partenza, pensavi seriamente, pensavi spesso, ch’alla fine ha da venire : « Statutum est hominibus semel mori. —E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una volta sola ».
III.
Considera, che questa parola semel non solo significa finalmente, ma significa ancora una volta sola. « Semel locutus est Deus. — Una volta sola parlò Dio » (Salmo 56,12). E però sta bene attento, perchè se una volta sola tu fai male quest’atto del tuo morire, cioè se muori in peccato, sarà finita per sempre, non v’è riparo, non v’è rimedio, non puoi più tornare a correggere l’error fatto. E non sai tu, che noi scorriamo come acque, che mai più non rivolgono il passo indietro? Omnes morimur, et quasi aquae dilabimur super terram, quae non revertuntur (Secondo libro dei Re 14, 14). Però considera bene, che corso prendi; perchè di certo il morire è terribile cosa, ma più terribile è il non poter poi più tornare a morire : « Statutum est hominibus semel mori. — E’ stabilito per gli uomini il morire una volta sola ». E’ vero che questo Decreto, quantunque universalissimo, in questa parte ha patito qualche dispensa : « Jordanis conversus est retrorsum. — Il Giordano tornò indietro » (Salmo 113, 13). Ond’ è che l’ Apostolo dice semplicemente: « Statutum est hominibus. — E’ stabilito per gli uomini », e non « omnibus hominibus semel mori — per tutti gli uomini il morire una volta sola ». « Statutum est omnibus — E’ stabilito per tutti » se la particola semel si tolga nel primo senso di finalmente; ma non già « statutum est omnibus — è stabilito per tutti », se tolgasi altresì nel secondo, di una volta sola. E perchè qui l’Apostolo, al proprio intento, la tolse nel secondo più che nel primo, come dal contesto apparisce, però disse: « hominibus — per gli uomini », non disse : « omnibus — per tutti ». Lazzaro risuscitato da Cristo tornò a morire. Ma chi non sa, che queste sono dispense fatte alcuna volta al decreto per gran miracolo? Nè credo già che tu sarai tanto stolto, che neppure le sogni, non che le speri, mentre questi sono i miracoli detti Mostri : In vita sua fecit Monstra (Ecclesiastico o Siracide 14,15): così l’Ecclesiastico disse già di Eliseo, perchè richiamò un fanciullo a vita, quantunque con grave stento (Ecclesiastico o Siracide 48, 15). E che fai dunque, mentre ancor di proposito non attendi ad assicurare quel passo, il quale non si fa più che una volta sola? Semel. E pure guarda, dove ha da porti un tal passo ! Ha da porti in un altro Mondo. Che più tergiversazioni? Ha da porti in una Casa, ch’è detta di Eternità: « ibit homo in Domum aeternitatis suae — andrà l’uomo nella casa della sua eternità » (Ecclesiastico e Siracide 12, 5).
IV.
Considera, che se con la morte finisse il tutto, non sarebbe appunto quel passo così tremendo. Ma qui sta l’orrore: che alla Morte succederà immediatamente il Giudizio: «Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium. — E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una volta sola, e dopo ciò verrà il giudizio », cioè quel Giudizio, in cui dovrai riportare o un eterno premio, o un’eterna pena. Questo Giudizio convien che sia di necessità dopo morte: post hoc; perchè come non si può giudicare di una statua, infimo a tanto ch’ella non è finita di lavorare, nè si può giudicare di una scrittura, infimo a tanto ch’ella non è finita di leggersi; così nemmeno si può giudicar dell’uomo, ogni ora variabile, infimo a tanto che non ha finito di tessere i giorni suoi. Ma finito ch’egli avrà, potrà subito giudicarsene, e però subito sarà ancora giudicato, post hoc autem Judicium. Pensa però, che sarà di te, quando in quel medesimo luogo, in cui spirerai, vedrai alzato dinanzi a te quell’orribile Tribunale, che sol veduto da lungi fe’ correre tanti Santi alle sepolture! Quivi solo, senza parenti, senza servitù, senza seguito, senza aiuto, senza il tuo corpo medesimo a te sì caro, ti rimirerai nudo spirito, alla presenza di un Giudice Onnipotente, che senza riguardo alcuno a tutti i tuoi doni di nascita, di dottrina, di dignità, di ricchezze tal ti giudicherà, qual egli su quel punto ti trova secondo i meriti : Judicabo te juxta vias tuos (Ezechiele 7, 3) Avrai dai lati due Angeli assai diversi : quello che tanto attese a proteggerti, quello che tanto attese a perseguitarti, l’Angelo del Signore, l’Angelo di Satana : ciascun de’ quali aspetterà qual sentenza di te sia data, o di premio, o di pena, per eseguirla. E tu che farai? Non ci è più speranza di placare quel Giudice, che per sorte allora ti dimostri la faccia irata, non v’è supplica, non v’è scusa, non v’è neppure un momento breve di tempo a gridar pietà: perchè in quell’attimo, in cui tu sarai spirato, in quell’attimo ancora sarà formato tutto il Giudizio di te senz’appellazione : «Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium.— E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una sol volta, e dopo ciò verrà il giudizio ».
V.
Considera, che ancor da poi, ch’egli è morto, seguita l’uomo su questa terra a sopravvivere, per dir così, a se medesimo in molti effetti di sè. Sopravvive nella memoria degli uomini, i quali molte volte ingannati, lo stimano buono, mentre egli è cattivo; cattivo, mentre egli è buono. Sopravvive nelle sue ceneri, che talvolta godono sepolcro onorevole, quando dovrebbero giacere in un letamaio; giacciono in un letamaio, quando dovrebbero goder sepolcro onorevole. Sopravvive nelle sue Opere letterarie, le quali seguono continuamente a produrre i loro vari effetti; e come le Opere di un Calvino seguono a partorire effetti sì scellerati; le Opere di un Grisostomo seguono a partorire effetti sì santi. Però questo Giudizio, che qui si è detto, non potrà essere sì perfetto, sì pieno, qual si dovrebbe: perchè allor l’uomo avrà finito di vivere solo in sè. Bisogna aspettare ch’egli finisca di vivere ancora in quello, ch’egli avrà fuori di sè: e allor di nuovo egli sarà giudicato : « Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium. — E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una sol volta, e dopo ciò verrà il giudizio ». Questo giudizio non sarà particolare, come fu il primo, ma sarà universale; però non potrà succedere sino alla fine del mondo, cioè sino a quando abbia già finito di vivere sulla terra ogni umana generazione, e di sopravvivere. E sarà quel giudizio così finale, in cui ciascuno saprà tutti gli errori, ch’egli avrà tolti nel giudicare degli altri, saprà tutti gli errori, ch’altri avran tolti nel giudicare di lui, allorchè non era ancor tempo di giudicare. E s’è così, come dunque tu giudichi innanzi tempo? « Statutum est hominibus semel mori, post hoc autem judicium. — E’ stabilito per gli uomini il morir finalmente una sol volta, e dopo ciò verrà il giudizio ».